Vincenzo (Salvatore Carmelo Francesco) Bellini

(1801-1835)

Beatrice di Tenda

Tragedia lirica in 2 Atti, è stata rappresentata a Venezia (Teatro la Fenice) il 16 marzo del 1833

Personaggi

Filippo Maria Visconti, duca di Milano (Baritono); Beatrice, contessa di Tenda, sua moglie (Soprano); Agnese del Majno, sua damigella di corte e amante di Filippo (Mezzosoprano); Orombello, signore di Ventimiglia, cugino di Beatrice e suo confidente (Tenore); Anichino, amico di Orombello (Tenore); Rizzardo del Majno, fratello di Agnese (Tenore) cortigiani, giudici, ufficiali, armigeri, dame e damigelle, soldati

La scena è nel Castello di Binasco. L'epoca è dell'anno 1418.

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA
Atrio interno nel castello di Binasco.
Un'ala di palazzo è illuminata. Tutto indica che in quello
ha luogo una festa. Alcuni cortigiani
attraversano la scena, e s'incontrano in Filippo.

CORO
Tu, signor! lasciar sì presto
Così splendida assemblea?

FILIPPO
M'è importuna... io la detesto...
Per colei che n'è la dea.

CORO
Beatrice!

FILIPPO
Si: di peso
Emmi il nodo a cui son preso.
Non regnar che per costei!
Simular gli affetti miei!
Un molesto amor soffrire,
Un geloso rampognar!
È tal noia, è tal martire
Ch'io non basto a tollerar.

CORO
Sì: ben parli... è grave il giogo...
Ma spezzarlo non potrai?

FILIPPO
Io lo bramo.

CORO
E pieno sfogo
A tua brama a che non dai?
Sei Visconti... Duca sei,
Sei maggior, signor di lei...
Se più soffri, se più taci,
Non mai paghi, ognor più audaci
I vassalli in lei fidanti
Ponno un dì mancar di fè.
Non lasciar che più si vanti
Degli stati che ti diè.
(Sono interrotti dalla musica che parte dal palazzo. Porgono attentamente l'orecchio: odesi la voce di Agnese che canta la seguente romanza)

I.
AGNESE
Ah! non pensar che pieno
Sia nel poter diletto:
Senza un soave affetto
Pena anche in trono un cor.

FILIPPO
O Agnese! è vero.

CORO
Il suo canto seconda il tuo pensiero.

II.
AGNESE
Dove non ride amore
Giorno non v'ha sereno:
Non ha la vita un fiore,
Se non lo nutre amor.

FILIPPO
Né più fia lieta
D'un sol fiore la mia!

CORO
Beatrice il vieta.
Ah! se tu fossi libero
Come gioir potresti!
Di quante belle ha Italia
Nobil desio saresti:
Tutte a piacerti intese,
Tutte le avresti al piè.

FILIPPO
Tutte! (O divina Agnese!
Tu basteresti a me.
Come t'adoro, e quanto
Solo il mio cor può dirti:
Gioja mi sei nel pianto,
Pace nel mio furor.
Se della terra il trono
Dato mi fosse offrirti,
Ah! non varrebbe il dono,
Cara del tuo bel cor)

CORO
Di spezzar gli odiati nodi
Il pensier depor non déi:
Se d'un'altra amante sei,
L'arti sue t'insegni amor.

FILIPPO e CORO
Forse già disposti i modi
Ne ha fortuna in suo segreto;
E non manca a far mi/ti lieto.
Che sorprenderne il favor.
(Partono)

SCENA SECONDA
Anichino e Orombello.

ANICHINO
Soli siam qui - Liberamente io posso
Svelarti il mio timor.

OROMBELLO
Che temi?

ANICHINO
Io temo
Il cieco amor che ognun ti legge in volto.
O figlio in te rivolto
Era ogni sguardo, e più di tutti Agnese
Di spiar non cessava i moti tuoi:
Ah! Beatrice e te perder tu vuoi.

OROMBELLO
Salvarla io voglio. - In propria corte schiava
La compiangon le genti: e quanti han prodi
Del Tanaro le sponde e del Ticino
Che dell'eroe Facino
La videro sul trono, apprestan l'armi
A vendicarla ed a spezzar suoi nodi.

ANICHINO
Di Filippo non sai l'arti e le frodi?
E dove ancor sovrana
Foss'ella appieno, l'alta donna è troppo
Gelosa di sua fama
Per nutrire tue speranze...

OROMBELLO
Ella pur m'ama.

ANICHINO
Che dici tu? t'ama?

OROMBELLO
Sì, m'ama... il credi...

ANICHINO
Tremar mi fai.

OROMBELLO
Mira.
(Mostra un biglietto)

ANICHINO
Qual foglio!

OROMBELLO
Un paggio
Mel diè furtivo, e mi sparì d'innanti.
Odi... Fra pochi istanti,
Prima dell'alba, ella in segreta stanza
Mi attenderà... Scorta mi ho sommesso
Un suono di liuto...

ANICHINO
Orombello!... ah! se vai, tu sei perduto.
De' suoi nemici e tuoi
Insidia è forse...

OROMBELLO
E per un dubbio speri
Che a mia ventura io manchi?... Oh! Vedi... intorno
Regna silenzio, e spente son le faci.
Lasciami.

ANICHINO
Incauto!...

OROMBELLO
Ah! Taci…
Non turbar la mia gioia... In quelle soglie
Morte pur sia... la sfido.

ANICHINO
Oh! forsennato!:..
Abbi di te pietà.

