Gioachino Rossini

(1792-1868)

Matilde di Shabran

fu eseguita a Roma (24.2.1821 al Teatro Apollo)

Personaggi

Melodramma giocoso in due atti di Giacomo Ferretti

CORRADINO (tenore), Cuor di ferro
MATILDE (soprano), di Shabran e
RAIMONDO (basso), Lopez, padre di
EDOARDO (contralto)
ALIPRANDO (basso), medico
ISIDORO (buffo), poeta
CONTESSA D'ARCO (mezzosoprano)
GINARDO (basso), torriere
EGOLDO (tenore), capo de' contadini
RODRIGO (tenore), capo degli armigeri
UDOLFO, carceriere, che non parla
Coro di armigeri e villani
Villanelle che non parlano

La scena, il castello di Corradino nella Spagna, e sue vicinanze.

Atrio gotico d'un antico castello; in fondo cancello di ferro aperto, che mette in un bosco; a destra in fondo torre con porta pratticabile; a sinistra, circa la metà, una branca di scale che conduce nel palazzo di Corradino. Trofei militari in marmo adornano l'atrio e due lapidi presentano scritto l'una:
A CHI ENTRA NON CHIAMATO
SARÀ IL CRANIO FRACASSATO
e I'altra:
CHI TURBAR OSA LA QUIETE
QUI MORRÀ Dl FAME E SETE

Scena prima
Spunta il sole. Villani e villanelle con canestre di frutta ed erbaggi, ch'entrano pian piano condotti da Egoldo, indi Ginardo dalla scala con un gran mazzo di chiavi in mano.

Coro
Zitti; nessun qui v'è:
Possiam muovere il piè
Con libertà.
Gli erbaggi qui posiam,
Guardiam, giriam, vediam
Di qua, di là.

Egoldo
Questo è il castello - Inaccessibile
Dove comanda - Quell'uom terribile,
Pazzo, pazzissimo, - Stravagantissimo,
Che mai dai sudditi - Veder si fa,
Che sempre armato - Sempre accigliato
Con brusca faccia - Tutti minaccia
E mai non seppe - Cosa è pietà.

Egoldo e Coro
Oh! Che ridicolo! - Ah, ah, ah, ah,
È un bel palazzo! - Che ve ne par?
Già che siam soli - Vogliam guardare:
Minutamente - Tutto osservare.
Che bel!e cose! - Che rarità!

Ginardo
Chi va là?

Egoldo e Coro
(aggruppandosi spaventati)
Misericordia!

Ginardo
Chi vi guida a queste mura?
Qui passeggia la paura
Qui periglio è il respirar.

(scende)
Se all'intorno voi leggete
Quella scritta sepolcrale,
Su la testa sentirete
Brontolarvi il temporale.

Dove regna Corradino
È il sepolcro ognor vicino,
Meditate quel linguaggio
Cominciate a palpitar.

Egoldo e Coro
Siamo gente di villaggio
Non sappiamo compitar.

Ginardo
(conduce i villani e legge)
«A chi entra non chiamato
Sarà il cranio fracassato»

Egoldo e Coro
Bagattelle!

Ginardo
Non è niente.
V'è di peggio.

Egoldo e Coro
Eh!.. Peggio ancor?

Ginardo
(leggendo come sopra)
«Chi turbar osa la quiete
Qui morrà di fame e sete.»

Egoldo e Coro
Sete! e fame...

Ginardo
Non è niente.
V'è di peggio.

Egoldo e Coro
Eh!.. Peggio ancor?

Ginardo
Il feroce Corradino,
Odia il sesso feminino

Egoldo e Coro
Veh! che bestia!

Ginardo
Belle o brutte,
Se son donne le odia tutte.

Egoldo e Coro
Tutte! Tutte?

Ginardo
Sì signor.
È un leone, un orco, un diavolo,
Ha di ferro in petto il cor.

Egoldo
Questi frutti e questi erbaggi,
Consueti nostri omaggi...

Esce un servo che distribuisce delle monete ai villani e reca al palazzo i canestri. S'ode una campana.

Egoldo e Coro
Ah! che freddo batti-cuore!
Che paura, che tremore!
Che cosa è questa campana,
Che don, don facendo va?

Ginardo
Chi ha prudenza si allontana,
Ché il padrone scenderà.

Se viene il Cerbero - Fioccano i guai
I cuor più intrepidi - Farà gelar.
E della grandine - Peggiore assai
Le teste in aria - Sa far saltar.

Coro
Pianin pianissimo - Andiamo via
Con il proposito - Di non tornar.
Adesso aiutami, - Gambetta mia.
Or s'ha da correr, - S'ha da volar.

I villani e le villanelle in fretta partono con Egoldo.

Ginardo
Vanno via come il vento. Eh! la paura
Ai podagrosi ancor mette le penne.
Ehi! Udolfo... Udolfo...
(Viene Udolfo, cui consegna il mazzo di chiavi ritenendone sola una.)
Visita ed osserva
I nostri prigionieri.
Costui che venne ieri
Di Don Raimondo Lopez
Unico figlio, io stesso
Adesso osserverò. Brusche parole,
Rumor di chiavistelli, brutte faccie,
Frasi orrende, minaccie:
Ma, ciò ch'è il concludente:
Fa' peraltro che lor non manchi niente.

Udolfo s'inchina e torna nel palazzo; Ginardo entra nella torre.

Scena seconda
Si ascolta un preludio di ghitarra spagnuola ad uso degli improvisatori; indi si ascolta di lontano Isidoro e poi si vede dal bosco avvanzarsi, cantando, nel castello.

Isidoro
«Intanto Erminia fra le ombrose piante
D'antica selva dal cavallo è scorta
Né già più regge il fren la man tremante
E mezza quasi par...» Cosa m'importa?

Ho una fame, una sete ed un freddo
Che fra poco una mummia divento.
Sto in divorzio coll'oro e l'argento
Ed il rame veder non si fa.

Biondo Apollo, bellissimo nume,
Perché mai son sì barbari i fati;
Che i poeti son tutti spiantati,
E non trovan pagnotte o pietà?

La miseria del volto patetico
Si capisce da un quarto di miglio.
Hanno sempre al comando poetico
Il singhiozzo, il sospir, lo sbadiglio,

E una fame... che fame eloquente!
Ed in tasca non hanno poi niente...
Ma peraltro alla fine del canto
Grandi evviva!.. gran plausi!.. Ed intanto
Manco un soldo! Già questo si sa.

Ma questo castellano
Sarà di larga mano;
Don Isidoro, allegro,
Preparati a scialar.

Scena terza
Ginardo esce, chiude la porta della torre, ed accorgendosi d'Isidoro viene a lui correndo e gridando; indi Corradino.

Ginardo
Chi siete? Che volete? Ah vi salvate;
Che qui tutto è pericolo.

Isidoro
E adesso dove svicolo!
Ma perché ho da scappar?

Ginardo
Se Corradino
Improvviso qui viene:
Non vi resta più sangue nelle vene,

Isidoro
Felicissima notte!

Ginardo
Ah! presto, andate.

Isidoro
Ma come? Se le gambe
Ballano la furlana,
E il core ha la quartana? Invan ci provo;
Vorrei far mille miglia e non mi muovo.

Ginardo
Presto, per carità.

Isidoro
Vado, sì vado.

Ginardo
In tempo più non siete.
Ecco qui Corradino.

Isidoro
Oimè! Vorrei
Fare a correr col vento:
Ma mi vanno le forze in svenimento.

Nel momento che Isidoro, tremando, tenta fuggire, comparisce Corradino con quattro armigeri in cima della scala, armato.

Corradino
Alma rea! Perché t'involi?
Fuggi invano i sdegni miei.
L'ira mia provar tu dei,
E cadermi esangue al piè.
No, placarmi; no, calmarmi,
Più possibile non è.

Isidoro
Io... signore...

Corradino
Taci.

Ginardo
Taci.

Isidoro
Dir... vorrei... che...

Corradino
Zitto.

Ginardo
Zitto.

Corradino
Il parlare anche è delitto
A chi viene innanzi a me.

Ginardo
Il decreto là sta scritto.
Più speranza no, non v'è.

Isidoro
Tremo tutto. Ohimè! Son fritto!
Chi mi presta un gabriolè?

Corradino
Di': chi sei?

Isidoro
Don Isidoro.

Corradino
Nome molle, effeminato!

Isidoro
Sessant'anni l'ho portato;
Ma se vuol lo cambierò.

Corradino
Cosa fai?

Isidoro
Faccio il poeta,
Me lo legge scritto in fronte.
Sono il nuovo Anacreonte.

Corradino
Ed a me chi ti mandò?

Isidoro
In sua lode a cantar vengo
O sonetti, o pur canzoni.

Corradino
Io non soffro adulazioni.

Isidoro
Le sue belle io vuo' cantar.

Corradino
(con eccesso di collera)
Le mie belle!

Ginardo
Che dicesti!

Isidoro
(confuso)
Le sue brutte.

Ginardo
Testa, addio.

Corradino
(investendo Isidoro con la lancia)
Più non freno il furor mio
Di mia man ti vuo' svenar.

Ginardo
Pagherai col sangue il fio
Del tuo stolto vaneggiar.

Isidoro
Ah! Si fermi, padron mio:
Un po' più vorrei campar.

Corradino
(in atto di vibrare il colpo)
Mori.

Isidoro
Ah! no.

Scena quarta
Aliprando dalla scala, e detti.

Aliprando
Deh! V'arrestate.
Empio vanto è un cor feroce.
Sospendete il colpo atroce:
Vi sorrida in sen pietà.

