Gaetano Donizetti

(1797-1848)

Anna Bolena

Tragedia lirica in 2 Atti di Felice Romani, è andata in scena a Milano (Teatro Carcano) il 26 dicembre del 1830

Personaggi

Enrico VIII, re d'Inghilterra (Basso); Anna Bolena, sua moglie (Soprano); Lord Rochefort, fratello di Anna (Basso); Giovanna di Seymour, damigella di Anna(Soprano); Lord Riccardo Percy (Tenore); Smeton, paggio e musico della regina (Contralto); Sir Hervey, ufficiale del re (Tenore); cortigiani, ufficiali, Lords, cacciatori, soldati

ATTO PRIMO

Sala nel castello di Windsor negli appartamenti della Regina.
Il luogo è illuminato.

Scena prima
Vanno e vengono da ogni parte numerose
persone: chi passeggiando discorre: chi si trattiene
sedendo ecc.

I CORO DI CAVALIERI
(sempre sottovoce)
Ne venne il Re?

II CORO DI CAVALIERI
Silenzio.
Ancor non venne?

I CORO DI CAVALIERI
Ed ella?

II CORO DI CAVALIERI
Ne geme il cor, ma simula.

II CORO DI CAVALIERI
Tramonta omai sua stella.

TUTTI
D'Enrico il cor volubile
arde d'un altro amor.

I CORO DI CAVALIERI
Tutto lo dice.

II CORO DI CAVALIERI
Il torbido aspetto del Sovrano...

I CORO DI CAVALIERI
Il parlar tronco...

II CORO DI CAVALIERI
Il subito irne da lei lontano...

TUTTI
Un acquietarsi insolito
del suo geloso umor.
Oh, come ratto il folgore
sul capo suo discese!
Come giustizia vendica
l'espulsa aragonese!
Forse è serbata, ahi misera,
ad onta e duol maggior...

Scena seconda
Giovanna Seymour e detti.

GIOVANNA
Ella di me sollecita
più dell'usato, ha chiesto.
Ella... perché?... qual palpito!
Qual dubbio in mesi è desto!
Innanzi alla mia vittima
perde ogni ardire il cor.
Sorda al rimorso
rendimi, o in me ti estingui, amor.

Scena terza
Anna comparisce dal fondo seguitata dalle sue
dame, da paggi e da scudieri. Tutti le dan luogo, e
rispettosamente le fanno corona. Smeton è nel corteggio.
Silenzio.

ANNA
Sì taciturna e mesta
mai non vidi assemblea... Tu stessa un tempo
lieta cotanto, richiamar non sai
(a Seymour)
sul tuo labro un sorriso!

GIOVANNA
E chi potria
seren mostrarsi quando afflitta ei vede
la sua Regina?

ANNA
Afflitta, è ver son io...
né so perché... Smania inquieta, ignota
a mela pace da più giorni invola.

SMETON
(Misera!)

GIOVANNA
(Io tremo ad ogni sua parola)

ANNA
Smeton dov'è?

SMETON
Regina!

ANNA
A me t'appressa. Non vuoi tu per poco
de' tuoi concenti rallegrar mia corte,
finché sia giunto il re?

GIOVANNA
(Mio cor, respira)

ANNA
Loco, o Ledi, prendete.

SMETON
(Oh! amor, mi inspira)
Siedono tutte. I cortigiani son collocati qua e là a vari
gruppi. Un'arpa è recata a Smeton. Egli preludia un
momento, indi canta la seguente romanza
Deh! non voler costringere
a finta gioia il viso:
bella è la tua mestizia,
siccome il tuo sorriso.
Cinta di nubi ancora
bella è così l'aurora,
la luna malinconica
bella è nel suo pallor.
(Anna diviene più pensosa.
Smeton prosegue con voce più animata)
Chi pensierosa e tacita starti così ti mira, ti crede
ingenua vergine che il primo amor sospira: ed obliato il serto
onde è il tuo crin coperto, teco sospira, e sembragli esser quel
primo amor.

ANNA
(sorge commossa)
Cessa... deh! cessa...

SMETON
Regina! oh ciel!

CORO
(Ella è turbata, oppressa)

ANNA
(Come, innocente giovine,
come m'ha scosso il core!
Son calde ancor le ceneri
del mio primiero amore!
Ah! non avessi il petto
aperto ad altro affetto,
io non sarei sì misera,
nel vano mio splendor)
(agli astanti)
Ma poche omai rimangono
ore di notte, io credo.

CORO
L'alba è vicina a sorgere...

ANNA
Signori, io vi congedo.
È vana speme attendere,
che omai più giunga il re.
Andiam, Seymour.
(s'appoggia a lei)

GIOVANNA
Che v'agita?

ANNA
Legger potessi in me!
Non v'ha sguardo a cui sia dato
penetrar nel mesto core;
mi condanna il crudo fato
non intesa a sospirar.
Ah! se mai di regio soglio
ti seduce lo splendore,
ti rammenta il mio cordoglio,
non lasciarti lusingar.

GIOVANNA
(Alzar gli occhi in lei non oso.
Non ardisco favellar)

CORO
(Qualche istante di riposo
possa il sonno a lei recar)
Anna parte accompagnata da Seymour e dalle ancelle.
L'adunanza si scioglie a poco a poco. La scena si sgombra,
e non rimane dei lumi che una gran lampada, la quale
rischiara la sala.

Scena quarta
Giovanna ritorna dagli appartamenti della
Regina. Essa è agitata.

GIOVANNA
Oh! qual parlar fu il suo!
Come il cuor mi colpi! Tradita forse,
scoperta io mi sarei? Sul mio sembiante
avria letto il misfatto? Ah, no: mi strinse
teneramente al petto;
riposa ignara che il serpente ha stretto.
Potessi almen ritrarre
da questo abisso il piede; e far che il tempo
corso non fosse. Ah! la mia sorte è fissa,
fissa nel cielo come il dì supremo.
(è battuto aduna porta, va ad aprire)
Ecco... ecco il re...

Scena quinta
Enrico e detta.

ENRICO
Tremate voi?...

GIOVANNA
Sì, tremo.

ENRICO
Che fa colei?