OROMBELLO
Me tragge il fato.
(Si scioglie da Anichino, ed entra frettolosamente nel palazzo. Anichino si allontana dolente)

SCENA TERZA
Appartamento di Agnese.
Agnese siede inquieta ad un tavolino: un liuto è sovr'esso. Dopo alcuni momenti si alza, e va spiando alla porta come persona che attende qualcuno.
Verrà - non mente il paggio...
Gioir lo vide, e l'amoroso foglio
Premersi al cor - Oh! sì, verrà. - Ti calma,
Dubbiosa e timid'alma,
Né sospetto ti dia breve dimora;
Forse ogni loggia non è sgombra ancora.
Regna una volta, o sonno... E tu più tardo
Le tenebre a fugar t'affaccia, o giorno.
Silenzio - È notte intorno,
Profonda notte. -Del liuto il suono
Ti sia duce, amor mio.
(Prelude sul liuto, indi si arresta e porge l'orecchio)
Udiamo. - Alcun s'appressa.

SCENA QUARTA
Orombello entra frettoloso, e guardingo. Appena scopre Agnese si ferma maravigliato e guardando d'intorno.

OROMBELLO
Ove son io?

AGNESE
Onde così sorpreso?
Inoltrate.

OROMBELLO
Perdono. - Udìa... passando...
Soavi note... e me traea vaghezza
Di saper da che man venian destate.
Perdono, Agnese...
(Per partire)

AGNESE
Uscite voi? - Restate. -
Sedete.

OROMBELLO (O ciel!)

AGNESE
Sedete. - E fia pur vero
Che curiosa brama
Sol vi spingesse?

OROMBELLO
(Oh! incauto me!)

AGNESE
Null'altro
Desir fu il vostro?

OROMBELLO
E qual, Contessa?

AGNESE
E in queste
Ore sì tarde non può forse un core
Vegliar co' suoi pensieri... e sospirando
Confidar al liuto un caro nome...
Il nome d'Orombello?

OROMBELLO
Il nome mio?
Chi mai?

AGNESE
Che val tacerlo? Avvi.

OROMBELLO
(Gran Dio!)

AGNESE
Voi fra il ducal corteggio
Non veggo io forse?
Sospirar non v'odo?
Gemer sommesso?...

OROMBELLO
(Oh! che mai sento?)

AGNESE
Un giorno
Si riscontrar i nostri occhi intenti e fissi
Egli ama, egli ama, io dissi...
Degno è d'amor, più che non sia mortale...
Più che l'altero suo rival...

OROMBELLO
(alzandosi)
Rivale!

AGNESE
Sì: rival... regnante.

OROMBELLO
(Ciel! che ascolto!)

AGNESE
Ma che giova?
Nulla è un regno ad alma amante:
Più che un trono in voi ritrova...
Ogni ben che in terra è dato
È per essa il vostro amor.

OROMBELLO
(Tutto, ah! tutto è a lei svelato...
Simular che giova ancor?)

AGNESE
Né vi basta?...

OROMBELLO
O Agnese!

AGNESE
E un foglio
Un suo foglio non aveste?

OROMBELLO
L'ebbi... ah! sì... fidar mi voglio...
Amo, è vero, e in questo amore
È riposto il ciel per me.

AGNESE
(Al piacer resisti, o core.
Chi beato al par di te?)

OROMBELLO
Oh! celeste Beatrice!

AGNESE
(con un grido)
Ella!

OROMBELLO
Agnese!...
(correndo a lei sbigottito)

AGNESE
Oh! me infelice!

OROMBELLO
Ciel! che feci?

AGNESE
(con disperazione)
Amata ell'è!
Ella amata! ed io schernita!...
Io delusa!... ahi crudo arcano!

OROMBELLO
Ah! pietade... la sua vita,
La sua fama è in vostra mano!

AGNESE
E la mia?... la mia... spietato!
Nulla è dunque agli occhi tuoi?
Ah! l'incendio in me destato
Spegni in pria, se tu lo puoi...
Fa che un'ombra, un sogno sia
La mia pena e. l'onta mia...
Ed allora... allor capace
Di pietà per lei sarò.

OROMBELLO
M'odi, ah! m'odi.. ah! tu non sei
Né oltraggiata, né schernita.
Per calmarti io spenderei
Il mio sangue, la mia vita...
Me perdona se costretto
Da potente immenso affetto
Tutto il prezzo del tuo core
Il mio cor sentir non può.

AGNESE
Taci, taci.

OROMBELLO
Ah! no...

AGNESE
T'invola...
L'ira mia di più s'accende.

OROMBELLO
Ah! crudele, da te sola
La sua vita omai dipende.

AGNESE
Fa che un'ombra, un sogno sia
La mia pena e l'onta mia,
Ed allora, allor capace
Di pietà per lei sarò.

OROMBELLO
Ah! perdona se costretto
Da potente, immenso affetto,
Tutto il prezzo del tuo core
Il mio cor sentir non può.
(Agnese lo accommiata minacciosa, Orombello si allontana)

SCENA QUINTA

AGNESE
(sola)
Ogni mia speme è al vento...
A vano amore
Sottentrò la vendetta...
Essa, o Filippo,
A te mi getta in braccio - Ah! negli abissi
Mi getti ancora, perché sia punito
Chi mi schernì, purché non resti inulto
Il mio rossore estremo, e il mio cordoglio
Mi fia compenso d'Orombello... un soglio.
(Parte)

SCENA SESTA
Boschetto nel Giardino Ducale. Beatrice esce correndo; le sue Damigelle la seguono.

