Giacomo Puccini

(1858-1924)

Edgar

(Dramma lirico) in 4 Atti è stata eseguita il 21 aprile del 1889 a Milano (Teatro alla Scala: Carnevale–Quaresima 1888 89 – Impresa Fratelli Garti)

Personaggi

Edgar (Tenore), Gualtiero (Basso), Frank (Baritono), Fidelia (Soprano), Tigrana (Mezzosoprano); contadini e contadine, cortigiani, convitati, soldati, monaci, fanciulli

DI FERDINANDO FONTANA
MUSICA DI GIACOMO PUCCINI

G.RICORDI et C. MILANO

PERSONAGGI

In Fiandra. – A. D. I302.

Edgar siam tutti, – poichè conduce
D’ognun sul tramite – vital la Sorte,
Con vece assidua, – tenebra e luce,
Amore e morte.

Guai se di qualche – volgar miraggio
Schiavi ci rende – la stolta brama
Quando, degli anni – nel fiore, il raggio
D’amor ci chiama!

Guai se alla luce – d’amor serena,
Che assurger l’anime – può a voli immensi,
Noi preferiamo – la fiamma oscena
Che incendia i sensi!

Guai se la coppa, che una, baccante
Trista ne porge, vuotar vogliamo...
Chè al cor la nausea – dopo un istante
Salir sentiamo!

Affranti, all’orgia – gridiamo: « Addio! »
E, perchè un’onta – n’è la memoria,
Ad altre febbri – chiediam l’oblio,
Chiediam la gloria.

Ah, questa fata – che ci entusiasma
Eccola!...È nostra!...– Poveri eroi...
Divien la gloria – letal miasma
Dinnanzi a noi!

Oh, allora al raggio – dell’amor santo
Degli anni primi – volgiam la faccia;
Lo chiamiam angelo – che asciuga il pianto,
Gli apriam le braccia!...

Ma, aimè, uno scheletro – dal ghigno truce
Allor, sovente, – premiam sul cuore;
Chè stan vicini – tenebra e luce,
Morte ed amore!

ATTO PRIMO
Villaggio presso Courtray.

A destra, sul davanti, la casa di Edgar; presso la porta della casa un sedile di pietra; più in là una chiesuola. – A sinistra, sul davanti, una taverna con pergolato sotto al quale un tavolo e panche; più in là gruppo di alberi. – Subito dietro la chiesa un poggio poco alto attraversa tutta la scena e va a perdersi dietro il gruppo d’alberi a sinistra; a metà del poggio un alberello di mandorlo in fiore, presso al quale un sentiero scende sulla piazza. – Sfondo di paesaggio ridentissimo, aperto, sul dinanzi del quale, in modo che appaiano poco lontani, alcuni tetti del villaggio. – Alba pura primissima.

SCENA PRIMA.
Edgar, poi Fidelia. Cori interni di Contadini e Contadine.

(All’alzarsi della tela Edgar dorme seduto dinanzi alla taverna – Rintocchi d’Angelus alla chiesuola. – Contadini e pastori attraversano la scena venendo da diverse parti; poi si allontanano salutandosi, come muovessero ai lavori della giornata)

CORI

(lontanissimi)

Qual voce lontana
Squillò la campana
E l’ultima stella
Fulgor più non ha!

FIDELIA

(dalla destra, sul poggio)

O fior del giorno, salve alba serena!
Speranza ed esultanza ! ... Inno gentil!
Di celestial profumo è l’aura piena...
O fior dell’anno, salve alba d’april!

(scorgendo Edgar addormentato e chiamandolo)

Edgar...

EDGAR

(destandosi)

Chi mi chiamò?

(volgendosi e vedendo Fidelia)

Sei tu, fanciulla?

FIDELIA

Buon dì!

EDGAR

Buon dì...

FIDELIA

Non ha dunque riposo
Per te la notte, se qui il sol ti ha côlto
Ancor vinto dal sonno...

EDGAR

Io non son lieto
Come sempre sei tu...

FIDELIA

Lieta non sono
Se ti veggo così.

EDGAR

Va!... Ti saluto,
O Fidelia gentil...

FIDELIA

Senti lo strano
Pensier ch’io feci quando mi svegliai:

Già il mandorlo vicino
Dei primi fior si ornò;
Se sovra il mio cammino
Edgar incontrerò,

Troncar ne voglio un ramo
E a lui lo vo’ gettar...
Il mattinal saluto
Così gli voglio dar!

(tronca un ramoscello dal mandorlo, poi scende verso il proscenio)

Or ben sul mio cammino,
Edgar, io t’incontrai...
Bel ramo, ramo candido,
Io ti potei troncar...

Il mattinal saluto
Così gli posso dar!

O profumata stella,
Che leggi nel mio cuor,
A lui di me favella!...
Addio, candido fior!

(bacia il fiore e lo getta a Edgar)

Eccolo!

EDGAR

(raccogliendo il ramoscello)

Grazie!

FIDELIA

(dopo aver guardato a destra, come se avesse veduto avvicinarsi alcuno, fuggendo per la sinistra sul fondo)

Addio...

EDGAR

(correndole dietro)

Fèrmati!..

CORO

(interno, più vicino)

O fior dei giorno, salve alba serena!
Speranza ed esultanza!.. Inno gentil!
Di celestial profumo è l’aura piena...
O fior dell’anno, salve alba d’april!

SCENA II.
Tigrana, poi di nuovo Edgar.

(Tigrana, al cessar del Coro, entra in scena dalla destra. Ha un dembal (specie di liuto) ad armacollo e va verso la parte d’onde è uscito Edgar spiando i suoi passi; poi indietreggia verso la destra, come vedendolo tornare, e si ritrae sul fondo. Rientra Edgar dalla sinistra, non si accorge di Tigrana e si avanza verso il proscenio tenendo nella destra il ramoscello di mandorlo, che egli contempla con tenerezza).

TIGRANA

(avvicinandosi, alle spalle di Edgar, sghignazzando)

Ah!... Ah!...

EDGAR

(volgendosi, riponendo in seno il ramoscello)

Tu qui?...

TIGRANA

(ironica)

Tenera scena
Dunque venni a turbar...

(indicando a sinistra)

Fuggir di balzo
La colombella io feci!... Io non credea
Che a te piacesse il miele
Di pastorali amori!...

EDGAR

(con sprezzo, andando a sedere pensieroso sulla porta di casa sua)

Evvia!... Mi lascia!

SCENA III.
Contadini, Contadine, Gualtiero – Detti.

(Le finestre della chiesa si illuminano. L’organo preludia a una preghiera. – Donne, vecchi, fanciulli vengono da diverse parti alla spicciolata, si avviano alla chiesa e vi entrano durante tutta la scena che segue. Anche Gualtiero, venendo dalla destra sul poggio con alcuni vecchi, ne scende con loro e con loro entra nella chiesa.)

(Organo.)

TIGRANA

(avvicinandosi a Edgar con piglio di scherno e di tentazione)

Tu voluttà di fuoco, – ardenti baci,
Sognavi un dì... non, pastorali amor!...
Era un desio febbril d’orgia e di gioco,
Era un desio febbril di vizio e d’ôr.

EDGAR

(come resistendo, ma scosso, alzandosi)

Taci, demonio!... Taci!

TIGRANA

(con ironia crescente)

Fûr vani sogni, Edgar! – Sogni fugaci
Di chi nacque per gemere e tacer...
Nella chiesa tu pur dovresti entrar,
Non ha d’aquila i voli il tuo pensier!

(sempre più agitato, poi, come ribellandosi, entrando bruscamente in casa)

Taci, demonio!... Taci!

TIGRANA

(guarda verso la casa di Edgar scoppiando in una risata; poi, accompagnandosi col dembal, si avvia verso la taverna cantando)

Tu il cuor mi strazii... Io muoio!
Che feci a te, crudel?
Belava all’avoltoio
Nell’agonia l’agnel...

(Quando Tigrana è giunta presso la taverna, Frank, sopravvenendo dal passaggio vicino ad essa, le sbarra la strada)

SCENA IV.
Frank, Tigrana, Contadini e Contadine.

FRANK

(sbarrando il passo a Tigrana)

Ove fosti stanotte?

TIGRANA

(come cercando di evitarlo)

A te che importa?

FRANK

(prendendole una mano, con passione e mestizia conducendola verso il proscenio)

Io t’attesi iersera...

TIGRANA

(con sprezzo)

Ed io non venni!

FRANK

(con ira)

Tigrana!...

TIGRANA

(con alterigia)

Evvia!... Non ho di te paura!
Il tuo amor mi dà noia...
Tigrana ama la gioia – ed il piacer...