GIOVANNA
Riposa..

ENRICO
Non io.

GIOVANNA
Riposo io forse? Ultimo sia
questo colloquio nostro... ultimo, o Sire:
ve ne scongiuro...

ENRICO
E tal sarà. Vederci
alla faccia del sole ormai dobbiamo
la terra e il cielo han da saper ch'io v'amo.

GIOVANNA
Giammai, giammai... Sotterra
vorrei celar la mia vergogna.

ENRICO
E gloria
l'amor d'Enrico... Ed era tal per Anna
agli occhi pur dell'Inghilterra intera.

GIOVANNA
Dopo l'Imene ei l'era...
Dopo l'Imene solo.

ENRICO
E in questa guisa
m'ama Seymour?

GIOVANNA
E il Re così pur m'ama?

ENRICO
Ingrata, e che bramate?

GIOVANNA
Amore, e fama.

ENRICO
Fama! Sì: l'avrete, e tale
che nel mondo egual non fia;
tutta in voi la luce mia,
solo in voi si spanderà.
Non avrà Seymour rivale,
come il sol rival non ha.

GIOVANNA
La mia fama è a piè dell'ara:
onta altrove è a me serbata:
e quell'ara è a me vietata,
lo sa il cielo, il Re lo sa.
Ah! s'è ver che al Re son cara
l'onor mio pur caro avrà.

ENRICO
(risentito)
Sì... v'intendo.

GIOVANNA
Oh cielo! E tanto
è in voi sdegno?

ENRICO
È sdegno e duolo.

GIOVANNA
Sire!...

ENRICO
Amate il Re soltanto?

GIOVANNA
Io?...

ENRICO
Vi preme il trono solo?
Anna pur amor m'offria,
vagheggiando il soglio inglese,
ella pure il serto ambia
dell'altera aragonese...
L'ebbe alfin, ma l'ebbe appena,
che sul crin le vacillò;
per suo danno per sua pena,
d'altra donna il cor tentò.

GIOVANNA
Ah! non io, non io v'offria
questo core a torto offeso...
Il mio Re melo rapia,
dal mio Re mi venga reso.
Più infelice di Bolena.
Più da piangere sarò.
Di un ripudio avrò la pena,
né un marito offeso avrò.
(Giovanna s'allontana piangendo)

ENRICO
Tu mi lasci?

GIOVANNA
Il deggio.

ENRICO
Arresta.

GIOVANNA
Io noi posso.

ENRICO
Arresta: il voglio.
Già l'altar per te si appresta:
avrai sposo e scettro e soglio.

GIOVANNA
Cielo? ed Anna?

ENRICO
Io l'odio...

GIOVANNA
Ah! Sire

ENRICO
Giunto è il giorno di punire.

GIOVANNA
Ah! qual colpa?

ENRICO
La più nera.
Diemmi un cor che suo non era...
m'ingannò pria d'esser moglie;
moglie ancora m'ingannò.

GIOVANNA
E i suoi nodi?

ENRICO
Il Re li scioglie.

GIOVANNA
Con qual mezzo?

ENRICO
Io sol lo so.

GIOVANNA
Ah! qual sia cercar non oso...
Noi consente il core oppresso
ma sperar mi sia concesso
che non fia di crudeltà.
Non mi costi un regio sposo
più rimorsi, per pietà?

ENRICO
Rassicura il cor dubbioso,
nel tuo Re la mente acquieta...
ch'ei ti vegga ormai più lieta
dell'amor che sua ti fa.
La tua pace, il tuo riposo
pieno io voglio, e tal sarà.

Enrico parte dalla porta segreta.
Giovanna s'inoltra negli appartamenti.

Parco nel castello di Windsor.

Scena sesta
É giorno. Percy e Rochefort da varie parti.

ROCHEFORT
(incontrandosi)
Chi veggo?... In Inghilterra
(si abbracciano)
Tu, mio Percy!

PERCY
Mi vi richiama, amico.
D'Enrico un cenno... E al suo passaggio offrirmi
quando alla caccia ci mova, è mio consiglio.
Dopo sì lungo esilio
respirar l'aura antica e il ciel natio,
ad ogni core è dolce, amaro al mio.

ROCHEFORT
Caro Percy: mutato
il duol non t'ha così, che a ravvisarti
pronto io non fossi.

PERCY
Non è duolo il mio
che in fronte appaia: radunato è tutto
nel cor profondo. Io non ardisco, o amico,
della tua suora avventurar inchiesta...

ROCHEFORT
Ella è Regina... Ogni sua gioia è questa.

PERCY
E il ver parlò la fama?...
Ella è infelice?... Il Re mutato?...

ROCHEFORT
E dura
ancor contento mai?

PERCY
Ben dici… ei vive
privo di speme come vive il mio.

ROCHEFORT
Sommesso parla.

PERCY
E che temer degg'io?
Da quel dì che, lei perduta,
disperato in bando andai,
da quel dì che il mar passai,
la mia morte cominciò.
Ogni luce a me fu muta.
Dai viventi mi divisi;
ogni terra ov'io m'assisi
la mia tomba mi sembrò.

ROCHEFORT
E venisti a far peggiore
il tuo stato a lei vicino?

PERCY
Senza mente, senza core,
cieco io seguo il mio destino.
Pur talvolta, in duolo sì fiero.
Mi sorride nel pensiero
la certezza che fortuna
i miei mali vendicò.
(odonsi suoni di caccia)

ROCHEFORT
Già la caccia si raduna...
Taci: alcun udir ti può.

Scena settima
Escono da varie parti drappelli di cacciatori:
tutto è movimento in fondo alla scena, accorrono paggi,
scudieri, gent armate di picche, ecc. ecc.

CORO
Olà! Veloci accorrano
i paggi, gli scudieri...
i veltri si dispongono
s'insellino i destrieri...
più che giammai sollecito
esce stamane il Re.

PERCY
Ed Anna anch'ella!...

ROCHEFORT
Acquetati.
Forse con lui non è.

PERCY
Ah! così ne' dì ridenti
del primier felice amore,
palpitar sentiva il core
nel doverla riveder.
Di que' dolci e bei momenti,
ciel pietoso, un sol mi rendi:
poi la vita mi riprendi,
perch'io mora di piacer.

