Gaetano Donizetti

(1797-1848)

Maria Padilla

Melodramma in 3 Atti di Gaetano Rossi, fu eseguita a Milano (Teatro alla Scala) il 26 dicembre del 1841

Personaggi

Don Ruiz di Padilla (Tenore); Donna Maria Padilla (Soprano) e Donna Ines Padilla (Soprano), sue figlie; Don Pedro, principe di Castiglia (Baritono); il duca Ramiro d'Albuquerque (Basso); Francisca, aja delle Padilla (Mezzosoprano); Don Luigi, conte d'Aguillar (Tenore); Don Alfonso di Pardo (Basso); Bianca di Francia; vassalli, paggi, cortigiani, cavalieri, dame, cittadini e cittadine, gentiluomini e gentildonne francesi

ATTO PRIMO

Scudieri, domestici, paggi, ancelle di Padilla, traversano
l'atrio. Altri paggi introducono gentiluomini, congiunti
di Padilla e dame negli appartamenti. Voci lontane che
vengono accostandosi, accompagnate da chitarre e
campestri stromenti. Alcuni gentiluomini ed alcune
dame fermansi ad attendere; dietro loro paggi e scudieri.

Scena prima
Atrio di stile moresco nel castello di Padilla.

Gradinate che conducono agli appartamenti. Nel fondo
terrazzo dal quale scorgesi il mare.

CORO
Di queste ridenti pacifiche valli
v'unite, o vassalli, donzelle, pastor;
venite al castello ché giorno è di festa;
bel nodo s'appresta d'imene e d'amor.
Compariscono i vassalli recando mazzi di fiori, cestelli
ornati di nastri contenenti frutta ed altri doni. Si
avanzano verso la scala, dalla quale scenderanno,
preceduti da paggi e seguiti da scudieri, Donna Ines
e Don Luigi.
Coppia eletta, noi t'offriamo
puro omaggio in questi fior.
Tutto esulta in queste arene
alla festa dell'imene;
voti ardenti al cielo alziamo
che a te gioie alterni amor.

INES
Al vostro puro omaggio,
a que' voti sinceri, oh! come è grato,
fidi vassalli, e gode il nostro core.
(volgendosi con tenerezza a Don Luigi)
Ah! sì; tutto mel dice,
tutto sperar mi fa... Sarò felice.
Eran già create in cielo
le nostr'alme a eguale ardore:
quai due fior' su di uno stelo,
crebber esse per l'amore.
Innocente e cara speme
questo amore lusingò:
or ne torna il cielo insieme,
e nostr'alme consolò.

LUIGI
Sola tu comprender puoi
il supremo mio contento:
questo core, e non l'accento,
palesare a te lo può.

CORO
Giusto, il cielo a tal contento
così fido amor serbò.

INES
Sorridi, o caro sposo,
all'avvenir beato
che vedo a noi serbato
dal cielo e dall'amor.
Di gioie a tanto eccesso
angusto io sento il petto...
Dividi, o mio diletto,
l'ebbrezza del mio cor.

LUIGI
Qual avvenir beato
dal cielo è a noi serbato!
Io tutto già divido
l'ebbrezza del mio cor.

CORO
Sì: un avvenir beato
dal cielo è a voi serbato!
E dividiam l'ebbrezza,
sposi, de' vostri cor.

LUIGI
Ad affrettar vo il sacro rito.
Vedi amici e congiunti.
Il cugin nostro Alfonso
condurrà dalla caccia il favorito
del prence, Mendez... ospite gradito
altre fiate fra noi.

INES
Ci onora. Ah! pochi
istanti ancor...

LUIGI
Poi mia!
(le baciala mano, quindi parte col seguito)

INES
Per sempre... e così fia
compita appieno allora
la mia felicità.
(vedendo Maria che viene dal fondo le muove
incontro)

Scena seconda
Donna Maria e detta.

INES
Diletta suora!
(abbracciandola)

MARIA
Abbracciami qui... senti:
(portandosi la mano d'Ines al petto)
come il tuo balza questo core. Intesi
que' concetti, que' voti: giubilava
alla tua gioia; assorta io, là, pensava
al mio sogno diletto.
(con esaltazione)
Ei mi promise un trono.

INES
E tu vi pensi ancora?