BEATRICE
Respiro io qui...
Fra queste piante ombrose,
All'olezzar de' fiori, a me più dolce
Sembra il raggio del dì.
(Siede)

DAMIGELLE
Come ogni cosa
Il suo sorriso allegra,
A voi dolente ed egra
Rechi conforto ancor!

BEATRICE
Oh! mie fedeli!
Quando offeso il suo stelo il fior vien meno,
Più ravvivar nol puote il Sol sereno,
Quel fior son io: così languir m'è forza,
Lentamente perir. - Ah! non è questa
La mercé ch'io sperai d'averti accolto
E difeso, o Filippo, e al soglio alzato!

DAMIGELLE
Misera! è ver.

BEATRICE
Che non mi dee l'ingrato?
(Mala sola, oimè! son io,
Che penar per lui si veda?
O mie genti! o suol natio!
Di chi mai vi diedi in preda?
Ed io stessa, ed io potei
Soggettarvi a tal signor?)

DAMIGELLE
(Ella piange)

BEATRICE
(Oh! regni miei!)

DAMIGELLE
(Smania, freme..)

BEATRICE
(Oh! mio rossor!)
Ah! la pena in lor piombò
Dell'amor che mi perdé;
I martir dovuti a me
Il destino a lor serbò.
Ma se in ciel sperar si può
Un sol raggio di pietà,
La costanza a noi darà,
Se la pace ne involò.

DAMIGELLE
(Ah! per sempre non sarà
Vilipesa la virtù:
Più contenta e bella più
Dalle pene sorgerà)

SCENA SETTIMA
Mentre Beatrice si allontana colle sue damigelle, entrano Filippo e Rizzardo. Ambidue l'osservano in silenzio da lontano.

RIZZARDO
Vedi?... La tua presenza
Fugge sdegnosa.

FILIPPO
Ove fuggir può tanto
Che non la segua il mio vegliante sguardo?
Va, la raggiungi.
(Rizzardo parte)
Io fremo d'ira ed ardo.
D'esser da lei tradito
Duolmi così? Non lo bramai finora?
Non ne cercai, non ne sperai le prove?

SCENA OTTAVA
Beatrice e Filippo.

BEATRICE
Tu qui, Filippo?

FILIPPO
E altrove
Poss'io trovarti, che in segreti luoghi,
Ove misteriosa ognor t'aggiri?

BEATRICE
Sì... non vo' testimoni a' miei sospiri.
E a te celarli io tento,
Più che ad altrui.
Troppo ti son molesti
Già da gran tempo.

FILIPPO
Né molesti mai
Stati sarian, se la cagion verace
Detta ne avessi.

BEATRICE
Oh! ben ti è nota... e grave
Più me la rende il simular che fai
Tu d'ignorarla.

FILIPPO
E ch'io la ignori speri?
Non sai che i tuoi pensieri,
E i più segreti, e i più gelosi e rei
Io ti leggo cogli occhi, in fronte, in core?

BEATRICE
Io rei pensieri!!! e quali?

FILIPPO
Odio e livore.

BEATRICE
Odio e livore! - ingrato!
Né il pensi tu, né il credi,
Duolo d'un cor piagato,
Pianto d'amor vi vedi,
Speme delusa, e smania
Di gelosia crudel.

FILIPPO
Smania gelosa, è vero,
Negli occhi tuoi si stampa...
Ma gelosia d'impero,
Ma d'altro amore è vampa,
Ma l'ira insieme e l'onta
D'un'anima infedel.

BEATRICE
Filippo!

FILIPPO
Sì: spergiura!
Più simular non giova.

BEATRICE
Filippo!!

FILIPPO
Ho in man sicura
Del tuo fallir la prova.
Trema.

BEATRICE
Filippo!!! Basti.

FILIPPO
La tua perfidia è qui...
(Cava un portafogli)

BEATRICE
Ciel!... violare osasti...
Tu i miei segreti?

FILIPPO
Io... Si.
Qui di ribelli sudditi
Soffri le mire audaci:
D'un temerario giovane
Qui dell'ardor ti piaci...
E a me delitti apponi?
E a me d'amor ragioni?
Oh! non ti avrei sì perfido
Giammai creduto il cor.

BEATRICE
Questi d'amanti popoli
Voti e lamenti sono.
S'io gli ascoltassi, o barbaro
Meco saresti in trono?
Oh! non voler fra questi
Vili cercar pretesti.
Se amar non puoi, rispettami...
Mi lascia almen l'onor.
Quei fogli, o Filippo - quei fogli mi rendi.
Infami il tuo nome.

FILIPPO
E tanto pretendi?

BEATRICE
Non farti quest'onta: io sono innocente...

FILIPPO
No, tutto t'accusa: tua l'onta sarà.

BEATRICE
Filippo!
(Supplichevole)

FILIPPO
Ti scosta.

BEATRICE
Tel chiedo piangente...
La morte piuttosto...

FILIPPO
Attendila... va.

(A2)
BEATRICE
(sorgendo)
Spietato! codardo! eccesso cotanto
Mi rende a me stessa, impietra il mio pianto:
Paventa lo sdegno d'un'anima offesa,
Il grido d'un core che macchia non ha.
Il mondo che invoco, che io chiamo in difesa,
Il mondo d'entrambi giustizia farà.

