Gaetano Donizetti

(1797-1848)

Adelia

Melodramma serio in 3 Atti, è stata eseguita a Roma (Teatro Apollo (Tordinona) il 11 febbraio del 1841

Personaggi

Carlo, duca di Borgogna (Baritono); Oliviero, conte di Fienna (Tenore); Arnoldo, capo degli arcieri francesi (Basso); Adelia, sua figlia (Soprano); Odetta, sua amica (Mezzosoprano); Comino, ciambellano (Tenore); uno scudiero (Basso); cavalieri, dame, cittadini e cittadine, arcieri

Piazza nella città di Perona, che conduce a varie strade di fronte e dai lati.

Scena prima

È notte; odesi lontano rumore: sparano cannoni in distanza; a poco a poco lo strepito si avvicina. I cittadini si affacciano di qua e di là alle finestre; alcuni sono nelle porte, altri nella strada.

Coro

I
Della torre ascoltate la squilla,
suona a festa, il castello risponde.

II
Da lontano una luce scintilla,
sorse un suono di voci gioconde.

Tutti
Si prolunga, si spande più forte,
più distinto, più presso si fa.
Su, vicini, alle mura, alle porte!
Il fragore, lo strepito è là.

I
È il Duca, è il Duca, che riede,
vincitor de' superbi Liegesi.

II
Degli Arcieri il drappel lo precede,
ne fan prova i timballi francesi.

Tutti
Primi in campo, ai perigli, alla morte,
esser denno primieri all'onor!
Su, vicini, alle mura, alle porte!
Alle porte, alle mura è il fragor.

Scena seconda

I cittadini s'allontanano correndo; la scena rimane vuota. Da un verone di una casa discende furtivamente un uomo avvolto in un mantello rosso, pennacchio simile; e si dilegua per una delle strade. Non ancora è partito, che alcuni cittadini lo veggono. Lo additano agli altri, che sopraggiungono; e quando egli è spartito, si riuniscono parlando fra loro.

Coro

I
Osservate! uno straniero
si calò da quel verone.

II
Chi d'Arnoldo la magione
violar così poté?

Donne
Rosso il manto ed il cimiero...

Uomini
Rossi entrambi; ebben, chi è?

Donne
Di Fienna è il giovin conte,
è del duca il favorito.

Uomini
Egli? come?... e con qual fronte,
con qual cor colà salì?

Donne
Egli sol non è l'ardito...

Uomini
Forse Adelia?

Donne
(parlano tutti in gruppo sottovoce)
Adelia, sì!
Sventurato genitore!

Tutti
Mentre in campo il sangue spende,
qui l'oltraggia un seduttore.
L'onor suo qui vilipende.
Né la legge, né la pena
in Perona i grandi affrena,
né innocenza in questo suolo
né il pudor mai scudo avrà?
Ah! qual fia d'Arnoldo il duolo,
qual furore il suo sarà!

Scena terza

A poco a poco cessa lo strepito. Dal fondo di una contrada comparisce Arnoldo, con un ufficiale degli arcieri.
Arnoldo
Siam giunti. Vanne, Ulrico,
e nell'assenza mia, dov'uopo il chieda,
compi mie veci ai nostri arcieri appresso.
(L'ufficiale parte)

Scena quarta

Arnoldo e detti.
Arnoldo
Oh figlia! il primo amplesso
a te fia dato; ed il primier sorriso,
che a suo ritorno il genitore allegri,
quel della figlia sia.
(S'avvicina alla casa)

Coro
(D'Arnoldo udiste?)

Arnoldo
(fermandosi)
Il nome mio! che fia?

Coro
Ahi! tristo frutto e amaro
dal suo valore ha colto,
e quanto avea di caro,
un seduttor gli ha tolto;
se rea di tanto eccesso
la figlia sua si fa.

Arnoldo
(mostrandosi, con forza)
Mia figlia!

Coro
(riconoscendolo)
Ah! è desso!

Arnoldo
Sì, son desso, v'arrestate!
Desso io son che compiangete.

Coro
(Ah! che dir?)

Arnoldo
Che fu?... Parlate...

Coro
(Sventurato!)

Arnoldo
Voi tacete?...
Se v'è un padre, a lui m'appello;
quello io prego... Ahi! parli quello!
Del mio cor la fiera ambascia
ei può solo immaginar.

Coro
Deh! tacer, partir ne lascia;
va tua figlia a interrogar.

Arnoldo
Io v'intendo. Oh! mio furore!
Sì, v'intendo... (avvampo ed ardo!)
Dite solo il seduttore,
dite il nome del codardo!

Coro
I
Favorito egli è di Carlo,
II
È un possente...

Tutti
Egli è Olivier.
(Arnoldo metta la destra sulla spada, e mesto s'allontana)

Coro
Dove corri?

