TESTO DEL LIED

"Viva il matrimonio"
di Leopoldo Tarantini (1811-1882)

Se tu giri tutto il mondo,
Quanto è lungo, largo e tondo,
Sentirai del matrimonio
Mille incomodi narrar:
Ti diran che dei malanni,
Quando l'uomo è maritato,
Il vasello scoperchiato
Su lui devesi versar.
Somigliarlo a una galera,
A un capestro, sentirai,
Il morir fia meglio assai,
Ti diran, dello sposar.
Un giorno un uom di merito,
Da tutti assai stimato,
Parlando a un fidanzato,
Dicea con gravità:
"La donna è danno, e quindi
Se al danno l'uom s'accoppia,
I mali suoi raddoppia,
Riposa più non ha.
Poi quando i figli sbucciano
Comincia un'altra scena,
Allor la sua catena
Più orribile si fa:
Piccinini col guà, guà;
Un po' adulti col papà.
Grandi poi, con cento e cento
Capricetti e stramberie,
Qual molino in preda al vento
La tua testa fan girar."
Dunque, dunque il matrimonio
Sol di guaiè a noi fecondo?
"No, signor, poffar del mondo,
Questa è gran bestialità.
Ma pure il guà, guà,
Ma pure il papà.
Se presiede al matrimonio
Vero affetto e simpatia,
Non v'è stato, in fede mia,
Che più lieti vi fa star.
Una dolce parolina,
Della sposa una moina,
Ti faranno dalla testa
Mille cancheri sgombrar.
E dei cari bamboletti,
Le carezze ed i bacetti
Anche i dì più tristi e neri
In sereni fan cangiar.
Vieni quà, bamboletto.
Vieni quà, fanciuletto. Tien qua...
Vedete quant'è caro; vedetelo;
qualche volta è ostinatello,
cattivuccio, ma poi allora...
Gennariello, Pascariello,
Margherita e Maddalena,
Raffaele e Nannarella...
Sì, dunque viva il matrimonio."