CORO
Si appressa il Re: schieratevi...
AL Re si renda onor.

Scena ottava
Tutti gli astanti si dispongono in due file. Rochefort
trae seco in disparte Percy. Entra Enrico e passa in
mezzo alle file. In questo mentre gli si presenta Anna in
mezzo alle sue damigelle. Percy a poco a poco si colloca
in modo da esser veduto da Enrico. Hervey e guardie.

ENRICO
Desta sì tosto, e tolta
oggi al riposo.

ANNA
In me potea più forte
che il desio del riposo
quel di vedervi. Omai più dì son corsi
ch'io non godea del mio signor l'aspetto.

ENRICO
Molte mi stanno in petto e gravi cure. Pur mia
mente ognora a voi fu volta: né un momento solo da voi
ritrassi il mio vegliante sguardo. Voi qua, Percy?

ANNA
(Ciel! chi vegg'io…Riccardo!)

ENRICO
Appressatevi.

PERCY
(Io tremo)

ENRICO
Pronto ben foste...

PERCY
Un solo istante, o Sire,
che indugiato mi fossi a far palese
il grato animo mio, saria sembrato
errore ad altri, a me sembrò delitto.
La man che me proscritto
alla patria ridona e al tetto antico,
devoto io bacio...

ENRICO
Non la man d'Enrico.
Dell'innocenza vostra,
già da gran tempo sicurtà mi diede
chi nudrito con voi, con voi cresciuto
conosce della vostra alma il candore.
Anna alfin...

PERCY
Anna!

ANNA
(Non tradirmi, o core!)

PERCY
Voi, Regina!... E fia pur vero
che di me pensier vi prese!

ANNA
Innocente... il regno intero
vi credette e vi difese...

ENRICO
E innocente io vi credei,
perché tal sembraste a lei...
Tutto il regno, a me il credete,
v'era invan mallevador.

PERCY
Ah, Regina?
(si prostra ai suoi piedi, e le bacia la mano)

ANNA
Oh Dio! Sorgete.

ROCHEFORT
(Ei si perde!)

ENRICO
(con la massima indifferenza)
Hervey.

HERVEY
Signor.

Percy si appressa a Rochefort. Enrico si trattiene dal
lato opposto con Hervey, Anna è nel mezzo, sforzandosi
di celare il suo turbamento.

ANNA
(Io sentii sulla mia mano
la sua lacrima corrente...
della fiamma più cocente
si diffonde nel mio cor)

PERCY
(a Rochefort)
(Ah! pensava a me lontano:
me ramingo non soffria
ogni affanno il core oblia:
io rinasco, io spero ancor)

ROCHEFORT
(a Percy)
(Ah! che fai? Ti frena insano.
Ogni sguardo è in te rivolto;
hai palese, hai scritto in volto
lo scompiglio del tuo cor)

ENRICO
A te aspetta il far che vano
non riesca il grand'intento;
d'ogni passo, d'ogni accento
sii costante esplorator.

HERVEY
(ad Enrico)
(Non indarno, il mio Sovrano,
in me fida il suo disegno;
io sarò, mia fé ne impegno,
de' suoi cenni esecutor)

CORO
(Che mai fia? Sì mite e umano
oggi il Re, sì lieto in viso?
Mentitore è il suo sorriso,
e foriero del furor)

ENRICO
(a Percy colla massima bontà)
Or che reso ai patrii lidi,
e assoluto appien voi siete,
in mia corte, fra i più fidi,
spero ben che rimarrete.

PERCY
Mesto, o Sire, per natura,
destinato a vita oscura...
mal saprei...

ENRICO
(interrompendolo)
No, no, lo bramo.
Rochefort, l'affido a te.
Per la caccia orMai partiamo...
(con disinvoltura)
Anna, addio.

ANNA
(s'inchina)
Son fuor di me.

I corni danno il segnale della caccia. Tutti si muovono e
si formano in varie schiere.

TUTTI
Questo dì per noi/voi spuntato
con sì lieti e fausti auspici,
dai successi più felici
coronato splenderà.

PERCY e ANNA
(Ah! per me non sia turbato
quando in ciel tramonterà.
Altra preda amico fato
ne' miei lacci guiderà)

Anna parte colle damigelle. Enrico con tutto il seguito
dei cacciatori. Rochefort trae seco Percy da un'altra
parte.

Gabinetto nel castello che mette all'interno delle stanze di
Anna.

Scena nona

SMETON
(solo)
È sgombro il loco... Ai loro uffici intente
stansi altrove le ancelle... E dove alcuna
me qui vedesse, ella pur sa che in quelle
più recondite stanze, anco talvolta
ai privati concenti Anna m'invita.
Questa da me rapita
(si cava dal seno un ritratto)
cara immagine sua, ripor degg'io
pria che si scopra l'ardimento mio,
un bacio ancora, un bacio,
adorate sembianze... Addio, beltade
che sul mio cor posavi,
e col mio core palpitar sembravi.
Ah! parea che per incanto
rispondessi al tuo soffrir:
ogni stilla del mio pianto
risvegliava un tuo sospir.
A tal vista il core audace
pien di speme e di desir,
ti scopria l'ardor vorace
che non oso altrui scoprir.
(va per entrar nell'appartamento)
Odo romor... si appressa
a queste stanze alcun... troppo indugiai.
(si cela dietro una cortina)

Scena decima
Anna e Rochefort.

ANNA
Cessa... tropp'oltre vai...
troppo insisti, o fratello...

ROCHEFORT
Un sol momento
ti piaccia udirlo: alcun periglio, il credi,
correr non puoi... bensì lo corri, e grave,
se fa' col tuo rigore,
che il duol soverchi ogni ragion in lui.

ANNA
Lassa! e cagion del suo ritorno io fui!
Ebben... mel guida, e veglia
attento sì che a noi non giunga alcuno
che a me fedel non sia.

ROCHEFORT
Riposa in me.
(parte)

Scena undicesima
Anna e Smeton nascosto.

SMETON
(affacciandosi guardingo)
(Né uscir poss'io?... Che fia!)

