TESTO DEL LIED

"Dalla porta d'oriente"
di Maria Menadori

Dalla porta d'oriente
Lampeggiando in ciel usciva
E le nubi coloriva
L'alba candida e lucente,
E per l'aure rugiadose
Apria gigli e spargea rose.
Quand'al nostr'almo terreno
Distendendo i dolci lampi
Vide aprir su i nostri campi
D'altra luce altro sereno;
E portando altr'alba il giorno
Dileguar la notte intorno.
Ch'a sgombrar l'oscuro velo
Più soave e vezzosetta,
Una vaga giovinetta
Accendea le rose in cielo,
E di fiamme porporine
Feria l'aure matutine.
Era il crine a l'aria sparso
Onde l'oro apria suo riso,
E la neve del bel viso
Dolce porpora havea sparso,
E su'l collo alabastrino
Biancheggiava il gelsomino.
Da le labbra innamorate,
Muov' Amor con novi strali,
E di perle orientali
Se ne gian l'alme fregiate,
Et ardeva i cor meschini
Dolce foco di rubini.

Di due splendide facelle
Tanta fiamma discendea,
Che la terra intorno ardea
Et ardeva in ciel le stelle;
E se'l sole usciva fuora,
Havrebb'arso il sole ancora.
Dov'il piè con vago giro,
Dove l'occhio amor partia,
Ogni passo un fiore apria,
Ogni sguardo un bel zaffiro;
E s'udia più dolc'e lento
Mormorar con l'acqua il vento.
L'alba in ciel s'adira e vede
Che le toglie il suo splendore
Questa nova alba d'amore,
E già volge in dietro il piede,
E stillar d'amaro pianto
Già comincia il roseo manto.