Arnoldo
A trucidarlo.

Coro
E il puoi forse?

Arnoldo
È vero... è ver!
(retrocede)

Coro
(sottovoce circondandolo)
Non sai tu, del nostro duca
legge v'ha, che danna a morte
qual che sia che seduca
vergin nata in umil sorte.
Quella invoca, e vendicata
tanta offesa appien sarà.

Arnoldo
E mia figlia! ah! sventurata
vendicar chi mai potrà?
Era pura, come in cielo
puro è il raggio d'una stella,
come il sol che i fiori abbella,
l'abbelliva l'onestà.
Ah! la colpa stese un velo
su quel astro di mia vita!
Ah! la rosa è inaridita,
e mai più non sorgerà.
Ma vendetta! Pera l'empio
che ogni gioia m'avvelena!

Coro e Arnoldo
Pera, pera; e sia d'esempio
la sua morte ai seduttor!
Sappia il Duca, il mondo apprenda
il delitto e insiem la pena:
non v'ha legge, che difenda,
che protegga il malfattor.

Coro
Sì, vendetta!
Pera l'empio! E sia d'esempio
la sua morte ai seduttor!

Scena quinta

Partiti Arnoldo ed i cittadini, rimangono alcune donne del popolo, altre si uniscono a loro.
Coro delle donne
I
Ei corre al duca.
II
Ed ella?...
In securtà si pensa?
I
Non sa qual ria procella
sul capo suo s'addensa.

Tutte
Dessi avvertir l'improvvida...
È uffizio di pietà.
(battono alla porta della casa di Arnoldo)

Scena sesta

Apresi la porta e si presenta Odetta, indi Adelia.
Odetta
Che fia, vicine?
Sì tosto uscite? Appena albeggia il cielo.

Coro delle donne
Esci! Amistade e zelo
ci guida a voi. Colle francesi squadre
tornò dal campo Arnoldo.

Odetta
Arnoldo!

Adelia
(esce frettolosa e semplicemente vestita; all'udire nomare il padre si scuote)
Il padre!
Lo vedeste, amiche?... ah! dite,
lo vedeste?... Quando?... Dove?

Coro delle donne
Qui, pur dianzi.

Adelia
Qui? Seguite!
(fra sè)
Ah! qual gelo in cor mi piove!
Né a suo tetto il piede ei volse,
né al mio seno ancor volò?

Coro delle donne
Sciagurata! a te si tolse,
perché rea ti ritrovò.

Adelia
Ah! rea!... Che ascolto? Odetta, Odetta!

Odetta
(Tutto apprese)

Coro delle donne
E al duca ei vola:
d'ira egli arde e vuol vendetta
di chi pace e onor gl'invola.
Tu provvedi al tuo periglio;
tutto, tutto dei temer.

Adelia
Me perduta!... oh ciel!... consiglio!...
Salva i giorni d'Olivier!
(quindi volta ad Odetta)
Fui presaga, ah! tu lo vedi...
Dall'abisso il piè non torsi...
Troppo cieca io fé non diedi
al mio cor, a miei rimorsi...
Fuor che pianto io non dovea
coglier mai da quest'amor.

Coro delle donne
Sventurata, ah sì! sei rea,
fuggi, ah! fuggi il genitor!

Adelia
Al suo piè cader vogl'io,
rea d'amor soltanto io sono:
o m'accordi il suo perdono,
o m'uccida il genitor.
Ma il furore in me fia spento,
ma perdoni ad Oliviero.
Sino all'ultimo momento
gli dirò che l'amo ancor.

Coro delle donne
Va! ricorra il tuo pensiero
a placare il suo furor.
(il Coro si ritira)

Scena settima

Adelia, Odetta, indi Arnoldo.
Adelia
Vieni! Al cimento estremo
vuolsi estremo coraggio.

Odetta
E come speri
al padre pervenir?

Adelia
A lui l'accesso
fia che de' suoi guerrieri alcun m'impetri.

Arnoldo
(improvvisamente comparisce. Adelia sta per partire)
Fermati!

Adelia
Ah! padre mio!

Arnoldo
Tremi! T'arretri!...
Perfida, e n'hai ben d'onde...
(ad un cenno d'Arnoldo Odetta s'allontana)
Contaminati amplessi
daresti al padre... e ne rifugge il core.

Adelia
Ah! vedi il mio dolore,
vedi il rimorso mio!

Arnoldo
Rimorso?... È vano!
La macchia tua terger non puote il pianto.

Adelia
Ah, non pensar, ch'io sia colpevol tanto!
Amo, ed amata io sono
del più innocente amore.
Sol n'ha rimorso il core,
perché si tacque a te.
Ottenga il tuo perdono,
e amor celeste egl'è.