Bella è l'ira in mezzo al campo
Degli acciari al vivo lampo;
Ma infierir contro un imbelle
Questa è troppa crudeltà.

Corradino
(da sé)
A ragion di sdegno avvampo
Tenta invan trovargli scampo,
Meditò quell'empio imbelle
Qualche nera iniquità.

Ginardo
(da sé)
Ah! Non so se trova scampo;
Viene il tuono appresso al lampo.
Sventurato quell'imbelle,
Qui sua vittima cadrà.

Isidoro
(da sé)
È un portento se la scampo;
Ho veduto in aria il lampo.
Va a finir che la mia pelle
Crivellata resta qua.

Corradino
(tirando a sé Aliprando e forzandolo ad osservare Isidoro)
Dottor, guarda che ceffo.
È un assassino o spia.

Isidoro
Ah! Di fisonomia
Qui meglio è non parlar.

Corradino
Cioè?

Ginardo
Cioè?

Corradino e Ginardo
Rispondi.

Isidoro
Conciosiacosaché
Fra voi, fra lui, fra me
Cera di galantuomini
Qui non si può trovar.

Corradino
Ribaldo! Incatenatelo.

Un armigero reca una catena e la pone ad Isidoro.

Isidoro
Perdono.

Corradino
Non ascolto.
In carcere gittatelo.

Aliprando
Pietà.

Corradino
Pietà non v'è.

Di te no, non mi fido
Tu piangi, io me la rido,
Chi sa qual nera insidia
Veniva a macchinar!
Con quella faccia squallida,
Mi fece il cor gelar.

Isidoro
Credea dal mare infido
Lieto saltar sul lido;
Ma un improvviso vortice
Già mi rimbalza in mar.

Aliprando
(ad Isidoro)
Voi compassion mi fate,
No, no; non dubitate,
Ruggir, sfogar lasciamolo;
Io vi saprò salvar.

Ginardo
Andiam, marciam, che fate?
Il passo accelerate.
In un profondo carcere
Venite a villeggiar.

(brusco)
Presto in carcere.

Isidoro
(questionando con Ginardo, che lo afferra)
Vengo... vengo... vengo,
E perché tanta fretta?
Dopo che son venuto per staffetta
Per satollar le mie gloriose brame,
(Vale a dire la fame!)
Se in ferri a sbadigliare andar degg'io
Ci voglio andare col comodo mio.

Corradino
(voltandosi improvvisamente, feroce)
Presto: che si fa qui? Non son tranquillo,
Se nol vedo in prigione.

Isidoro
Altezza serenissima, ha ragione.
(parte con due armigeri e Ginardo)

Aliprando
Prence, Matilde, giovanetta figlia
Dell'illustre Shabran, morto in battaglia,
E a voi raccomandata
Sul letto della gloria
Da quel figlio immortal della vittoria,
Vi domanda l'onore
Di venir nel castello.

Corradino
Venga. Il padre
Era un forte campion. Splendido alloggio
Tu le prepara, o mio dottor; ma tremi
Di presentarsi a me senza un mio cenno.
Udisti?

Aliprando
Udii. (Sta' pure allegro, o matto.)
(esce dal castello)

Ginardo
(tornando)
Prence, di Don Raimondo
Il figlio prigionier, quando sull'alba
Come imponeste voi, lo visitai
Immerso in largo pianto lo trovai;
Forse quel cor si cangia.

Corradino
A me lo guida.

Ginardo apre la torre e vi entra.

Alfin questo superbo,
Che osò per via di contrastarmi il passo,
Cadde ne' lacci miei: quel folle orgoglio
Pentito al piede io rimirar qui voglio.

Scena quinta
Ginardo conduce Edoardo incatenato fuori della torre, lo lascia con Corradino, indi entra nel palazzo.

Edoardo
Eccomi, e ognor lo stesso.

Corradino
E risolvesti?

Edoardo
Disprezzarti per sempre.

Corradino
Oh! Quale ardire!

Edoardo
Qual delirio crudel!

Corradino
Sai che son io
Il fatal Cuor di ferro; e pur, se vuoi
Prostrarti al piede mio, cessar vedrai
Della tua schiavitù tutti gli affanni.

Edoardo
Che io mi abbassi con te!.. Quanto t'inganni!

Piange il mio ciglio è vero;
Ma per viltà non piange.
È ver, son prigioniero;
Ma ti disprezzo ancor.

Ché questa tua catena
Solo la man mi frena;
Ma non fa schiavo il cor.

D'un tenero padre
Pensando al dolore,
In lagrime il core
Sciogliendo si va.

No: vile non sono,
Non cerco perdono;
Sospira quest'anima
D'amor, di pietà.
Si peni, si palpiti,
Ma senza viltà.

Corradino
Se fra i paterni amplessi
Tu brami ritornar, la via t'è nota;
Chiamami vincitore un sol momento.

Edoardo
Non compro a questo prezzo il mio contento.
Tu vincitor, che armato
Di lorica, di scudo, in me vibrasti
La smisurata tua spada, mentr'io
T'opposi il solo acciaro e il petto mio?
Chi più grande di noi? Uomo feroce,
Tu parli di valor? Tu che mi sfidi
Per un stolto diritto, ed hai nel seno
La sola crudeltà?

Corradino
Menti. Ginardo,
Togli que' ceppi.

Ginardo accorre, e fa cenno ad un armigero che tolga le catene ad Edoardo.

Dammi
Fede di cavaliero, ed il castello
Tua prigione sarà, finché non vuoi
Prostrarti al domator di tanti eroi.

Edoardo
Del dono che mi fai
Abusar non saprò. Dal duolo oppresso
Piangerò il padre e sarò ognor lo stesso.
(entra nel castello)

Ginardo
Signor, del bosco per la via s'avvanza
Matilde di Shabran col tuo dottore.

Corradino
Fuggasi un sesso infido,
Che snerva la virtù. Sposo, danari,
Io le darò. Del padre
Adempir vuo' così l'ultima speme;
Ma femmina e valor non stanno insieme.
(entra nel castello seguito dagli armigeri)

Ginardo
Fa' pure il bell'umore
Fino che dorme amore;
Ma se si sveglia, e ognun lo sa per prova,
L'avere un cor di ferro a nulla giova.
(entra appresso a Corradino)

Scena sesta
Magnifica ed antica galleria nel palazzo di Corradino adorna di statue di antichi paladini. Porta in mezzo. Matilde entrando con Aliprando.

Matilde
Di capricci, di smorfiette,
Di sospiri, di graziette,
Di silenzi eloquentissimi,
Di artifizi sublimissimi,
Quali Armida l'inventò,
O un poeta li sognò,
Io ne ho tanta quantità...
Corradin si piegherà,
Al mio piè si prostrerà,
Piangerà, sospirerà,
Schiavo mio restar dovrà.

Aliprando
Di minaccie, di fierezze,
Di furori, di stranezze,
Di decreti bizzarissimi,
Di terrori orribilissimi,
Quali un orso l'inventò,
O un demonio li sognò,
Ei ne ha tanta quantità...
Corradin resisterà,
A crollar ci penserà
Fremerà, s'infurierà,
E spavento vi farà.

Matilde
Ma tu ridere mi fai.

Aliprando
Quanto è fiero tu non sai.
Egli è un uom d'un'altra pasta.

Matilde
Io son donna, e tanto basta.

Aliprando
Ah! Ragazza, ci scommetto
Che avrai molto da penar.

Matilde
Se riesce il mio progetto,
Voglio farlo sdrucciolar.
(passeggiando)
Qual ti sembro?

Aliprando
Assai vezzosa.

Matilde
Il colore?

Aliprando
È d'una rosa.

Matilde
I miei labbri?

Aliprando
Son rubini.

Matilde
E questi occhi?

Aliprando
Malandrini!

Matilde
Il mio piede?

Aliprando
Uh! Benedetto!

Matilde
Il mio tutto?

Aliprando
Un idoletto.

Matilde
Il sorriso?

Aliprando
Incantatore.

Matilde
Il mio pianto?

Aliprando
Spezza il core.

Matilde
E non basta?

Aliprando
Ancora no.
Ah! Di ferro un cuore armato
La natura a lui formò.

Matilde
Medichetto mio garbato,
Ci ho un segreto, e vincerò.

Aliprando
(da sé)
Ah! di veder già parmi
Quel core all'ire avvezzo
Armarsi di disprezzo,
Di collera avvampar.
(a Matilde)
Combatti, o mia guerriera
T'affretta a trionfar.

Matilde
(da sé)
Ah! di veder già parmi
Quel core all'ire avvezzo
Vinto dal mio disprezzo
D'amore sospirar.
(ad Aliprando)
Largo alla gran guerriera:
Io volo a trionfar.

Aliprando
Sì, vezzosa Matilde, a voi confido
Di Corradin la testa. A quel cervello
E l'Etna e il Mongibello
Hanno prestati i fumi.
Stravaganti ha l'idee, pazzi i costumi.
Non sa che cosa è amore,
Recita da cannibale,
Vanta di bronzo il cuore;
Scolpita e disegnata
Una femmina ancor gli dà molestia

Matilde
Vale a dir che quest'uomo è una gran bestia.
Senz'amore! E ancor vive? E come fa?
Io, per me non lo credo in verità.
Ma tu, caro dottore
Come reggesti mai con questo matto,
Giacché tale mi sembra al suo ritratto?