ANNA
Debole io fui... Dovea
ferma negar... Non mai vederlo... Ahi! vano
di mia ragion consiglio:
non ne ascolta la voce il cor codardo.

Scena dodicesima
Percy e Anna.

ANNA
Eccolo!... io tremo!... io gelo!...

PERCY
Anna!...

ANNA
Riccardo!
Sien brevi i detti nostri,
cauti, sommessi. A rinfacciarmi forse
vieni la fé tradita? Ammenda, il vedi,
ampia ammenda ne feci: ambiziosa,
un serto io volli, e un serto ebb'io di spine.

PERCY
Io ti veggo infelice, e l'ira ha fine;
la fronte mia solcata
vedi dal duolo: io tel perdono: io sento
che, a te vicino, de' passati affanni
potrei scordarmi, come, giunto a riva,
il naufragio nocchiero i flutti oblìa.
Ogni tempesta ria
in te s'acquieta, e vien da te mia luce.

ANNA
Misero e quale speme or ti seduce?
Non sai che moglie son, che son Regina?

PERCY
Ah! non lo dir, nol debbo,
nol vo saper.
Anna per me tu sei, Anna soltanto;
ed io non son l'istesso
Riccardo tuo quel che t'amò cotanto,
Quel che ad amare t'insegnò primiero?...
E non t'aborre il Re?

ANNA
M'aborre è vero.

PERCY
S'ei t'aborre, io t'amo ancora
qual t'amava in basso stato;
meco oblia di sposo ingrato
il disprezzo ed il rigor.

ANNA
Ah! non sai che i miei legami
come sacri orrendi sono,
che con me s'asside in trono
il sospetto ed il terror.
Ah! mai più, s'è ver che m'ami,
non parlar con me d'amor.

PERCY
Ah! crudele.

ANNA
Forsennato.
Fuggi, va ten fo preghiera.

PERCY
No, giammai...

ANNA
Ne oppone il fato
invincibile barriera.

PERCY
Io la sprezzo.

ANNA
In Inghilterra
non ti trovi il nuovo albor.

PERCY
Ah! cadavere sotterra
ei mi trovi, e teco ancor.

ANNA
Fuggi.

PERCY
No.

ANNA
Riccardo!... ah!
per pietà del mio spavento,
dell'orrore in cui mi vedi
cedi ai prieghi, al pianto cedi;
ci divida e terra e mar.
Cerca altrove un cor contento
cui non sia delitto amar.

PERCY
Al tuo piè trafitto e spento
io cadrò se tu lo chiedi
ma ch'io resti mi concedi
solamente a sospirar.
Presso a te mi fia contento
il soffrir ed il penar.

ANNA
(risoluta)
Parti, il voglio; alcun potria
ascoltarti in queste mura.

PERCY
Partirò, ma dimmi pria,
ti vedrò?... Prometti... Giura.

ANNA
No: mai più.

PERCY
Mai più! Sia questa
mia risposta al tuo giurar.
(snuda la spada per trafiggersi)

ANNA
(gettando un grido)
Ah! che fai! Spietato.

Scena tredicesima
Smeton e detti.

SMETON
Arresta!

ANNA
Giusto ciel!

PERCY
Non ti appressar.
Vogliono scagliarsi uno contro l'altro.

ANNA
Deh! fermate... io son perduta.
Giunge alcuno... io più non reggo.
(si abbandona sopra una sedia)

Scena quattordicesima
Rochefort, accorrendo spaventato, e detti.

ROCHEFORT
Ah! sorella...

SMETON
Ella è svenuta.

ROCHEFORT
Giunge il Re.

PERCY e ROCHEFORT
Il Re!

Scena quindicesima
Enrico, Hervey e detti.

ENRICO
Che veggo?
Destre armate in queste porte!
In mia reggia nudi acciar!
Olà, guardie.

Scena sedicesima
Alla voce del Re accorrono i cortigiani,
le dame, i paggi ed i soldati. Indi Giovanna Seymour.

PERCY
Avversa sorte!

CORO
Che mai fu?

SMETON e ROCHEFORT
Che dir? che far?
(un poco di silenzio)

ENRICO
Tace ognuno, è ognun tremante!
Qual misfatto or qui s'ordìa?
Io vi leggo nel sembiante
che compiuta è l'onta mia:
testimonio è il regno intero
che costei tradiva il Re.

SMETON
Sire... ah! Sire... non è vero.
Io lo giuro al vostro piè.

ENRICO
Tanto ardisci. Al tradimento
già sì esperto, o giovinetto?

SMETON
Uccidetemi s'io mento:
nudo, inerme io v'offro il petto.
(gli cade il ritratto di Anna)

ENRICO
Qual monile?

SMETON
Oh ciel!

ENRICO
Che vedo,
al mio sguardo appena il credo!
Del suo fiero tradimento
ecco il vero accusator.

PERCY e ANNA
Oh! angoscia!

SMETON e ROCHEFORT
Oh! mio spavento!

ANNA
Ove son! O mio signor!
Rinviene, si avvicina ad Enrico: egli è fremente. Tacciono
tutti, abbassano gli occhi.
In quegli sguardi impresso
il tuo sospetto io vedo;
ma per pietà lo chiedo,
non condannarmi, o Re.
Lascia che il core oppresso
torni per poco in sé.

ENRICO
Del tuo nefando eccesso
vedi in mia man la prova.
Il lacrimar non giova;
fuggi lontan da me.
Poter morire adesso,
meglio sarìa per te.

PERCY
(Cielo! un rivale in esso.
Un mio rival felice!
E me l'ingannatrice
volea bandir da sé?
Tutta ti sfoga adesso,
ira del fato, in me)

GIOVANNA
All'infelice appresso
poss'io trovarmi, o cielo.
Preso d'orror, di gelo,
come il mio cor non è?
Spense il mio nero eccesso
ogni virtude in me.

SMETON e ROCHEFORT
Ah! l'ho perduta io stesso,
colma ho la sua sventura!
Il giorno a me si oscura,
non mi sostiene il piè.
Poter morire adesso
meglio saria per me.

ENRICO
In separato carcere
tutti costor sian tratti.

ANNA
Tutti!... Deh! Sire...

ENRICO
Scostati!