FILIPPO
Del fallo cancella, distruggi la traccia...
Annientala; indegna! poi fremi e minaccia...
Poi vanta costanza, poi spera che illesa
Sarà la tua vita, tua fama sarà.
Il mondo che invochi, che chiami in difesa,
Il mondo d'entrambi vendetta farà!
(Beatrice parte)

SCENA NONA
Filippo e Rizzardo.

FILIPPO
Udisti?

RIZZARDO
Udii.

FILIPPO
Libero troppo all'ira
Il freno io diedi. Se Orombel movesse
Antica fè soltanto!... e se delusa,
O menzognera, mi traesse Agnese
A fallo estremo, a irreparabil danno!

RIZZARDO
E sospettar d'inganno
Potresti, Agnese?
Oltre ogni cosa in terra
Prova pur dianzi a te non dava?

FILIPPO
È vero.

RIZZARDO
Fra Beatrice a lei
Se' tu sospeso ancor?

FILIPPO
No... ma più grave,
Onde giusto apparir d'Italia al guardo,
Vuolsi cagione che non sia pretesto.

RIZZARDO
E l'avrai tale, e presto,
Se vinci i dubbii tuoi, se intera fede
Riponi in me.

FILIPPO
Tanto prometti?

RIZZARDO
E tanto
Pur d'eseguir confido.

FILIPPO
E sia. Vieni: a tua suora, e a te mi fido.
(Partono)

SCENA DECIMA
Parte rimota nel castello di Binasco: da un lato è la statua di Facino Cane. Un drappello d’Armigeri esce dal corridoio e s'innoltra guardingo. Coro.

1 Lo vedeste?
2 Sì: fremente
Ei ci parve, e insiem confuso.
1 Nulla ei disse?
2 No: tacente
Ei si tenne, e in sé rinchiuso.
1 Or dov'è?
2 Qua e là s'aggira,
Qual chi scopo alcun non ha.
1 Finge invan: l'amore o l'ira
A tradirsi il porterà.

TUTTI
Arte egual si ponga in opra;
Nulla sfugga agli occhi nostri,
Ma spiarlo alcun non mostri,
Né seguirlo ovunque va.
Vel non fra, per quanto il copra,
Che da noi non sia squarciato,
S'ei si stima inosservato,
S'ei si crede in securtà.
(Si allontanano)

SCENA UNDICESIMA
Beatrice sola, indi Orombello

BEATRICE
Il mio dolore, e l'ira... inutil ira...
S'asconda a tutti. - Oh! potess'io celarla
A te, Facino!... a te obbliato, o prode,
Appena estinto, a te, che forse or miri
Siccome tua vendetta ogni mio scorno.
(Si prostra sul monumento)
Deh! se mi amasti un giorno,
Non m'accusar - Sola, deserta, inerme
Io mi lasciai sedurre... e caro assai
Della mia debolezza io pago il fio.
(Esce Orombello)
Mi abbandona ciascun.

OROMBELLO
Ciascun non io.

BEATRICE
Chi vedo? tu Orombello!
Tu qui furtivo?

OROMBELLO
Della tua sventura
Favellan tutti - Opro sol io - Le lunghe
Dubbiezze tue vincer tu devi alfine,
Usar del tuo poter.
Io tutto ho corse
Le terre a te sogette, e mille in tutte
Fedeli braccia a tua difesa armai.
Vieni - Si spieghi ormai
Di Facino il vessillo; e di tue genti
Vendica i dritti offesi e i propri insulti.

BEATRICE
Son essi al colmo, e non saranno inulti
.
OROMBELLO
Oh! gioja! Appena annotti,
Fuggirem queste mura e di Tortona
Ci accorranno i ripari... Ivi raggiunta
Dai più prodi sarai... Solo prometti,
Che non porrai più inciampo al mio disegno,
Che meco in salvo ti vedrà l'aurora.

BEATRICE
Oh! che mai mi consigli?

OROMBELLO
E indugi ancora?

BEATRICE
A ciascun fidar vorrei,
Fuor che a te la mia difesa.

OROMBELLO
Che dì tu?

BEATRICE
Sospetto sei...
La mia fama io voglio illesa.

OROMBELLO
La tua fama!

BEATRICE
Sì - la fede
Che in te pongo... amor si crede;
La pietà che tu nudrisci...
Tua pietà... creduta è amor.

OROMBELLO
Io.. lo So.

BEATRICE
Né inorridisci?

OROMBELLO
Ah! non legger nel mio cor.

BEATRICE
Qual favella!

OROMBELLO
Ah! tu v'hai letto.

BEATRICE
Io! t'acqueta... intesi... intesi...

OROMBELLO
Sì: d'immenso, estremo affetto
Da' primi anni in te m'accesi...
Coll'età si fè maggior...
Si nutrì del tuo dolore...
Mi sforzai celarlo invano...
O perdono o morte avrò.

BEATRICE
Taci... parti... audace! insano!
Oh! in qual cor più fiderò?

OROMBELLO
(prostrandosi)
Deh! perdona.

BEATRICE
Sorgi.

SCENA DODICESIMA
Filippo, Rizzardo, Agnese con seguito, Anichino, indi Cavalieri, Dame e sol-dati.

AGNESE
(a Filippo)
Vedi?

FILIPPO
Traditori!

BEATRICE e OROMBELLO
Oh! ciel!

FILIPPO
V'ho colti.
Guardie!

BEATRICE
Arresta.

FILIPPO
Ed osi… e credi
Poter sì che ancor t'ascolti?
La tua colpa...

BEATRICE
Non seguire.
Ella esiste in tuo desire.
Ti conosco.