Aliprando
Dirò: parla, sospira e quasi sogna
Sempre guerre, battaglie, armi, ruine,
Furor, carneficine,
Inseguir, guerreggiar, porre in scompiglio
Popoli e nazioni
Per montagne, per valli e boschi e grotte
Come sognava il quondam Don Chisciotte;
Ma se gli duol la testa.
Se prende un raffreddore,
Diventa un cagnolin, corre al dottore.

Matilde
E al!ora?

Aliprando
E allor profitto
Del felice momento
E lo piego a mie voglie, o almen lo tento..
Adesso spero in te.

Matilde
Vedrai.

Scena settima
Ginardo e detti.

Ginardo
Dottore,
Prevedo un grand'imbroglio.
Ferocissima in vista, e tutta orgoglio
Vien la Contessa d'Arco. Ella ha saputo
Di Matilde l'arrivo.
Sputa veleno, e vuole
Vederla, strapazzarla,
Dal castello cacciarla.

Matilde
A Matilde Shabran? Chi è mai costei?

Aliprando
È una certa contessa
Biliosa per natura,
Cui fu promesso Corradino in sposo
Per finire una guerra. Corradino
Dette l'assenso, e il ritirò all'istante
Per l'orrore invincibile
Al sesso femminino, e si conchiuse
Fra le famiglie allora, che in compenso
Non avrebbe altra donna egli sposata
Se non costei, ch'è matta spiritata.

Matilde
Mentre a tutti si niega, a lei s'accorda
Franco l'ingresso?

Aliprando
Corradin ciò crede
Disprezzo e non favor.

Ginardo
(guardando alla porta)
Venir la sento.

Aliprando
Pare un tono di marzo.

Ginardo
Non temete.

Aliprando
Ci son io.

Ginardo
Ci son io.

Matilde
Temer? Perché?
Oh! venga pur, l'avrà da far con me.

Scena ottava
La Contessa d'Arco e detti; indi Corradino con sei armigeri.

Contessa
(entrando e guardando Matilde con disprezzo)
Questa è la Dea? Che aria!
Povera scioccarella!

Matilde
Piano: mi assorda il timpano.
Più bassa la favella.

Aliprando
Lontano il tuon già mormora.

Ginardo
Già scoppia la procella.

Contessa e Matilde
Guardatela, guardatela.
Oh che caricatura!
La fece la natura
E poi se ne pentì.

Ginardo e Aliprando
(Si guardano, minacciano.
Che ceffo! Che figura!
E tengo gran paura
Che non finisca qui.)

Contessa
Forse è colei cui preme
Far la volata in su?

Matilde
Forse è colei che teme
Precipitare in giù?

Contessa e Matilde
Ah! ah! mi vien da ridere;
Ma compassion mi fa.
La Venere del secolo
Chi vuol vederla è là.

Ginardo e Aliprando
(cercando di farle tacere; ma gridando ancor essi)
Per carità, politica,
O andate via di qua,
Pestatevi, graffiatevi;
Ma zitte per pietà.

Corradino
(entrando dal mezzo con seguito d'armigeri, che rimangono in fondo)
Che strepito è mai questo?
Due femmine qui stanno?
Le leggi mie si sanno:
Chi mai l'osò sprezzar?

Contessa
Sai, Corradin, che t'amo.
Mi desti la tua fede.
Costei qua volse il piede;
Comincio a sospettar.

Corradino
(a Matilde fierissimo con disprezzo)
Ehi! Donna?

Matilde
Uomo, che vuoi?

Corradino
Che altera!

Matilde
Che villano!
Vieni a baciar la mano;
Mi devi corteggiar.

Corradino
(con rabbia)
Ginardo! Presto i ferri:
L'opprimi di catene.

Matilde
Buffon! non fate scene,
Venitevi a umiliar.

Corradino
A Corradin!.. Chi sei?

Matilde
(con energia, ma non senza capriccio)
Son donna, e tutto ho detto.
Portatemi rispetto,
O ve la fo pagar.

Contessa
E non la fa svenar?

Ginardo e Aliprando
S'imbroglia assai l'affar.

Corradino
E non mi so sdegnar!
(con meraviglia di sé stesso, guardandoIa sempre)
Dallo stupore oppresso
Ignoto incanto io provo.
Ricerco invan me stesso,
Me stesso in me non trovo:
Mi si trasforma l'anima,
Sento cangiarmi il cor.

Matilde, Ginardo e Aliprando
Dallo stupore oppresso
Ignoto incanto ei prova.
Ricerca invan sé stesso,
Sé stesso non ritrova:
Gli si trasforma l'anima,
Sente cangiarsi il cor.

Contessa
Da' miei sospetti oppressa
Il mio furor rinnovo.
Cerco calmar me stessa,
Ma calma non ritrovo:
Sento che m'arde l'anima,
Ho mille furie in cor.

Signor, men vado o resto?

Corradino
(con freddo disprezzo)
Indifferente io sono.
(a Matilde)
Vieni a cercar perdono.

Matilde
Anzi, tu il chiedi a me.

Corradino
A te?..
(a Ginardo)
Catene.

Ginardo
(per partire)
Io volo.

Corradino
T'arresta... sì... no...

Matilde
(con tuono di leggerezza)
Andate.
Venite, incatenate
La mano, il collo, il piè.

Contessa
Superba!

Ginardo
Audace!

Corradino
Zitti.

Aliprando
Troppo è l'ardir.

Corradino
Tacete.
(dopo aver pensato un istante, consegnando Matilde ad Aliprando)
In guardia voi l'avrete.
Vita per vita io do.

Matilde
(sotto voce, in modo che il dottore la senta, mentre Corradino passeggia smanioso e sospira)
Che io fugga ha già timore.
L'amico già sta in gabbia.
In debole furore
Già terminò la rabbia.
Da' tempo, e a poco, a poco
S'accrescerà quel fuoco.

(Mi guarda di soppiatto,
Sospira come un matto.
Oh! Quanto è mai ridicolo!
Amor già lo molesta,
Amor il cor gli rosica,
Amor gli fa la festa.
Tenetelo, legatelo;
O ai pazzi se ne va.)

Corradino
(Più non intendo affatto.
Sospiro come un matto:
M'oscillano le arterie,
Mi rotola la testa;
Mi sento in petto un mantice,
Nel sangue una tempesta;
E sottosopra il cerebro
Cosa pensar non sa.)

Ginardo e Aliprando
(La guarda di soppiatto,
Sospira come un matto.
La vampa del Vesuvio
Gli bolle nella testa.
Nel petto tiene un timpano,
Che batte e non s'arresta.
Trema, vacilla e palpita
Già è pazzo per amor.)

Contessa
(La guarda di soppiatto,
Sospira come un matto.
La vampa del Vesuvio
Gli bolle nella testa.
Nel petto tiene un timpano,
Che batte e non s'arresta.
La gelosia mi lacera;
Ma il cor vendetta avrà.)

Corradino parte con gli armigeri seguito da Aliprando.

Scena nona
Matilde, Contessa e Ginardo.

Contessa
Alla Contessa d'Arco un tale oltraggio!
Ombre degli avi miei, deh! m'ispirate
Contro questa donnetta
Strepitosa e tremenda aspra vendetta

Matilde
Non incommodi gli avi,
Mia vezzosa fanciulla;
Ché tanto non fa nulla. Ci vuol altro
Che gente morta ad ottener vittoria.
Io sto nel campo, e mia sarà la gloria.

Contessa
Giuro ai quindici secoli
Della mia nobiltà.

Matilde
Giuro alla mia
Decisa volontà.

Ginardo
Giuro alle sbarre
E a tutti i chiavistelli
Delle dodici torri.

Contessa
Che vincerò.

Matilde
Che perderà.

Ginardo
Che in gabbia
Andrete tutte e due.

Contessa
Di Corradino
Io la sposa sarò.

Matilde
Forse sì, forse no.

Contessa
Son tutta fuoco.

Matilde
Ed io son tutta gelo.

Ginardo
Ma tacete:
Prudenza, per pietà.

Contessa
Io di prudenza
Sono il vero modello. Addio, sguaiata.
(parte)

Matilde
Malizia, fatti onore.
(parte)

Ginardo
Oh! Chegiornata!
(parte)

Scena decima
Armigeri, indi Corradino pensoso, poi Aliprando.

Coro Prima parte
Che ne dite?

Coro Seconda parte
Pare un sogno!

Tutto il Coro
Una donna cosa fa!
Al padrone poverello
Il cervello se ne va!

Fece il fiero il bell'umore,
Si rideva dell'amore,
Tutto altero;
Ma gli eroi tutti poi
Come noi han da cascar.
Stiamo il pazzo a contempiar.

Corradino
Corradino dov'è? Come in un punto
Il mio cor si cangiò. Di vena in vena
Serpeggiando mi va rapido, immenso,
Un torrente di fuoco e ghiaccio insieme.
Chi vince il vincitor de' vincitori?
Chi mi rovescia a terra? Ite, volate,
Aliprando cercate, io più non reggo!
Io mi sento morir. Presto, Aliprando.

Aliprando
(Il leone ha la febre.) Ah, mio signore.

Corradino
Vieni, vieni dottore
Senti qui... Senti qui...
(gli fa toccare li polso ed il cuore)
Tutte le arterie
Mi rimbalzano... in petto
Ho una smania... un incendio... un gelo... invano
Tento di prender fiato
Aliprando... Aliprando... io son cangiato.

Aliprando
(Tanto meglio per noi.)

Corradino
Ma tu non parli?

Aliprando
Che volete da me?

Corradino
Che mi guarisci.

Aliprando
Da qual male?

Corradino
Nol so.
Soffro, ognor soffro,
Altro dirti non so.

