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Gustave Dorè, Giaele e Sisara, 1874.

Projet Mayr

Debora e Jaèle

Dramma in tre Atti

MILANO
Scala
16 dicembre 1922 (direttore Arturo Toscanini)

Libretto
ILDEBRANDO PIZZETTI
(Parma, 20 settembre 1880 - Roma, 14 febbraio 1968)

Musica
ILDEBRANDO PIZZETTI
(Parma, 20 settembre 1880 - Roma, 14 febbraio 1968)

Pizzetti aveva scritto lui stesso il libretto di quest'opera tutta sua che lo occupò dal 1917 al 1921. La genesi di Debora è in relazione con la lettura della Judith di Hebbel che è del 1839. L’Antico Testamento è completamente rivissuto e l’identificazione del bene e del male è rovesciata nello scontro tra legge divina (la profetessa Debora) e legge umana (Jaele). Alla fine del dramma Debora chiede a Jaele se, mentre uccideva Sisera, avesse udito la voce del Signore: "Non del tuo Dio ... - risponde Jaele - ... d’un altro che non conosci!".

Il governo fascista applicò ai professori del Conservatorio di Milano le norme sull'obbligo di appartenenza al partito nazionale fascista, nonché le norme razziali antiebraiche. Direttore dal 1923 fu Ildebrando Pizzetti, accademico d'Italia; presidente del consiglio di amministrazione e rappresentante del governo centrale fu Alceo Toni. Pizzetti e Toni firmarono entrambi nel 1925 il Manifesto anti-modernista degli intellettuali fascisti: a Bologna, la prima città ad avere un’Università fascista, il filosofo Giovanni Gentile convocò il 29 e 30 marzo 1925 un Convegno, che radunava gli esponenti delle scienze, delle lettere e delle arti al servizio del fascismo. I lavori produssero questo Manifesto degli intellettuali fascisti agli intellettuali di tutte le Nazioni, che venne pubblicato il 21 aprile Natale di Roma. Vi si affermava la bontà del fascismo e i convenuti furono invitati da Giovanni Gentile ad apporvi la firma. Tra questi v'erano nomi di spicco, oltre a Pizzetti, ad esempio Luigi Pirandello, Giuseppe Ungaretti e tanti altri.

Debora e Jaele ottenne nel 1931 il Premio Mussolini per le Arti da una commissione di Accademici d’Italia, per «l’elevatezza degli intendimenti artistici, la singolarità del principio estetico informatore, la nobiltà dell’ispirazione e dello stile, la sapienza tecnica».

Pizzetti il 17 dicembre dell'anno successivo sottoscriverà anche il Manifesto degli intellettuali fascisti per la tradizione dell'arte romantica dell'Ottocento: i quotidiani «II popolo d'Italia» (Roma), il «Corriere della sera» (Milano) e «La Stampa» (Torino) pubblicarono quel documento, che conteneva idee xenofobe.

Il maestro Ildebrando Pizzetti eseguirà il 28 aprile 1937 un brano in onore del Duce, per l'inaugurazione di Cinecittà, mentre si proiettava il film Scipione.

Files MIDI e MP3 del Sisara di Mayr

Il libretto del Sisara di Giovanni Simone Mayr

Deborah di Georg Friedrich Händel

La simbologia del Sisara

Personaggi
Debora, profetessa di Israele (Contralto, Elvira Casazza);
Jaèle, moglie del kenita Hèver (Soprano, Giulia Tess);
Mara (Mezzo, Anna Grmegna);
il kenita Hèver (Basso, Umberto di Lelio);
Nabì, principe di Neftali (Basso; Giovanni Azzimonti);
Baràk, capo degli eserciti israeliti (Basso, Vincenzo Cassia);
Azriél (Tenore, Alfredo Tedeschi);
il cieco di Kinnèreth (Basso, Ezio Pinza);
Scillèm (Tenore, Luigi Cilla);
Jèsser, il pazzo (Baritono, Osvaldo Pellegrini);
un pastore (Tenore, Aristide Baracchi);
il re Sisera (Tenore, John Sample);
Talmài (Basso, Amleto Galli);
Adonisèdek (Basso; Giovanni Azzimonti);
Piràm (Tenore, Aristide Baracchi);
Jafìa (Tenore, Giuseppe Nessi);
uno schiavo (Tenore, Guido Uxa);
capitani e guardie cananei, israeliti.

La scena si svolge in Palestina nel XII secolo a.C.

Atto primo.
Nella piazza di Kedeh davanti alla casa di Baràk il popolo ascolta la profetessa Debora. Durante la riunione giunge Mara, sconvolta perché i Cananei hanno ucciso il padre, lo sposo e i due figli. Il popolo inveisce contro Hèver, accusandolo di tradimento, e contro sua moglie Jaele, da tutti creduta l'amante di Sisera. Debora invoca la guerra contro Sisera, il re dei Cananei. Egli è protetto da mura inespugnabili. Per metter alla prova Jaele, che si difende disperatamente, Debora le assegna il compito di convincere il re a guidare il suo esercito sul monte Tabor.

Atto secondo.
Sisera imprigiona Hèver, marito di Jaele, venuto a consigliargli un'imboscata. Una donna velata (Jaele) gli consiglia di condurre l'esercito sul Tabor, ma il tranello è scoperto da un dignitario. La donna, messa alle strette, si vorrebbe gettare sul re per ucciderlo, ma s'accorge d'esserne innamorata. Sisera la perdona e lei vorrebbe rimanere. Il canto di Mara sul figlio ucciso le ricorda di non tradire il suo popolo. Chiede di partire e il re acconsente, promettendole di raggiungerla.

Atto terzo.
Sisera è sconfitto e, unico superstite, si rifugia nella tenda di Jaele, che è innamorata e pronta ad aiutarlo. Mara scorge la scena e la riferisce a Debora. La profetessa ricorda a Jaele il patto con Dio e le ordina di consegnarle Sisera. Jaele reagisce offrendo la propria vita in cambio di quella dell'amato, poi, sentendo il popolo inferocito, l'uccide nel sonno, per risparmiargli una fine atroce.

La simbologia del Sisara.

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