FILIPPO
E a mia vergogna
Conosciuta or sei tu qui.

OROMBELLO
(L'ho perduta!)

BEATRICE
O vil rampogna!

FILIPPO
Puoi scolparti?

CORO
(Oh! infausto dì!)

BEATRICE
Al tuo core, al reo tuo core
Lascio, indegno, il discolparmi;
Cerchi invano, o traditore,
D'avvilirmi, d'infamarmi.
Ah! tal onta io meritai
Quando a me quest'empio alzai.
Dell'amor che mi ha perduta
Sol tal frutto a me restò.

FILIPPO
A ben tristo e amaro prezzo
Di tal donna ebb'io l'amore:
Se il disprezzo è in me maggiore
O lo sdegno io dir non so.

OROMBELLO
(Sconsigliato! in qual la trassi
Di miseria abisso orrendo!
Giusto ciel, neppur morendo
L'error mio scontar potrò)

AGNESE
(Godi, esulta, o cor sprezzato,
Del dolor di questo ingrato:
Vide il tuo, lo vide estremo,
Né pietà per te provò)

ANICHINO
(Ciel, tu sai com'io volea
Prevenir sì ria sventura!
Ah! fu vana ogni mia cura...
Il destino l'affrettò)

CORO
(Tutto, ah! tutto a farla rea
Qui congiura a un tempo istesso:
Giusto ciel, d'innanzi ad esso
Come mai scolpar si può?)

FILIPPO
Al castigo a lor dovuto
Ambo in ferri custodite.

BEATRICE
E tu l'osi?

FILIPPO
Ho risoluto.

BEATRICE
L'empio l'osa!!

OROMBELLO
Duca, udite...
Innocente è la duchessa...
Insultata a torto è d'essa...
Calunniata...

FILIPPO
Te, non lei,
Traditor, difender déi.
Va...

BEATRICE
Filippo! è troppo eccesso...
Pensa ancor: ti puoi pentir.

FILIPPO
(alle guardie)
Ubbidite!

CORO
Ah! certo è desso,
Certo appien del suo fallir..

BEATRICE
Né fra voi, fra voi si trova
Chi si levi in mia difesa?
Uom non avvi che si muova
A favor di donna offesa?
Ah! se onor più non ragiona,
Se la terra m'abbandona,
A te, vindice supremo,
Io mi volgo e fido in te.

OROMBELLO
Deh! un momento un sol momento
Un acciaro a me porgete,
Se è colpevole, s'io mento,
Alme perfide, vedrete.
Oh! furor! inerme io fremo...
Ah! più fè, più onor non v'è.

FILIPPO
Ite, iniqui! all'impossente
Ira vostra io v'abbandono.
Ogni core è qui fremente,
Sa ciascun che offeso io sono:
Pena estrema a fallo estremo
Terra e ciel domanda a me.

AGNESE
(Questo, ingrato, il primo è questo
Colpo in te di mia vendetta:
Altro in breve, e più funesto
Più terribile ne aspetta.
Ambo miseri saremo;
Sì... ma tu... più assai di me)

ANICHINO e CORO
Ah! quel nobile suo sdegno,
Quel rossor di cui s'accende,
D'innocenza è certo pegno,
D'ogni accusa la difende...
A te, giudice supremo,
Noto è solo il reo qual è.
(Beatrice e Orombello sono circondati dalle guardie)

Cala il sipario

 

ATTO SECONDO

SCENA PRIMA
Sala nel castello di Binasco preparata per tener tribunale. Guardie alle porte. Damigelle di Beatrice e Cortigiani.

DAMIGELLE
Lassa! E può il ciel permettere
Questo giudizio infame?

CORO
Ella non può sottrarsene:
Già cominciò l'esame.
Possa dinanzi ai giudici
Darvi fedele amore
Forza e virtù maggiore
Che ad Orombel non diè!

DAMIGELLE
Come! L'incauto, il debole
Forse al timor cedè?

CORO
Dal tenebroso carcere,
Ove rinchiuso ei venne,
Al tribunal terribile
Fermo si presentò.
Quivi minacce e insidie
Intrepido sostenne;
Quivi martiri e spasimi,
Quanti potea, sfidò.

DAMIGELLE
Ahi! sventurato! ahi misero!
Né i barbari placò!

CORO
Tratto tre volte in aere,
Tre volte in giù sospinto,
Sol con profondi gemiti
Prima il suo duol mostrò.
Quindi spossato e livido,
D'atro pallor dipinto,
China la fronte e mutolo,
Esanime sembrò.

DAMIGELLE
Ahi ferrei cori! Ahi barbari!
Tanto il meschin penò?

CORO
Ma poi che gli occhi languidi
Ebbe dischiusi appena...
Quando il feroce strazio
Anco apprestar mirò...
Più non potendo reggere
All'insoffribil pena:
Sé confessò colpevole,
Complice lei gridò.

DAMIGELLE
Ahi! sventurata! ahi misera!
Niuno salvar la può.
(Si allontanano)

SCENA SECONDA
Filippo, Anichino, soldati.

FILIPPO
Omai del suo destino arbitra solo
Esser deve la legge.

ANICHINO
E qual v'ha legge
Che a voi non ceda? - Oh! ve ne prego, o Duca,
Per l'util vostro. A voi funesto io temo
Questo giudizio: già ne corse il grido
Per le vicine terre, e il popol freme,
E lei compiange.

