Gioachino Rossini

(1792-1868)

Armida

Dramma per musica in 3 Atti, è stato rappresentato a Napoli (Teatro San Carlo) il 11 novembre del 1817

Personaggi

Goffredo (Tenore), Rinaldo (Tenore), Idraote (Basso), Armida (Soprano), Gernando (Tenore), Eustazio (Tenore), Ubaldo (Tenore), Carlo (Tenore), Astarotte (Basso); paladini, guerrieri, demoni, larve, soldati franchi, damasceni seguaci di Armida

atto Primo
scena Prima

Campo di battaglia.
In distanza la città di Gerusalemme.
Le trombe annunziano la presenza del supremo duce, ed i Franchi, uscendo dalle loro rispettive tende, si schierano, facendogli i militari onori. Comparisce Goffredo dalla sua tenda, accompagnato da un numero di Paladini primari.

N. 1 - Introduzione

CORO DI PALADINI
Lieto, ridente oltre l'usato

in oriente si mostra il dì.

Forse la gloria, di pace allato,

la tua vittoria previen così.

GOFFREDO
Ah! No: sia questo di tregua il giorno:

dover funesto si compirà.

Arditi, all'ire, farem ritorno:

per or l'ardire ceda a pietà.

CORO DI PALADINI
Arditi, all'ire farem ritorno:

per or l'ardire ceda a pietà.

Recitativo

GOFFREDO
Sì, guerrieri, fian sacre
all'estinto Dudon le nostre cure,
funebre pompa all'onorata salma
oggi la tomba dia. Laudi, sospiri
e tributo di pianto
abbia l'eroe, che sul finir di vita
il sentier di virtude agli altri addita.

atto Primo
scena Seconda

Eustazio, e i precedenti.

N. 2 - Coro di paladini

EUSTAZIO
Germano, a te richiede

donna real, piangente,
or di venirti al piede
aita ad implorar.

GOFFREDO
Venga. Maggior conforto

che in sollevare un core
assorto nel dolore,
alma non può trovar.

(Eustazio parte)

CORO
Suol di virtude in porto

l'esempio tuo, signore,
ogni anima guidar.

atto Primo
scena Terza

Preceduta e seguita da Guerrieri, fra' quali Eustazio, comparisce Armida sopra un cocchio, accompagnata da Idraote sotto spoglie di privato, e da seguito di Damasceni e Donzelle.

CORO GENERALE

Quell'astro mattutino,

forier dei rai del giorno,
di tanta luce adorno
non si mostrò finor.

Del volto peregrino

l'angelica possanza
ogni splendore avanza,
offusca ogni splendor.

(Armida scende, e guidata da Eustazio, si presenta a Goffredo)

Recitativo

ARMIDA
Signor, tanto il tuo nome ovunque suona,
che fino a' tuoi nemici
avvien che desti in petto
sensi di maraviglia e di rispetto.
Del trono di Damasco in me l'erede
la cui sventura eccede
ogni più ria sventura) io ti presento.
Il barbaro Idraote,
di sangue a me congiunto, il serto avito
non sol pensa involarmi,
che insidia i giorni miei.
Se magnanimo sei, che tal ti credo,
quanto sei valoroso,
da te sperar mi giova il mio riposo.

GOFFREDO
Principessa gentil, che far poss'io?
Parla.

ARMIDA
La tua pietade

io reclamo. Fra tanti,
che qui ti fan corona, eccelsi eroi,
la desolata Armida
dieci eletti campioni a te richiede.
Questi a ripormi in sede
bastanti son. Fedele il popol mio
attende solo chi l'inciti all'armi;
e se avvien ch'io mi mostri di Damasco
con tai prodi alle mura,
duce, la mia fortuna è appien sicura.

(aspettando con finta umiltà la risposta di Goffredo)

IDRAOTE
(Che dirà?)

EUSTAZIO
(Quella voce, i mesti accenti

penetran l'alma mia.)

GOFFREDO
(dopo aver pensato)
Reina, senti.

In servigio del cielo,
sangue e sudor da noi si spande. Rieda
in libertà Sionne, su quel monte
di nostra fede ondeggi
il venerato segno,
e poi si pensi al tuo perduto regno.

(Armida mostra di piangere, Idraote freme, Eustazio ed un numero di paladini danno segno di rammarico)

N. 3 - Quartetto

ARMIDA
Sventurata! Or che mi resta

se pietà non trovo in te?
Della morte, più funesta
è la vita omai per me.

GOFFREDO
Calma il duolo; per te spenta

la speranza ancor non è.
La promessa mia rammenta:
prendi in pegno la mia fé.

IDRAOTE
(Non tradirmi amica speme;

non stancarti, o mio furor.)

EUSTAZIO,
(Non ha core chi non geme
al suo pianto, al suo dolor.)

CORO

ARMIDA
(Per me ognun sospira e geme
preda omai d'un folle amor.)

(a Idraote)
Vieni.

EUSTAZIO
Dove?

ARMIDA
Ove mi guida

il rigor d'avversa stella.

EUSTAZIO
(ad Armida)
Ferma...

IDRAOTE
Ahi misera donzella!

EUSTAZIO
Deh! German, pietà d'Armida.