MARIA
Ei mi persegue ognora
qual cenno del destino... e ne accarezzo
con voluttà il pensiero... Odi: un amore
cinto di regal serto, me, dall'ara
al suo trono guidava.
Quai dolci sguardi mi volgea! Tremava
la sua nella mia mano... Era il sentiero
tutto sparso di fiori;
echeggiavan melodiosi cori;
delle araldiche trombe
(con entusiasmo crescente)
allo squillar; del popol, della corte
fra i plausi, fra gli evviva
il mio nome s'udiva...
Salutata regina...
Regina!
(col tuono e l'atto della compiacenza
e del trionfo)

INES
Tu deliri!
(suono di caccia lontano)
Della caccia i segnali. Arriveranno
Alfonso e Mendez.

MARIA
(colpita)
Mendez!
(commossa)
Qual turbamento è il mio!

INES
(marcata)
Quel Mendez t'ama.

MARIA
Ah suora!... E l'amo anch'io.
Ah! non sai quale incanto si cela
in quel giovin sì altero e sì vago;
veggo in esso parlante l'imago
dell'amor che a me in sogno s'offrì.
Ha uno sguardo... un sì dolce sorriso...
Che al destino il mio cor s'abbandona.
Egli cinto non è di corona,
ma par nato per cingerla un dì.

INES
Tu deliri d'orgoglio, d'amore,
e ti rendi infelice così.

Scena terza
Francisca e dette; poi Don Pedro, Don Alfonso
di Pardo accompagnati da Don Luigi con seguito
di scudieri, ecc. ecc.

FRANCISCA
Don Alfonso di Pardo e il conte Mendez
nel castello inoltrano. Don Luigi
ad accoglierli mosse.

INES
Maria!...

MARIA
Sorella! Come il cor si scosse!

FRANCISCA
Eccoli.

ALFONSO
Al vostro fortunato imene
giulivo accorro, o dolci miei congiunti;
e Mendez pur...

PEDRO
Sì! anch'io
vengo i voti ad unir a quei del mio
fido Alfonso, o bell'Ines... ed a voi...
adorabil Maria... Quanto anelavo
questo istante... Ah! volava già il mio core
della gioia al soggiorno e dell'amore.
Lieto fra voi ritorno,
vostri piacer divido,
e al bel pensier sorrido
di consolato amor.
Di meritata gioia
il vostro core è pieno...
Ah sì! per me sereno
brilla tal giorno ancor.

INES, MARIA e LUIGI
È il nostro cor felice
in così lieto giorno:
possa ogni cosa intorno
far voi felice ancor.

ALFONSO e FRANCISCA
Consoli sì bel giorno
d'ogni alma i voti ardenti...
S'affrettino i momenti
sperati dall'amor.

PEDRO
Ah si! qual voce d'angelo
che segna il mio contento,
mi scese al cor l'accento
che gioia mi annunziò.
Un solo è il voto mio:
(guardando teneramente Maria)
celeste ben desio...
Allora il più felice
d'ogni mortal sarò.

LUIGI
Or al tempio moviam diletti amici.

ALFONSO
Mai con più lieti auspici
nodo si strinse.

INES
E più lieti se all'ara
col nostro gentil ospite, o sorella,
(additando Don Pedro)
pronuba m'accompagni.

PEDRO
Di sì bella
sorte appagato, altero io sono.

MARIA
Io l'amo
tanto e felice la mia suora io bramo.

PEDRO
(cautamente)
E anch'io v'adoro, o cara
Maria: sperar mi lice?...

LUIGI
All'ara!

MARIA
(marcata a Don Pedro)
All'ara!
Tutti s'avviano. Odesi dopo breve momento
il seguente Coro di dentro:
O coppia diletta, benigna, deh! accetta
i voti, l'omaggio di fé, di candor.
Il ciel di chi t'ama secondi la brama:
di gioie costanti rallegri il tuo cor.

Stanza nell'appartamento di donna Maria. Porte laterali. Una
finestra aperta nel fondo. Tavolino alla destra con occorrente
per iscrivere, qualche libro ed un astuccio d'ebano con fregi
d'oro.

Scena quarta
Un paggio depone una lucerna accesa e si ritira.
Poi donna Maria, finalmente Francisca. Cessano i concenti
che udivansi di lontano; e tutto intorno è silenzio e tranquillità.