FILIPPO
Né Filippo il teme.
Fino al novello dì sian di Binasco
(ai soldati)
Chiuse le porte, né venir vi possa,
Né uscirne alcuno. - Allor che il popol veda
Quest'idol suo di tanto error convinto,
Dirà giustizia quel che forza or dice.

ANICHINO
E chi di Beatrice
Retto giudice fia dove l'accusa
Filippo intenti?

FILIPPO
Or basta...
Omai pon modo al tuo soverchio zelo.
Il Consiglio s'aduna.

ANICHINO
(Oh! istante! io gelo)

SCENA TERZA
Escono i Giudici, e si vanno a collocare ai loro posti. Rizzardo presiede al consiglio. Filippo siede in un seggio elevato. La scena si empie di dame e di cavalieri: in mezzo alle dame vedesi Agnese.

ANICHINO
(O troppo a mie preghiere
Sordo Orombello! Fu presago jeri
Il mio timor)
(Va a sedersi anch'esso)

AGNESE
(Di mia vendetta è giunta
L'ora bramata... eppur non sono io lieta,
Qual mi sgomenta il cor voce segreta!)

SCENA QUARTA
Beatrice fra le guardie, e detti.

GIUDICE
Di grave accusa il peso
Pende sul capo vostro - A noi d'innanzi
Vi possiate scolpar!

BEATRICE
E chi vi diede
Di giudicarmi il dritto? Ovunque io volga
Gli occhi sorpresi, altro non veggio intorno
Che miei vassalli.

FILIPPO
E il tuo sovran non vedi?
Il tradito tuo sposo?

BEATRICE
Io veggo un empio
Che i beneficii miei paga d'infamia,
L'amor mio di vergogna.

FILIPPO
Amor tu dici
Tramar co' miei nemici,
Ribellarmi i vassalli e far mia corte
Campo di tresche oscene
Con citaredi, quanto abbietti, audaci,
Chiami Filippo amar?

BEATRICE
Taci, deh! taci.
Ferma udir posso ogni altra
Accusa tua... ma il cor si scote e freme
A sì vil taccia. Oh! non voler, Filippo,
De' Lascari la figlia, e d'un eroe
La vedova avvilir.

GIUDICE
Il reo t'accusa
Complice tuo. - Venga Orombello.

BEATRICE
(Oh cielo!
La mia virtù sostieni)

GIUDICE
Eccolo.

SCENA QUINTA
Orombello fra le guardie, e detti.

AGNESE
(Oh! come
Lo ridusse infelice il furor mio!)

OROMBELLO
A quai nuovi martir tratto son io!

GIUDICE
Ti rinfranca: a noi t'appressa.
Parla: e il ver conferma a lei.
(Orombello appoggiato sulle guardie s'innoltra lentamente)

BEATRICE
Orombello!

OROMBELLO
(Oh! voce! è dessa...
E morire io non potei!)

BEATRICE
Orombello!! – Oh sciagurato!
Dal mentir che hai tu sperato?
Viver forse? ah! dove io moro
Vita speri da costoro?
Tu morrai con me morrai,
Ma qual reo, qual traditor.

OROMBELLO
Cessa, cessa. - Ah tu non sai...
Di me stesso io son l'orror.
Io soffrii... soffrii tortura
Cui pensiero non comprende...
Non poté la fral natura
Sopportar le pene orrende...
La mia mente vaneggiava...
Il dolor, non io, parlava...
Ma qui, teco, al mondo in faccia,
Or che morte ne minaccia,
Innocente io ti proclamo,
Grido perfidi costor.

BEATRICE
Grazie, o cielo!

AGNESE
(Oh! mio rimorso!)

ANICHINO
(L'odi o Duca?)

FILIPPO
(L'odo e fremo)

GIUDICE
Troppo omai tu sei trascorso:
Bada e trema.

OROMBELLO
Io più non tremo.
Sol ch'io mora perdonato
Da quest'angelo d'amor!

FILIPPO e GIUDICE
V'han supplizii, o forsennato,
A strapparti il vero ancor.
(Orombello si strascina verso Beatrice: essa gli va incontro e lo regge)

BEATRICE
Al tuo fallo ammenda festi
Generosa, inaspettata.
Il coraggio mi rendesti,
Moro pura ed onorata...
Ti perdoni il ciel clemente,
Col mio labbro, col mio cor.

OROMBELLO
Non morrai: né ciel, né terra
Soffrirà sì nero eccesso.
A me stanco in tanta guerra,
A me sia morir concesso.
Mi offrirò col tuo perdono
Lieto innanzi al mio signor.

FILIPPO e GIUDICI
(In quegli atti, in quegli accenti
V'ha poter ch'io dir non posso,
Cederesti ai lor lamenti,
Ne saresti o cor commosso?
No: sottentri a vil pietade
Inflessibile rigor)

AGNESE e DAMIGELLE
(Ah! sul cor, sul cor mi cade
Quel compianto e quel dolor)

FILIPPO
Poi che il reo smentì se stesso,
Fia sospesa la sentenza?

ANICHINO
Sciorgli entrambi è mio pensiero:
Fia giustizia la clemenza.

FILIPPO
Sciorgli?

AGNESE
Oh! gioja!

GIUDICI
No: non puoi,
Vuol la legge i dritti suoi.
Nuovo esame infra i tormenti
Denno in pria subir costor.

AGNESE, ANICHINO e DAMIGELLE
(Ella pure!)

BEATRICE
(O iniqui!)

OROMBELLO
Oh! mostri!
Chi porrà su lei le mani?
Tuoni pria sui capi vostri,
Tuoni il cielo...