ANNA
Un detto sol...

ENRICO
Ritratti!
Non io, sol denno i giudici
la tua discolpa udir.

ANNA
Giudici... ad Anna!!

PERCY, SMETON e ROCHEFORT
Ahi, misera!

GIOVANNA e CORO
(È scritto il suo morir!)

ANNA
(Ah! segnata è la mia sorte,
se mi accusa chi condanna.
Ah! di legge si tiranna
al poter soccomberò.
Ma scolpata dopo morte
e assoluta un di sarò)

ENRICO
(Sì, segnata è la tua sorte,
se un sospetto aver poss'io.
Chi divide il soglio mio
macchia in terra aver non può.
Mi fia pena la tua morte,
mala morte a te darò)

PERCY, GIOVANNA,SMETON e ROCHEFORT
(Ah! segnata è la mia sorte; a sfuggirla ogni opra è vana.
Arte in terra, o forza umana, mitigarla omai non può.
Nel mio core è già la morte e la morte ancor non ho)

CORO
(Ah! di quanti avversa sorte mali afflisse il soglio inglese.
Un funesto in lui non scese
pari a quello che scoppiò.
Innocenza ha qui la morte che il delitto macchinò)

ATTO SECONDO

Atrio che mette alle stanze ov'è Anna e alla sala ove è
adunato il Consiglio con guardie all'ingresso.

Scena prima

CORO
Oh! dove mai ne andarono le turbe adulatrici,
Che intorno a lei venivano ne' giorni suoi felici!
Seymour, Seymour medesima da lei si allontanò.
Ma noi per sempre, o misera, sempre con te saremo.
O il tuo trionfo apprestisi, o il tuo disastro estremo:
pochi il destin, ma teneri cori per te lasciò.
Eccola... afflitta e pallida, move a fatica il piè.

Esce Anna: tutte le vanno intorno. Ella siede.

Scena seconda
Anna e detti, indi Hervey con soldati.

CORO
Regina! rincoratevi;
nel ciel ponete fede,
hanno confin le lagrime,
perir virtù non può.

ANNA
O miei fedeli, o soli
a me rimasti nella mia sventura
consolatori, ogni speranza, è vero,
posta è nel ciel, in lui soltanto... In terra
non v'ha riparo per la mia ruina.
(Hervey esce)
Che rechi Hervey?

HERVEY
Regina!...
Duolmi l'amaro incarco a cui m'elegge
il Consiglio de' Pari.

ANNA
Ebben? Favella.

HERVEY
Ei questi servi appella
al suo cospetto.

CORO
Noi!!

ANNA
Nel suo proposto
è dunque fermo il Re? Tanta al cor mio
ferita ei recherà?...

HERVEY
Che dir poss'io?

ANNA
Piegar la fronte è forza
al regale voler qualunque ei sia.
Dell'innocenza
mia voi testimoni siate,
teneri amici.

CORO
Oh! dì funesto!

ANNA
(abbracciandoli)
Andate.

Partono con Hervey.

Scena terza
Anna, indi Giovanna Seymour.

ANNA
(partiti i servi alza le mani al cielo, si prostra e dice)
Dio che mi vedi in core,
mi volgo a te... Se meritai quest'onta
giudica tu.
(siede e piange)

GIOVANNA
Piange l'afflitta... Ahi! come
ne sosterrò lo sguardo?

ANNA
Ah! sì: gli affanni
dell'infelice aragonese inulti
esser non denno, e a me terribil pena
il tuo rigor destina...
Ma terribile e troppo...

GIOVANNA
(si appressa piangendo; si prostra a suoi piedi, e
le bacia la mano)
O mia Regina!

ANNA
Seymour... a me ritorni!...
Non mi obliasti tu?... Sorgi... Che veggio?
Impallidisci! Tremi?... A me tu rechi
nuova sventura forse?

GIOVANNA
Orrenda... Estrema!...
Gioia poss'io recarvi? Ah!... no... m'udite.
Tali son trame ordite,
che perduta voi siete. Ad ogni costo
vuol franti il Re gli sciagurati nodi
che vi stringono a lui... La vita almeno...
se non il regio nome,
la vita almen, deh! voi salvate!

ANNA
E come?
Spiegati.

GIOVANNA
In dirlo io tremo...
Pur dirlo io deggio. Il confessarvi rea,
dal Re vi scioglie e vi sottragge a morte.

ANNA
Che dici tu?

GIOVANNA
La sorte
che vi persegue, altro non lascia a voi
mezzo di scampo.

ANNA
E consigliar mel puoi
tu, mia Seymour!

GIOVANNA
Deh, per pietà.

ANNA
Ch'io compri
con infamia la vita?

GIOVANNA
E infamia e morte
volete voi? Regina, oh ciel, cedete...
Ve ne consiglia il Re... ve ne scongiura
la sciagurata che l'amor d'Enrico
ha destinata al trono.

ANNA
Oh! chi è costei?
La conosci? Favella. Ardire ell'ebbe
di consigliarmi una viltà?... Viltade
alla Regina sua!... parla: chi è dessa?

GIOVANNA
(singhiozzando)
Un'infelice.

ANNA
E tal facea me stessa.
Sul suo capo aggravi un Dio
il suo braccio punitore.

GIOVANNA
Deh! Mi ascolta.

ANNA
Al par del mio,
sia straziato il vil suo cuore.

GIOVANNA
Ah! perdono!

ANNA
Sia di spine
la corona ambita al crine;
(crescendo con furore. Giovanna a poco a poco
si smarrisce)
sul guancial del regio letto
sia la veglia ed il sospetto...
Fra lei sorga e il reo suo sposo
il mio spettro minaccioso...
E la scure a me concessa,
più crudel, le neghi il Re.

GIOVANNA
(Ria sentenza! io moro..) Ah! cessa!
Deh, pietà pietà... di me!
(prostrandosi e abbracciando le ginocchia ad Anna)

ANNA
Tu!... che ascolto!

GIOVANNA
Ah!... sì, prostrata
è al tuo piè la traditrice.

ANNA
Mia rivale!!...

GIOVANNA
Ma straziata
dai rimorsi... ed infelice.

ANNA
Fuggi... fuggi...