Aliprando
Misera voi,
Altezza serenissima! Tremendo
Fatale, immedicabile
È il male, il male orrendo,
Che sul cor vi piombò.

Corradino
Spiegati, dimmi:
Come si chiama il male,
Che mi scese nel core?

Aliprando
È il terror de' mortali. È il mal d'amore.

Corradino
D'amore!

Aliprando
Altezza sì, male profondo,
Ed antico nel mondo.

Corradino
D'amore! Ed è un mal grande?

Aliprando
Se bramate
Conoscerne la storia, m'ascoltate.

Giove un dì fremendo in collera
Per le colpe del mortale,
Il complesso d'ogni male
Volle al mondo regalar.

Prese gelo, prese fuoco,
Zolfo, arsenico e spavento,
Lungo duol, breve contento,
Il sospiro, il batticuore,
E compose il mal d'amore,
E sull'uomo il fe' piombar.

La terzana e la quartana,
E ogni male il più rubello
Si cavarono il cappello,
Ed amore salutâr.

E diceano sottovoce:
Qui non val sanguigna o china,
Non si trova medicina
Che lo possa rimediar.

Lo precede la speranza,
Il timore l'accompagna,
Sempre trema, ognor si lagna,
E in delirio spesso va.

Per lui fu visto un Ercole
Filar come una donna:
Fe' gorgheggiare Achille
Col busto e colla gonna;

Troia mandò in faville,
Persepoli crollò.

Voi compassion mi fate,
Povero mio signore;
Ma questo mal d'amore
Io rimediar non so.

È un mal che fa i cervelli
Girare e rigirar;
E al fine ai pazzarelli
Fa l'uomo terminar.

Scena undicesima
Corradino solo, indi una guardia, poi Isidoro fra sei armigeri.

Corradino
Amor!.. Non è possibile. Sarebbe
Un qualche sortilegio? E chi potrebbe
Essere il negromante? Ah! sì: colui...
Quell'Isidoro. Guardie: a me si rechi
Quell'arrestato di stamane. Il core
Ben se n'avvide alla fisonomia.
Questa è pur troppo una fattucchieria!

Isidoro
(Ride. Farà buon tempo.)

Isidoro si avanza tremante; ma s'incoraggisce vedendo che Corradino gli fa buon viso.

Corradino
Guarda.

Isidoro
Dove?

Corradino
Osserva gli occhi miei:
Vedi nulla?

Isidoro
Negli occhi?.. Non saprei.
E che devo vedere?

Corradino
Un tradimento.

Isidoro
Dentro gli occhi?

Corradino
Sì; guarda:
È tutta opera tua.

Isidoro
Cosa?

Corradino
Quel foco
Che mi bolle nel seno.

Isidoro
Opera mia!

Corradino
Pur troppo! I miei tesori
Si apriranno per te. Piastre, dobloni
Ti pioveranno intorno.

Isidoro
Non li fate cascar.

Corradino
Ma dimmi, narra:
Chi ti mandò? Da chi mi viene il colpo?
E come l'hai compito? Se non parli
Da dieci de' miei cani
Ti fo stracciare a brani, e su le piaghe
Farò colar zolfo bollente: udisti?

Isidoro
Udii; ma non capisco.

Corradino
Ancor resisti?

Isidoro
Io no.

Corradino
Dunque mi spiega.

Isidoro
Ma che cosa?

Corradino
Non farmi adesso il pazzo.

Isidoro
(Ma guardate chi parla! Si potrebbe
Giocare a chi l'è più.)

Corradino
Guardie, venite.

Gli armigeri con le lancie investono Isidoro.

Copritelo di lancie a me d'innante,
E uccidete a un mio cenno il negromante.

Isidoro
Misericordia! Negromante! Altezza...

Corradino
O mi salva, o sei morto.

Isidoro
Vi salverò. Che male avete?

Corradino
Amore.

Isidoro
Che brutto male! È meglio
Una sincope a freddo.

Scena dodicesima
Ginardo e detti, indi Matilde.

Ginardo
Altezza, immersa
In doloroso pianto,
Matilde di Shabran chiede parlarvi.

Corradino
Matilde!.. E piange?

Ginardo
Al pianto suo dirotto
Pianse ancora il dottor; ma d'irritarvi
Ebbe qualche timore.

Corradino
Ah! Tiranno dottore!
Forse un mostro son io?

Isidoro
(Poco ci manca.)

Corradino
Venga... Venga Matilde.

Ginardo
Ma di venirvi innanzi
Teme non ottener da voi perdono.

Corradino
(riprende l'asta e lo scudo)
L'avrà; che venga.

Isidoro
(E il negromante io sono!)

Corradino
(ad Isidoro)
Or tu pensa a guarirmi.

Isidoro
A questo penso.

Corradino
E la salute mia speri vicina?

Isidoro
Purché dica di sì la mia dottrina.

Matilde
(avvanzandosi tremante e piangente; ma non senza un poco di vezzo)
Signor, vi offesi: è ver Sul ciglio espresso
Vedete il mio dolor.

Corradino
Tu piangi?

Matilde
E come
Il mio pianto frenar? L'anima mia
Sognò un sorriso... un nettare... un incanto;
Ma l'orfanella di Shabran... Matilde,
È degna di pietà... Fu tutto un sogno.

Corradino
E che sognasti?

Matilde
Ah! no.

Corradino
Lo voglio: parla.

Isidoro
(Parlerà, parlerà.)

Matilde
L'armi, i trofei,
Gli armigeri, la stessa
Aria marzial che qui si spira, in petto
M'infiammarono il cor. Vi vidi... Ah! mai
Non t'avessi veduto,
Caro oggetto e fatal!.. Altezza, ah! no,
Non vi sdegnate. È degli Dei la colpa
Che v'impressero in volto
Un non so che di grande, che rapisce,
Che seduce e innamora... Ah! che mai dissi?

Corradino
Ah! segui...

Matilde
No: non posso.
(casca)
Per sempre addio. Fu tutto un sogno.

Corradino
No, fermati. - Ginardo?
(nel volgersi fissa gli occhi in Isidoro)
Costui cosa fa qui?

Isidoro
Sto in sentinella.

Corradino
Torni in carcere.

Ginardo
(chiamando)
Guardie!

Corradino
Va' tu stesso,
E lo vigila tu.

Ginardo
Or dunque andiamo.
(Restiamo ad osservar.)
(piano ad Isidoro)
(Ah cuor di ferro,
Io ti vedo in gran rischio.)

Isidoro
(piano a Ginardo)
(La commedia vedrem del merlo al vischio.)

Isidoro e Ginardo rimangono celati dietro le colonne.

Scena tredicesima
Corradino e Matilde; Ginardo ed Isidoro nascosti.

Corradino
(da sé, nell'eccesso dell'interno contrasto)
(Decidersi bisogna.
Congedarla convien. Ogni suo detto
Di cento e cento spade
Mi penetra assai più.)

Matilde
(da sé ridendo di furto)
(Povero sciocco!
In men d'un quarto d'ora
Ti voglio giù.)

Corradino
(tremante)
Matilde...
(Ah! mi manca il coraggio.)

Isidoro
(sotto voce, con pietà caricata)
Pover'uomo!
Ti vedo, e non ti vedo.

Ginardo
(ad Isidoro, ponendogli la mano alla bocca)
Zitto.

Corradino
(confuso ed agitato)
Voi...
Cioè... voglio dir... io... (Che stato orrendo!)
Perché...

Matilde
No, no; tacete: intendo, intendo.
(con finto eccesso di disperazione)
Ah! Capisco: non parlate.
Tutto intesi. - Che farò?
Muto ancor mi fulminate.
Voi volete? - Io partirò.

Corradino
(ondeggiando fra il volere e non volere)
Non partir... Sì vanne, vola.
No... Sì, parti. Arresta il piè.
(Ah! se resta, il cor m'invola.)
Corri, fuggi via da me.

Isidoro
(Cento affetti nel suo cuore
Stanno intanto a martellar.)

Ginardo
(Ma il martello dell'amore
Farà il cuore in due spezzar.)

Matilde
Dunque addio. Per sempre addio.
Gel di morte il cor mi serra.
(bacia piangendo la mano a Corradino)
Questa man, che i forti atterra,
Del mio pianto io vuo' bagnar.

Corradino
Ciel! Tu piangi!.. Tu!.. Che assalto!
Non partire. Ah! no: ti arresta.
L'alma, il senno, il cor, la testa
Io mi sento ribaltar.

Corradino
(Di quel pianto al nuovo incanto
Sento l'alma sfavillar.)

Matilde
(Del mio pianto al nuovo incanto
È vicino ad impazzar.)

Ginardo e Isidoro
(Resta infranto da quel pianto,
Già vicino è ad impazzar.)

Corradino
Cara, quel tuo sembiante
L'alma mi mette in fuoco!

Matilde
Voi siete principiante:
Pazienza: a poco a poco.

Corradino
Ma...

Matilde
Con la spada e l'asta
Parlar d'amor mi vuoi?

Corradino
(gitta spada ed asta)
Un sol tuo cenno basta;
Amano ancor gli eroi.

Matilde
Scostati, se mi tocchi
Quel ferro orror mi fa.

Corradino
(gitta lo scudo)
Ebben si toglierà.

Matilde
Tu vuoi cavarmi gli occhi
Con quelle penne là.

Corradino
(gitta l'elmo)
L'elmo levato è già.

Ginardo e Isidoro
(Signori, chi vuol trappole
Lo spaccio eccolo qua.)

Corradino
Mercé ti chiedo, o cara.