CORO
(a Goffredo)
Deh! Pietà di lei, signor.

Insieme

ARMIDA

Speme non ho,

regger non so...
Fato crudel!

GOFFREDO

(Or che farò?

Ceder dovrò?
M'assisti, o ciel.)

Insieme

CORO

Veder languir

in fra' sospir
real beltà...

EUSTAZIO, IDRAOTE

(Chi può soffrir

il suo martir,
alma non ha.)

EUSTAZIO,
(Oh crudeltà!)

IDRAOTE,

CORO

GOFFREDO
(M'assisti, o ciel.)

ARMIDA
Fato crudel!

CORO
Signor, pietà.

EUSTAZIO
German, se togli al campo

breve drappel di noi,
non fia che rechi inciampo
de' Franchi al trionfar.

All'oppugnante mura

restino i duci eroi;
guerrier noi di ventura,
possiam per lei pugnar.

IDRAOTE
Pietà, dover c'invita

gli oppressi a sollevar.

CORO
Gloria il sentier ci addita
che noi dobbiam calcar.

GOFFREDO
(dopo breve pausa)
Cedo al comun desio:

fian paghi i voti suoi.

ARMIDA
E sarà ver?

ARMIDA,
(Cor mio,

alfin potrai sperar.)

EUSTAZIO,

IDRAOTE

Insieme

TUTTI GLI ALTRI
(fuorché Goffredo)

Per te propizio il fato

rallenta il suo rigore.
Armida il tuo bel core
cominci a respirar.

ARMIDA

Per me propizio il fato

rallenta il suo rigore.
Ah, sì, questo mio core
comincia a respirar.

GOFFREDO
(Un moto inusitato,

un gelido timore,
presagio di dolore,
mi sento in sen destar.)

Recitativo

GOFFREDO
Cedei, guerrieri è ver; però vogl'io
che dalla vostra schiera
si elegga un successor del duce spento.
Ei scelga a suo talento
fra voi dieci campioni. Il chiesto dono
sappia ciascun che si concede a lei
da' vostri sì, non da' consigli miei.

(Goffredo parte con séguito di guerrieri, e le schiere si ritirano. Frattanto un numero di paladini va con Eustazio in disparte, e parlano alquanto fra loro)


atto Primo
scena Quarta

Eustazio, Armida, Idraote, Paladini, Gernando.

EUSTAZIO
Opportuna è la scelta:
successor di Dudon Rinaldo sia.

GERNANDO
(Rinaldo!... Il vero ascolto?... Oh rabbia!)

ARMIDA
(Oh nome,

caro nome e fatal!)

IDRAOTE
(sottovoce ad Armida)
Questi è l'oggetto

in cui, prima d'ogni altro, oggi vorrei,
per antico desio,
sbramar lo sdegno.

ARMIDA
(Questi è l'idol mio.)

EUSTAZIO
Real donzella, il campo
a te per or serva d'asilo. Accinto
ad obbedirti fia ciascuno.

ARMIDA
(Ho vinto.)

(accompagnata da Eustazio, Armida entra in una delle principali tende con Idraote e col séguito dei damasceni)

EUSTAZIO
Compagni, al suono di festose grida,
si proclami Rinaldo.

atto Primo
scena Quinta

Gernando solo.

GERNANDO
Oh sorte infida!

Come! A Dudon costui succede? Il grado,
che vanto a me recar potea, fia suo?...
Ti scuoti alfin Gernando;
un italo garzon soffrir potrai
che tanto a te sovrasti?... Ah! Non sia mai.

N. 4 - Aria

GERNANDO

Non soffrirò l'offesa,

per questa spada il giuro:
alma di gloria accesa
l'ire frenar non sa.

E questi son gli allori

dovuti a' miei sudori?
Ahi quale, avverso il fato,
cruda mercé mi dà!

VOCI
(in distanza)
Viva Rinaldo!...

GERNANDO
Oh affanno!

Decisa è la mia sorte.

Insieme

GERNANDO

Oh duol ch'egual non ha!

VOCI
(in distanza)

L'eroe ch'egual non ha!

GERNANDO
Fiero destin tiranno!

ALTRE VOCI
(in distanza)
Viva Rinaldo, il forte,
splendor di nostra età.

GERNANDO
Ah! Tutti v'unite

miei sdegni in quest'alma,
che, priva di speme,
la calma perde'.
Miei sdegni, venite:
vi bramo con me.

(parte)

atto Primo
scena Sesta

Idraote, e Armida.

Recitativo

IDRAOTE
Sorte ci arride. Ove celata stassi
la fida schiera, i passi
a diriger t'affretta.
Dell'Asia la vendetta, a che non posso
compiere appien!

ARMIDA
Fra lacci,

dieci non sol, ma cento
fia che portino il pié. Nutre ciascuno,
di Goffredo a dispetto,
nell'anelante petto
di seguirmi il desir.

IDRAOTE
Ma di Rinaldo...

ARMIDA
Ah!

IDRAOTE
Sospiri! Perché?

ARMIDA
Facil ti credi
quell'anima domar?

IDRAOTE
La miglior preda

fia che manchi a Idraote?

ARMIDA
Eccolo... (Oh come
mi balza il cor!) Deh vanne... (Ove son io!)
Spera... chi sa?...