Arnoldo
Cieca! E qual tu nutrire,
qual ei può darti speme?

Adelia
La nostra sorte unire,
viver beati insieme,
ei mel giurò...

Arnoldo
Mentìa!
Sa che impossibil fia,
sa che a signor possente
plebea non si consente,
sa qual superbo talamo
il duca a lui serbò.

Adelia
Ah! la mia speme lasciami,
o di dolor morrò.

Coro
Viva il gran Carlo!

Arnoldo
Corrasi...

Adelia
Ove ten vai? Deh... resta!

Arnoldo
Udrammi il duca.

Adelia
Ah placati!

Arnoldo
Vendetta io voglio, e presta!
(le grida si approssimano)

Adelia
Ah! cedi alle mie lagrime;
non accusarlo! Ei m'ama.
Sdegnò il superbo talamo,
seguirmi in Francia ei brama.
Dove sorride amore,
dove felice è il core,
ivi è grandezza e patria,
ivi è splendore e onor!

Arnoldo
No, che non t'ama il barbaro...
Ei già ti tiene a vile.
Chi ti sedusse, o misera,
alma non ha gentile.
Va! Se t'avesse amata,
pura t'avria serbata.
Va! Più odioso, o credula,
mi rende il seduttor.
(furibondo la trae verso la casa, vi entra)

Voci
(che si avvicinano)
Viva all'amor de' popoli,
l'invitto Carlo, viva!
Mille cogliea l'indomito
lauri del Reno in riva.
In lui sorpresi intenti
stavan più re possenti.
Ei fra i ribelli eserciti
passava vincitor.

Scena ottava

Durante il precedente coro defila l'esercito del duca di Borgogna. Escono schiere numerose di cittadini. Comparisce Carlo con splendido corteggio: ha Oliviero al fianco.
Carlo
Miei prodi, è vostro il merito
se vincitore io torno.
L'onor con voi dividere
degg'io di sì bel giorno.
Ore felici e liete
insiem con me godrete.
Presto a novelle glorie
l'onor vi chiamerà.

Arnoldo con un foglio in mano, trascinando Adelia, si avanza.

Oliviero
(scorgendoli)
Ciel!... che veggio!

Arnoldo
(genuflesso)
Al tuo cospetto
soffri, o sire, un padre in pianto.

Carlo
Sorgi, Arnoldo! E donde aspetto
triste hai tu, dimesso tanto?
Parla!

Arnoldo
Ascolta.

Oliviero
(Io son perduto!)

Adelia
(Lassa me! più cor non ho!)

Arnoldo
Una figlia, un sol sostegno
di mia vita io possedea.
Mentre in campo a pro' del regno
io sudava e combattea,
un crudel fra questi alteri
tuoi baroni e cavalieri,
un crudel me la rapia,
seducea quel puro cor.

Carlo
Un fra miei! chi tanto ardia?...
Tremi, tremi il malfattor!

Arnoldo
Io m'appello al cor di Carlo:
vuo' giustizia...

Carlo
Tu l'avrai.
Noma il reo.

Adelia
Deh! non nomarlo.

Carlo
Parla: il vuo'.

Arnoldo
Vicin tu l'hai.

Oliviero
Io son quello.

Carlo
Tu? che ascolto!

Oliviero
Ma non vil, non seduttor
io l'amai dal primo istante
che s'offerse agli occhi miei.
L'amo ancor d'amor costante,
il mio bene è posto in lei:
le giurai mia fé di sposo,
e mia fé le serberò.

Carlo
E tant'osi?

Oliviero
No... non oso;
solo imploro, e grazia avrò.

Carlo
Non sai tu qual havvi editto,
qual v'ha pena al tuo delitto.

Oliviero
Morte: il so...

Adelia
Gran Dio!

Carlo
Non sai
quale imene a te serbai?
Non sai tu di qual faresti
stirpe illustre il disonor?
Ed unirti a lei potresti?...
Morrai prima.

Adelia
Ah! mio signor!
Se funesto a' giorni suoi
esser debba l'amor mio,
vi rinunzio a' piedi tuoi:
la sua man più non desio.
Viva, viva e d'altrui fia sposo.
Con lui sol sii tu pietoso:
io col padre andrò lontana
a morire di dolor.

Coro
Nobil core!

Arnoldo
Taci, insana!
Morte poi, ma pria l'onor.
Odi, o Duca: in questo foglio,
di tua man vergato intero,
difensore del tuo soglio
tu m'appelli.

Carlo
È vero.

Coro
(È vero!)

Arnoldo
Qual favor mi fia più grato
d'assentirmi hai tu giurato.

Carlo
Lo rammento.

Coro
(Lo rammenta!)

