Ruggero Leoncavallo

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Ruggero Leoncavallo, autore campano molto stimato all’estero, soprattutto in America, ancora da valorizzare e rivalutare.

 

Artista eclettico, versatile e pronto a comporre ogni genere di musica, Leoncavallo è conosciuto e ammirato, soprattutto in America, per aver scritto opere liriche. Alcuni lo definiscono autore napoletano per eccellenza e tale voleva considerarsi Leoncavallo, per sottolineare il profondo legame che sempre l’ha legato alla sua terra e l’orgoglio d’annoverarsi tra i compositori della grande scuola partenopea.  
Le sue naturali inclinazioni alla musica trovarono in Napoli il terreno più fecondo per svilupparsi. Lì tutto gli parlava di arte e di tradizione culturali e musicali.  

La biografia

 

Ruggero Leoncavallo

(Napoli, 23 aprile 1857; Montecatini Terme, 9 agosto 1919)

fotografia di Ruggero Leoncavallo.


dati biografici

 

Ruggero Leoncavallo

Nato a Riviera di Chiaia il 23 aprile 1857 da Virginia d’Auria, figlioccia di Virginia e Gaetano Donizetti e da Vincenzo dei duchi di Pomèrico, magistrato e presidente di tribunale, Leoncavallo venne a Napoli a soli otto anni per frequentare il Real Collegio di Musica di San Pietro a Majella, dimostrando le precoci disposizioni musicali nei corsi di composizione di Serrao e Rossi e nella classe di pianoforte con Simonetti e Cesi. Suoi compagni di studi furono Giordano e Cilea, prossimi esponenti, insieme a lui, della giovane scuola lirica italiana.

Nella musica di Leoncavallo avvertiamo lo scorrere della tradizione napoletana, integrata dalle innovazioni musicali bolognesi, città musicalmente meno tradizionalista e rivolta all’avanguardia. Leoncavallo, insieme alla tecnica musicale, possedeva una conoscenza letteraria solida, formata alla Scuola del Carducci, presso l’Università di Bologna, che frequentò dopo il diploma di Conservatorio. L’interesse musicale che possiedono le sue opere è pari all’interesse letterario, avendo egli ideato e scritto molti dei suoi libretti.
Uomo di vasta cultura, Leoncavallo maturò l’esperienza di musicista in molti dei suoi viaggi. Pianista prima in Egitto, si rivolse poi ai salotti parigini, dopo essere fuggito in seguito alla guerra anglo egiziana.

Accontentandosi del poco, mantenendosi con le esecuzioni al Café Concert o con lezioni private saltuarie, cominciò a scrivere canzoni per le soubrettes dell’Eldorado ed arrangiare i brani vocali da salotto. Verso il 1885 vennero pubblicate molte delle quasi 100 melodie per canto e pianoforte soprattutto in francese, con testi di rispetto, ad esempio di De Musset e Dumas figlio. L’attenzione al contenuto letterario già caratterizzava la prima produzione dell’autore, che non mancò di scrivere il testo di una delle melodie di successo: la famosa “Mattinata” edita nel 1904. L’accurato utilizzo delle parole e il favorevole giudizio del pubblico, già imporrebbero un lavoro di ricerca e di riscoperta musicale.

Leoncavallo non si limitò al genere leggero ed ebbe presto occasione d’entrare nel mondo dell’Opéra. Nel 1887 fu eseguito un suo poema sinfonico, ispirato ai testi di De Musset.

Altri motivi politici, questa volta l’inasprirsi dei rapporti franco italiani, costrinsero il compositore a tornare a Milano insieme alle “sue tre donne”: una bimba adottata, la futura moglie e la madre di lei. Le alte qualità di compositore sono oggi dimenticate, ma dovettero risultare evidenti al baritono Victor Maurel, che già aveva ottenuto grande prestigio nella parte di Jago nell’Otello di Verdi. Il cantante lo presentò a Ricordi, facendogli ottenere l’incarico di musicare “I Medici”, opera poi completata nel 1889, ma che doveva aspettare il 1893 per andare in scena, sull’onda del successo dei Pagliacci.
“Dopo il successo di Cavalleria Rusticana (1890) mi chiusi in casa disperato, ma risoluto a tentar l’ultima battaglia e in cinque mesi scrissi il poema e la musica di quei Pagliacci, che Giulio Ricordi respinse, preferendo, ma non più che a parole, l’altra mia opera “I Medici”, e che vennero invece acquistati da Sonzogno dopo la sola lettura del libretto”.
I Pagliacci andarono in scena il 21 maggio del 1892 al Teatro Dal Verme di Milano, diretti da Arturo Toscanini e con Victor Maurel nella parte di Tonio. Al successo strepitoso fecero eco i trionfi in Germania, ove l’Imperatore Guglielmo II gli commissionò un’altra opera il Der Roland von Berlin del 1904. La critica confermò per i Pagliacci i favorevolissimi giudizi sulle opere precedenti: I Medici e Chatterton (del 1896), sottolineando ancora l’ottima qualità del libretto e la melodia fresca, oltre alla tecnica compositiva e l’orchestrazione accurata.

Il 26 maggio 1827 andò in scena alla Fenice di Venezia la Bohème di Leoncavallo, su un libretto che restava fedele al romanzo di Murger.  La prima rappresentazione seguiva di un anno il successo dell’omonima opera di Puccini. I due lavori potrebbero condividere a ragione il favore dei cartelloni e invece la quasi contemporaneità delle musiche finisce con l’eclissare, a torto, un’opera lirica assai diversa e molto più verista. All’estero la partitura ottenne giudizi lusinghieri di Mahler, appena nominato direttore del Teatro di Vienna, che la fece allestire tra le prime opere del melodramma italiano contemporaneo.
Nel 1900 fu la volta di Zazà, diretta da Toscanini e accolta ancora con strepitoso successo, ripresa anche in America con lo stesso favore di pubblico e critica. Leoncavallo introdusse nella partitura molte licenze dotte, per dimostrare il suo sapere musicale e tacitare i nemici. I meriti musicali sono innumerevoli, ma non gli garantirono un successo duraturo.

Leoncavallo fu costretto dalla situazione economica precaria a produrre romanze e canzoni alla moda, favorite da cantanti famosi, come Enrico Caruso e Lina Cavalieri, su poesie dello stesso Leoncavallo. Non era semplice musica leggera, ma un genere ricercato, che ritroviamo nelle numerose Operette, gioielli musicali da riscoprire, che uniscono i modelli europei alla lirica italiana, ad esempio la Reginetta delle Rose del 1912 su testo di Gioacchino Forzano, che è considerata dai contemporanei la migliore operetta italiana.

Leoncavallo piaceva al pubblico, sia nel genere leggero che in quello serio. La melodia facile incontrava il gusto dei contemporanei e inseriva il compositore nella migliore tradizione della musica napoletana. La cura scrupolosa dei arricchiva di contenuti ineguagliabili la musica.

Il carattere fiero e un poco litigioso allontanò il compositore dalla grande distribuzione e pregiudicò forse la sua fortuna e la diffusione delle opere.
I motivi dell’oblio odierno sembrano più altro dovuti a ragioni discografiche ed economiche, che possono essere superate in ogni momento con la buona volontà e la ricerca musicologica accurata e obiettiva. Occorre rivedere tutti i giudizi per sentito dire dopo una opportuna riedizione di tutte le sue opere musicali e letterarie.

Anna Trombetta e Luca Bianchini

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