(Alcuni contadini passando sul fondo per recarsi alla chiesa sostano additandosi l’un l’altro Frank e Tigrana)

ALCUNI CONTADINI

(passando sul fondo per recarsi alla chiesa sostano additandosi l’un l’altro Frank e Tigrana)

È Frank con lei!...

FRANK

(fra sé, con grande amarezza)

O mio dolor!

ALCUNE CONTADINE

(con sprezzo additando Tigrana)

La lebbra
È dessa del villaggio!

TIGRANA

(sarcastica, indicando a Franck i contadini che li guardano)

Se della tua virtù cara hai la fama
Fa che con me non t’abbiano a veder.

(gli sfugge ed entra nella taverna)

FRANK

(con impero di disperazione, fra sé, seguendola collo sguardo)

O mia sventura!... Io l’amo!...

(siede su una panca della taverna col volto fra le mani. I contadini entrano nella chiesa)

SCENA V.
Frank, solo.

Chi detto a me l’avrebbe mai che un giorno
Costei sarebbe stata
L’affanno più crudel della mia vita?...
Son quindici anni d’Ungari e Morischi
Un’errabonda schiera
Nel villaggio passò, qui una bambina
Abbandonando... Era Tigrana!... Crebbe
Figlia di tutti... Aimè, sul nostro seno
La vipera scaldammo!

(alzandosi)

Questo amor, vergogna mia,
Io spezzar, scordar vorrei;
Ma d’un’orrida malìa
Sono schiavi i sensi miei...
Mille volte al ciel giurai
Di fuggirla!... E a lei tornai!

Ella ride del mio pianto,
Del mio sdegno si fa scherno;
Ed io, vil, col cuore infranto,
Ai suoi piedi mi prosterno...
E lei sola io sogno, io bramo!
Ah sventura!... Io l’amo!... Io l’amo!

(esce per la sinistra in fondo)

SCENA VI.
Contadini e Contadine, poi Tigrana.

(Appena Frank è uscito, entrano da diverse parti, più frettolosi e più numerosi di prima, dei gruppi di Contadini e di Contadine. Come non trovassero più posto nella chiesa essi si inginocchiano fuori sotto il portico. – L’organo riprende. – Il Coro attacca la preghiera.. Tigrana durante questa preghiera rientra in scena dalla taverna guardandosi sospettosamente intorno conte temesse di incontrare nuovamente Frank. Non vedendolo, inoltra; e dopo aver guardato con aria sprezzante verso la chiesa, siede con piglio insolente e sguaiato sul tavolo)

CONTADINI e CONTADINE

(uscendo processionalmente dalla chiesuola e avanzandosi con pio entusiasmo)

Iddio non benedice
Che gli umili quaggiù...
Viver può sol felice
Chi segue la virtù...

Signor, noi non affanna
Brama di gloria e d’ôr,
Ma fa che ogni capanna
Abbia un raggio d’amor!

Ave, Signor!... – Non gloria ed ôr
Noi ti chiediamo – Ma pace e amor!

TIGRANA

(accompagnandosi col dembal)

Tu il cuor mi strazii... Io muoio!
Che feci a te, crudel ?
Belava all’avoltoio
Nell’agonia l’agnel...

Ghignando il re dei venti
Disse al morente allor:
Oh, stupidi lamenti!
Così volle il Signor!

Agnellin, – fai pietà!

(ride)

Perchè l’orrenda mano
Su me aggravar così?
Diceva all’uragano
Il fiorellino un di...

Rispose l’uragano
Al moribondo fior:

Il tuo lamento è vano!...
Così volle il Signor!...

Fiorellin, – fai pietà!...

(ride)

CONTADINI e CONTADINE

(a Tigrana, con indignazione)

Dal bieco canto cessa!

TIGRANA

(arrogante)

Evvia... Perché?...

CONTADINI e CONTADINE

(minacciosi, avanzandosi)

Lontana
Di qui ten va!

TIGRANA

Tigrana
Di voi timor non ha!

Sia per voi l’orazion,
È per me la canzon!
Vo’ cantar, vo’ trillar!
Chi non vuole ascoltar
Torni in chiesa a pregar!

CONTADINI e CONTADINE

Vanne, sciagurata! Serpe, t’allontana!
Va, scomunicata! Vile cortigiana!
Torna nell’inferno – d’onde uscisti un dì!
Vanne, cortigiana! – Vattene di qui!

Non vogliam la canzon
Che lo scherno ha nel suon!...
Non trillar, non cantar
Dove, chini all’altar,
Noi veniamo a pregar!...

D’ogni sozzura simbolo,
Fra noi perchè – torva la sorte
Bella e fatal così giunger ti fe’?

Dei tuoi sorrisi il fascino
Sol può recar – sciagura e morte!...
Pietà, perdon da noi non puoi sperar!

TIGRANA

L’ira vostra o il perdon
Io del par sprezzerò!
L’abborrita canzon
Sempre qui canterò!
Vo’ cantar... Vo’ trillar!
Chi non vuole ascoltar
Torni in chiesa a pregar!

(Il Coro si scaglia minaccioso su Tigrana, la quale indietreggia fino alla casa di Edgar. – Qui, vedendosi perduta, con un movimento di disperazione afferra il battente e bussa.)

SCENA VII.
Edgar – Detti.

EDGAR

(apparendo sulla porta)

Che fu?...

CONTADINI e CONTADINE

(a Edgar, indicando Tigrana)

Col canto suo le nostre preci
Ella osava schernir...

(a Tigrana, con nuovo impeto)

Vattene!...

EDGAR

(frapponendosi, ai Contadini e alle Contadine)

Indietro... – turba idiota!

CONTADINI e CONTADINE

(con stupore a Edgar)

Tu la difendi?...

EDGAR

(toccando l’elsa del pugnale)

– Se alla devota
Nenia non torni, – di questo acciar
A te la lama – farò provar...

CONTADINI e CONTADINE

(con stupore crescente)

Egli impazzì!...

EDGAR

Non or... ma da quel giorno,
Che nella fronte mi balzò un pensier

E via di qui, per non far più ritorno,
Io non andai... da allor fui pazzo inver!

O valle uggiosa,
Vita incresciosa,
Stolta famiglia umana
Che, al suon d’una campana,
Chini la fronte al suol...
Da te quest’oggi io spicco il vol!

(volgendosi verso la propria casa)

O maledetto
Paterno tetto,
Da cui la noia
Bandì ogni gioia;
Su te, fra poco,
Ruggendo, il fuoco
Per mano mia
Divamperà!

(rientra nella casa)

CONTADINI e CONTADINE

Terror!... Sventura!... Al fuoco!

(Alcuni entrano nella casa d’Edgar come per impedire l’incendio, ma, dopo pochi momenti, vengono respinti in scena da Edgar che compare sulla porta con un tizzone acceso nella destra)

EDGAR

Fuori di qui!... Nessuno queste soglie
Osi varcar!... Nessuno
D’imporsi a me pretenda!
È mia la casa... ed ardere dovrà!

(getta il tizzone nella casa, poi a Tigrana)

Tigrana, vieni!...
Noi pure accenda
Di nuova vita
La voluttà!

(Edgar prende Tigrana per mano e fa per uscire con lei dalla sinistra in fondo. – Gli astanti fanno loro largo inorriditi. – Frank compare a sinistra in fondo)

SCENA VIII.
Frank – Detti.

FRANK

(a Edgar)

T’arresta!

TUTTI

Frank!

EDGAR

(a Frank)

Sgombrami il passo!

FRANK

(indicando Tigrana)

Teco
Costei non dee partir!

EDGAR

(con disprezzo)

Di riso è degna
La tua parola!

FRANK

(toccando l’elsa del pugnale e avanzandosi verso il proscenio a sinistra)

Questa lama a te
L’apprenderà!

EDGAR

(venendo anch’egli verso il proscenio a destra e facendo atto di metter mano al pugnale)

Sta ben!

(nel momento in cui Edgar e Frank stanno per sguainare i pugnali, Fidelia appare dalla sinistra, Gualtiero dalla chiesa)

SCENA IX.
Fidelia, Gualtiero. – Detti.

GUALTIERO

(accorrendo a Frank)

Mio figlio!

FIDELIA

(accorrendo a Edgar)

Edgar!

GUALTIERO

D’un vecchio, d’un padre la tremula voce,
Miei figli, ascoltate!
Del giovine sangue – quest’impeto atroce,
Miei figli, frenate!

La mano vi pose – sull’else soltanto
Il torvo consiglio – d’un cieco delir!...
Ah, un padre, un vegliardo – nell’onta, nel pianto,
O figli, o fratelli, – non fate morir!

FIDELIA

D’Edgar nel pensiero, – qual nembo veloce,
Il cieco delirio – dell’ira scoppiò...
Ma il cieco delirio – d’un vecchio la voce
D’Edgar nel pensiero – a un tratto placò!