GIOVANNA
Ah! no: perdono:
dal mio cor punita io sono.
(crescendo con passione. Anna a poco a poco
intenerisce)
Inesperta... lusingata...
fui sedotta ed abbagliata...
Amo Enrico, e ne ho rossore...
Mio supplizio è questo amore...
Gemo e piango, e dal mio pianto
soffocato amor non è.

ANNA
Sorgi!... Ah! sorgi... È reo soltanto
chi tal fiamma accese in te.
(l'alza e l'abbraccia)
Va', infelice, e teco reca
il perdono di Bolena:
nel mio duol furente e cieca
t'imprecai terribil pena...
La tua grazia or chiedo a Dio,
e concessa a te sarà.
Ti rimanga in questo addio
l'amor mio, la mia pietà.

GIOVANNA
Ah! peggiore è il tuo perdono
dello sdegno ch'io temea,
punitor mi lasci un trono
del delitto ond'io son rea.
Là mi attende un grande Iddio
che la colpa punirà.
Ah! primiero è questo addio
de' tormenti che mi dà.

Anna rientra nelle sue stanze. Giovanna parte
afflittissima.

Scena quarta
Coro di cortigiani, indi Hervey.

PRIMO CORO
Ebben? dinanzi ai giudici
quali dei rei fu tratto?

SECONDO CORO
Smeton.

PRIMO CORO
Ha forse il giovine
svelato alcun misfatto?...

SECONDO CORO
Ancor l'esame ignorasi.
Chiuso tutt'ora egli è.

TUTTI
Ah! tolga il ciel che il debole
ed inesperto core
sedur si lasci o vincere
da speme o da timore;
tolga ch'ei mai dimentichi
che accusatore è il Re.

Si aprono le porte, esce Hervey.

CORO
Ecco, ecco Hervey.

HERVEY
(ai soldati che partono)
Si guidino.
Anna e Percy.

CORO
(circondandolo)
Che fia?

HERVEY
Smeton parlò.

CORO
L'improvvido
Anna accusata avria?

HERVEY
Colpa ei svelò che fremere,
ed arrossir ne fe'.
Ella è perduta.

CORO
Ahi! misera!
(Accusatore è il Re)

Scena quinta
Enrico, Hervey e coro.

HERVEY
Scostatevi... il Re giunge...
(il coro si ritira)
E dal consesso
chi vi allontana?

ENRICO
Inopportuna or fora
la mia presenza. Il primo colpo è sceso;
chi lo scagliò si asconda.

HERVEY
Oh! come al laccio
Smeton cadea!

ENRICO
Nel carcer suo ritorni
il giovin cieco, e a creder segua ancora.
Finché sospesa è l'ora
della vendetta mia, d'aver salvata
d'Anna la vita. Ella si appressa.

HERVEY
E quinci!
vien condotto Percy fra suoi custodi.

ENRICO
(per uscire)
Si eviti.

Scena sesta
Anna e Percy da parte opposta in mezzo alle
guardie. Enrico ed Hervey.

ANNA
(da lontano)
Arresta, Enrico!
(Enrico vuol partire, avvicinandosi con dignità)
Arresta... e m'odi.

ENRICO
Ti udrà il Consiglio.

ANNA
A' piedi tuoi mi prostro.
Svenami tu, ma non espormi, o Sire,
all'onta d'un giudizio: il regio nome,
fa che in mesi rispetti.

ENRICO
Hai rispettato
il regio grado tu? Moglie d'Enrico
ad un Percy scendevi.

PERCY
(che si era tirato in disparte a queste parole s'a vanza)
E su di questo
dispregiato Percy non isdegnasti
farti rivale... e a lui l'amante hai tolta.

ENRICO
Fellone! e ardisci?...

PERCY
Il ver parlarti: ascolta.
Sarò fra poco innanzi
a tribunal più santo e più tremendo
che il tuo non sia. Giuro per quello... io giuro
ch'ella non ti offendeva... che me scacciava,
che all'audace mia speme ardea di sdegno...

ENRICO
Dell'amor suo più degno
un vil paggio rendeva... Egli il confessa...

ANNA
(con forza)
Cessa
A questa iniqua accusa
mia dignità riprendo, ed altamente
Smeton seduttor te, Sire, io grido.

ENRICO
Audace donna!

ANNA
Io sfido
dotta la potenza. Ella può darmi
morte, ma non infamia. È mio delitto
l'aver proposto al trono un nobil core
come il cor di Percy; l'aver creduta
felicità suprema
l'esser di un Re consorte.

PERCY
Oh, gioia estrema!
No, così turpe affetto
tu non nudrivi... io ne son certo; e lieto
con tal certezza il mio destino attendo...
ma tu vivrai... sì, tu vivrai.

ENRICO
Che intendo!
Ambo morrete, o perfidi;
chi può sottrarvi a morte?

PERCY
Giustizia il può...

ANNA
Giustizia!!...
Muta è d'Enrico in corte.

ENRICO
Ella a tacersi apprese
quando sul trono inglese
ceder dovette il loco
una Regina a te.

PERCY
Ma parlerà fra poco
e tu l'ascolta, o Re.
Se d'un tradito talamo
dessi vendetta al dritto,
soltanto il mio si vendichi...
esso nel cielo è scritto.
Sposi noi siam.

ENRICO
Voi sposi!!...

ANNA
Ah! che di' tu?

ENRICO
Tant'osi?

PERCY
Riprendo i dritti miei:
ella sia resa a me.

ENRICO
E sposa sua tu sei!...

ANNA
(titubante)
Io...

PERCY
Puoi negarlo?...

ANNA
(Ahimè..)

PERCY
Fin dall'età più tenera
tu fosti mia, lo sai;
tu mi tradisti; io misero
anche infedel t'amai.
Quel che mi t'ha tradita,
ti toglie onore e vita...
Le braccia io t'apro, io voglio
renderti vita e onore.

ANNA
Ah, del tuo cuor magnanimo
qual prova a me tu dai!
Perisca il dì che perfida,
te pel crudel lasciai!
M'ha della fé tradita
il giusto ciel punita...
io non trovai nel soglio
altro che affanno e orror.