Arnoldo
Resti dunque ogn'ira spenta,
altro premio io non ti chiedo,
che la mano d'Olivier.

Carlo
La sua mano! E quali opporre
puoi tu stemmi ai stemmi suoi?

Arnoldo
Quei, che niuno a me può tôrre:
le ferite del guerrier.

Coro
Che dirà? Ne' torbid'occhi
lo stupore è sculto e l'ira.

Oliviero, Adelia e Arnoldo
Giusto ciel! pietà lo tocchi!
Miti sensi al cor gl'ispira
la mia vita e la mia morte,
ciel pietoso! è in man di te.

Coro
Da magnanimo, da forte
parla Arnoldo; udir si de'.

Carlo
Tanto ardir!... ma la sua sorte
è decisa, immota ell'è.
Ascoltate. Un sommo esempio
di giustizia io darvi intendo.
Nel mio tetto, nel mio tempio
pria che annotti io tutti attendo:
ne' miei lari il rito angusto,
l'imeneo compito io vo'.

Coro
Viva il duca, viva il giusto!
La clemenza in lui parlò.

Arnoldo, Adelia e Oliviero
Sire! ah sire! il mio contento
proferir mi vieta accento.

Carlo
Fia palese all'universo,
se mia fé serbare io so.

Adelia e Oliviero
(ad Arnoldo)
Or che il prence ha perdonato,
or che illeso è il vostro onore,
tu sereno, tu placato
benedici il nostro amore.
Deh! ne abbraccia, e altar primiero
sia per noi del padre il cor.
Ah! non fia nel mondo intero
un gioir del mio maggior.

Arnoldo
Sì! venite al sen paterno,
abbracciarvi or m'è concesso:
si! vi stringa amore eterno,
fausto il cielo invoco adesso:
le vostre alme ei benedica
col mio labbro, col mio cor.
Sollevar la fronte antica
onorata io posso ancor.

Carlo
(Il furor, che in sen mi bolle,
colmo è omai: l'audace il volle.
Dell'offesa, dell'oltraggio
la vendetta fia maggior)

Coro
Viva il giusto, viva il saggio
di sua fé mantenitor.

Carlo si muove: tutti lo seguono al grido di replicati evviva.

ATTO SECONDO

Gabinetto nel palazzo ducale.

Scena prima

Adelia seduta innanzi ad un ricco specchio. Odetta è presso a lei in piedi ed ha terminato di acconciarle i capelli. Le damigelle le presentano vari scrigni di gioie.
Damigelle
Scegli. Di perle candide,
come tua fronte bella,
serti vuoi tu, che annodino
del bruno crin le anella?

Odetta
O vuoi piuttosto
rubin, che rassomigli?
a' labbri tuoi vermigli?

Damigelle
O il zaffiro vuoi tu, puro, sereno
al par degli occhi tuoi?

Tutte
No: bello è meno.

Adelia
(che ha provate varie ghirlande)
Datemi un serto, amiche,
un serto, che mi renda
più amabile a' suoi sguardi, e più vezzosa,
degna infine di quell'alma amorosa.
Perché non posso togliere
le rose dell'aurora,
i raggi ond'ella indora
le porte del mattin?
Vorrei, vorrei di Cinzia
rapir l'argentea sfera,
la stella, che primiera
lava nel mare il crin.
(odesi strepito. Adelia sorge)

Odetta
Oh! mira!
sono i paggi del conte, e il suo scudiero.

Damigelle
Nuovi doni t'invia.

Adelia
Caro Oliviero!

Scena seconda

I paggi preceduti da uno scudiero. Recano essi in un cestello di argento un ricco manto: lo scudiero in un bacile d'oro porta una corona.
Damigelle
Questo di bisso, e porpora
manto Olivier ti dona!
La nobil sua corona
dà di contessa a te.

Adelia
Corona! ah!... porgi...
Ch'io me ne adorni, che a portarla avvezzi
questo umil capo.
(si prova la corona)

Damigelle
Maggior pregio ha dessa
sulla tua fronte...

Adelia
Odetta... io son contessa!
(dopo un momento di compiacenza si toglie la corona)
Ah! non è, non è tal nome,
che si dolce al cuor mi suona:
ah! non è la sua corona,
che superba andar mi fa.
Di sua sposa è il caro nome
proferito dall'amore;
egli è il dono del suo cuore,
di quel cuor, che ugual non ha.

Damigelle
No, quaggiù non v'ha splendore,
che non ceda a tua beltà.

Scena terza

Oliviero e detti.
Oliviero
Adelia!

Adelia
Sposo mio!
(nel comparire di Oliviero le Damigelle, e i paggi partono)
Caro Oliviero!