EDGAR

D’un vecchio che prega – la voce tremante
Quai tristi memorie – nel cuor mi destò!...
O della mia vita – terribile istante...
Di colpe novelle – macchiarmi non vo’!...

FRANK

Qual fascino arcano, – qual torbido incanto
Tigrana il tuo sguardo – nel cuor mi gettò!...
D’un vecchio, d’un padre – la voce di pianto
Placar del mio sdegno – la fiamma non può!

TIGRANA

(guardando Frank ed Edgar ironica)

Al suolo d’entrambi – si chinan gli sguardi,
La mano dell’arme – già l’elsa lasciò...
A spegner dell’ira la fiamma, o codardi,
La tremula voce di un vecchio bastò!...

CONTADINI e CONTADINE

Il cielo un soave – mestissimo incanto
D’un padre alla voce – che implora donò!
O vecchio, ogni ciglio – bagnato è di pianto...
O padre, ogni cuore – con te palpitò!

EDGAR

(riprendendo per mano Tigrana in atto di condurla seco)

Or dunque, addio!

FRANK

(brandendo il pugnale e sbarrando loro nuovamente il passo)

No... Tu non passerai!

EDGAR

(volgendosi a Gualtiero e sguainando anch’egli, indicando Frank)

Egli lo vuole!

GUALTIERO e FIDELIA

(cercando di frenarli nuovamente)

Frank!/Edgar!

EDGAR e FRANK

Parli il pugnale!

(si battono)

CONTADINE

Per pietà!

FIDELIA

Ferma, Edgar!

CONTADINI

No!... No!

GUALTIERO

Cessate!

CONTADINE

Oh terror!

CONTADINI

Fermi!... olà!

GUALTIERO

(a Frank)

Figlio!

FIDELIA

(a Frank)

Fratello!

CONTADINI

Giù il pugnal!

TIGRANA

(come aizzando Edgar)

Su!... Ferisci!

CONTADINI

Qual furore,
Qual demonio vi spinge?

TIGRANA

(come sopra)

Incalza!... Incalza!

CONTADINE

(a Tigrana)

Ah... crudel!... Taci, tu!

CONTADINI

Via!... Non più!... – Che tardiam?
L’armi a lor , su, strappiam!

(il pugnale di Edgar striscia sul petto di Frank)

EDGAR

(a Frank, ritraendosi)

Sei ferito!...

FRANK

No!... No!...

FIDELIA

Dio!... Perchè mai
Oggi piombò su noi tanta sventura!

TIGRANA

(a Edgar)

Vieni... Fuggiam... Ferito
Egli è... Perchè restar?

FRANK

Deve un di noi
Lasciar la vita qui!...

(fa per rimettersi in guardia ma vacilla)

GUALTIERO

(lanciandosi su Frank, strappandogli l’arme, mentre alcuni afferrano Frank e altri vanno a Edgar)

Per Dio, quell’arme
A me!...

EDGAR

(a Tigrana, allontanandosi rapidamente con lei)

Partiamo!

FRANK

(facendo come uno sforzo supremo per seguirla, ma trattenuto)

Abbietta creatura,
Maledizione a te!

TUTTI (meno Fidelia)

(ai due fuggenti )

Maledizione!

(Frank cade fra le braccia di Gualtiero; tutti lo circondano; Fidelia accorre a lui – L’incendio divampa.)

ATTO SECONDO
In un castello.

Grande atrio. – Una gradinata coperta da tappeti conduce alla sala del banchetto. – In fondo, al di là dell’atrio, terrazzo da cui si scende alla strada. – Paesaggio di sfondo a boschi, illuminato dalla luna. – A destra giardini. – Fiori e doppieri. – lampade di vari coloro pendenti dall’alto. – Alle pareti arazzi, piume, ecc.

SCENA PRIMA.
Cortigiani, Convitati, poi Tigrana

CONVITATI e CORTIGIANE

Splendida notte! – Notte gioconda!
Acuti olezzi – mandano i fior...
L’aura tepente – parla d’amor...
D’argentea luce – la luna innonda
La terra e il ciel.

Labbra, del gaudio – l’inno intonate!
Più caldo il sangue – ferva nel cuor...
Godiam la vita!... – Doman si muor!
Sembra incantevole – nido di fate
Questo castel!

TIGRANA

(spalancando le porte della sala del banchetto e sostando in cima alla gradinata)

Alle mense!

CORTIGIANE e CONVITATI

Alle mense!...

(I convitati e le Cortigiane salgono la gradinata ed entrano con Tigrana nella sala del banchetto)

SCENA II.
Edgar solo.

EDGAR

(venendo dal fondo a sinistra)

Orgia, chimera – dall’occhio vitreo,
Dal soffio ardente – che i sensi incendia,
A me, dell’alta – notte nel glauco
Mister silente, – tu torni ancor...

Ma invan ritorni! – Non più l’oblio,
Gioia dei reprobi, – nel petto mio
Versar tu puoi ! – Non più dai tuoi
Sguardi ammaliato – sarà il mio cuor!

Non le mie colpe, il ciel ch’io rifiutai,
O angoscia, io son dannato a rammentar...
Una parola in fronte a me « giammai! »
Un demonio ha scolpito...
Né il tempo, o l’orgia, col febbril suo dito,
Potran quella parola cancellar!

1O soave vision – di quell’alba d’april,
O visïon gentil – d’amore e di splendor!
Fu Iddio che ti mandò – quel dì sul mio cammin...
Ma al raggio tuo divin, – aimè, fui cieco allor!

Nell’abisso fatal, – dov’io caduto or son,
Rimpianta visïon,
Te il mio pensiero evòca sempre ancor!

(come rammentando)

Sovra un sereno ciel – si disegna il profil,
Purissimo, infantil, – dell’angiol che mi amò...
Ma il fior ch’ella mi diè, – Come pegno d’amor,
In simbol di dolor – quest’oggi si mutò!

(si allontana lentamente, pensieroso, a destra)

SCENA III.
Tigrana, Convitati, Cortigiane, uscendo tumultuosamente dalla sala del banchetto, colle coppe nelle mani, mentre alcuni Valletti sostano in fondo.

CORTIGIANE e CONVITATI

(brandendo le coppe)

Evviva !... Le coppe colmate!

TIGRANA

A me la mia coppa!... Versate!

(i valletti eseguiscono)

CORTIGIANE e CONVITATI

Da bere versate!... Versate!

TIGRANA

La coppa è immagin della vita...
Essa all’ebbrezza, al gaudio invita!
Ecco, la stringe già la man...
Ecco, non è il labbro lontan!

CORTIGIANE e CONVITATI

Beviam !... Godiam!

TIGRANA

Ma sta il destino in mezzo a lor;
E forse pria che nel licor
Si bagni il labbro, quella man
Coglie di morte il gelo arcan!

CORTIGIANE e CONVITATI

La coppa è immagin della vita!...
Essa all’ebbrezza, al gaudio invita!
Godiam!... Beviam!

TIGRANA

Pallida morte, bieca sorte,
Fantasmi orrendi del dolor,
Stringendo in man la coppa d’ôr,
Voi non ci fate più terror!

Pallida morte, – fantasmi orrendi,
Noi vi sfidiam!
Al varco, o sorte, – tu invan ci attendi!
Non ti temiam!

(indicando la coppa)

Per te soltanto – l’anima è forte!
Per te la vita – ferve nel cuor!
Con te nel pugno – venga la morte!

CORTIGIANE

Alle procaci – labbra tu insegni
Languori e baci!

TIGRANA

D’amor tu additi – nei vasti regni
Sogni infiniti!
Tu sei la magica – arte che dà
La voluttà

CORTIGIANI, CONVITATI, TIGRANA

Della coppa e della vita
Dunque l’inno noi cantiam!
Vita e coppa fra le dita
Nell’ebbrezza noi stringiam!
E afferrando il doppio arcan
Non ha tremiti la man!

TIGRANA

O coppa, o simbol della vita,
Nell’aria breve... ed infinita,
Che il labbro mio sparte da te,
Dimmi: il destin che serba a me?
Fors’ei per me creando sta
Ignote gioie e voluttà
Quali nessun quaggiù provò?...
Fors’ei la morte a me serbò!...

CORTIGIANE e CONVITATI

Ignote gioje e voluttà
Forse il destino a noi darà
Quali nessun quaggiù provò...
Forse la morte a noi serbò!

TUTTI

Coppa, risponder tu non puoi!...
Dell’avvenir che importa a noi?!
Dell’avvenir più non chiediam
Se a te libar oggi possiam!

Suvvia! ... Godiam!... Beviam!
L’avvenire sfidiam!

TIGRANA

Al gioco!

CONVITATI e CORTIGIANE

Al gioco!... Al gioco!