MARIA
Diletta suora! Ella è felice, e vede
pinto di rose l'avvenire... e il mio?
E quel Mendez? Qual Dio,
o propizio, o fatal, qui lo condusse?
Qual dai suoi modi appar denso mistero.

FRANCISCA
(entrando agitatissima)
Ah! signora.

MARIA
Francisca!

FRANCISCA
Ohimè! nefando
tradimento!... Celatevi, rapirvi
pel verone si tenta. Il guardiano
del castel fu sedotto
dall'oro o dal timore!
Fra l'ombre io tutto intesi.

MARIA
(con ansia)
E il rapitore?

FRANCISCA
Tremo in nomarlo. È Don Pedro.

MARIA
(colpita)
Chi?

FRANCISCA
Il figlio
del re.

MARIA
Del re!

FRANCISCA
Sì! sotto il nome ascoso
di quel Mendez...

MARIA
(vivamente)
Ah!... Mendez... ei... la gioia
de' miei sogni! E destino
fia dunque?
(penosa ed agitata)

FRANCISCA
Nel giardino
(ritirandosi dalla finestra alla quale spiava)
d'incerti passi odo rumor.

MARIA
(deliberata)
Va: taci.

FRANCISCA
(con inquietudine)
E sola?

MARIA
Qual mai t'agita timore?
(levando dall'astuccio un pugnale e traendolo
animosamente)
Ho meco un ferro, e de' Padilla il core.
Ad un cenno Francisca parte.

Scena quinta
Donna Maria e Don Pedro.

MARIA
(dopo aver ascoltato alla finestra)
Ecco!... lanciare le corde!
(collocasi presso il tavolino)
Si ascende?

PEDRO
(comparisce al di fuori della finestra, la sormonta
e balza nella stanza)
Eccomi alfine nel cielo a cui sospiro.

MARIA
Don Pedro di Castiglia!

PEDRO
(trovandosi innanzi a Donna Maria fiera nell'aspetto
e col pugnale alzato, rimane colpito ed immobile)
Oh ciel!... che miro!
(sommessamente e volendo accostarsele)
Oh Maria!

MARIA
Non un sol passo!

PEDRO
Quel pugnal?

MARIA
Difende onore.

PEDRO
Non temete... perdonate all'amore...

MARIA
(con disprezzo)
Oh!... quale amor?

MARIA
Core innocente e tenero
contaminar credesti;
come il tuo nome, infingere
ardente amor sapesti;
e poi lasciar la vittima
fra lagrime al rossor.
Ma l'innocenza ha un angelo
che veglia ognor su lei!
Degno d'amor credendoti,
amata io ben t'avrei;
or che la benda squarciasi
t'odia e ti spregia il cor.

PEDRO
Ah! no, mio ben, non credere
a un innocente errore,
l'inganno, ah! tu perdonami,
finsi per troppo amore!
Quale di Mendez tenero
tale del prence è il cor.
Placati omai, bell'angelo
serena i mesti rai!
Tu sempre il dolce, l'unico
affetto mio sarai...
Vita ridona a un misero:
vivi per lui d'amor.

MARIA
(con affanno)
Oh! mio padre! Tu lontano
quando l'onta mia saprai,
tu vendetta ne vorrai!...
(con esaltazione crescente)
E il tuo sangue forse... Oh Dio!
Quel di lui che indegno... ah! il mio,
prima il mio si versi...
(per uccidersi)

PEDRO
(scosso trattenendole con amore il braccio)
Arresta, sposa mia.

MARIA
(colpita) Ah!

PEDRO
(colla massima tenerezza)
Vivi per me.

MARIA
Io!... tua sposa!
(fìssandolo)

PEDRO
(con dignità)
Il giuro.

MARIA
E a Dio
dunque giuralo, su questo
simbol sacro a nostra fé.
(offrendogli allo sguardo il pugnale
e segnandone l'impugnatura a forma di croce)

PEDRO
Sì lo giuro a Dio!
(scoprendosi il capo)

MARIA
(col tuono e l'atto della compiacenza e del trionfo fra se)
(Qual gioia!)

PEDRO
E’già l'alba: Don Alfonso
là n'attende. Vieni...
(prendendola per la mano)

MARIA
(come sopra)
(Al trono!)