Ginardo e Isidoro
(Già marcia di galoppo.)

Matilde
Prima ad amarmi impara.
Pretendo, e non è troppo.

Corradino
(con entusiamo)
Debellerò provincie.
Farò sparir gli eserciti...

Matilde
Questo per me non fa:
Amore io voglio, amore,
Clemenza e umanità.

Corradino
Parla, ed avrai, lo giuro.
Dammi la man.

Matilde
Ma piano;
Le donne... altrui la mano
Non usan dar così.

Corradino
Come?

Matilde
Che so.

Ginardo e Isidoro
(Che volpe! )

Corradino
Spiegati...

Matilde
Non saprei...

Corradino
Ma... forse...

Matilde
(montando sullo scudo e sull 'asta)
A' piedi miei...

Corradino
(si precipita a' piedi di Matilde, che lo contempla e lo rialza)
A' piedi tuoi son già.

Matilde
Matilde tua sarà.

Matilde e Corradino
Piacere egual gli Dei
Non ponno immaginar.
L'anima mia tu sei,
Te solo/a voglio amar.

Ginardo e Isidoro
Io rido come un matto,
Amor lo canzonò.
Se rido piano io schiatto,
Frenarmi più non so.
(si avanzano per goder meglio la scena, ma sorpresi da un improvviso rollo di tamburo fuggono)

Scena quattordicesima
Corradino e Matilde; indi subito Aliprando. Si ascolta una campana a martello, ed un improvviso rollo di tamburo.

Corradino
Qual fragor?

Aliprando
Signor...
(osservando le armi di Corradino a terra)
(Che vedo!
Fece Amore il grand'effetto.)

Corradino
Parla: dimmi...

Aliprando
(stupito e maravigliato)
(A me non credo.)

Corradino
Via ti sbriga: vuoi parlar?

Aliprando
Ah! Signor, signor correte,
D'Edoardo viene il padre,
Alla testa delle squadre
Il suo figlio a ricercar.

Corradino
Il suo figlio ei cerca? Oh folle?

Aliprando
Egli a' piedi è già del colle.

Corradino
E gli armigeri?

Aliprando
Son pronti.

Corradino
Saprò i stolti far tremar.

Matilde
Di mia man ti voglio armar.

Aliprando
(da sé)
Come mai lo fe' cascar!

Partono.

Atrio del castello.

Scena quindicesima
S'ode il suono d'una marcia guerresca, e nel momento che Edoardo si aggira smanioso per la scena, escono gli armigeri in armi marciando in silenzio e si schierano in fondo guidati da Rodrigo, indi cantano.

Edoardo
Smarrito, dubbioso, - Al suono di guerra,
Sospiro e non oso - Richieder perché.
M'agghiaccia, m'attera - Un freddo sospetto;
Mi palpita il petto - Vacilla il mio piè.

Coro e Rodrigo

Marciamo, marciamo - Gli scudi battiamo.
Si vada, si corra - Si voli a pugnar.
Nel cuor de' superbi - S'immerga la spada.
Si corra, si vada - Nel campo a trionfar.

Edoardo
Smarrito, dubbioso, - Al suono di guerra,
Sospiro e non oso - Richieder perché.
M'agghiaccia, m'atterra - Un freddo sospetto;
Mi palpita il petto - Vacilla il mio piè.

Rodrigo
Marciamo, marciamo - Gli scudi battiamo.
Si vada, si corra - Si voli a pugnar.
Nel cuor de' superbi - S'immerga la spada.
Si corra, si vada - Nel campo a trionfar.

Edoardo
Ma dite...

Coro
Si corra.

Edoardo
Parlate.

Coro
Marciamo.

Edoardo
Sentite.

Coro
Battiamo.

Edoardo
Andate.

Coro
A pugnar.

Dal castello escono Corradino seguito da Matilde, un paggio che reca le armi di Corradino, indi subito Ginardo ed Aliprando armati, in mezzo a cui Isidoro vestito con vecchia armatura, lunga spada al lato, bandiera in mano, chitarra dietro le spalle, ed al fianco rotolo di carte e gran calamaio con penne; poi la Cantessa.

Ginardo
Altezza, guardate...

Aliprando
Venir lo lasciate.

Ginardo e Aliprando
Poeta di corte - Ei fatto s'è già.

Isidoro
Il vostro Isidoro - Nel rischio crudele
Con gamba fedele - Seguir vi potrà?
Per scriver la storia, - Le fughe, le rotte,
Le piaghe, le botte - Contando verrà.

Contessa
(con ismania a Corradino)
Ah! Prence! Che pena! - Col pianto sul ciglio!..
Di Marte il periglio - Gelare mi fa.

Corradino
(prima alla Contessa, indi ad Isidoro, poi alla Contessa e a Matilde, indi scorgendo Edoardo)
Tu cessa... tu vieni - Che noia!.. mia vita!
Oh gioia infinita - Tuo padre cadrà.

Edoardo
Mio padre! Deh lascia - Ch'io voli al suo fianco.
M'opprime l'ambascia - Mi sento mancar.

Matilde
(con interesse innocente)
Quel pianto deh mira...

Corradino
(con trasporto geloso)
Infida, tu l'ami?

Matilde
(come sopra)
Il padre sospira.

Corradino
(come sopra)
Mi fai sospettar.

Contessa
(Geloso sospira! - Mi vuo' vendicar.)

Matilde, Contessa, Corradino, Edoardo, Isidoro, Ginardo, Aliprando e Rodrigo

Oh come mai quest'anima/quell'anima
Sfavilla in un momento!
Tutta in tempesta l'agita,
L'idea d'un tradimento,
Di vena in vena sentesi/sentomi
Che si dirama un fuoco,
E tutto a poco a poco
Mi sembra in fiamme andar.

Matilde pone l'elmo, lo scudo e la spada a Corradino e gli dà la lancia.

Matilde
Vanne, pugna: trionfante ritorna;
Ma ricordati d'essere umano;
T'armo io stessa di propria mia mano,
E se vuoi volo al campo con te.

Corradino
(a Matilde)
Tu qui resta, disponi, comanda.
(come sopra, sotto voce)
(Guai per te se tradirmi pensasti.
Sai chi sono, ci pensa e ti basti.)
(ad Edoardo)
Alla torre riporta il tuo piè.

Contessa
(Egli l'ama. Vendetta m'accende.)

Matilde
(Gelosia lo divora, e ne tremo.)

Edoardo
(Forse è il padre dei giorni all'estremo!)

Contessa, Matilde, Edoardo e Corradino
(Gelo, avvampo: non sono più in me.)

Tutti fuori d'Isidoro
Come allor, che dall'erte pendici
Gorgogliando vien l'onda giù a basso,
Mal s'oppone a quell'impeto un sasso,
Che travolto, aggirato in un vortice
Rotolando precipita giù.

Alla piena di affanni, di smanie,
Il cervello smarrito s'aggira,
Salta, sviene, s'infuria, delira,
Calma cerca; ma calma non trova;
No, la pace per lui non è più.

Corradino, Ginardo, Aliprando, Coro e Rodrigo
Che si tarda? Si voli al cimento:
Il mio/suo sdegno più freno non ha
Trabalzato qual polvere al vento
L'inimico a' suoi/miei piedi cadrà.

Contessa, Matilde ed Edoardo
Lento, lento un secreto tormento,
L'alma in seno straziando mi va,
Trabalzata qual polvere al vento
La mia testa più posa non ha.

Isidoro
(animando i soldati e facendoli porre in ordine di marcia per andare alla battaglia)
Dritti, lesti, da bravi, coraggio;
Che fra i sassi si arriva alla gloria.
Come canta il cantore di maggio,
Cantar voglio la vostra vittoria,
Patatim, patatam, patatum!

A menare ciascuno sia pronto,
Sia la mano pesante e sdegnosa,
Delle gambe tenete gran conto,
E il morire sia l'ultima cosa;
Perché i morti non campano più.

Che si tarda? Si voli al cimento,
La mia febre calmarsi non sa.
(piano da sé)
(Ma nel caso fo a correr col vento:
La mia gamba l'eguale non ha.)

Atto Secondo

Vasta campagna sparsa d'alberi. Da un lato grand'albero fra i di cui rami.sta

Scena prima
Don Isidoro, scrivendo; indi Rodrigo con gli armigeri; poi Ginardo a spada nuda.

Isidoro
(scrivendo)
Settecento ottanta mila
Quattrocento ventitrè
Sopra il letto della gloria
Fur trovati in fricassé,

E alla morte, che volea
Far il conto delle teste
Gli saltarono le creste
Che tre volte si sbagliò.

Che bel dir! Che stile enfatico!
Grande onore io mi farò;
Vale a dir: applausi, etcetera.
E i sbadigli addoppierò.

Coro
Vinto, avvilito - Profugo errante
Ha l'inimico - L'ali alle piante.
Di Corradino - La destra armata...

Isidoro
(affacciandosi dai rami, e chiamando)
Ehi! Giovanotti? - E terminata?
Siamo in sicuro? - Posso calar?

Coro
Don Isidoro! - Don Isidoro!

Isidoro
Servitor loro - Servitor loro.
Non v'è pericolo? - Posso discendere?

Coro
Sì, sì: coraggio.

Isidoro
Eh! N'ho da vendere.
Vi farò estatici - Trasecolar.

Coro
Che mai ci avete - Da raccontar?

Mentre discende aiutato dagli armigeri, entra Ginardo.

Isidoro
(aprendo uno scartafaccio)
Ascoltate.

Ginardo
Cos'è, signor poeta;
Lassù che facevate?