ENRICO
(Chiaro è l'inganno, inutile,
chiara la trama assai...
Ma, coppia rea, non credere
ch'io ti smentisca mai...
Dall'arte tua scaltrita
tu rimarrai punita...
Più rio non avrai cordoglio,
strazio ne avrai maggior)
Al Consiglio sien tratti, o custodi.

ANNA
Anco insisti?

PERCY
Il Consiglio ne ascolti.

ENRICO
Va', confessa gli antichi tuoi nodi;
non temer ch'io li voglia disciolti.

ANNA
Ciel! Ti spiega... furore represso
più tremendo sul volto ti sta.

ENRICO
Coppia iniqua! L'inganno tuo stesso
sull'odiato tuo capo cadrà!
Salirà d'Inghilterra sul trono
altra donna più degna d'affetto:
abborrito, infamato, reietto
il tuo nome, il tuo sangue sarà.

ANNA e PERCY
Quanto, ahi! quanto è funesto il tuo dono
altra donna giammai non apprenda!
L'Inghilterra mai più non intenda
l'empio strazio che d'Anna si fa.

Anna e Percy partono fra soldati.

 

ATTO TERZO

Scena prima
Enrico indi Giovanna Seymour.

ENRICO
Sposa a Percy pria che ad Enrico ell'era!
Sposa a Percy! No, mai: menzogna è questa
onde sottrarsi alla tremenda legge
che la condanna mia colpevol moglie.
E sia pur ver; la coglie
legge non men tremenda... e la sua figlia
ravvolge anch'essa nella sua ruina.

GIOVANNA
Sire...

ENRICO
Vieni, Seymour... tu sei regina.

GIOVANNA
Ah! Sire... il mio rimorso
mi guida al vostro piè.
(per prostrarsi: Enrico la solleva)

ENRICO
Rimorso...

GIOVANNA
Amaro.
Estremo, orrendo, Anna vid'io. L'intesi;
il suo pianto ho nel cor; di lei pietade,
in un di me; del suo morir cagione
esser non vo, né posso... Ultimo addio
abbia il mio re.

ENRICO
Più che il tuo Re, son io
l'amante, io son l'amante
ch'ebbe i tuoi giuri, e che fra poco all'ara
altri ne avrà più sacri.

GIOVANNA
Ah! non li avessi
mai proferiti quei funesti giuri,
che mi han perduta; ad espiarli, o Sire,
ne andrò in remoto asilo ove non giunga
vivente sguardo, ove de' miei sospiri
non oda il suono altri che il ciel...

ENRICO
Deliri?
E d'onde in te sì strano
proposto, o donna? E speri tu, partendo,
Anna far salva? Io più l'aborro adesso.
L'aborro or più che sì t'affligge, e turba.
Che a spegner giunge il tuo medesmo amore.

GIOVANNA
Ah! non è spento... Ei mi consuma il core!
alla virtù preposta...
per quegli amari spasimi,
pel pianto che mi costa...
odi la mia preghiera...
Anna per me non pera...
innanzi al cielo e agli uomini
rea non mi far di più.

ENRICO
Stolta! Non sai...
(si apron le porte delle sale)
Ma frenati:
sciolto è il Consiglio.

GIOVANNA
Ah! m'odi...

ENRICO
Frenati.
(severamente; Giovanna rimane afflittissima)

Scena seconda
Hervey con gli sceriffi che portano la
sentenza del Consiglio, accorrono da tutte le parti
cortigiani e dame.

HERVEY
I Pari unanimi sciolsero i regi nodi... Anna, infedel
consorte, è condannata a morte, e seco ognun che complice
e istigator ne fu.

CORO
A voi, supremo giudice commessa è la sentenza. Unica
speme ai miseri è la real clemenza: i re pietosi, immagine
sono del ciel quaggiù.

ENRICO
Rifletterò: giustizia.
Prima è dei re virtù.

Prende la sentenza dalle mani delli sceriffi. Gio vanna
s'avvicina ad Enrico con dignità. Il Coro si arresta
in lontananza.

GIOVANNA
Ah! pensate che rivolti
terra e cielo han gli occhi in voi;
che ogni core ha i falli suoi
per dovere altrui mercé.
La pietade Enrico ascolti,
se al rigore è spinto il Re.

ENRICO
Basta: uscite e ancor raccolti
siano i Pari innanzi a me.

CORO
La pietade Enrico ascolti,
se al rigore è spinto il Re.

Partono. Enrico entra nella sala del Consiglio.

Atrio nelle prigioni della Torre di Londra. Il fondo e le
porte sono occupate da soldati.

Scena terza
Percy scortato dalle guardie, indi Rochefort.

PERCY
Tu pur dannato a morte,
tu di niun fallo reo?

ROCHEFORT
Fallo mi è grave
l'esser d'Anna fratello.

PERCY
Oh! in qual ti trassi
tremendo abisso!

ROCHEFORT
Io meritai cadervi.
Io che da cieca ambizion sospinto,
Anna sedussi ad aspirare al soglio.

PERCY
Oh! amico... al mio cordoglio
il tuo s'aggiunge. Ah! se sperarti salvo
potessi ancor, men dolorosa e amara
la morte mi farìa questa speranza.

ROCHEFORT
Dividiamoci da forti... alcun s'avanza.

Scena quarta
Hervey e detti.

HERVEY
A voi di lieto evento
nunzio son io. Vita concede ad ambi
clemente il Re.

PERCY
Vita a noi! ed Anna?...

HERVEY
La giusta sua condanna
subir dev'ella.

PERCY
E me si vile ei tiene
che viver voglia, io reo, quando ella muore,
ella innocente! A lui ritorna, e digli
ch'io ricusai così funesto dono.
Digli che in questo petto
come puro l'amor, sacra è la fiamma
che da virtù nasce, digli che in core
in mezzo ai mali miei parla l'onore.
Vieni, infelice amico, unico è questo
conforto che mi resta,
l'abbracciarti e morir.
Deh! frena il pianto.
Serbati d'ambi a rammentare un giorno
l'atroce fato, e ti consoli allora
il saper, che Percy dopo l'estremo
di tenera amistà candido amplesso
a lei pensando, a lei... moriva almeno
col suo nome sul labbro, e più nel seno.
Vivi tu te ne scongiuro,
tu men tristo e men dolente;
cerca un suolo, in cui securo
abbia asilo un innocente;
cerca un lido in cui vietato
non ti sia per noi pregar.
Ah! qualcuno il nostro fato
resti in terra a lagrimar.