Oliviero
Io mi sottrassi al duca
non osservato: per guidarti all'ara
però non vengo; al padre tuo serbato
ufficio è questo...

Adelia
Ah! della tua presenza
uopo non ebbi mai nel mia soffrire,
qual nella gioia mia...
Parmi, parmi, talor che sogno sia.
Ma tu, non sei contento
felice al par di me?

Oliviero
Stringerti al seno,
veder de' tuoi begli occhi
la pura luce, e l'armonia soave,
udir di tue parole, è ben supremo:
sommo ci sarebbe, estremo,
se un triste oggetto non mi fosse apparso
qual nube in faccia al sol!... Ma teco è sciolta.

Adelia
Un triste oggetto! ah! dillo a me!...

Oliviero
M'ascolta!
Tutto di te sollecito,
pieno di mie speranze
lieto io scendeva, e celere
dalle ducali stanze,
quando vid'io ne' portici
palco ferale alzar.

Adelia
Cielo! e non sai qual misero
tratto vi fia.

Oliviero
L'ignoro.
Mute le guardie stanno:
invan ne chiesi a loro...
E in cor mi sorse un palpito,
che mal potrei spiegar.

Adelia
Ah! nel tuo cor sì tenero
ben si dovea destar.

Oliviero
Oh! quanto a me sì limpida
sorse, diss'io, la luce,
qual genio a lui malefico,
perpetua notte adduce?
Forse egli amava... e presso
era a quell'ara anch'esso...
Forse... Oh! mio ben perdonami:
m'è forza lagrimar.

Adelia
Deh! il tuo pensier non pascere
di così triste oggetto;
deh! non voler di lacrime
mischiare il mio diletto:
tu vivi; e tu sei mio...
Tutta la terra oblio:
lasciami intera, ah! lasciami
la gioia mia gustar.

Oliviero
T'accosta a me: sorridimi...
tranquillità mi rendi.

Adelia
Ah! del mio tanto giubilo
parte, mio ben, ti prendi:
tutto nol può comprendere
questo mio fragil cor.

Adelia e Oliviero
Nelle tue braccia vivere...
Sempre al tuo/mio fianco unita/o
quanto fia dolce immagine
il corso di mia vita!
Senza rimorsi e pene,
casti com'è d'Imene...
Gli anni per noi saranno
un giorno sol d'amor.

Oliviero
Addio per poco.

Adelia
Addio.
Lieto tu sei com'io.

Oliviero
Ah! di quest'alma il giubilo
mi fa di me maggior.

Oliviero e Adelia
Tutto nol può comprendere
questo mio fragil cor.
(si allontanano da opposte parti)

Scena quarta

Vestibolo nel palazzo ducale: tempio domestico un lato. Comino solo dalle logge, indi Odetta dagli appartamenti.
Comino
È sgombro il loco ancora...
A tempo io giungo. Penetrar non visto
potessi alle sue stanze,
e la ria prevenir scena funesta!
Ma... non m'inganno... è questa
d'Adelia la compagna! oh gioia! il cielo
a me l'adduce. Odetta!
(cava rapidamente un biglietto e lo porge a Odetta, che giunge)
Prendi: ad Adelia il reca... a lei... t'affretta.

Odetta
Signore...

Comino
Un solo istante,
che tu rimanga, a lei può nuocer molto...
Nuocer senza riparo...

Odetta
Oh ciel! che ascolto!
E chi degg'io nomar?

Comino
Tutto in quel foglio,
tutto è palese. Ella soltanto il legga.

Odetta
(additando Adelia, che si avvicina)
Mira: tu stesso a lei...

Comino
No... non mi vegga.
(parte rapidamente)

Scena quinta

Adelia e Odetta.
Adelia
(a Odetta, che le porge il foglio)
Un foglio a me!...

Odetta
Turbato
mel diede un cavalier.

Adelia
Veggiam.
(apre il foglio e legge la firma) Comino!
L'amico d'Olivier!
(legge) Cielo!

Odetta
Tu tremi!
Ti copri di pallor!

Adelia
(leggendo)
«V'inganna il duca...
Sua calma è finta... Ad Oliviero ci serba...
dopo l'altar la scure!... Unico scampo
è differir le nozze,
e dal tempo aspettar men cruda sorte.
Non mi nomar... tu mi daresti morte.»
(le cade il foglio di mano e rimane istupidita)

Odetta
Adelia...
(sostenendola)

Adelia
(scuotendosi)
Ah!... lunge... lunge...
(si strappa le ghirlande)
Questa gemma fatale!... Odetta, Odetta!
Ch'io quel tempio non veda! Il ciel m'uccida.
Pria ch'io mi appressi all'ara... Ah! non l'avessi
mai desiata, sospirata mai!...
Vieni... vieni... fuggiam...