Isidoro
Bagattelle!
Fedelissimamente
Della nostra vittoria
Ha descritta la storia.

Ginardo
Il fatto d'armi
Più d'un miglio lontano è succeduto.

Isidoro
Ma l'occhio de' poeti è un occhio acuto.

Ginardo
Sarà: ma non ci credo.

Isidoro
Attenzione:
Vera, nuova e distinta relazione.

Allo squillo della tuba,
Al fragor della catuba,
Si schieraro tutti in fila
Centoottantacinquemila.

Ginardo
Tutti in fila!

Isidoro
E in ordinanza,
Non badando al gran proverbio
Ch'è assai meglio la sua panza
Per i fichi conservar.

Ginardo
O patisce assai di vista,
O fa male il computista.
Tutti insieme, veda lei,
Eravamo trentasei.

Isidoro
Trentasei!

Ginardo
Né più, né meno,
E calando in gran disordine
In tre canne di terreno
I nemici si affrontâr.

Isidoro
Là saltavano cappelli,
Qui schizzavano cervelli.

Ginardo
Non è vero.

Isidoro
Non importa.
E del sangue in mezzo al guazzo,
Scalzo in fin sopra i ginocchi,
Con un moccolo un ragazzo
Vi pescava denti ed occhi.
(piano a Ginardo)
Bella idea! Ma l'ho rubata:
Non lo state a propalar.

Ginardo
(tirandolo a parte)
Zitto qua: sotto voce, pian piano.
Hai veduto, ma troppo lontano
Fu la guerra un affar di mezz'ora.
L'inimico ci vide e sparì.

Isidoro
Senti qua, ma non dirlo alla gente:
L'ingrandire non costa poi niente.
Lo scrittore fa i nani giganti,
E la storia si scrive così.

Ginardo
Bestia!

Isidoro
Grazie.

Ginardo
Scioccone!

Isidoro
Obbligato.

Ginardo
Via correggi.

Isidoro
Non muto un concetto.

Ginardo
Ma l'affare così non è stato.

Isidoro
Ma così fa migliore l'effetto.
Frasi immense, parole sonanti,
Son lo stile che s'usa oggidì.

Ginardo
(Che cervello bislacco e balzano!
Salta qua, salta là, sempre vola.
Il giudizio vi cerchi: ma invano.
È poeta; ergo matto sarà.)

Isidoro
Ma vedete che pazzo profondo!
Salta su, salta giù, sempre vola.
Non conosce l'usanza del mondo;
Cose grandi, ed effetto si fa.

Lasciamo l'epopea,
Ed entriam nel bernesco. Corradino,
Quell'uom di buona grazia
Dove sta?

Scena seconda
Aliprando con alcuni armigeri, e detti.

Aliprando
Corradino,
Fugati i suoi nemici
M'impose di lasciarlo, avido forse
Di qualche illustre impresa, e nella selva
Volle solo inoltrarsi
Di Don Raimondo in traccia.

Isidoro
E se lo trova?

Ginardo
Lo sfida.

Isidoro
E poi?

Aliprando
Si battono.

Isidoro
Bel gusto!

Aliprando
Ma ritorniamo intanto
Verso il castello: e di Matilde andiamo
Il core a consolar.

Isidoro
Povera donna!

Aliprando
Oh! come penerà!

Isidoro
La vera pena
È l'aver poco a pranzo e niente a cena.

Partono presso gli armigeri, che marciano dalla parte opposta di quella da cui sono venuti.

Scena terza
Edoardo a spada nuda seguito da Udolfo da una parte del bosco.

Edoardo
O mia liberatrice! O mia pietosa
Giovinetta Matilde! Il carcer mio
Si disserrò per te. Vieni, t'affretta,
Tu che per cenno suo
Sì cortese mi fosti: al mio castello
Rivolgi i passi, e larga avrai mercede;
Ché cercando mio padre io volgo il piede.

(Udolfo esce)

D'un padre nel periglio
Poco farà, se ancor perisce un figlio.
(s'inselva)

Scena quarta
Raimondo, fuggiasco e sospettoso, ed Edoardo nella selva.

Raimondo
Sarai contenta alfine
Revolubil Fortuna! Io già tenea
La mia man nel tuo crine, e il mio nemico
Dovrà fuggirmi innante.
Ma tu crudel! cangiasti in un istante.
S'involano i miei prodi, e non m'avanza
Un lampo di speranza.
Inutil arma è il pianto:
E il figlio... il figlio mio perduto ho intanto!

Ah! Perché, perché la morte
Non ascolta i pianti miei?
Nella tomba io troverei
Ogni mia felicità.

La speranza m'abbandona.
Più non vedo che periglio,
E il pensar che perdo un figlio...
(gridando per eccesso di smania)
Figlio...

Edoardo
Padre...

Raimondo
Sogno?.. o sento?
Forse.. Ah! come?.. Il cor s'inganna.
Figlio...

Edoardo
Padre...

Raimondo
Qual momento!

Edoardo
Padre... Padre...

Raimondo
Che sarà?

Ah! Se ancora un'altra volta
Ei ritorna al dolce amplesso,
Io morrò di gioia oppresso:
Così morte orror non ha.

Ah! Se questo è un bel sogno,
Ch'io non mi desti più! Presso la voce
Scorrerò la foresta,
Il figlio chiamerò...

Scena quinta
Corradino a spada nuda, indi Edoardo a spada nuda, e detti.

Corradino
(presentandosi improvvisamente da una parte della foresta)
Ferma, t'arresta.

Raimondo
Che pretendi?

Corradino
Fra noi
Terminare il cimento.

Raimondo
Lasciami un sol momento,
E a te ritornerò.

Corradino
Vile! Tu credi
Involarti così.

Raimondo
Che vil non sono
T'insegnerà il mo brando.

Corradino
Il brando tuo
Darà lampi e non colpi. I tuoi guerrieri,
Degni di te, ti abbandonaro, ed ora
Che teco a solo a battagliar discendo,
Chi ti difenderà?

Si scorge Edoardo discendere precipitosamente da un'altura.

Edoardo
Io lo difendo.
Padre...

Raimondo
Figlio...

Corradino
Voi!

Edoardo e Raimondo
M'abbraccia.

Corradino
Ma come!

Raimondo
Figlio.

Edoardo
Padre.

Corradino
Voi!

Corradino, Edoardo e Raimondo
Che istante!
Combattuto, delirante
Sogno? Veglio? ancor non so.

Edoardo
Deh! serena il mesto ciglio,
Ci sorride la fortuna:
Al tuo sen ristringi il figlio,
Il tuo pianto terminò.

Raimondo
Ora sfido il mio periglio,
Mi sorride la fortuna:
Al mio sen ristringo il figlio;
Il mio pianto terminò.

Corradino
Oh! qual gelido veleno
Circolar mi sento in petto,
Un sospetto batte in seno,
La mia gioia terminò.

Edoardo
Pugnar tu vuoi?

Corradino
Rispondi:
Qui libero ti vedo,
Dall'onor tuo lo chiedo:
I ceppi chi spezzò?

Edoardo
Matilde.

Corradino
Che!.. Matilde!
No, tu mentisci: no.

Edoardo
(con l'espressione dell'entusiasmo)
Matilde ha bella l'anima,
Matilde ha bello il core,
Matilde è tutt'amore,
Matilde mi salvò.

Corradino
(Io la credea sì tenera,
E l'empia m'ingannò!)

Edoardo e Raimondo
(a Corradino)
All'armi, all'armi, o barbaro.
Vieni a pugnare, affrettati...
(fra loro)
Perché, perché sì torbido?..
Che pensa mai, che medita?..
Chi sa che idea terribile
Lo fa così agitar!

Corradino
(da sé, disperato)
Femmine tutte perfide!
(a Raimondo ed Edoardo)
Lasciatemi, involatevi.
(da sé)
Oh qual segreta smania
Il cor divora e lacera!
Ma di vendetta il fulmine.
Fra poco ha da piombar.

Corradino parte nell'eccesso della collera, ed Edoardo e Raimondo entrano nella selva.

Galleria nel castello di Corradino.

Scena sesta
La Contessa, indi Matilde.

Contessa
Edoardo fuggì. L'oro sedusse
Il facile custode. Qui signora
Era sola Matilde, e sovra a lei
Il sospetto cadrà. Di Corradino
L'alma conosco ed il furor. Fra poco
Vendicata sarò.

Matilde
(Né alcun ritorna!
Ah! Mi palpita il cor!)

Contessa
(Ecco colei!
Ih! quanto fumo! Due minuti, e forse
Il fumo sparirà.)

Scena settima
Isidoro, indi Ginardo, Aliprando e detti.

Isidoro
Ma che battaglia!
Che ticche tach! Che strette!
Sessantamila ne ho tagliati a fette!

Matilde
Sessantamila!

Isidoro
Tondo; o se mai sbaglio
Poco più; poco meno.

Matilde e Contessa
E Corradino?

Isidoro
Corradino verrà. Le teste grandi
Con il commodo lor fanno le cose.

Ginardo
Siam qui, belle ragazze.

Aliprando
L'inimico
Ci vide e s'involò; ma il nostro eroe
Volle solo inoltrarsi
Nella foresta per trovar Raimondo,
E sfidarlo a duello.

Matilde
E lo lasciaste?

Aliprando
Severo il comandò. Vicino è il bosco;
Lo credea già tornato.

Matilde
Che incertezza crudel! Qualche sventura
Mi predice il mio cor!

Isidoro
(Quanta premura!)

Matilde
Ah! per pietà correte
Ite in traccia di lui. Finché nol vedo,
Ah! no: non so s'io viva.