IDRAOTE
Figlia diletta, addio.

(parte dal campo)

atto Primo
scena Settima

Rinaldo, e Armida.

RINALDO
Principessa, sei tu! Nel rivederti
qual gioia provo... e qual affanno insieme!
I tuoi disastri intesi, e il cor ne geme.
Ah! perché mai non cadde
Sionne ancor! Forse al rapito soglio
d'appianarti la strada
saria l'onor concesso a questa spada.
Ma sdegnosa mi guardi, e non rispondi?

ARMIDA
Nello stato in cui sono,
opre, non vani detti, a me fan d'uopo.
Oh quanto è mai diverso
dal tuo questo mio cor! Barbari noi
chiama la vostra Europa;
ma barbaro non è colui che vita
può dare a un infelice, e non l'aita?

RINALDO
Senti: l'altrui favore
dice mi vuol di prode schiera... Vedi,
colpa non ho se fra seguaci tuoi...

ARMIDA
Taci... non proseguir; schernirmi vuoi?

RINALDO
Io schernirti? T'inganni
dal dì che ti mirai,
rispetto e...(Quasi amor dicea.) serbai.
(Ah purtroppo l'adoro!)

ARMIDA
Va', spietato!

RINALDO
Di che m'accusi?

ARMIDA
Fingi

non comprender miei detti? O ti scordasti
quando in ermo sentiero
smarrito cavaliero, e in qual momento?...

RINALDO
Tutto, non dubitar, tutto rammento.
Tua magica possanza
sottrasse i giorni miei
de' nemici al furor. Grata quest'alma
costante la memoria
ognor ne serberà.

ARMIDA
Ma in cupo oblio
riponesti però l'affetto mio.
Sì, d'Armida l'affetto,
che la sua debolezza
ti fe' palese; E qual mai frutto ottenni?
Un marcato disprezzo,
un crudele abbandon!...

RINALDO
Cessa, deh! Cessa

di trafiggermi, Armida.
Se da te volsi il piè, bellica tromba
al campo m'invitò, bellico ardore,
desio di gloria.

ARMIDA
E me qui trasse amore.

N. 5 - Duetto

RINALDO
Amor... (Possente nome!

Come risuoni, oh come
su quel soave labbro
nel mio dolente cor!)

ARMIDA
Sì, amor... se un'alma fiera

ti diè natura in sorte,
recami pur la morte,
e in me fia spento amor.

RINALDO
Armida... (Oh ciel!)

ARMIDA
Che vuoi?

RINALDO
Chiede il destin...

ARMIDA
Che mai?

RINALDO
Ch'io fugga i tuoi bei rai:
dover me 'l comandò.

ARMIDA
Fuggirmi!... Eppur gli eroi
sovente amor piagò.

Insieme

ARMIDA

(Vacilla a questi accenti,

manca la sua costanza
la dolce mia speranza
perduta ancor non ho.)

RINALDO

(Vacilla a quegli accenti,

manca la mia costanza
misero! Più speranza
di libertà non ho.)


RINALDO
Ah? Non poss'io resistere...

sì, t'amerò costante.

ARMIDA
Oh inaspettato giubilo!
Oh fortunato istante!

Insieme

ARMIDA

Caro, per te quest'anima
prova soavi palpiti,
ch'esprimere non so.

RINALDO

Cara, per te quest'anima
prova soavi palpiti,
ch'esprimere non so.

(partono)


atto Primo
scena Ottava

Gernando, alcuni Paladini.

Recitativo

GERNANDO
(accennando Rinaldo che va con Armida)
Ecco il guerriero, il duce,
il primier degli eroi,
quel Rinaldo a ragion scelto da voi.
Oh quanti, oh quanti allori
mieter per lui dovrete!
L'invincibil suo brando
di gloria al tempio già sospeso io miro.
Eccovi di sue gesta un chiaro segno:
vincitor di donzelle, eroe ben degno!

CORO
Non proseguir; rispetta;
signor, la sua virtù.

GERNANDO
Virtù! S'inganna

chi trovarla in lui spera.
Virtù in Rinaldo!


atto Primo
scena Nona

Rinaldo, e i precedenti.

RINALDO
(mentre traversa il campo)
(Il nome mio!)

GERNANDO
Costui

di che mai può vantarsi?
Osa forse agguagliarsi a chi si pregia
d'ampio dominio e popoli soggetti?
Oh! L'eroe si rispetti,
ch'altro non ha che sterile retaggio
d'avi e scettri remoti.
Bella, grande è la scelta
che in lui faceste; ei meritava il dono
d'esservi duce, inver; lieto ne sono.

RINALDO
(Indegno!)

GERNANDO
E l'accettò? Folle! Ah, tant'osa

signor d'indegno stato,
signor, che nella serva Italia è nato!

RINALDO
(Io fremo.)

GERNANDO
E non pensaste

che l'ombra di Dudone,
mentre in questo superbo i lumi gira,
freme lassù nel ciel di nobil ira?

CORO
Prode è Rinaldo.

GERNANDO
Stolta

temerità, furore,
non già valor guerriero
in lui chi mai non vede?

(avanzandosi)
Ah menzognero!