Scena sesta

Arnoldo e detti.
Arnoldo
Ove t'en vai?
Che veggo? A terra sparse
son le tue gemme?... Appo la soglia piangi
del sacro tempio, che per te s'infiora.

Adelia
(facendosi forza)
Il tempio... oh padre!... ei m'è conteso ancora.

Arnoldo
(a Odetta)
Esci.
(ad Adelia)
Conteso il tempio!
Come? Da chi? Favella!

Adelia
Egra io mi sento...
Stanca... abbattuta...

Arnoldo
E moribonda fosti,
ti porterei con queste braccia al tempio.

Adelia
Io di fermezza esempio
prendo da te. Non pensar mai vivente
trarmi a quell'ara. Io queste nozze abborro...
Esse mi fanno orrore.

Arnoldo
Tu dovevi abborrire un empio amore.
Vieni... l'impongo...

Adelia
O padre!
Non posso...

Arnoldo
Iniqua!

Adelia
Ah! padre mio!... la tomba
io schiudo ad Olivier... Egli dal duca
spento sarà... compiuto appena il rito.
Leggi.
(porge al padre il foglio)

Arnoldo
(dopo aver letto rapidamente)
Ha Comino mentito.
Esser non può. Lo fosse ancor... non calmi
della sua vita... l'onor mio mi preme,
l'onor, che tu m'hai tolto,
vieni... io lo voglio...

Adelia
(con forza)
No giammai...

Arnoldo
Che ascolto!
Sollevar la fronte ardisci?
L'infamata abietta fronte?

Adelia
Tu l'abbatti, e in me punisci,
solo in me l'error del conte.

Arnoldo
Non sai tu, che al suo cospetto
mille volte il ferro ho stretto,
che a ferire io m'era accinto?
Che vi sono ancor sospinto?
Vieni ormai... nel tuo delitto
per mia man vuoi tu morir?

Adelia
Io morrò, se l'hai prescritto.
Vibra il colpo, e non lo dir.

Arnoldo
Scegli, indegna, o ferro o altare:
Nozze o morte... Di'... che vuoi?

Adelia
Solo il tempo di pregare...
Poi son pronta a colpi tuoi...

Arnoldo
Prega, iniqua, prega...

Adelia
(inginocchiandosi)
O madre!
Mi ricevi, io vengo a te.

Arnoldo
Muori...
(per ferire)

Adelia
Ah!... no... t'arresta, o padre;
ne morrebbe ei pur con me.
(gli abbraccia le ginocchia gemendo. Arnoldo lascia cadere il pugnale, e la solleva)

Arnoldo
No... non posso. O figlia mia,
il tuo sangue al cor mi grida.
Ma in te pure, in te non sia
muto almeno, e al padre sfida...
Più non parlo dell'onore;
di mia vita io parlerò.
Di vergogna, di dolore,
se pur nieghi, io morirò.

Adelia
Ah! quel ferro ancor riprendi.
Torna, o padre, ah! torna all'ire:
con quel pianto a me tu rendi
più terribile il morire...
Ma una man così fatale
al mio ben non porgerò.
Non la veste nuziale
del suo sangue io tingerò.

Arnoldo
(riaccendendosi di sdegno)
E a svenarlo io corro, io stesso.
O a perir per la sua mano.
(per uscire)

Adelia
Odi... Ahimè!... chi giunge? È desso.

Arnoldo
Desso!... Taci!

Adelia
Ah, padre!

Arnoldo
È vano.
Se ti sfugge un motto, un detto,
spento al piede ei ti cadrà.

Adelia
Padre, il giuro al tuo cospetto
egli solo non morrà.

Scena settima

Oliviero con seguito di paggi e di scudieri e detti.
Oliviero
Ardon le tede, e fumano
i sacri incensi all'ara.
Noi solo i grandi attendono,
chiaman noi soli a gara
ma... tu mi guardi appena!...
Piangesti! Adelia!...

Adelia
(Oh pena!)

Oliviero
Cure aver puoi celate
pel tenero mio cor?

Adelia è sul momento di prorompere. Arnoldo s'intromette.

Arnoldo
(ad Oliviero)
Presso all'altar, turbate
son le fanciulle ognor.
(ad Adelia)
Vieni una volta...

Adelia
(Ahi, misera!)

Oliviero
E a pianger segui.

Arnoldo
(fremente ad Adelia)
Or cessa.

Adelia
Non piango io... no! ma debole,
bensì, mi sento... e oppressa...
All'ara in tal momento
mal vi saprei seguir...

Oliviero
Che ascolto... e il mio contento
vorresti differir?
(odesi dal tempio musica religiosa)

Coro
(interno)
Ciel, che dei cor sei l'arbitro
rendi due cor felici.