S'ode un forte rollo di tamburro.

Isidoro
(spaventato, tremando)
Innocente son io.

Ginardo
Ecco che arriva.

Scena ottava
Corradino con quattro armigeri, e detti.
Tutti gli si affollano intorno, ed egli con un gesto risoluto li allontana.

Corradino
A me Edoardo. Va' Ginardo, vola:
Qui lo voglio all'istante.

Contessa
(Par che tutto già sappia.)

Matilde
(Il suo sembiante,
Che tranquillo non è, mi dice assai.)

Aliprando
(Concentrato così! Che sarà mai!)

Isidoro
(cava un foglio, lo spiega e segue leggendo Corradino che passeggia smanioso e taciturno)
«A Sua Maestà spaventevolissima
Corradino Cuor di Ferro
Per la vittoriosa vittoria, in cui il vincitore
Vinse i vinti.

Sonetto Romantico.

Al tarappattattà dello tamburro
E al cicche ciacche di fulminee spade,
I nemici cascar, siccome cade
Dalla padella il liquefatto burro;

E... »

Corradino
Zitto.

Isidoro
(piegando il foglio)
(Bell'incontro! Una pensione
Adesso è assicurata.)

Ginardo
(tornando)
Altezza, la prigione è diserrata.
Il custode è fuggito.
Edoardo non v'è.

Aliprando
Che sento?

Matilde
E come?

Contessa
(Oh gioia immensa!) E l'empio autor di questa
Trama infernal, chi sarà mai?

Corradino
(Prevedo
Qualche gran terremoto, e già le gambe
Mi diventano un x.)

Corradino
Bella Matilde,
Di questo avvenimento
Voi che cosa ne dite?

Isidoro
(Il temporale
Par che pigli di là.)

Matilde
Signor... mi sembra!..

Scena nona
Rodrigo con lettera e detti.

Rodrigo
Cento mila perdoni. Questa lettera
A Matilde Shabran recò un guerriero.
Me la dette e partì.

Matilde
(la prende)
Lettera? Ebbene,
La leggerò con commodo.

Corradino
(con impero)
Leggetela.

Matilde
Qual premura, signor?

Contessa
(Forse la sorte
Seconda il mio furor.)

Corradino
(a Matilde)
Tu...: perché tremi?

Matilde
Io tremar?

Corradino
Leggi... Ieggi...

Aliprando
(Ohimè! Che imbroglio!)

Isidoro
(La grandine è vicina.)

Corradino
A me quel foglio.
(Corradino strappa il foglio a Matilde e legge fremendo)
«Alla bella Matilde Shabran; il tuo nome sarà scolpito nel mio cuore, anche dentro la tomba: e sarà l'ultima voce pronunziata dall'affettuoso mio labbro. Per te caddero i miei ceppi. Ah! non sarò felice, che quando mi getterò a' piedi della mia bella liberatrice.
Edoardo Lopez.»

È palese il tradimento.

Matilde
Mente il foglio, o ad arte è scritto.

Contessa
Ella è rea.

Matilde
Non ho delitto.
L'innocenza brillerà.

Contessa
Passagger che si confonde,
E inciampando balza e casca,

Corradino
Un vascello in preda all'onde
Quando bolle la burasca,

Matilde
Una face, che lontana
Improvvisa manca e sviene,

Aliprando
Un assalto di quartana,
Che tremar fa polsi e vene,

Isidoro
Un poeta indebitato,
Che non sa come pagar,

Ginardo
Un castello fracassato,
Ch'è vicino a sprofondar,

Matilde e Corradino
In sì tragico momento
D'impensato cangiamento,

Contessa, Isidoro, Ginardo e Aliprando
Rassomiglia al mio/suo cervello,
Che dubbioso, irresoluto,
Sconcertato, combattuto,
Cosa mai pensar non sa.

Corradino
Perfida, invan tu piangi.
È finto quell'affanno.
A morte ti condanno.

Matilde, Ginardo e Aliprando
A morte!

Matilde cade come svenuta sopra un sedile.

Isidoro
Bagattella!

Ginardo e Aliprando
(Sì giovane! Sì bella!)

Contessa
(Al fin son vendicatal
Comincio a trionfar.)

Isidoro
(Povera disgraziata!
Mi vien da singhiozzar.)

Matilde
Morir!.. Morir!.. Non palpito
Di morte al freddo orrore;
Ma il perdere il tuo cuore,
Questo gelar mi fa.

Corradino
Spergiura!

Aliprando
Almen l'udite.

Matilde
Signor, sono innocente.

Isidoro, Ginardo e Aliprando
Grazia per lei.

Corradino
No: mente.
Per lei non mi parlate
Invano mi tentate.
Morte su lei già sta.

Ginardo e Aliprando
(Salvarla chi potrà?)

Contessa
(Oh! gioia! Ella morrà.)

Isidoro
(Freddo venir mi fa.)

Matilde
(Né troverò pietà.)

Corradino
Fra quattro armigeri - Immantinente
Presso al castello - Di Don Raimondo,
Dove precipita - L'ampio torrente,
Ora tu stesso - La guiderai;
Nella voragine - La gitterai.
Vita per vita - Trema per te.

Matilde
Oh Ciel! Che fulmine!

Ginardo e Aliprando
(Che rio decreto!)

Contessa
(M'inonda l'anima - Piacer secreto.)

Isidoro
Ci vuole un core - Da can barbone,
Io son coniglio - Non son leone:
D'una giuncata - Sono il ritratto.
Questo mestiero - Mai non ho fatto.

Corradino
Vita per vita - Trema per te.

Matilde
Io cadrò vittima - D'un tradimento
Ma pure, o barbaro - Non mi lamento,
Ché l'innocenza - Lieta mi fa.
E l'innocenza - Trionferà

Contessa
Per una femina - Che bel momento!
Il cor mi giubila - Nel suo tormento
Oh inesprimibile - Felicità!
Di più quest'anima - Bramar non sa.

Ginardo e Aliprando
A quelle lagrime - A quell'accento
Il cor mi palpita - Straziar mi sento.
No: di colpevole - Volto non ha.
Misera giovine! - Morir dovrà.

Corradino
A quelle lagrime - A quell'accento
Dolce incantesimo - Nel cor mi sento;
Ma la mia collera - Trionferà.
(ad Isidoro ed agli armlgeri, con impero)
Precipitatela - Senza pietà.

Isidoro
(da sé, figurandosi la caduta di Matilde)
Non è possibile - Fo testamento.
Che capitombolo! - Oh che spavento!
Pliffete plaffete - L'acqua farà...
(scuotendosi con paura)
Dice benissimo - Vostra Maestà.

Partono.

Bosco fra il castello di Corradino e di Raimondo presso la valle del torrente.

Scena decima
Edoardo, Udolfo e quattro armigeri della fazione Lopez, indi Isidoro di dentro.

Edoardo
Forse tardi parlasti,
Forse tardi svelasti,
Che Matilde non fu; ma la Contessa,
Che sciolse i ceppi miei. Ah! Ch'io pavento
Qualche tremendo inganno;
Forse Matilde... ah! Ne morrei d'affanno.

S'ode un tamburo scordato, che s'avvicina suonando tristamente.

Isidoro
(di dentro)
Alto!

Edoardo
Facciam silenzio; nascondiamoci:
Gente armata e una femina s'avanza.

Si nascondono.

Scena undicesima
Matilde fra quattro armigeri guidati da Isidoro, e detti nascosti.

Isidoro
Che serve il singhiozzar? Non v'è speranza.
Incrollabile io son.

Matilde
Sono innocente.

Isidoro
Nequaquam... ehi! Sentite attentamente.
Trattenetevi là.

Gli armigeri si ritirano.

Matilde
Barbaro! E come
Ti regge il cuor?

Isidoro
Il cuor? Ma voi che dite?
Io gettarvi nell'acqua? E che? Son pazzo?
Nemen le mosche a mezzo luglio ammazzo.
Udite, il tempo vola.
Vi lascio qui: ma datemi parola
Di buttarvi da voi... eh? Me la date?
Da brava: non burlate. A Corradino
Con gran sesquipedali parolone,
Io farò la superba relazione.
Per sempre addio: non ci vedrem mai più.
(Che si butti davvero? Eh! Non lo credo
Nemmeno se lo vedo. Ora a palazzo
Infilzerò bugia sopra bugia:
Poi colgo un contratempo, e scappo via.
Con finto pianto ora ingannar bisogna
Quella feroce, assassinesca razza.)
E morta... è morta; oh povera ragazza!
(entrando)

Scena dodicesima
Matilde, indi Edoardo, Udolfo ed armigeri.

Matilde
Misera! Che farò fra questa bruna
Tortuosa foresta? Oh se sapesse
Il giovane Edoardo,
Che nel fior de' miei giorni,
Solo per lui son condannata a morte.
Sì: sull'ali del vento,
Volerebbe a salvarmi.

Edoardo
(Oh ciel! Che sento?)

Matilde
Ebbi pietà di te; ma i ferri tuoi
Io spezzar non dovea. Trama d'Averno
Parer mi fece rea, tu col tuo scritto
Al sognato delitto
Ogni dubbio togliesti!

Edoardo
(Ah! Che mai feci!)

Matilde
Innocente son io; ma che mi giova,
Se ad un'ingiusta morte
Son condannata intanto?

Edoardo
Matilde non morrà. Tergi quel pianto.

No; Matilde: non morrai.
A svelar l'inganno io volo.
Co' i miei fidi or tu n'andrai,
Ti fia scudo il genitor:
A te sacro è il braccio e il cor.