ROCHEFORT
Oh! Percy! Di te men forte,
men costante non son io.

HERVEY
Risolveste?

ROCHEFORT
Udisti...

ROCHEFORT e HERVEY
Morte.

HERVEY
Sian divisi.

PERCY e ROCHEFORT
Amico!... addio.

PERCY
Nel veder la tua costanza
il mio cor si rasserena,
non temea che la tua pena
non soffrìa che il tuo soffrir.
L'ultim'ora che s'avanza
ambedue sfidar possiamo,
che nessun quaggiù lasciamo,
né timore, né desir.

Si danno un addio e partono fra i soldati.
Scena quinta
Escono i servi di Anna dalla prigione ov'è rinchiusa.

CORO (TUTTI)
Chi può vederla a ciglio asciutto
in tanto affanno, in tanto lutto,
e non sentirsi spezzare il cor?

CORO (PARTE)
Or muta e immobile qual freddo sasso;
or lungo e rapido studiando il passo;
or trista or pallida, com'ombra, in viso;
or componendosi ad un sorriso:
in tanti mutasi diversi aspetti,
quanti in lei sorgono pensieri e affetti
nel suo delirio, nel suo dolor.

Scena sesta
Anna dalla sua prigione. Si presenta in abito negletto,
col capo scoperto si avanza lentamente, assorta
in profondi pensieri. Silenzio universale. servi la
circondano vivamente commossi. Ella l'osserva
attentamente sembra rasserenarsi.

ANNA
Piangete voi? donde tal pianto?... È questo
giorno di nozze. Il Re mi aspetta... è acceso
infiorato l'altar. Datemi tosto
il mio candido ammanto; il crin m'ornate
del mio serto di rose... che Percy
non lo sappia... il Re l'impose.

CORO
Oh! memoria funesta!

ANNA
Oh! Chi si duole?

CORO
Oh! memoria funesta!

ANNA
Oh! chi si duole?
Chi parlò di Percy?... Ch'io non lo vegga.
Ch'io m'asconda a' suoi sguardi. È vano. Ei viene...
ei mi accusa... ei mi grida. Oh! mi perdona...
Infelice son io. Toglimi a questa
miseria estrema... Tu sorridi?... Oh gioia!
Non fia, non fia che qui deserta io moia!
Al dolce guidami
castel natio,
ai verdi platani,
al queto rio,
che i nostri mormora
sospiri ancor.
Colà, dimentico
de' corsi affanni,
un giorno rendimi
de' miei primi anni,
un giorno solo
del nostro amor.

CORO
Chi può vederla a ciglio asciutto
in tanto affanno, in tanto lutto,
e non sentirsi spezzar il cor?

Scena settima
Odesi suono di tamburi. Si presentano le guardie.
Hervey e cortigiani.

ANNA
(scuotendosi)
Qual mesto suon?... che vedo?...
Hervey, le guardie?...
(le osserva attentamente. Rinviene dal suo delirio)

HERVEY
(alle guardie)
Ite, dal carcer loro
sian tratti i prigionieri.

ANNA
Oh! in quale istante
del mio delirio mi riscuoti, o cielo!
A che mai mi riscuoti...

Escono da varie prigioni Rochefort, Percy
e poi ultimo Smeton.

ROCHEFORT e PERCY
Anna!

ANNA
Fratello!
E tu, Percy!... per me, per me morite!

SMETON
Io solo vi perdei, me maledite...
(avanzandosi si prostra ai piedi d'Anna)

ANNA
Smeton!
(si ritira come sbigottita, e si copre il volto col manto)

PERCY
Iniquo!

SMETON
Ah, sì... Io son... ch'io scenda
con tal nome fra l'ombre, io mi lasciai
dal Re sedurre. Io v'accusai credendo
serbarvi in vita; ed a mentir mi spinse
un insano desire, una speranza
ch'io tenni in core un anno intier repressa.
Maleditemi voi.

ANNA
Smeton!... Ti appressa.
Sorgi che fai? Ché l'arpa tua non tempri?
Chi ne spezzò le corde?

Smeton è sempre in ginocchio; ella lo alza.

ROCHEFORT
Anna.

PERCY
Che dice?

DONZELLA
Ritorna a vaneggiar.

ANNA
Un suon sommesso
tramandan esse come il gemer tronco
di un cor che mora... Egli è il mio cor ferito
che l'ultima preghiera al ciel sospira.
Udite tutti.

ROCHEFORT, PERCYe SMETON
Oh! rio martir!

CORO
Delira.

ANNA
Cielo: a' miei lunghi spasimi
concedi alfin riposo
e questi estremi palpiti
sian di speranza almen.

TUTTI
L'estremo suo delirio
prolunga, o ciel pietoso;
fa che la sua bell'anima
di te si desti in sen.

Odonsi colpi di cannone in lontano e suonar di campane.
Anna rinviene a poco a poco.

ANNA
Chi mi sveglia? ove sono? che sento?
suon festivo? che fia? favellate.

CORO
Acclamata dal popolo contento
è regina...

ANNA
Tacete... cessate.
Manca, ahi! manca a compire il delitto
d'Anna il sangue, e versato sarà.
(si abbandona fra le braccia delle damigelle)

TUTTI
Ciel! Risparmia al suo core trafitto
questo colpo a cui regger non sa.

ANNA
Coppia iniqua, l'estrema vendetta
non impreco in quest'ora tremenda;
nel sepolcro che aperto m'aspetta
col perdon sul labbro si scenda,
ei m'acquisti clemenza e favore
al cospetto d'un Dio di pietà.
(sviene)

TUTTI
Sventurata... Ella manca... Ella more!

Si presentano gli sceriffi a prendere i prigionieri.
Rochefort, Smeton e Percy vanno loro incontro e additando
Anna, esclamano:

TUTTI
Immolata una vittima è già!

F I N E

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