N. 6 - Finale primo

RINALDO
Se pari agli accenti

hai l'anima audace,
t'accingi mendace,
quel brando a impugnar.

(snuda la spada)

GERNANDO
Ch'io tema il tuo sdegno?

Indegno t'inganni.
Son pronti a' tuoi danni
la destra e l'acciar.

(fa lo stesso)

atto Primo
scena Decima

Paladini e Guerrieri d'ogni rango. Armida. I precedenti.

CORO
Fermate...

RINALDO
Sgombrate...

ARMIDA
(Rinaldo in periglio!...)

ARMIDA,
Ah! Prodi, cessate...

CORO

GERNANDO,
Non odo consiglio.
Invan l'ira mia
si tenta frenar.

RINALDO

(i due paladini si azzuffano; Rinaldo incalza Gernando dietro alle tende)


atto Primo
scena Undicesima

I precedenti, fuorché Gernando.

RINALDO
(di dentro)
Muori...

CORO
Oh colpo!

(tutti verso la parte dove sono andati i due combattenti)

ARMIDA
(andando incontro a Rinaldo)
Che facesti?

RINALDO
Quell'indegno è già punito:

(retrocedendo)
di Rinaldo fu schernito,
vendicato fu l'onor.

CORO
Oh sventura! Crudo scempio!
Qual esempio di terror!

ARMIDA
Che terribile momento!
Ah! M'opprime il mio dolor!

CORO
Sappia il duce il caso orrendo.

(partono tutti, fuorché Rinaldo e Armida)


atto Primo
scena Dodicesima

Armida, e Rinaldo.

ARMIDA
Ah! Paventa...

RINALDO
Qui l'attendo.

ARMIDA
Va', t'ascondi al suo rigor
deh! Se cara a te son io,
non espor sì bella vita.

RINALDO
Se non cedo al tuo desio,
il dover a ciò m'invita.

ARMIDA
Come, oh dio, mi trema il cor!

RINALDO
Idol mio, serena il cor!

atto Primo
scena Tredicesima

Paladini amici di Gernando, Paladini amici di Rinaldo circondando Goffredo, Guerrieri, Damasceni, Donzelle, e i precedenti.

CORO

Vieni, o duce, punisci l'errore.

ARMIDA
(a Rinaldo)
Ah, mio ben...

GOFFREDO
Giusto ciel, che ascoltai.

CORO
IIº
Di Rinaldo fu leso l'onore.

Insieme

CORO
IIº

Provocato ei l'acciaro impugnò.

CORO


Furibondo ei l'acciaro impugnò.

GOFFREDO
Dove mai quest'iniquo s'aggira?

RINALDO
Tal non sono. Rinaldo rimira.

GOFFREDO
Empio! Trema.

RINALDO
Delitti non ho.

ARMIDA
(Non tradirmi speranza fallace.)

CORO GENERALE
La discordia coll'orrida face
vasto incendio nel campo arrecò.

GOFFREDO
Porgi a' lacci, ad esempio dei rei,

quella destra furente ed infida.

RINALDO
Questa mano alle palme, a' trofei,
non a' lacci finor s'avvezzò.

ARMIDA
(sottovoce a Rinaldo)
Vanne: i passi precedi d'Armida;
a momenti seguirti saprò.

TUTTI
(fuorché Armida e Rinaldo)
Un astro di sangue

dall'etra s'affaccia:
ogni alma già langue
l'agghiaccia il dolor.
Caligin d'intorno
intorbida il giorno,
e al campo minaccia
affanni, terror.

LE DONNE
E affanni minaccia

spavento e terror.

RINALDO

(M'invita la sorte,

s'afferri il suo crine.
Possenti, divine
ritorte d'amor,
in voi solo affida
la speme il mio cor.)

(parte)

ARMIDA

(Amica la sorte

mi porge il suo crine.
Possenti, divine
ritorte d'amor,
Armida vi affida
la speme del cor.)

Fine ATTO I

atto Secondo
scena Prima

Orrida selva.
Frammezzo ad alcune piante vedesi il mare.
Astarotte e Coro di Demoni, sorgendo di sotto terra.

N. 7 - Coro di furie

CORO
Alla voce d'Armida possente

Acheronte varcammo e Cocito.
Questo muto ed inospite lito
per nostr'opra animar si dovrà.

ASTAROTTE,
Su, consorti, qui fermisi il piede,
qui spegnete le orribili tede:
deponete il vipereo flagello;
tanto impone chi legge ne dà.

CORO


CORO
Al prodigio d'Armida novello
tutto ligio l'inferno sarà.

CORO

D'Idraote la regia nipote

suol dell'ombre frenare il muggito.

CORO
IIº
Han possanza sue magiche note
d'addoppiar l'ululato, il ruggito,
dove meta il dolore non ha.

CORO
Questo muto ed inospite lito
per nostr'opra animar si dovrà.

Recitativo

ASTAROTTE
Sovrumano potere,
numi del tetro abisso, or qui ci chiama.
D'ogn'intorno la fama
il nome spande di Rinaldo, il primo
fra temuti campioni
di colui che sugli astri,
per nostra pena eterna,
il tutto a suo piacer move e governa.
Pur d'amoroso laccio il guerrier forte
preda rimase; Armida osò rapirgli
senno, onor, libertà, per far che manchi
degli aborriti Franchi
il maggior brando al capitan supremo,
e per toglier Sionne al fato estremo.