Matilde
Dileguate, o crudi affanni:
L'innocenza in me scintilla.
Cavalier, se tu m'inganni
Saria troppa crudeltà...
E Matilde ne morrà.

Edoardo
Vanne e spera.

Matilde
Un solo accento.

Edoardo
Se sapessi...

Matilde
Una parola.

Edoardo
Periglioso è anche un momento.
La rivale...

Matilde
Ah! Corri: vola.
Forse... oh Dei!. se tardi.. ah no!

Vanne, o caro: a te mi affido,
Innocente ho ii core in petto,
Se mi salvi, il fato io sfido,
E di gioia io morirò.

Edoardo
Non temere: a me ti affida;
Di salvarti io ti prometto;
La rivale invan ti sfida:
Non tremar; ti salverò.

Matilde
Sfoga pur, mia sorte irata,
Il tuo barbaro rigore;
Che quest'alma innamorata
Il tuo sdegno sprezzerà.

Ah! se m'ama il caro bene,
Cesseranno le mie pene.
Più fedel di questo core
Non si trova, non si dà.

Edoardo
Sfoghi pur la sorte irata,
Il suo barbaro rigore;
Che a quell'alma desolata
È difesa l'amistà.

Ah! vicina al caro bene,
Cesseranno le tue pene.
Più fedel del tuo bel core;
Non si trova, non si dà.

Matilde parte con gli armigeri, ed Edoardo con Udolfo.

Galleria nel castello di Corradino.

Scena tredicesima
Corradino seduto presso un tavolino, la Contessa, Ginardo, Aliprando, indi Isidoro.

Corradino
(Pietà mi parli invano.
Vendicato sarò. Donna infedele!.
Né alcun ritorna ancor?)

Contessa
(Del mio trionfo
Il momento è vicino.)

Corradino
Di Matilde
Nessun nuova mi porta?
Ah! Matilde crudel!

Isidoro
(entrando)
Matilde è morta.

Aliprando
(Barbaro!)

Ginardo
(Dispietato! e tu...)

Isidoro
(Silete,
Vel siletote vos: nel caso mio
Avreste fatto peggio.)

Corradino
Quell'infida
Che disse?

Isidoro
Vi dirò. (Mi raccomando,
Spiritose invenzioni, e tu Rettorica,
Deh! non mi abbandonar.) Giunti del monte
Sul culmine scosceso e dirupato,
Io, col tuono d'un tragico arrabbiato,
Esclamai: mori, o banderuola errante.
E col piè tracotante
Io stesso la tremenda
Spintarella fatal le detti: ed essa
Capitombolò giù. L'acqua spezzata
Mi schizzò in faccia. Per tre volte a galla
Venne, e tre volte,.. oh vista!
Dir volea, stralunando
Le luci immerse nell'eterna eclisse:
Corradino birba... ma non lo disse.

Aliprando
Sventurata!

Corradino
Ne godo.

Isidoro
(Se la beve.)

Contessa
Dottor: la tua protetta
Si fece poco onor. Già si sognava
Il talamo, il comando;
Ma il velo si squarciò; ma finalmente
Matilde apparve rea.

Scena quattordicesima
Edoardo e Udolfo entrando, e detti.

Edoardo
Ella è innocente.

Corradino
Quale ardir?

Ginardo
Che sarà?

Edoardo
Signor, perdona:
È pietade, è dover, che al tuo castello
Rivolge i passi miei.
Ingannato tu sei;
Matilde rea non è. Mira il custode
Che mi disciolse, e meco
S'involò. Ah! tardi mi svelò l'arcano!
Onde render Matilde
Dai tuoi sospetti oppressa
Fu comprato costui dalla Contessa.

Corradino
(ad Isidoro)
Matilde non è rea! Perfido! E tu...

Isidoro
(Questa non è più aria
Per un figlio di Apollo:
Marco - Sfila, Isidoro, e gambe in collo.)
(parte tacitamente)

Contessa
(Qual fulmine è mai questo!)

Corradino
Anima rea!
Per te cadde Matilde,
E tu resisti ancor? Fuggi, t'invola
Dal provocato mio sdegno feroce.

La Contessa parte.

Parmi ascoltar la voce
Della bella innocente. Ombra diletta,
Fermati, senti, aspetta.
Ti rivedrò... ti rivedrò, nell'onde
Che ti fur tomba io vuo' piombar, e teco
Nel giardin dell'Eliso
Favellerò d'amor spirto indiviso.

Matilde, anima mia,
Ti rivedrò fra poco.
Le pene sue per gioco
Rammenterà il mio cor.

Aliprando e Ginardo
Signore, a poco a poco
Si calmerà il tuo cor.

Edoardo
(Amore a poco a poco
Consolerà quel cor.)

Corradino
Nei vortici fatali
Vado a incontrar la morte,
E la mia cruda sorte
Renderà dolce amor.

Qual sarà mai la gioia
Allorché a lei d'accanto
Versando un dolce pianto
D'amor le parlerò;

Se nel pensarlo solo
Ogni più acerbo duolo
Già nel mio sen cessò!

Aliprando e Ginardo
Che inaspettato evento!
Che istante di dolor!

Edoardo
(In sì crudel tormento
Si cangerà quel cor.)

Parte seguito in fretta dagli altri.

Montagna dirupata in fondo da cui si precipita un ampio torrente, che si perde in una voragine. Da un lato castello di Don Raimondo con ponte levatore, nell'innanzi selva con sasso.

È notte.

Scena quindicesima
Isidoro fugiasco di dentro, indi in scena con Ianterna accesa. Dopo Corradino di dentro su la montagna.

Isidoro
«Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura,
Che la diritta via era smarrita»
Fra il digiuno, la notte e la paura,
Scivolo ad ogni passo.
(attacca la lanterna ad un albero)
Mettiamoci a seder su questo sasso.
Ohimè! Questo è il torrente
Dove Matilde si sarà buttata.
(Avesse da venir l'ombra affogata!)
Ma si sarà affogata?
Se non scappavo presto, Corradino
Si sfogava con me...

S'ode la campana del castello.

Che suono è questo?
Eh! Suoneranno a fuoco; manco male,
Che sto all'acqua vicino.

Corradino
Matilde, ecco ti seguo.

Isidoro
Ah! Corradino!
Misericordia! Aiuto!
(nel prender la lanterna gli si smorza)
Peggio, peggio:
Anche il lume è smorzato;
Felicissima notte.

Scena sedicesima
Si cala il ponte levatore, ed esce Don Raimondo seguito da quattro armigeri con faci. La selva rimane ingombrata da' contadini guidati da Egoldo con faci. Su la montagna si scorge Corradino trattenuto da Aliprando e da Ginardo; intanto Edoardo scende dal ponte, traversa la pianura e corre al castello.

Raimondo
Chi ha gridato?

Aliprando
Fermatevi, signore.

Ginardo
È troppo strano
Questo vostro furor.

Corradino
Tentate invano
Trattenermi, importuni. Entro quell'onde
Precipitar mi voglio.

Isidoro
(Lo lasciassero far!)

Edoardo
(Questo è il momento!)
(entra nel castello)

Corradino
No: viver più non deggio. In cor mi sento
Una vampa, un incendio;
Lo spegnerò fra i vortici
Ove Matilde mia trovò la morte.

Scena ultima
Edoardo porta per mano Matilde fuori del castello, e detti.

Matilde
Matilde non morì.

Ginardo, Aliprando e Isidoro
Che vedo?

Corradino
Oh sorte!
(scende infretta dalla montagna)

Raimondo
(ad Isidoro.)
Foste voi, che nell'acqua
La faceste cascar?

Isidoro
Sì, per metafora:
Fu parlar figurato,
Fu licenza poetlca.

Corradino
Mia vita!
Illusione non è. Vivi, ti vedo;
Di': mi perdoni? A' piedi tuoi...

Matilde
Che speri?
Ch'io stenda la mia mano
A un crudele, a un feroce, a un uom che sogna
Sempre stragi e furor? Se tua mi vuoi,
Apri il tuo cuore alla bontà. Raimondo
Stringi al tuo seno.

Corradino
E poi?

Matilde
Prima obbedisci.

Corradino
Eterna pace io giuro.
Matilde? Ebben?

Matilde
Son tua, son tua per sempre.
Grazie, caro Edoardo.
Medico, abbiamo vinto.
(ad Isidoro)
Per le nozze
Da te voglio un sonetto. (Ah manca solo
A tanti miei trofei, che la Contessa
Viva mi veda, e sposa a lui.) Signore,
L'affanno terminò, trionfa amore.

Ami alfine? E chi non ama?
Ama l'aura, l'onda, il fiore.
Se di te trionfa Amore
Non ti devi vergognar.

Agli affanni suoi segreti
Son soggetti anche i guerrieri,
Anche i medici e i poeti
Son costretti a sospirar.

Non è vero?

Edoardo, Corradino, Ginardo, Aliprando e Raimondo
Anzi è verissimo.

Isidoro
Ancor io dovetti amar,
E sette anni singhiozzar,
E fu cosa da crepar.

Coro ed Egoldo
Dunque al castel talora
Verrem da voi, signora,
E niun ci scaccierà?
Eguale avete l'anima
Del volto alla beltà.

Matilde
Tace la tromba altera,
Spira tranquillità.
Amor la sua bandiera
Intorno spiegherà.

Femmine mie, guardate:
L'ho fatto delirar.
Femmine, siamo nate
Per vincere e regnar.

IL Coro e gli Altri
Le femmine son nate
Per vincere e regnar.

FINE


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