Oliviero e Arnoldo
Odi d'imene i cantici...

Adelia
Deh!... un altro dì

Oliviero e Arnoldo
Che dici?

Arnoldo
Pretesto è il suo. Le giova
(dissimulando)
dell'amor tuo far prova.
Insisti, e vinci, o giovane,
lo strano tuo desir.

Oliviero
Vieni: a miei voti arrenditi,
se tu non vuoi ch'io mora;
sospeso il cor non palpita,
manca se indugi ancora:
a me ti unisci, e vita...
Vita felice avrò.

Arnoldo
Pensa, che puoi far sorgere
giusti in suo cor sospetti...
Pensa, che qui si librano
tutti i tuoi sguardi, i detti...
Che il padre alfin s'irrita
e che stancar si può.

Adelia
Ah! questo è troppo chiedere,
troppo volere è questo...
Egra son io... credetemi...
Vano non è pretesto...
La mia virtù smarrita
rendetemi, e verrò.

Coro
(interno)
Tu, che de' cor sei l'arbitro
rendi due cor felici.
I nodi lor purifica,
gli affetti benedici.
Piovi su lor lo spirito
che il mondo inter creò.

Scena ottava

Escono dal tempio i Cavalieri e le Dame invitate alla cerimonia, la scena s'ingombra di spettatori.
Coro
Volgi alfin al sacro rito.
Che s'indugia?

Arnoldo
Andiamo omai.

Adelia
Deh!... un sol giorno... e fia compito...

Oliviero
E pur vuoi?...

Arnoldo
(sta per isnudare un pugnale: Adelia se ne avvede)
Soffersi assai...

Adelia
No... son pronta... (Oh! smanie orrende)
Teco io son... Verrò... Verrò.

Coro
Vi affrettate, il duca attende
già di voi cercar sembrò.

Oliviero
Ah! se ancor sei tu dolente,
se ribrezzo hai pur cotanto,
o il tuo cor più amor non sente,
o non mai... non mai m'amò.
No; col prezzo del tuo pianto
la tua man non comprerò.

Arnoldo
Questo indugio or troppo eccede,
la ripulsa è omai delitto.
Del tuo core, di tua fede
a ragione ei sospettò.
(piano ad Adelia)
Cessa; o qui cadrà trafitto,
o qui spento anch'io cadrò.

Adelia
Io non l'amo... oh ciel!... Lo senti?...
Io non l'amo, e per lui moro!
Ah! scagliar di più tormenti
l'ira tua su me non può.
(volgendosi nell'estrema smania ora ad Arnoldo ora ad Oliviero)
Vedi... vedi... il duol divoro...
E più lacrime non ho.
(Arnoldo l'afferra violentemente pel braccio, ella resiste a tutta forza non curando gli inviti degli astanti, e l'estremo dolore di Oliviero. Arnoldo indignato alza su di lei le mani per maledirla. Essa cade a terra)

Arnoldo
Vieni... O ch'io!...

Adelia
Ah! padre... uccidimi...

Oliviero
Ove io son!...

Coro
Oh ciel!... mancò.

ATTO TERZO

Scena prima

Quartiere degli arcieri e degli altri militi, annesso al palazzo ducale. Gli arcieri stanno in vari gruppi bevendo, alcuni seduti discorrono fra loro, altri passeggiano.
Coro
Sul campo dell'onor
del pari è bello al forte,
un'onorata morte,
o un trionfale allor.
Felice chi mancò
sovra il nemico spento:
chi ad un novel cimento
i giorni suoi serbò.
I
Noi vincemmo. Acque turgide e fiere
d'ostil sangue ha la Mosa tuttor;
le fuggenti vilissime schiere,
del gran Carlo raggiunse il furor.
II
Noi vincemmo. S'applaude, s'ammira
la falange che Liegi domò.
Ogni bella in suo core sospira,
pel guerrier che vincendo tornò.

Tutti
Sul campo dell'onor
del pari è bello al forte,
un'onorata morte,
o un trionfale allor.

Scena seconda

Viene Comino in attitudine della più alta mestizia.
Comino
Silenzio. All'alto gioir vostro imporre
fine conviensi, or che del sommo Carlo
un improvviso cenno
all'arme vi richiama.

Coro
Nuovi affrontar nemici è nostra brama.
(prendono le armi sospese ed appoggiate alle pareti)
Le bandiere ei forse spiega
nuove genti a debellar?

Comino
No. (Il dovere, il duol mi niega
l'altra scena palesar)
Mi seguite.

Coro
Andiam. L'arciero
core ed arme ha preste ognor.
E all'invitto condottiero
noi sacrammo e l'arme e il cor.