(I valletti recano tavolieri da gioco. – I Convitati e le Cortigiane vi siedono e cominciano a giocare. Edgar compare a destra in fondo).

SCENA IV.
Detti – Edgar.

TIGRANA

(andando ad Edgar)

Edgar, sulla tua fronte
Erran tetri pensieri...

EDGAR

Essi son neri
Come l’abisso immondo
Ove scesi con te!...

TIGRANA

Tu più non m’ami...

EDGAR

La parola d’amor non profanar!

TIGRANA

Quel che sognavi un dì – d’orgie e di baci
Sogno febbril, donarlo io seppi a te...
Per sempre, intendi, il fato ora ci unì...
Un mendico sarai lungi da me!

EDGAR

Taci, demonio !... Taci!...

TIGRANA

Dalla valle natia perchè fuggir,
E la casa paterna incendïar?
Tutto perdesti... Or la tua sorte è mia...
Ti devi a me soltanto abbandonar!

1Vieni... dal labbro mio
Suggi dunque l’oblio!
A te ignorati fremiti
Darà – di voluttà – la mia beltà!

EDGAR

Sazio son dei tuoi baci!
Più tentarmi non sa la tua bellezza!
Ogni parola tua stilla velen...
Io degli sguardi tuoi odio il balen!

TIGRANA

Pietà, riso mi desti!...
Anch’io non t’amo più!

EDGAR

E perché vuoi ch’io resti?
Perché rimani tu?
La tua pietà, il tuo scherno non avrò!
Se giusto è Iddio, da te fuggir saprò!

TIGRANA

Lo schiavo mio tu sei...
E ti ribelli invano!...
A me tornar sommesso io ti vedrò!

Io son come il fanciullo
Che è re del suo trastullo!...
Ei sol – perderlo vuol,
Ei sol – lo vuol – spezzar!

EDGAR

Aimè!... Nè di speranza
Un raggio a me risplende
Invan, colle mie lagrime,
Forse il perdon dal ciel dovrò implorar!

TIGRANA

Un dì da te lontana
Andar potrà Tigrana...
Ma di sfuggir a lei
Giammai tu dèi – sperar!

(suoni di tamburo e trombe poco lontani)

EDGAR, TIGRANA, CONVITATI, CORTIGIANE

Uno squillo marzial!...

ALCUNI CONVITATI

(andando a guardare verso il fondo a destra)

Passa una schiera
Di soldati alla porta del castello!

ALCUNE CORTIGIANE

(che li hanno seguiti)

Come sfavillan l’armi
Al raggio della luna!

EDGAR

(fra sé)

Ah !... Qual pensiero!
A me lo manda Iddio!

(correndo verso il fondo a destra)

Olà, soldati,
Sostate!

VOCI DEI SOLDATI

(esternamente)

Che vuoi tu?

EDGAR

Nel mio castello entrate...
Una coppa di vino
D’accettar vi degnate,
Prodi guerrier!

VOCI DEI SOLDATI

(esternamente)

Evviva! ... Evviva!

TIGRANA

(sospettosa, avvicinandosi a Edgar)

Or bene,
Che intendi far?

EDGAR

Mi lascia!

SCENA V.
Frank, Soldati – Detti.

SOLDATI e FRANK

(col morione calato, avanzandosi)

Colla fronte lieta e altera
Il guerrier combatte e muor
Se dei giusti la bandiera
Dio confida al suo valor!

CONVITATI e CORTIGIANE

Sempre arrida, o balda schiera,
La fortuna al tuo valor!
All’ invitta tua bandiera
Noi daremo lauri e fior!

FRANK

(con sorpresa, riconoscendoli, fra sé)

Tigrana!... Edgar!...

EDGAR

(porgendo a Frank una coppa ricolma di vino mentre alcuni valletti mescono ai soldati)

Capitan, questa coppa
Degna gradir !... Te l’offre
Un soldato novello!

TUTTI

Che mai dicesti?

EDGAR

Sì... Stanco son io
Di questa molle vita!

FRANK

(fra sé)

O immensa gioia!
Dunque perduto egli non è!

EDGAR

(a Frank)

Partire,
Sì, partir con te voglio

TIGRANA

(fra sé)

No, avvinto ancora a me restar dovrà!

CORTIGIANE, CONVITATI

Egli il suo castello
Dunque lascierà?
Qual desio novello
Or nel cuor gli sta?

SOLDATI

Partire ei vuol!
Campion l’avrà
La libertà
Del patrio suol!

FRANK

(a Edgar, sollevando il morione)

Il mio volto ricordi?

EDGAR, TIGRANA

(riconoscendolo e indietreggiando)

Ah!... Frank!...

CONVITATI, CORTIGIANE e SOLDATI

Che avvenne mai?

(indicando Edgar)

Perché arretrò?... Che accadde mai?

EDGAR

(tra sé, con disperazione)

Ultima speme – tu sei svanita!
Ultimo raggio – della mia vita
Ecco sei spento!... – Nel cupo abisso
Dov’io discesi – dovrò perir!

FRANK

(fra sé)

Serpe divina – col santo rimorso!
Ogni sua colpa – strugge il rimorso!
Tutto redime – l’ora sublime
In cui pentìti – si vuol morire!

TIGRANA

(fra sé)

Tentò sfuggirmi – speranza vana!
Ma nel mio petto – d’ignota, arcana
Febbre una vampa – salir parea
Quand’ei dicea: – « voglio partir! »

CONVITATI, CORTIGIANE, SOLDATI

(guardando Edgar)

Sovra il suo pallido – cupo sembiante
Di gioia un raggio – fulse un istante...
Poscia una nube – di duol profondo
Quel lieto raggio – parve coprir!

FRANK

(a Edgar)

Perché al suol la fronte chini?

EDGAR

Io la mano in dì macchiai
Nel tuo sangue... Io t’insultai...

Dei miei padri arsi l’asil!
Dei piacer nel lezzo immondo
Io m’avvolsi, anima vil!

Della patria or sono indegno,
Di te indegno, o Frank, son io!
In te raggio sta di Dio,
Dell’inferno è il buio in me!
Parti... Va... Perdono e oblio
Io soltanto chieggo a te!

FRANK

Della patria tu sei degno...
Io colpevol fui soltanto!...
D’un amore abbietto, indegno,
Il tuo ferro mi guarì...
Spetta a me chieder perdono
Dell’offesa di quel dì.

EDGAR

(con improvvisa risoluzione volgendosi ai soldati)

Una spada a me!

TIGRANA

(avvicinandosi a Frank)

Se è vero che un giorno
Mi amasti, a me non toglierlo!

FRANK

Mi lascia!
Ti disprezzo!...

(fa per allontanarsi, Tigrana lo afferra per un braccio)

TIGRANA

A temermi
T’insegnerò!... M’ascolta: ei m’appartiene!
Guai s’ei non torna a me!.... Non v’ha delitto
Che compir non saprà la mia vendetta!

EDGAR

(avanzandosi colla spada nel pugno)

Dio ti ringrazio !... Giorno di battaglia
Sarà il domani!... Io pugnerò con voi!

Di Filippo di Francia sotto il giogo
Fiandra non passerà!

CORO

Della Fiandra alla santa libertà!

EDGAR e CORO

Della Fiandra alla gloria,
Alla morte o alla vittoria!
Del doman la memoria
In eterno resterà!
Vivrà sempre in ogni età
Chi domani morirà!

(Le trombe squillano. – Edgaralla testa dei soldati muove con Frank verso il fondo. – Tigrana fa atto di intrettenerlo; egli la respinge. – Tigrana va a cadere sulla gradinata, fra le cortigiane, con un gesto di minaccia.)

ATTO TERZO
Vasta spianata presso Courtray.

Un accampamento in fondo. – Colline e un villaggio a destra, in lontananza. – A sinistra, su una breve gradinata, un catafalco funebre. – È il tramonto. – Il cielo fiammeggiante è solcato da negre strisce di nubi.

SCENA PRIMA.
Alcuni Popolani – Alcuni Soldati.

POPOLANI

È dunque ver ?... Perì?

SOLDATI

Sì... pugnando morì...

POPOLANI

(guardando a sinistra)

Il corteggio qui vien.

VOCI INTERNE

Requiem aeternam!

SCENA II.
Detti. Corteggio funebre, cioè: Fanciulli, Soldati, Popolo, ecc.. alcuni soldati portano a spalle una barella su cui sta un cavaliere morto, in perfetta armatura; sulla barella e sul cadavere fiori e rami d’alloro; seguono la barella un Frate e Frank; il Frate ha il cappuccio che gli scende sul volto; Frank la visiera calata a mezzo; dietro al Frate e a Frank parecchi Monaci, poi, col popolo, Fidelia e Gualtiero.

FANCIULLI

(mentre la barella vien deposta dai soldati sul catafalco)

In pace factus est locus ejus!