Il secondarla, o numi,
non fia lieve per noi? Nell'opre nostre
il re dell'ombre affida;
per noi tremi Goffredo, esulti Armida.

N. 8 - Coro

CORO

Di ferro e fiamme cinti,

contra il celeste impero,
là nel superno tetto
sai che pugnammo un dì.
È ver, cademmo vinti,
ma del valor primiero
non anco a noi nel petto
il germe inaridì.

(comparisce dall'alto una nube)

Recitativo

ASTAROTTE
Ebben, l'istante è giunto
da por in opra e possa e ardir. Mirate,
s'appressa Armida. Ascoso,
di sua magica verga ognun di voi
al sibilo sia presto;
del nostro maggior nume il cenno è questo.

(spariscono)


atto Secondo
scena Seconda

Giunta a terra, la nube si dilegua, e presenta un carro tirato da due draghi, su cui Rinaldo e Armida, la quale converte il carro in un seggio di fiori. I draghi spariscono. Rinaldo è quasi fuori di sé dalla sorpresa.

N. 9 - Duetto

RINALDO
Dove son io?

ARMIDA
Al fianco mio.

RINALDO
Oh me beato!

ARMIDA
Mio bel tesor!

RINALDO
Se tuo mi chiami...

ARMIDA
Caro se m'ami...

ARMIDA,
Sfido del fato
tutto il rigor.

RINALDO

Recitativo

ARMIDA
Mio ben, questa che premi
della fortuna è l'isola nomata,
sol nota a me. Qui si deponga omai
ogni nostro rancore,
e qui tutto respiri e pace e amore.
Brama di rivederti,
speme di possederti, all'altrui voglie
ceder mi fe', non già crudel desio.
Finsi col franco duce
mio malgrado, e il tuo brando
le catene troncando
a' miei seguaci amanti,
d'Idraote e di me punì la trama.

RINALDO
Vedi il mio cor se t'ama:
tutto vada in oblio; solo Idraote
io colpevol estimo. Or non si pensi
che al nostro mutuo amor... Ma prigioniero
perché guidarmi in orrida foresta?

N. 10 - Finale secondo

ARMIDA
No, d'amor la reggia è questa,

ecco il centro del piacer.

Al cenno d'Armida la scena si cangia nell'interno d'un magnifico palazzo.

Larve in sembianze di Geni, di Ninfe, d'Amorini e di Piaceri formano vari gruppi.

CORO
Sì, d'amor la reggia è questa,
questo è il centro del piacer.

Insieme

RINALDO

(A quest'alma tal portento

sembra un sogno lusinghier.
A sì strano e lieto evento
si confonde il mio pensier.)

ARMIDA

(A quell'alma tal portento

sembra un sogno lusinghier.
A sì strano e lieto evento
si confonde il suo pensier.)


ARMIDA,
Sì, d'amor la reggia è questa,
questo è il centro del piacer.

RINALDO,

CORO

ALCUNE NINFE
Canzoni amorose,

carole festose,
seguàci d'amor.

TUTTE LE NINFE
Canzoni amorose,

carole festose
cantiamo, formiamo,
seguàci d'amor.

(Armida, onde estinguere nel cuor di Rinaldo ogni avanzo d'ardore di gloria, per vieppiù destarvi quello dell'amore, fa comparire una larva sotto le sembianze di giovine guerriero, circondato da più leggiadre ninfe, le quali a gara si accingono a sedurlo. Egli vuole schermirsi da' loro vezzi; ma la voluttà, impossessandosi a grado a grado di lui, fa che finalmente si lasci togliere le sue guerriere insegne, sostituendo ad esse il serto e le ghirlande di fiori)

ARMIDA

D'amore al dolce impero

natura ognor soggiace.
Dov'è quell'alma audace
che non apprezzi amor?
Chi misero non sente
la fiamma sua possente,
di smalto ha il core in petto,
o mai non ebbe cor.

CORO
Dov'è quell'alma audace

che non apprezzi amor?

ARMIDA

Gli augei tra fronde e fronde

spiegan amor col canto;
aman perfin dell'onde
i muti abitator.
Aman le crude belve
là tra le ircane selve,
son per amor feconde
le stesse piante ancor.

CORO
Dov'è quell'alma audace

che non apprezzi amor?

ARMIDA

La fresca età se n' fugge,

è la beltade un lampo,
ché l'una e l'altra strugge
il tempo vorator.
Dunque godete, amanti,
de' vostri lieti istanti,
or che vi ride in volto
di giovinezza il fior.

CORO

Ah! Sì godete, amanti,

de' vostri lieti istanti,
or che vi ride in volto
di giovinezza il fior.
Tutto spira d'Armida all'aspetto
pace, amore, diletto amistà.
Tutto al regno d'Armida è soggetto,
tutto cede ove impera beltà.