Scena terza

Gran sala nel palazzo ducale.
Oliviero
(esce concentrato e nell'estremo abbattimento)
Che fia di me! D'esser credeva io giunto
d'ogni contento al colmo, e in un sol punto.
In un sol punto... oh cielo!
Più infelice d'ogni uom fatto son'io!
Adelia!... Ah! perché mai
sul sacro limitar io ti mirai
smarrirti, vacillar... impallidire...
A forza... a forza tratta
dal paterno voler!... A che quel giuro
dell'amor nostro desiata meta,
sul tuo labbro languiva
qual di morente voce fuggitiva?...

M'ingannò la mia speranza
di regnar d'Adelia in core:
ah! la speme dell'amore
qual balen si dileguò.
Or quell'astro è per me spento,
che reggea la mia costanza...
Or la vita è a me tormento;
e di duolo io morirò.

Scena quarta

Comino, arcieri e detto.
Comino
Olivier... La tua spada...

Oliviero
Che intendo!
Tu?... Comino...

Comino
È del duca il voler.

Oliviero
La diè Carlo, ed a Carlo la rendo.
Egli il duce, io non son che guerrier.
(cede la spada. Comino lo guarda in atto compassionevole)

Comino
Duro incarco oggi a compier m'è dato
io ne piango... ed il deggio compir.
Sol nel cielo sperare ti è dato.

Oliviero
Qual destino m'attende!...

Comino
Morir.

Oliviero
Ah!... Morir! Adelia!... Adelia!...
Rivederla... nol poss'io!...

Comino
Infelice!...

Oliviero
Una sua lagrima
fia che ottenga il morir mio...
Sii pietoso, o tu, che gemi,
che t'affanni al mio dolor.
Vedi Adelia... i detti estremi
reca a lei d'un uom, che muor.
Le dirai, che mi perdoni
se mal cauto amor mi rese;
se la fiamma, che ne accese
duolo eterno a lei costò.
Ah! soltanto al ciel ragioni
di mia fé, de' miei tormenti:
ah! pietosa ognor rammenti
chi chiamandola spirò.

Comino e Coro
Infelice!... a' suoi tormenti
un conforto il ciel niegò.
(parte retto da Comino, circondato dagli arcieri)

Scena quinta

Poco dopo esce Adelia forsennata, a mala pena trattenuta da Odetta e dalle damigelle.
Adelia
Ah! mi lasciate. Ad Olivier fatale
è quell'ara... No, padre... arcano orrendo
me ne respinge... Ah! fatto egli è tiranno
della sua figlia: ah! mille volte pria
m'uccida il genitor... La vita mia
per te, mio bene, io do. Tu fremi! Irato
il guardo in me tu figgi!... ah! m'odi... ah! m'odi...
L'acciar pende su te... quel sì, che chiedi
è sentenza di morte... Ecco, a' tuoi piedi
cado presso a morir: t'amo... t'amai...
Serbo intatta la fé, che ti giurai.
(genuflette, e vi resta nella estrema estenuazione)

Damigelle
Infelice!... vaneggia.

Odetta
Oh! sorgi
(la erge da terra)

Adelia
(Smarrita ricerca intorno)
Il padre
ov'è?... dov'è Olivier?... si cerchi, ascolti
le mie discolpe. Ingiusta, orribil mano
mi svelle dal tuo sen: aita invano
cerco nel mio dolore...
Alla pietà per me chiuso è ogni core!
(con rancore represso)
Le nostr'anime che il cielo univa
chi mai dividere, audace, ardiva?
Ciel, tu de' barbari, deh! cangia il core,
deh! tu proteggi il nostro amore.
(resta estatica, finché viene scossa da lontane voci di gioia)

Scena sesta

Arcieri, indi Arnoldo, Comino e dette.
Arcieri
Sgombra il duolo; il suo sovrano
nobil già tuo padre elesse:
grazia il duca allor concesse...
Qui il tuo sposo or reca il piè.

Adelia
Ah! Che dite?

Arnoldo
(entrando con Comino)
A voti nostri
fausto arrise il ciel pietoso.

Adelia
Padre!

Arnoldo
Figlia!... ah sì! Lo sposo.

Scena ultima

Oliviero e detti.
Adelia
Olivier!

Oliviero
Son reso a te.

Adelia
Sposo!... vivi! ah! non m'inganno:
vivi: e presso a te son io.
Se mai sogno è questo mio,
deh! sia l'ultimo per me,
Ah! l'eccesso del contento
m'empie il sen, trasporta il core
in un'estasi d'amore,
che soffribile non è.
Non m'uccise il mio dolore,
di contento io morirò.

Oliviero
Del destin cangiò il rigore,
per te sola ognor vivrò.

gli Altri
Del destin cangiò il rigore,
e sereno il ciel tornò.

FINE

copyright ItalianOPERA ©