TESTO DEL LIED

"Il pescatore"
di anonimo

Era l'ora che i cieli lente lente
mandan l'ombre sfumate, e ch'ogni istante
tacito, fuggente
sul fronte della sera ingenuo e puro
spande un velo piú scuro.
Sovra un limpido lago un battelliero
col suo battel leggero
tracciava un solco che vedea svanir
siccome il sovvenir dei dí che furo.
È giovane e leggiadro il pescatore
e deliba l'incanto
d'un lieto dí ne'sogni di speranza.
E canta e tutto tace, ché il suo canto
è il canto dell'amore

«Oh! vent'anni giungeste, né un core
Del mio core la voce ha sentita,
Né la rosa sul seno appassita
Una vergine a sera mi diè.
La mia barca abbandona la riva
Senza un caro sussurro, un addio,
Senza un guardo, una voce che a Dio
Implorasse un sospiro per me.»
Ma tace, ascolta! al canto suo dall'onde
una voce risponde,
la speranza sul labbro gli ridea
e la voce d'amor dicea cosí:

«A me giunse il tuo lamento,
Mi ferí quel caro accento.
Son la dea di questo lago,
Il mio viso è puro e vago;
Giovinetto pescator,
Per te palpito d'amor.
Ah! non morrà la mia bellezza,
Non morrà tua giovinezza;
Sovra un trono di corallo,
Sotto un cielo di cristallo,
Vieni, vieni, pescatore,
Vieni al bacio dell'amor.»
Tacque, e s'udia sul lago
e sulla sponda un mesto mormorio
che affievoliva
fino alla riva urtando d'onda in onda.
E quando l'alba cominciò a spuntare,
del pescator la folla costernata
la barca abbandonata vide errare.