Ballo

Fine ATTO II

atto Terzo
scena Prima

Giardino incantato, in cui mostrasi in tutto il suo aspetto la semplice natura. Piante abbondanti di frutta, siepi e cespugli pieni di ogni sorta di fiori, acque correnti, altre stagnanti sulle quali veggonsi in moto diversi augelli; altri augelli di vivaci colori svolazzano d'albero in albero; da un lato alcune spelonche coperte di muschio, il prospetto è limitato da amene colline e valli ombrose adiacenti.
Ubaldo, e Carlo.

N. 11 - Duetto

UBALDO
Come l'aurette placide

spiran tra l'erbe e i fiori!

CARLO
Par che d'amor favellino
lieti gli augei canori

a noi d'intorno.

UBALDO
E l'eco che risponde...

CARLO
E il mormorio dell'onda...

UBALDO,
Tutto a noi par che dica:
sacro a natura amica

ecco il soggiorno.

CARLO

UBALDO, CARLO

Ma no: d'orribil arte

questi gl'inganni sono;
dell'empio Averno è dono
ciò che natura appar.

Qui l'atro crine anguigero

scuoton le fiere eumenidi,
che di velen mortifero
van l'aure ad infettar.

Recitativo

UBALDO
Oh quanto, amico, d'Ascalona al saggio
tenuti siam! Lungo tragitto parve
a noi breve cammino.
Fu soccorso divino
quest'aurea verga e questo scritto.

CARLO
In fuga

il serpente custode ed ogni fera,
che ci contese il passo,
volger vedemmo. A compier ora ci resta
il desiato fin di nostra impresa.

UBALDO
Qui (lo scritto il palesa)
vedrem Rinaldo a un folle amore in preda.

CARLO
Ah! Voglia il ciel ch'ei ceda
agl'inviti d'onor.

UBALDO
Solingo è il loco.

CARLO
T'inganni. A noi se n' viene
stuol di ninfe leggiadre. Odi concento...

(lenta armonia, che a grado a grado s'avvicina e rinforza)

UBALDO
Di fermezza e d'ardir quest'è il momento.

atto Terzo
scena Seconda

Larve in sembianza di Ninfe, cantando e danzando.
I precedenti.

N. 12 - Coro di ninfe

CORO
Qui tutto è calma,

delizia, amor:
qui trova un'alma
scampo al dolor.

CORO

Qui l'atre sfere

non han potere,
l'avverso fato
non ha vigor.

CORO
IIº
Questo è il beato

d'amor soggiorno:
l'età dell'oro
qui fe' ritorno:
oh fortunato
chi vanta un cor!

CORO
Qui tutto è calma,

delizia, amor:
qui trova un'alma
scampo al dolor.

Recitativo

UBALDO
Fuggite infernei mostri; ite onde usciste.

(scuotendo la verga d'oro, le larve spariscono)


atto Terzo
scena Terza

Carlo, e Ubaldo.

CARLO
Nuovo portento!

UBALDO
Ah! Possa

sgombrar così dal core
del misero Rinaldo un folle amore.

CARLO
Lo spero. Il ciel compirà l'opra.

UBALDO
Oh quanto

fia caro a guelfo del nipote amato
il ritorno bramato!

CARLO
Al campo tutto,

allo stesso Goffredo,
che punirlo volea, ch'or gli perdona,
fia gioia il riveder cotanto eroe...

UBALDO
Taci... Se non m'inganno,
da quel sentiero lento calpestio
parmi sentir.

CARLO
Sì...

UBALDO
Oh sorte!

Vedilo.

CARLO
È desso... Oh noi felici!

UBALDO
E seco

vien colei che lo asconde
prigioniero avvilito in queste sponde.

CARLO
S'incontri...

UBALDO
No. Per or meco ti cela

colà fra quelle piante.

CARLO
Ma di mostrarti a lui...

UBALDO
Non è l'istante.

(si nascondono in una boscaglia)


atto Terzo
scena Quarta

Armida, e Rinaldo, tenendosi per mano.

N.13 - Duetto

ARMIDA, RINALDO

Soavi catene,

se amore v'ordì,
per sempre al mio bene
mi unite così.

Recitativo

ARMIDA
O mio Rinaldo, ammira
quest'ameno soggiorno. Or, Benché ardente
Sirio si mostri in ciel, per opra mia
la fiorita stagione
e il pomifero autunno
si porgono le destre
in questo fortunato asil campestre.

RINALDO
Tutto mi fa beato,
ma più di tutto Armida,
purch'io viva sicuro
di sua costanza...

ARMIDA
E che dubiteresti...

RINALDO
Così rara beltà, che far potria
un monarca felice...
real donzella... lungi,
per mia cagion, dal regno suo natio...

ARMIDA
Sul tuo cor non ho regno, e tu sul mio?
E ciò non basta? Amor me vinse.

RINALDO
E seco

Armida, gareggiasti
quando co' vaghi rai m'imprigionasti.

ARMIDA
Resta, mio ben. Degg'io per poch'istanti
lungi da te...

RINALDO
Come!...

ARMIDA
Non lieve cura

mi chiama altrove. Addio.
In breve al fianco tuo mi rivedrai.

(parte)

atto Terzo
scena Quinta

Rinaldo.

RINALDO
Lo splendor di quei rai
se un sol istante io perdo,
parmi perder la pace...
Ma qual altro splendor m'abbaglia il ciglio!...
Armi son quelle... ed armi franche!... A stento
a' propri sguardi io credo...

atto Terzo
scena Sesta

Ubaldo, Carlo, Rinaldo.