MARIA e PEDRO
A te, caro m'abbandono/A me o cara, t’abbandona
sempre ah! sempre mio/mia tu sei,
si compì de' voti miei
il più tenero e fedel.
Ah! felice troppo io sono:
è delirio il mio contento.
Sì, rapito è tal momento
ad un'estasi del ciel.

PEDRO
Ma se tu... se il re... Maria...
(guardandola inquieto)

MARIA
Che mai t'agita?

PEDRO
Non sia
or palese il nostro imene...
Vonno impormi altre catene.

MARIA
Ma tu mio...

PEDRO
Sì! E la tua fama?

MARIA
Vedi quanto Maria t'ama...
(dopo breve titubanza)
Tu per me sei l'universo,
fama e onor t'immolerò.
(gettandosi nelle di lui braccia)

MARIA e PEDRO
A te, caro m'abbandono/A me o cara, t’abbandona
sempre ah! sempre mio/mia tu sei,
Si compì de' voti miei
il più tenero e fedel.
Ah! felice troppo io sono:
è delirio il mio contento.
Sì, rapito è tal momento
ad un'estasi del ciel.

ATTO SECONDO

Sala in un palazzo di Siviglia, dono di Don Pedro ora
divenuto re, a Donna Padilla. Spirano ovunque l'eleganza
e la ricchezza. Dal fondo veggonsi i vaghi giardini, ne'
quali Donna Maria dà splendida festa a Don Pedro.
Lateralmente si comunica agli appartamenti.

Scena prima
Gentiluomini e dame in variati sfarzosi costumi che
arrivano ammirando.

CORO GENERALE
Nella reggia dell'amore
nel soggiorno del piacer,
al cantar del trovatore
fate plauso, o cavalier.
La Padilla celebrate:
ella è l'astro di beltà;
ma più l'alma n'esaltate
sempre vôlta alla pietà...
Alla Spagna in civil guerra
ella pace ridonò:
ella è un angelo che in terra
Dio pei miseri inviò.

A PARTI
Ma nemici, e pur tanti a lei sono
che le accresce il fulgore del trono!
La regina... il ministro geloso,
offron segni d'un fremito ascoso.

DONNE
Dalla Senna, regal fidanzata,
Bianca è già ver Castiglia avviata...
Indeciso Don Pedro tuttora
di Padilla sol pensa all'amor.

TUTTI
Per lei sola ritarda quell'ora
che promette alla patria splendor.

CORO I
Tremi!... guai!...

CORO II
Deh! silenzio in suo tetto.

TUTTI
Il dispetto freniamo nel cor.
(con sdegno fra loro)
Un'altera d'orgoglio pasciuta
dunque al trono di Pedro s'avvia?
Una donna, che appena potria
de' piè nostri la polve baciar?
Guai se Pedro la mente non muta:
se quest'onta sul capo gli gravi!
Se calpesta la gloria degli avi,
se deturpa lo scettro e l'altar!
(si separano e riprendono festosamente)
Nella reggia dell'amore,
nel soggiorno del piacer,
al cantar del trovatore
fate plauso, o cavalier.

Sperdonsi per varie parti.

Scena seconda
Il Duca e Don Ruiz da una porta a
sinistra.

RUIZ
Quale, dopo tant'anni,
o duca mi rivedi! Sconosciuto...
Nel mistero qui inoltro. S'è eclissato
il sole dei Padilla... è lacerato
il cuor di padre da una serpe orrenda.
(cupamente)
Tacita, inseparabile una larva
m'angoscia i dì, le notti mi funesta...
l'idea dell'onta mia, di quell'iniqua,
che fremo di nomar!
La prediletta,
(con tenerezza)
la delizia colei del genitore!...
(con impeto)
Perfidia!... ed or l'eterno mio rossore!
Il sentiero di mia vita
sparso il cielo avea di fiori;
mi cingeva il crin d'allori,
ero amato dal mio re.
E il suo nuovo successore
mi rapisce e figlia e onore!...
Questa, amico, è la mercede
che si dona alla mia fé.

DUCA
Ti compiango! (Più s'irriti!)
vedi... ammira la sua reggia!

RUIZ
Reggia odiata!

DUCA
Ella festeggia
Pedro amante...