TUTTI

Et in Sion abitatio ejus!

CORO

Del Signor la pupilla
Veglia nell’ombre eterne...
Il bene e il mal discerne...
Ei vede il giusto e il reo...

DONNE e FANCIULLI

Ora pro eo.

POPOLO e SOLDATI

Entra nel cielo il buon che cade
Sotto le inique spade!

FIDELIA

(fra sé)

Non basta il pianto al mio dolor,
O Edgar, mio solo amor!

TUTTI

Riposa in pace, o pio guerriero...
Salva è la tua patria diletta!...
In noi non vive che un pensiero;
Quel di compir la tua vendetta!

I MONACI

Deus, in virtute tua judica me!

TUTTI

Deus, in virtute tua judica me!

I 12 MONACI

Deus, exaudi orationem meam!

TUTTI

Deus, exaudi orationem meam!

SOLDATI

Noi nel tuo nome, – pel patrio suol,
Il sangue nostro – saprem versar...
Iddio la Fiandra – schiava non vuol.
Per te e la patria – morremo, Edgar!

FIDELIA

Addio, mio dolce amore...
Nell’ombra ove discendi,
Solenne ed infinita
Anch’io verrò... M’attendi!

O fredda salma – del mio signore,
Quest’oggi è spento – con te il mio cuor.
Dove tu solo – regni, o dolore,
La giovinezza – non ha più fior!

O Edgar, la tua memoria
Sarà il mio sol pensiero!
Lassù, nella tua gloria,
M’attendi, Edgar, lassù!

TUTTI

O Edgar, o pio guerriero,
A te in eterno gloria!
La sacra tua memoria
Non perirà mai più!

I 12 MONACI

(benedicendo gli astanti e il cadavere)

In pace factus est locus ejus, et in Sion abitatio ejus.

(Frank sale presso il catafalco in atto di voler pronunziare l’orazione funebre)

FRANK

Del prode Edgar, del nostro capitano
Glorioso il nome suoni!
Fu brezza per i buoni,
Per gli empi fu uragano...
Nel suo nobil cuor
Due nomi eran scolpiti: Patria e onor!

IL FRATE

(avanzandosi, ad alcuni soldati e popolani)

D’Edgar l’onor io contestar non vo’...
Ma la casa paterna egli incendiò
E l’orgia amò... – Voi forse l’ignorate,
Ma sincero è il mio dir...

TUTTI

Silenzio, frate!

FRANK

(continuando l’orazione funebre)

Alto l’acciar, dove batteva il cuore
Della battaglia, egli era
Per noi viva bandiera,
Pei nemici terrore...
Il nome suo vivrà
Perché il suo nome suona: libertà!

IL FRATE

(c. s.)

Fu prode, è ver... – ma d’un avventurier
Fu il suo valor... Tutto ei perduto avea
E tutto osar potea... – Non rammentate
Di tal genìa l’ardir?

FRANK

Silenzio, Frate!

ALCUNI SOLDATI e POPOLANI

(a Frank)

No... lascialo parlar!

IL FRATE

Edgar mi impose
Di rivelar le colpe sue morendo,
Di penitenza e insiem d’esempio in segno,
Ogni inganno a bandir!

ALCUNI

(avvicinandosi al Frate e facendo segno ad altri di imitarli)

Udite!...

MOLTI

(imitandoli)

Parla!

IL FRATE

V’è alcun fra voi del suo villaggio?

ALCUNI

Noi!

IL FRATE

Sta bene!... Or dunque rispondete: È ver
Ch’ei la sua casa un dì incendiò?... Che a voi
Scherni ed insulti osò scagliar?

ALCUNI

Sì... è ver!

IL FRATE

(incalzando)

È ver che Frank ferì ?... Che con Tigrana,
La cortigiana – allor fuggì?

ALCUNI

Sì... È ver!

IL FRATE

Or, se gioco non son le umane leggi
E le divine, un empio ei fu!

MOLTI

Sì... È ver!

FIDELIA

(fra sé)

Orror!... Sulla sua bara
Egli accusarlo osò!

GUALTIERO

(piano a Fidelia)

O figlia mia, partiamo...
Il sol già tramontò!

IL FRATE

(sempre incalzando e traendo intorno a sé tutto il popolo e tutti i soldati)

Ei tutto nell’orgia – nel gioco perdea...
Ma cari i suoi baci – Tigrana vendea...
Ei visse dell’ôr
Che dà il disonor!

TUTTI

Vergogna!...

IL FRATE

(cupamente, come chi insinua l’accusa più terribile dopo aver preparati gli animi)

Al suo castello – era un bosco vicino
E più d’ un viandante ivi perì...

TUTTI

(inorriditi)

Assassino!

FIDELIA

(fra sé)

Oh... terrore!...

GUALTIERO

(come sopra)

Fidelia, – vieni;... lungo è il cammino.

SOLDATI e POPOLO

(colle destre tese verso il catafalco in atto d’imprecazione)

Onta su lui!... – Dal feretro
Dove egli sta – cinto di gloria,
L’assassin scenderà!
per nostra man scenderà!

Onta su lui!... – Quest’ossa
Non chiuderà – la santa fossa
Dove i martiri stan!...
Esse un avel non avran!

ALCUNI

Fu gioco di fortuna il suo valor!

ALTRI

Sia maledetto chi mancò all’onor...

TUTTI

Ai corvi il suo cadavere!
Vergogna e orror – la sua memoria
D’ogni fiammingo – desterà nel cuor!

(Fanno atto di lanciarsi verso il catafalco per strapparne il cadavere)

FIDELIA

(accorrendo, sale i gradini e fa schermo del proprio corpo al cadavere; poi con gran fermezza)

Non più !... Fermate !

(il popolo e i soldati si fermano e indietreggiano)

IL FRATE

(fra sé, guardando Fidelia con grande emozione)

Angiolo santo!...
Osò difenderlo
Ella soltanto!

FIDELIA

(al Frate)

La prece, o frate,
Non l’anatèma,
Nell’ora estrema,
Presso un avel,
Comanda il ciel!

(fra sé)

D’ogni dolor questo è il più gran dolor:
Insultato veder chi si adorò!
No, puro Edgar tu sei, mio solo amor...
Puro tu sei... io ti difenderò!

GUALTIERO

(avvicinandosi a Fidelia, come se temesse per lei)

Figlia!...

SOLDATI, POPOLO

(fissando Fidelia, fra loro)

Bella e gentile ell’è davver!

FIDELIA

Nel villaggio d’Edgar son nata anch’io...
E lo conobbi... Errò... Che importa!... Pio
Era il suo cuor, se ardente il suo pensier...
E della giovinezza il breve error
Col suo sangue scontò... col suo valor!

SOLDATI

Brava fanciulla!...

FIDELIA

Al vostro capitano
V’inchinate, o soldati!

(i soldati si inginocchiano)

Or nel nostro villaggio io fo ritorno...
Egli è qui spento... eppur lo rivedrò...
Lo rivedrò col memore pensier...
1Come lo vidi fin dal primo giorno
Dolce e bizzarro, mansueto e fier!

(al Frate)

Qui per la patria
Sta spento un forte!
Ci addita, o frate,
1Non la sua vita
Ma la sua morte!

(a Frank, modestamente scendendo dal catafalco)

Signor, le laudi
Continuate!...

FRANK

(a Fidelia con grande tenerezza)

Tu le compiesti,
1Fanciulla...

(agli astanti congedandoli)

Andate!

(Tutti si allontanano lentamente. – Il Frate va ad inginocchiarsi presso il catafalco a destra in fondo. – Frank è ancora in piedi alla sinistra. – Gualtiero si avvicina a Fidelia come facendole dolce violenza per allontanarla)

FIDELIA

(Dopo aver fatto cenno al padre di concederle un ultimo istante, si avvicina al catafalco, ne toglie un ramoscello d’alloro, lo bacia, se lo pone in seno)

Addio, mio dolce amor!
Nell’ombra ove discendi,
Solenne ed infinita
Anch’io verrò... M’attendi!

(Si allontana con Gualtiero per il fondo a destra rivolgendo spesso il volto, come se non volesse mai staccare lo sguardo dal catafalco. – Intanto Frank discende dalla gradinata, il Frate si alza; entrambi guardano Fidelia e Gualtiero finché sono scomparsi, poi si avanzano come parlando fra loro)

SCENA III.
Tigrana, Frank, il Frate.

VOCE DI TIGRANA

(internamente a destra)

Voglio passar...

IL FRATE

(a Frank)

La voce di Tigrana!
Nella mia coppa rimanea la feccia!

TIGRANA

(venendo dalla destra a malgrado che una sentinella tenti impedirle il passo)

Il passo mi sgombrate!