UBALDO
(a Carlo)
Amico, inoltra il piè.

RINALDO
Cielo! Chi vedo!

UBALDO
Avvilito guerrier, schiavo d'amore,
Ubaldo e Carlo in noi rimira. Osserva
qual ci veste le membra
onorevole incarco. E mentre il ferro
noi cinge, e mentre il brando
ci pende al fianco, adorno
veder dobbiam di rose, e in bianchi lini
il più forte tra i Franchi e tra i Latini?

RINALDO
(Oh rimprovero amaro!)

CARLO
Il campo tutto

impaziente aspira
a innalzar di Sion sull'alte mura
l'augusto suo vessillo.
Desta di tromba squillo
ogni soldato, anche il men forte; e solo
Rinaldo, il pro' Rinaldo,
l'indomito guerriero,
sconosciuto se n' vive e prigioniero?

RINALDO
Deh! Amici... è ver, son io... sono infelice
ma voi come qui tratti,
se questo ermo sentier...

UBALDO
Virtù celeste,

non arte stigia, a noi servì di guida.

CARLO
Ceda l'iniqua Armida
al poter di quel dio che al tutto impera.

RINALDO
Armida!... Ella è il mio ben...

CARLO
Sogni?

UBALDO
Deliri?

In questo scudo espresso
mira di tua viltà tutto l'eccesso.

(scopre lo scudo adamantino)

N. 14 - Terzetto

RINALDO
In quale aspetto imbelle

io mi ravviso, oh stelle!...
Qual di viltade oggetto!...
Oh immenso mio rossor!

(quasi fuori di sé)

CARLO
(Langue.)

UBALDO
(Sospira.)

CARLO
(Geme.)

UBALDO,
(Sente d'onor già i moti.
Oh nume! I nostri voti
secondi il tuo favor.)

CARLO

UBALDO
(a Rinaldo)
Vedi qual reo governo

di te fa un empio affetto.

CARLO
S'hai cor bastante in petto
resisti a tant'orror.

RINALDO
(seguitando a guardarsi nello scudo)
Qual di viltade oggetto!...
Oh immenso mio rossor!

CARLO
Il tuo dover ti chiama.

UBALDO
Gloria a pugnar t'invita.

UBALDO,
La tromba della fama
ridesti il tuo valor.

CARLO

RINALDO
Cessate... ohimè! Cessate...

che barbaro tormento!
Io vile?... No: rammento
che son Rinaldo ancor.

(si squarcia, e getta ogni fregio di mollezza)

UBALDO,
Or sì che in te ritrovo
l'eroe qual fosti ognor.

CARLO

RINALDO
(Ah! Qual contrasto io provo
di duol, di gloria e amor!)

UBALDO,
Vieni.

CARLO

RINALDO
Vi seguo... (Oh dio!

Lasciarla mai poss'io!)

CARLO
A che t'arresti?

RINALDO
Armida!

Per te mi manca il cor...

UBALDO,
Severa omai ti sgrida
la voce dell'onor.

CARLO

(breve pausa)

RINALDO
Unitevi a gara

virtude, valore,
per vincere amore
che affanno mi dà.

(alza gli occhi al cielo in atto d'implorarlo)
Ma un raggio improvviso

quest'alma rischiara...
Ah! Sì, ti ravviso,
celeste bontà.

UBALDO,
Splendor degli eroi,

t'invola con noi;
del ciel si dichiara
per te la pietà.

CARLO

(partono)

atto Terzo
scena Settima

Armida frettolosa e sbigottita.

Recitativo

ARMIDA
Dov'è?... Dove si cela?... Eppur poc'anzi

qui lo lasciai... son fuor di me! Se n' giace
là sulla soglia il fier custode estinto...

Oh stelle! Il mio poter fia dunque vinto?
Vadasi... Ma che vedo!...
Due guerrier di Goffredo!... Ohimè! Rinaldo

segue i lor passi... Férmati... L'affanno
mi tronca i detti... Senti...
perfido! Non m'ascolta... Ebben d'Averno
la possanza s'invochi. Furie, udite:

(scuote la verga magica)
per la tremenda Dite, a me si guidi
quel traditor.

(pausa)
Ma voce non risponde

dalle infernali sponde.

Ohimè!... Fatal momento!
Che fo?... Seguiam l'infido... oh fier tormento!

(parte)



atto Terzo
scena Ottava

Esterno del palazzo d'Armida.
Ubaldo, Carlo, Rinaldo.

UBALDO
Sia lode al ciel! Da quelle inique mura
uscimmo alfin.

CARLO
Breve cammin ci resta;

vadasi al palischermo.

RINALDO
Amici, ah voi,

per pietà rinfrancate
questo debole cor. Solo non basta
me stesso a superar.

CARLO
Veloce al lido,

vieni, volgasi il piè.

ARMIDA
(da lontano)
T'arresta, infido!

RINALDO
È dessa...oh dio!... L'udiste?

CARLO
Di coraggio,

amico, armar ti déi.

RINALDO
Ohimè!