GIUDICI
Si allontani.

BEATRICE
(ai Giudici)
Deh! un istante...
(a Filippo)
Un solo accento
Non temer di udir lamento...
Sol t'avverto... Il ciel ti vede...
O Filippo! hai tempo ancor.

FILIPPO
Va: pei rei non v'è mercede...
Ti abbandono al suo rigor.

BEATRICE
(si volge ad Orombello e a lui si avvicina)
Vieni, amico... insiem soffriamo:
A soffrir per poco abbiamo.
Il destin per breve pena
Ci riserba eterno onor.

OROMBELLO
Teco io sono.

AGNESE
(Io reggo appena)

ANICHINO
(Oh! pietà! si spezza il cor)

TUTTI
FILIPPO e GIUDICI
Ite entrambi, e poi che il vero
Il rimorso non vi detta,
Il supplizio che vi aspetta.
Vi costringa, e strappi il vel.

AGNESE e ANICHINO
(Chi mi cela al mondo intero?)
(O misfatto! ho in core un gel!)

BEATRICE
Ah! se in terra a tai tiranni
È virtude abbandonata,
D'una vita sventurata
È la morte men crudel.

OROMBELLO e BEATRICE
Di costanza armiamo il core:
Qui supplizii, onore in ciel.
(Orombello e Beatrice partono fra le guardie da' lati opposti. Il consiglio si scioglie)

SCENA SESTA
Agnese e Filippo.
Filippo rimane pensoso, e passeggia a lunghi passi. Agnese si avvicina ad esso tremante.

AGNESE
Filippo!

FILIPPO
Tu! - Ti appressa...
D'uopo ho d'udir tua voce.

AGNESE
Oh! al cor ti scenda
Pietosa sì, che al perdonar lo pieghi.

FILIPPO
Sei tu che preghi, Agnese! E per chi preghi?
Vieni: ogni tema sgombra:
Il regal serto è tuo.

AGNESE
Serto! Ah! piuttosto
Si aspetta a me de' penitenti il velo.

FILIPPO
Agnese!

AGNESE
Innanzi al cielo,
Innanzi al mondo, io rea mi sento... rea
Della morte cui danni un'innocente.

FILIPPO
Qual dubbi or volgi, strani dubbi, in mente?
Io sol rispondo, io solo
Di quel reo sangue - Omai t'acqueta, e pensa
Che ad altri tu non dei, fuor che all'amore,
Di Beatrice il soglio.
Ritratti.

AGNESE
Ah! mio Signor!...

FILIPPO
(severamente)
Ritratti... il voglio.
(Agnese parte piangendo):

SCENA SETTIMA
Filippo solo, indi Anichino, , Dame, Cortigiani.

FILIPPO
Rimorso in lei?... Dove io non ho rimorso
Altri lo avrà? - Dove alcun l'abbia, il celi:
Il mostrarlo è accusarmi. Esser tranquillo,
Sereno io voglio - E il sono io forse, e il posso!
No da terror percosso
Mi sento io pur, qual se vicino avessi
Terribil larva, qual se udissi intorno
Una minaccia rimbombar sul vento -
M'inganno?... o mi colpi flebil lamento!
(Porge l'orecchio)
No, non m'inganno... è dessa,
Ch'io non n'oda la voce - Oh! chi s'appressa!
(All'uscir di Anichino si ricompone)

ANICHINO
Filippo, la duchessa
Non confessò... pur la condanna a morte
Tutto il consiglio, e il nome tuo sol manca
Alla mortal sentenza.
(Filippo riceve la sentenza)

FILIPPO
Non confessò!!

ANICHINO
Costante è l'innocenza.

CORO
È in vostra man, signore,
Dell'infelice il fato:
Ceda il rigor placato
Al grido di pietà.

FILIPPO
No... si resista...
Il decreto fatal si segni alfine...
(Si appressa al tavolino per segnare la sentenza: si arresta)
Ah! non poss'io: mi si solleva il crine.
Qui mi accolse oppresso, errante,
Qui dié fine a mie sventure...
Io preparo a lei la scure!
Per amor supplizio io do!
Ah! mai più d'uman sembiante
Sostener potrò l'aspetto:
Ah! nel mondo maledetto,
Condannato in ciel sarò.

CORO
(Ella è salva, se un istante
Il rimorso udire ei può)

FILIPPO
Ella viva.
(Per stracciare la sentenza)
Qual fragore!
Chi si appressa? - Ite - vedete.
(I cortigiani escono frettolosi)

DAMIGELLE
Crudo inciampo!

FILIPPO
Ebben?

CORO
Signore,
Alle mura provvedete.
Di Facin le bande antiche
Si palesano nemiche,
Osan chieder la duchessa,
E Binasco minacciar.

FILIPPO
Ed io, vil, gemea per essa!
M'accingeva a perdonar!
Si eseguisca la sentenza.
(Sottoscrive)

CORO
Ah! Signor pietà, clemenza.

FILIPPO
Non son'io che la condanno:
È la sua, l'altrui baldanza.
Empia lei, non me tiranno
Alla terra io mostrerò.
(Cada alfine, e tronco il volo
Sia così di sua fidanza.
Un sol trono, un regno solo
Vivi entrambi unir non può)

CORO
(Ah! per lei non v'ha speranza.
Il destin l'abbandonò)
(Partono)

SCENA OTTAVA
Vestibolo terreno che mette alle prigioni del castello. Grand'arco a cui si ascende per una gradinata e dà accesso a lungo corridoio esterno. Damigelle, e famigliari di Beatrice escono dalle prigioni. Sono tutti vestiti a lutto. - D'ogni lato sentinelle.