(avanzandosi, al Frate)

A me concesso, o frate,
Sia di vegliar pregando
Del capitano Edgar presso la salma.

IL FRATE

(indicandogliela)

Eccola!...

TIGRANA

(sospirando guardandola)

Aimè!

(poi fra sé)

Finite son le esequie...
Nessun vedrà il mio lutto!

(va a lenti passi verso la bara)

IL FRATE

In lei tanta pietà?... Menzogna è questa
Al par dell’altre sue!... Ma sia l’estrema!

(a Frank, che fa per andarsene)

No... con me resta... Ascolta!

SCENA IV.
TIGRANA sola

(scostandosi dalla bara come còlta da paura).

Fu idea stolta la mia
Di qui venir!... Pensai la mia bellezza
Con un raggio adornar della sua gloria...
Ma tardi io giunsi!... Ed or son sola... e invano
Di vincer tento il terror che mi afferra
E di volger lo sguardo a quella bara!...

(scotendosi)

Evvia!... Di te, o Tigrana,
È tal paura indegna!

(rivolgendo lo sguardo alla bara, fissandola)

Egli è là... Io lo guardo... e più non tremo!

Or sia pace fra noi!... Tu mi sfuggisti...
E l’abbandono tuo nel cuor m’accese
Nova brama di te!... Scender ti vidi
Nell’onta a me vicino
E, allor, ti disprezzai!... Oggi il tuo nome
Alto risuona... e vanto
Sian per me i baci tuoi,
Sia per te il mio rimpianto!

Ah, se scuoter della morte
Tu potessi il sonno, Edgar,
Io vorrei, glorioso e forte,
Forse te soltanto amar!

Forse, vinta, a te soltanto
Io vorrei chiedere ancor
Quell’ebbrezza,quell’incanto
Che cercato ho invan finor!

Ma tu sei spento! Ed io,
Io vivo!... Io vivo!... E pria
che della vita mia
Il soffio abbia a svanir,
Vo’ d’ogni labbro il riso,
Vo’ d’ogni fior l’olir!

Splendan per me le gemme!
Fervan per me le feste!
Rifulgan la mia veste
Tutta smagliante d’ôr!
Edgar, per sempre addio...
Io vivo!... Io vivo ancor!

(fa per allontanarsi. – Il Frate e Frank ricompaiono sul fondo – Tigrana, vedendoli venire, sosta).

Ah!...

SCENA V.
Tigrana, Frank, il Frate.

TIGRANA

(fra sè vedendo che il Frate e Frank s’avvicinano)

Pregar mi vedran!...

(va verso la bara, poi indecisa)

Pregar?... Pregar?...

Io che pregar non seppi mai,
Come pregar ora saprò?

(con tono enfatico avvicinandosi alla bara)

Edgar, Edgar, quant’io t’amai
Umano labbro dir non può!

(sempre più enfatica)

T’amai siccome il fior
Il raggio ama del sol!
O mio perduto amor!
O palpito mio sol!

IL FRATE

(a Frank)

Pregare, amar non seppe mai
Chi visse sol di voluttà;
Del suo dolor, tu lo vedrai,
Solo a far pompa ella qui sta!

Ma il suo mentito amor
Io smascherar saprò...
Nel perfido suo cuor
Fra poco io leggerò.

FRANK

Sempre ignorò preghiera e amore
Chi visse sol di voluttà...
Ma spesso il ciel redime un cuore
Con un istante di pietà.

Se mente il suo dolor
Con te saper io vo’...
Interroga il suo cuor,
Io ti seconderò!

(Tigrana va ad inginocchiarsi presso il catafa1co. – Il Frate e Frank parlano sommessamente fra loro. – Frank fa atto d’aver compreso un desiderio espressogli dal Frate e di prestarsi ad eseguirlo)

IL FRATE

(presso Tigrana con galanteria)

Bella signora, il pianto sciupa gli occhi;
Avvizzano i sospiri un bianco sen;
Io vi chieggo pietà per quei ginocchi
Che voi dannate ai morsi del terren!

TIGRANA

Lasciatemi pregar... V’allontanate!

(il Frate s’allontana)

FRANK

(avvicinandosi a Tigrana, alla sua volta)

Bella signora, il morto esser vorrei,
Ché il vostro lutto avrei, – dama gentil!
Del vostro pianto – una perla soltanto
Le mille perle val d’ogni monil!

(mostra a Tigrana una collana di perle)

TIGRANA

(scossa alla vista della collana, poi rimettendosi, severamente)

Va!... Non tentarmi!

(Frank s’allontana)

IL FRATE

(avvicinandosi di nuovo a Tigrana, e mostrandole un anello)

Guarda!

TIGRANA

(scossa, alzandosi, guardando l’anello)

O meraviglia!

IL FRATE

(incalzando, seguendola fino al proscenio, alla sua destra)

Un detto della tua bocca vermiglia
E quest’anello è tuo!

TIGRANA

(fra sé)

Un detto?!

FRANK

(avvicinandosi al Frate, indicandogli Tigrana)

Come
Da fiamma malïarda affascinata,
Osserva, ell’è diggià!

(passando alla sinistra di Tigrana e mostrandole un nuovo gioiello)

Prezzo non ha,
Signora, questo vezzo!

TIGRANA

(contemplando il nuovo gioiello mostratole da Frank)

Qual baglior!

IL FRATE

(prendendo il gioiello che Frank sta mostrando a Tigrana, guardandolo come volesse giudicare del suo valore, poi restituendoglielo con atto sprezzante)

Capitan, la tenti invan!

(le mostra un monile ricchissimo)

Un detto, un detto solo!
Guarda...Guarda!...

TIGRANA

(osservando il monile)

Oh portento!

(fra sé)

Perché mai
Così mi tenta?...

IL FRATE

(incalzando, con piglio misterioso)

Queste gemme avrai
Se all’odio mio oggi servir vorrai!

TIGRANA

All’odio tuo?

IL FRATE

Sì!

TIGRANA

Strane parole!

IL FRATE

(come tentandola satanicamente, dandole il monile)

Guarda!... Guarda!... risplende al par del sole!

TIGRANA

(fra sè, osservando estasiata il monile)

Fulgor simil non vidi mai!
Per me, per me questo tesor!
Al tuo splendor tutto obliai,
O raggio arcan, fascinator!

IL FRATE

(a Frank)

Di poche gemme allo splendore
Il falso lutto ella obliò!
Or quanta infamia è nel suo cuore
A te, fra poco, io mostrerò!

FRANK

Ed io fui stolto un giorno tanto
Che per costei volli morir!
Ah... tutto per lei, sorriso e pianto,
L’inferno ha dato per mentir.

IL FRATE

(a Tigrana)

Or ben?...

TIGRANA

(dopo qualche esitazione e dopo aver fissato ancora il monile)

Vincesti!

FRANK e IL FRATE

(riprendendo il monile a Tigrana, andando verso il fondo)

– Squilli la tromba!

(squillo di tromba interno, seguito da altri squilli)

VOCI INTERNE

All’armi!...

TIGRANA

(scossa, al Frate)

Or quale – mistero?

IL FRATE

(a Tigrana)

Attendi!

SCENA VI.
Soldati – Detti.

SOLDATI

(accorrendo da tutte le parti)

Che fu?...

IL FRATE

Venite!... – Io d’una tomba
L’onor, soldati, – contesi a Edgar...

SOLDATI

È ver!...

IL FRATE

M’han detto : – Tu i morti offendi!
Alla mia voce – fé non prestâr!

(indicando Tigrana)

Or dunque a voi risponda
Costei... d’Edgar l’amante!

SOLDATI

Ella?!...

IL FRATE

Sì!

(a Tigrana)

Parla:
È ver che Edgar, per sete d’ôr, volea
Tradir la patria?...

FRANK, TIGRANA, SOLDATI

Ciel!

IL FRATE

(piano a Tigrana)

Lo afferma... e tuo
Sarà il monil!

(mostrandole ancora il monile)

Guarda!

FRANK e SOLDATI

(a Tigrana)

Rispondi...

IL FRATE

(piano a Tigrana che esita)

Avrai,
Se affermi, mille gemme, al par di queste...
Io t’amo !... Edgar tu amasti... Io l’odio!

FRANK e SOLDATI

(a Tigrana, incalzando)

Parla!
Rispondi!

TIGRANA

(dopo una pausa, prendendo il monile dalle mani del Frate)

È ver!...

SOLDATI

(volgendosi verso la bara)

Maledizione a lui!
Ai corvi il suo cadavere!

(i soldati vanno verso la bara, afferrano il corpo che vi giace, ma nelle loro mani non restano che dei pezzi di armatura)

SOLDATI

(lasciando cadere i pezzi d’armatura con terrore)

Gran Dio!...

IL FRATE

(ironico)

Che fu?...