UBALDO
Ti giovi l'ascoltar costei:

se resisti a' suoi vezzi,
alle lagrime sue,
il più grande a ragion sei degli eroi.


atto Terzo
scena Nona

Armida frettolosa, i precedenti.

ARMIDA
Ed è pur vero?... E abbandonar mi vuoi?
Crudel!

RINALDO
Vuole il destino

ch'io da te volga il piè... Gloria m'invita
al campo dell'onore...

ARMIDA
E gloria fia

tradir l'amor, la fé?

RINALDO
Dolce memoria

per me sempre sarai... Rimanti in pace...
(Ah mi si spezza il core.)

(partendo)

ARMIDA
(trattenendolo)
Pace! E pace trovar può il mio dolore?

UBALDO
(sotto voce a Rinaldo)
Resisti.

CARLO
A lei nascondi

l'affanno, il duol.

ARMIDA
Parti, se vuoi; sol chiedo

i tuoi passi seguir...

(Rinaldo la respinge, voltando il viso per celarle il suo turbamento)

ARMIDA
(seguitandolo)
Qual più ti piace

di me dispor potrai; se pur ti è grato,
ancella umil raccorcerò la chioma,
or che a te fatta è vile.
In aspetto servile
te seguirò dove l'ardor guerriero
fia che più ferva. Sento
per condurti i destrieri e portar l'armi
in me vigor bastante;
mi avrai fedel seguace e non amante.

RINALDO
(sottovoce ai due compagni)
Ohimè! Quai detti!

UBALDO
(sottovoce a Rinaldo)
Inganni.

CARLO
(sottovoce a Rinaldo)
Insidie.

ARMIDA
E taci?...

Sì, qual più vuoi, sarò scudiero o scudo.
Forse guerrier sì crudo
non vi sarà che, per ferirti, voglia
passarmi il sen... Ma parla.

RINALDO
Armida. È tempo

che pongansi in oblio
i miei, gli errori tuoi. Resta...

(partendo)

ARMIDA
Deh! Ferma...

e non gemi?

RINALDO
(Che pena!)

ARMIDA
E asciutto il ciglio

serbi ancor, spietato?
Ed hai cor di lasciarmi in questo stato?

N. 15 - Finale terzo

ARMIDA

Se al mio crudel tormento

segno di duol non dai,
tu non avesti mai
scintilla di pietà.

Barbara tigre ircana

a te donò la vita,
e l'alma tua nutrita
fu ognor di crudeltà.

RINALDO
(sospirando e partendo)
Cangiar non puoi tua sorte:

non la poss'io cangiar.

ARMIDA
(trattenendolo)
Ah: dammi almen la morte:
dà fine al mio penar.

UBALDO,
Resisti omai da forte.

CARLO
(a Rinaldo)

UBALDO
Vieni.

CARLO
Risolvi.

UBALDO,
Al mar.

CARLO

RINALDO
Addio...

ARMIDA
Senti, idol mio!...

Un sol istante io chieggo...

UBALDO
Non più.

CARLO
Partir conviene.

(trascinando Rinaldo)

ARMIDA
Vacilla... il piè... non reggo...
mi sento oh dio! ...mancar...

(cade priva di sensi. Rinaldo, che si sarà allontanato, retrocede in fretta)

RINALDO
Armida!... Amato bene!...
Deh! Si soccorra...

UBALDO,
(lo conducono a forza)
Al mar.

CARLO

atto Terzo
scena Decima

Armida, allontanato Rinaldo, insensibilmente rinviene; quindi si alza e guarda intorno.

ARMIDA

Dove son io?... Fuggì

lasciarmi, ohimè! Così
poté l'ingrato?

E vivo ancora?... E palpiti

mio desolato core?...

(si aggira incerta)
Che fo?... Vendetta... Amore...
di voi chi udir dovrò?
Del mio trovar si può
più atroce stato!

(rimane concentrata ne' suoi pensieri. Frattanto sorge una larva in sembianza della vendetta)

ARMIDA
(scuotendosi)

Vendetta... Ah sì, ti miro:

te sola invoco: vieni...

(s'avvicina alla larva sotto le forme d'Amore piangente)
Amor!... con quel sospiro
perché il mio sdegno affreni!?...

Forse spietato sei,

sebben tu piangi, Amor.

(verso la Vendetta)
Forse pietade è in lei,
cinta benché d'orror.

(pensa alquanto poi corre alla prima larva)
È ver... gode quest'anima

in te, fatal Vendetta.
Da me repente involati
perfido Amor, t'affretta.

(sparisce la larva dell'Amore)

ARMIDA

Se al mio poter, voi furie,

sorde non siete ancor,
ad inseguir traetemi
un empio, un traditor.

atto Terzo
scena Undicesima
ultima

Coro di Demoni, recando il carro d'Armida tirato da' draghi.

CORO
Paga sarai.

ARMIDA
Distrutto

tutto qui resti, tutto.

I Demoni, armati di faci, eseguiscono, e la scena ritorna nel primo orrore.

Insieme

CORO

S'altro non può l'Averno

t'inspiri il suo furore.

ARMIDA

S'altro non può l'Averno

m'inspiri il suo furore.

Armida ascende il carro, e s'innalza a volo tra i globi di fiamme e di fumo.

Fine ATTO III

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