CORO
Prega. - Ah! non sia la misera
Nel suo pregar turbata.
Mai non salì di martire
Prece al Signor più grata:
Né mai più puro spirito
Ei contemplò dal cielo,
Santo d'amor, di zelo,
Santo del suo soffrir.
Oh! la costanza impavida
Onde sfidò i tormenti,
Data le sia negli ultimi
Terribili momenti!
E la virtù che tentano
Macchiare i suoi tiranni,
Provin gli estremi affanni,
Suggelli un pio morir!

SCENA NONA
Beatrice esce dalla prigione umilmente vestita, e coi capelli sugli omeri: passeggia lentamente e a fatica. Tutti la circondano inteneriti e in silenzio.

BEATRICE
Nulla diss'io... Di sovrumana forza
Mi armava il cielo... Io nulla dissi, oh, giòja!
Trionfai del dolor. - Perché piangete!
Né con me v'allegrate? Io moro, o amici!
Ma gloriosa, ma di mia virtute
Nel manto avvolta. Non così gl'iniqui,
Che calpestata e afflitta han l'innocenza!...
Dell'iniqua sentenza
L'universo gli accusi.

CORO
Ah! sì.

BEATRICE
Mia morte
Filippo infami, e il sangue mio versato
Piombi sul traditor, qualunque ei sia,
Che dell'indegno complice si rese.
Dio lo punisca... colla vita.

SCENA DECIMA
Agnese dall'alto ode le parole di Beatrice, getta un grido e scende rapidamente.

AGNESE
Ah!

TUTTI
Agnese!

AGNESE
Pietà... la mia condanna
Non proferir... a piedi tuoi mi lascia
Morir d'angoscia e di rimorso.

BEATRICE
Oh! Agnese!
Rimorso in te!

AGNESE
Rimorso eterno. A morte
Ti spingo io sola... Io d'Orombello ardea.

BEATRICE
Oh! che dì tu?

AGNESE
Credea
Te la mia rivale... e violai tue stanze,
Furai tuoi scritti... e il sangue tuo comprai
Coll'onor mio...

BEATRICE
Perfida!... cessa... fuggi
Ch'io non ti vegga... ch'io non sia costretta
In quest'ora funesta
Col cor morente a maledir...

AGNESE
Oh! arresta...
(Odesi dalle torri un flebile suono. Beatrice si scuote)

BEATRICE
Qual suon!

CORO e ANICHINO
Un'altra vittima
L'ultimo canto intuona.

OROMBELLO
(dalle torri)
Angiol di pace all'anima
La voce tua mi suona.
Segui, o pietoso, e inspirami
Virtù di perdonar...

AGNESE
Egli... perdona!...
(Beatrice vivamente commossa si ap-pressa ad Agnese. Segue il canto di Orombello)

BEATRICE
Con quel perdono, o misera,
Ricevi il mio perdono.
Salga con queste lagrime
A un Dio di pace e amor.

AGNESE
Ah! la virtù di vivere
Da te ricevo in dono...
Vivrò, vivrò per piangere
Finché si spezzi il cor.

ANICHINO e CORO
Salga quel pianto al trono
D'un Dio di pace e amor.
(Odesi marcia funebre)

BEATRICE
Chi giunge?

AGNESE
Oimè!

BEATRICE
Lo veggio...
Il funebre corteggio...

SCENA ULTIMA
Rizzardo con Alabardieri e Uffiziali si presenta sulla gradinata.

AGNESE, ANICHINO, CORI
E più speme non v'è!

BEATRICE
La mia costanza
Non mi togliete. Anche una stilla, e poi
Fia vuotato del tutto e inaridito
Questo calice amaro.

TUTTI
E Iddio ritrarlo
Dal labbro tuo non può!

BEATRICE
Mi dié coraggio
Per consumarlo Iddio.
(Rizzardo s'innoltra cogli alabardieri)
Eccomi pronta...

AGNESE
Io più non reggo
(sviene)

BEATRICE
Addio
Deh! se un'urna è a me concessa
Senza un fior non la lasciate,
E sovr'essa il ciel pregate
Per Filippo, e non per me.
(Si avvicina ad Agnese svenuta)
Raccontate a questa oppressa
Che morendo io l'abbracciai:
Che all'Eterno il core alzai
A implorar per lei mercé.

ANICHINO e CORO
Oh! infelice! Oh a qual serbate
Fur le genti orrendo esempio!
Tristo il suolo in cui lo scempio
Di tal donna, o Dio, si fe'!

BEATRICE
Per chi resta il ciel pregate,
Per chi resta, e non per me.

BEATRICE
(ai soldati)
Io vi seguo.

CORI
Deh! un amplesso...
Un amplesso concedete...

BEATRICE
Io vi abbraccio... non piangete...

CORI
Chi non piange non ha cor.

BEATRICE
Ah! la morte a cui m'appresso
È trionfo, e non è pena.
Qual chi fugge a sua catena,
Lascio in terra il mio dolor.
È del Giusto al sommo seggio
Ch'io già miro e già vagheggio,
Della vita a cui m'involo
Porto solo - il vostro amor.
(Beatrice si allontana fra le guardie, si volge dall'alto e pronunzia l'ultimo Addio. Tutti gli astanti s'inginocchiano)

CORI
Il suo spirto, o ciel, ricevi,
E perdona all'uccisor.

FINE

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