SOLDATI

Non vedi?... Vuota è l’armatura!

IL FRATE

(buttando via la veste da monaco e comparendo nel costume di guerriero)

1Sì... poichè vive Edgar!...

SOLDATI

(ritraendosi)

Onta su noi!

EDGAR

(con impeto terribile a Tigrana che indietreggia)

O lebbra, o sozzura del mondo...
O fronte di bronzo e di fango...
Tortura e gingillo giocondo...
Va... fuggi! Va... fuggi... o t’infrango!

(fa per afferrarla. – Tigrana gli sfugge e si ritrae verso i soldati, presso la bara)

TIGRANA

(ai soldati)

Oh... il vil!... Mi difendete!

SOLDATI, FRANK

Va... t’allontana... abbietta cortigiana!

(i soldati fanno timidamente qualche passo verso Edgar come per chiedergli perdono).

EDGAR

(ai soldati)

Maledizione a voi!... Redento io son!
Per voi morto son io!
O gloria, o voluttà, bieche illusion,
Addio per sempre... Addio!

(Edgar strappa alcuni rami d’alloro alla bara e li sfronda; poi parte ne lascia cadere una a terra e li calpesta , parte ne getta sdegnosamente ai soldati e si allontana rapidamente con Frank.

ATTO QUARTO
Stanza in casa di Gualtiero nel villaggio di Courtray.

Porta grande comune a vetri in fondo nel mezzo chedà su un terrazzo. – presso la porta, a destra, una finestra. – Più in qui, sempre a destra, un vasto camino; presso il camino una panca. verso il proscenio uscio che conduce alle stanze di Gualtiero. – Fra il camino e l’uscio un inginocchiatoio dinanzi al quale, su una mensola incastrata nella parete, una piccola statua della Madonna. – A sinistra della porta comune un’alcova chiusa da cortine, nell’alcova un letto. – Più in qui alcune porte a vetri che conducono al giardino. – Verso il proscenio, sempre a sinistra, un tavolo, sul quale vaso in cui sta il ramoscello d’alloro tolto da Fidelia alla bara di Edgar. – Alla sinistra del tavolo un seggiolone. – Tutto ha impronta patriarcale. – Poco prima dell’alba.

SCENA PRIMA.
Fidelia, sola, seduta sul seggiolone.

Edgar! Edgar! l’alba s’appressa, e ancora
A me il sonno non scese...
Chiuso nell’armi, come
Lo vidi, a me dinanzi
Sempre egli sta... Nè lo vedrò più mai!
Tremenda idea... già sotto
La fredda terra, forse,
A quest’ora egli giace!...

(Prende la lampada e il ramoscello d’alloro e si avvia lentamente verso l’alcòva, vi entra e ne chiude le cortine. – Comincia il primo rompere dell’alba. – Campana dell’Angelus.)

CORO

Qual voce lontana
Squillò la campana,
E l’ultima stella
Fulgor più non ha!

SCENA II.
Gualtiero Fidelia, assopita; poi alcune fanciulle.

GUALTIERO

(venendo dalle sue stanze)

Tutta la notte ella vegliò...

(vedendo Fidelia sul seggiolone)

Sopita
Finalmente or riposa...

(come pregando)

Angelus Domini...
La figlia mia, Signore,
Deh serba a me!... Nunciavit
Mariæ... L’ultimo fiore
Ell’è della mia vita...
L’ultima gioia!... Ecce Ancilla Domini...
Io vecchio son... Ch’io muoia!
Strappa la quercia antica...
Ma, deh, la rosa non colpir!... Fiat mihi
Secundum verbum tuum!

(abbandona il volto fra le mani e piange)

CORO

(interno)

Iddio non benedice
Che gli umili quaggiù...
Viver può sol felice
Chi segue la virtù...
Ave, o Signor!... – Non gloria ed ôr
Noi ti chiediam... – ma pace e amor!

GUALTIERO

Chi è la?...

CORO DI FANCIULLE

(alla porta)

Siam noi.

GUALTIERO

(andando loro ad aprire, introducendole)

Silenzio...
Ella dorme... Per lei, per me pregate!

FANCIULLE

Orsù, coraggio!

GUALTIERO

Iddio
V’ascolti!...

FIDELIA

(svegliandosi)

Padre mio!...

GUALTIERO

(andando a lei)

Mia figlia!...

FIDELIA

(vedendo le fanciulle)

Voi!...

FANCIULLE

(andando a lei)

A chiedere
Di te passammo...

FIDELIA

Grazie...
Or ben... lieta son io!...

(avanzandosi, seguita da Gualtiero e dalle Fanciulle)

Egli in sogno m’apparve
E così mi parlò:
Nel regno delle larve
Oggi t’attenderò!...

Vieni... tu sei mia sposa...
Se un destino crudel
A me in terra ti tolse
Saremo uniti in ciel!...

Fanciulle, a me recate
Il nuzial velo e i fiori...
Prima che il sol tramonti
Sposa sarò di Edgar...

L’inno santo intonate,
L’inno santo d’amor...
Ecco... lassù... guardate...
Splende il celeste altar!

(alcune fanciulle vanno nell’alcôva e ne tornano col velo e colla corona nuziale, che Fidelia mostra al padre prendendolo per mano)

O mio buon padre, ascolta:
Quand’io morta sarò,
In questo velo avvolta
Esser sepolta – io vo’!

Così in mezzo alle larve
Ei tosto mi vedrà...
Del ciel sovra le soglie
Incontro a me verrà.

Un’ora lamen – a te rapir,
O eternità, – allor potrò!
Sogno ideal, – ogni martir
Per te lassù – benedirò!...

GUALTIERO

Se il cielo all’amor mio,
Figlia, ti rapirà...
Il mesto tuo desio
Il padre adempirà...

ALCUNE FANCIULLE

(fra loro mentre altre mettono il velo e la corona nuziale a Fidelia)

Lugubre imen!... Per canto
Il miserere avrà...
Talamo il camposanto,
Incenso la pietà.

Tributo di fior
Ognun le darà,
Ma olezzi e color
Goder non potrà

(un raggio di sole entra per la finestra del fondo)

FIDELIA

Ecco il sole... ecco il sol!... L’ultima volta
Le rose scintillanti di rugiada
Voglio veder...

(va verso la finestra; appena v’è giunta getta un grido)

Ah... Lui!...

(sviene: alcune Fanciulle la sostengono, la fanno sedere sulla panca presso il camino e la circondano)

GUALTIERO

(correndo alla finestra seguito dalle Fanciulle, con sorpresa e gioia)

Mio figlio!...

LE FANCIULLE

(sorprese anch’esse)

Frank!

GUALTIERO

(con sorpresa crescente, quasi con terrore)

Edgar!...

LE FANCIULLE

(con spavento)

Edgar?!

VOCI DI FUORI

Evviva!

SCENA III.
Frank, Edgar, Contadini – Detti.

FRANK

(andando a Gualtiero)

Padre!...

EDGAR

(correndo a Fidelia sempre svenuta)

Fidelia mia...
O mio ben, torna in te!... Guardami... Parla!...
Son io che t’amo!

FIDELIA

(riprendendo i sensi)

O vita a me ritorni!

(ravvisando Edgar)

Edgar... sei tu?! Sei tu?!

EDGAR

Sì... sì... son io!
Tutto saprai...

FIDELIA

Tua sposa
In ciel speravo esser soltanto...

EDGAR

E in terra
Tu la sarai...

CORO

O avventurato giorno!

FRANK

(abbracciando il padre affettuosamente)

O mio santo vegliardo,
Deh, mi stringi al tuo cuor...

GUALTIERO

Ti benedico!

EDGAR

Più mai ti lascerò... Compiuto sia
Di nozze il nostro rito
Come vuole il gentil costume antico.

CONTADINI

(allegramente)

Rapir la sposa noi dobbiam!

CONTADINE

(c.s.)

E noi
Difenderla sapremo!

EDGAR

(c.s.)

1Su, dunque in armi!... Ai fiori!

TUTTI

Ai fiori! Ai fiori!

(I Contadini con Gualtiero e Frank si allontanano per il fondo. – Le Contadine per la sinistra come scendessero in giardino)

SCENA IV.
Edgar – Fidelia – poi Tigrana.

EDGAR

Sia benedetto il giorno in cui sei nata,
O mio tesor!... Sia benedetto il fior
Che in quell’alba d’aprile profumata
Mi rivelò il tuo amor...

FIDELIA

Tu vivi... M’ami... Io ti rivedo ancora...
O realtà ch’era follia sperar!...
Ah! questo giorno benedir, quest’ora
Io so soltanto, Edgar!

EDGAR

Il poter dell’amor vince la morte,
Tu lo vedi, mio ben... Quando non desta
Che ribrezzo il piacer; quando la gloria
Più non appar che fatuo fuoco; quando
In abbiezione ogni illusion si muta;
Più non si vive ormai! – su quella bara
Ove mi difendesti, io non giacea!
Per conoscer la vita
Io simulai la morte!
Ma sepolto nel duolo, o sottoterra,
Or io sarei, se, col tuo santo amor,
Tu strappato all’abisso non mi avessi,
Angelo salvator!

Ma invano io tento – trovar l’accento
Che a te riveli – l’anima mia!
Indegno io sono – del tuo perdono...
E di mia mano – saprei morir
S’io ti dovessi – perdere ancor!

FIDELIA

Tutto comprendo! – vano soffrir,
O Edgar, è il tuo! – vieni ed oblia!
Dei di trascorsi – oblia l’orror!

Io del passato – solo rammento
D’aprile un’alba – pura, soave...
D’immensa gioia – soltanto io sento,
Edgar, quest’oggi – battermi il cuor...
Per sempre uniti – ora noi siamo...
Ogni dolore – oggi scorderai...
Come lontano, – spento, ti amai,
Giuro d’amarti – d’eterno amor!

EDGAR

Santa, ingenua parola... Essa discende
Qual pia rugiada in me!... Come risplende

Di luce celestial la tua pupilla!
Dal tuo sublime amor redento io sono!

(Durante queste parole di Edgar, Tigrana si affaccia alla vetrata della porta in fondo, vi resta un momento fissando Edgar e Fidelia, poi scompare)

FIDELIA

(indicando verso la porta con spavento)

Ah... Un’ombra ... là!

EDGAR

(va a vedere, poi torna verso Fidelia)

No... Alcun... Soli noi siamo!

Soli!... E dirti poss’io l’ardente ebbrezza
Che provo a te vicin... Dirti poss’io
La voluttà che accende il sangue mio
Al sol pensiero d’una tua carezza!

FIDELIA

Son tua!... Son tua!

EDGAR

Ah, nei tuoi baci io voglio
Tutto dimenticar!

FIDELIA

Tua la mia vita,
Il mio voler!...

EDGAR

Da questo dì soltanto
Per te vivrò!...

FIDELIA

Anima e corpo tua
Io sono, Edgar!...

EDGAR

Oh estasi infinita!

FIDELIA

Gioia sublime che il mio labbro invano
Esprimer vuol!

EDGAR

Ah, ch’io sia maledetto
Se tradirò il tuo affetto!

FIDELIA

Pria m’uccidi
Che abbandonarmi ancor!

EDGAR

No... No... Siccome il tuo
Sarà eterno il mio amor!

O mia Fidelia amata,
O tenera mia sposa,
Sopra il mio cuor riposa,
Io vico sol per te!...

FIDELIA

Spesso l’ho un dì sognata
Lungi da te quest’ora...
Parmi sognare ancora
E sogno il mio non è!

(Edgar muove verso la porta di fondo. – Fidelia ve lo accompagna. Egli la bacia in fronte e parte. – Fidelia torna lentamente sorridendo verso il proscenio, va a sedere sul seggiolone e, ravvoltosi il velo intorno alla persona, di guisa che soltanto un piccolo lembo ne penzoli fuori, vi si raccoglie come volesse gustare quel supremo momento di solitudine felice).

SCENA V.
Fidelia sola – poi Tigrana.

VOCI LONTANE DEI CONTADINI

Evviva Edgar... Evviva!

FIDELIA

(sul seggiolone, come rammentando, a mezza voce)

Troncar ne voglio un ramo
E a lui lo vo’ gettar...
Il mattinal saluto
Così gli voglio dar!

TIGRANA

(entra agitata dalla porta di fondo, durante il canto di Fidelia. – Ha un pugnale nella destra. Si guarda intorno. – Con ira, fra sé)

La maledetta sparve!...
Nel regno delle larve,

Quest’oggi a nozze andrà!...
Ov’è?...

(vedendo il lembo di velo, con gioia terribile)

Ah!... Quel velo!... È la!...

(corre al seggiolone e colpisce Fidelia nel petto. – Fidelia balza in piedi, poi ricade subito sul seggiolone con un grido, mentre Tigrana, per un momento, si guarda rabbrividendo come temesse di essere lorda di sangue, e, indietreggiando, lascia cadere il pugnale).

FIDELIA

Ah!...

(suoni vicini di istrumenti villerecci)

TIGRANA

(scuotendosi)

Il corteggio nuzial!... Presto... Si fugga!

(va verso la porta in fondo)

CORI INTERNI

Evviva!... Evviva!

TIGRANA

(con terrore)

Maledizione!
Di qui fuggir non posso!

(va verso la porta del giardino)

CORO DI FANCIULLE

(nel giardino)

Evviva!... Evviva!...

TIGRANA

(scorgendo nel giardino i contadini e le contadine che battagliano coi fiori, ritraendosi con terrore crescente).

Chiusa del giardino
M’è pur la via!

(si precipita, attraversando la scena, verso la porta di destra che conduce alle stanze di Gualtiero e fa per aprirla. – La porta è chiusa; Tigrana raccoglie il pugnale e tenta di scassinarla con esso, ma invano. – Gli evviva si fanno sempre più vicini).

Inferno e dannazione!
Perduta io son!

(si guarda intorno disperatamente come cercando una via di scampo. – Vede l’alcòva).

No... La!

(si lancia nell’alcòva e ne chiude le cortine. – Fidelia, la quale fino al punto in cui Tigrana è corsa alla porta di Gualtiero, è rimasta immobile sul seggiolone, a quel punto si è scossa, ha veduto Tigrana e l’ha seguita collo sguardo finché è entrata nell’alcòva, poi è ricaduta senza sensi).

SCENA VI.
Contadine, con fiori, che vengono dal giardino; poi Contadini, pure con fiori, che vengono dalla porta di fondo o danno la scalata alla finestra vicina alla porta. – Fidelia, senza sensi, sul seggiolone. – Tigrana nell’alcòva. – Poi Frank, Gualtiero, Edgar, dalla porta in fondo preceduti da alcune bambine che recano piccoli canestri pieni di rose bianche.

FANCIULLE

(alla finestra, brandendo i fiori allegramente come in atto di sfida)

Avanti!... Su!... All’assalto!

(tornando correndo e ridendo presso le fanciulle rimaste sul fondo a sinistra)

CONTADINI

(irrompendo dalla porta e dalla finestra, del pari brandendo fiori allegramente)

Eccoci sullo spalto!

TUTTI

Alla battaglia!... Alla battaglia!

CONTADINE

(lanciando fiori)

Là!

CONTADINI

(ripostando)

Là!

CONTADINE

(c.s.)

A voi!...

CONTADINI

(c.s.)

A voi!...

TUTTI

(ridendo e battagliando)

Ah!... Ah!

CONTADINE

(ritraendosi)

Vinte noi siamo!...

(le bambine si avanzano correndo, versano le rose ai piedi di Fidelia e, sempre correndo, si ritraggono)

EDGAR

(avanzandosi seguito da Frank e Gualtiero)

La sposa a me!...

(corre lietamente verso Fidelia, fa per abbracciarla, poi, accorgendosi ch’essa è svenuta, getta un grido)

Ah!

(prendendole le mani ch’essa preme sul petto)

Fidelia!

(scorgendo la ferita)

Orrore! Orrore!

TUTTI

(accorrendo, guardando Fidelia)

Ah!... Morta!...

(Fidelia fa un movimento)

GUALTIERO

No!...

FIDELIA

(con uno sforzo supremo alzandosi e indicando l’alcòva)

La!... La!...

(ricadendo, fra le braccia di Edgar, mentre Frank e alcuni Contadini entrano correndo nell’alcòva)

Mio Edgar!... Io t’amo!

(muore)

VOCE DI TIGRANA

(nell’alcòva)

Ah! lasciatemi, o vili!

SCENA ULTIMA.
Detti – Tigrana

(Tigrana col capo avvolto in un velo, è trascinata fuor dell’alcòva da Frank e da alcuni contadini. – Frank lotta con lei per strapparlr il pugnale. Vi riesce e getta l’arma a terra mentre un contadino le toglie il velo).

TUTTI

Tigrana!

EDGAR

(cha ha deposto Fidelia morta sul seggiolone, con impeto)

Ah... A me quell’arme!... Ch’io l’uccida!

(fa per lanciarsi a raccogliere il pugnale di Tigrana che Frank ha gettato a terra)

FRANK e GUALTIERO

(sbarrandogli il passo)

No !... ferma!...

FRANK

(indicando Tigrana)

Alla mannaia!

TUTTI

Alla mannaia!

(Edgar e Gualtiero cadono piangendo ai piedi di Fidelia mentre alcuni contadini trascinano via Tigrana).

FINE.

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