RUIZ
Oh! taci, taci!...
gronda sangue questo cor.
Ma una gioia ancor mi resta...
È l'estremo mio sorriso.
Fra i piaceri di loro festa
mia vendetta io compirò.
Sull'indegno seduttore
l'onta mia rovescerò;
quell'infida nel rossore
a' miei piè cader vedrò.

Partono verso i giardini.

Scena terza
Donna Maria in ricco e sfarzoso costume: le cinge
la fronte uno splendido fregio a forma di diadema.
Una collana di perle col ritratto di Don Pedro le scende
sul petto. Ella conduce Donna Ines modestamente
abbigliata.

MARIA
Ines!... mia dolce suora!... Qui, lontane
da una folla importuna. E il tuo consorte?

INES
Ei s'arrestò alle porte
di tua reggia... Non osa. Tu lo sai
che sua vita è in periglio, dacché uccise
l'indegno don Alfonso,
complice reo di quel Mendez. Don Pedro
giurò vendetta dello spento amico.

MARIA
Il re gli perdonò.

INES
Come!

MARIA
Il tuo sposo
succede al capitano
delle guardie reali.

INES
Ognor la mia
Generosa Maria!

MARIA
Dimmi… ah! Non oso…
E mio padre?

INES
Compreso
nel perdon che ottenesti
a' reali parenti ch'ei seguia
nella rivolta, ritornò.

MARIA
Parlasti
a lui di me?

INES
Parlai: piansi… ma!…

MARIA
Oh Dio!
t'intendo. Padre mio!
Sei vendicato già.

INES
Maria!... che veggo!
Una lagrima!

MARIA
E quante,
sola, non confortata, io ne versai!

INES
Tu sei dunque infelice?

MARIA
Nell'ambìto
splendore d'una corte,
in braccio dell'amore... ho in cor la morte!
A figlia incauta di reo trascorso
il cielo vindice manda il rimorso,
e la memoria di suo candor.

INES
Tu la delizia del padre allor!

MARIA
Quel padre in lagrime a me s'affaccia:
d'onta nel fremito ei mi minaccia...
Par che una folgore m'annienti allor.
Ah! troppo costami un cieco amor!

INES
Oh! trista e misera è ben tua sorte!
Bagni di lagrime vili ritorte,
che non puoi sciogliere, e baci ognor.

MARIA
(facendo forza a se stessa)
Toglimi a estrema orribil tema.
Di': nel furore di sua vendetta
dal genitore... fui... maledetta?

INES
In suo trasporto all'anatema
scioglieva il labbro... io lo baciai...
Proruppe in pianto... io lo calmai...

MARIA
Ah!... grazie, o Dio consolator!
(con espressione di gioia)
Il suo perdono io spero ancor.

INES
Ah!... grazie, o Dio consolator!
Che a noi la renda io spero ancor.

MARIA
(deliberata)
Ines, vederlo...

INES
E vuoi?...

MARIA
Prostrarmi a' piedi suoi.

INES
Fia vero? E quando?

MARIA
Attendimi.
Dopo la festa!...

INES
Ah sì!...

INES e MARIA
Di pace a noi bell'iride
brilli dal ciel sereno:
conforti omai quest'anima
da lungo sospirar.
Di pure gioie ai palpiti
ritorni il cor nel seno,
e il ciel vorrà sorriderci,
e i voti secondar.

Suono di trombe di dentro.

INES
Qual suon?

MARIA
T'accheta: annunziano
le trombe il re...

INES
Maria!

MARIA
Non dubitare, abbracciami:
fissa è la sorte mia...

INES
Degna di noi, di te?

MARIA
Voliam del padre al piè.

MARIA e INES
Di pace a noi bell'iride
brilli dal ciel sereno:
conforti omai quest'anima
da lungo sospirar.
Di pure gioie, ai palpiti
ritorni il cor nel seno;
e il ciel vorrà sorriderci,
e i voti secondar.

Partono.

Scena quarta
Don Pedro, il Duca, gentiluomini, paggi e
guardie.

PEDRO
Alla regina madre, o duca rispondete che
domani a lei mi recherò.

DUCA
Nuovi son giunti
messi di Francia.

PEDRO
E quanto
importuni! Li udremo: andate intanto,
e riedete.
(il Duca parte)
O Maria!
(avviandosi)
Mi richiami alla gioia.

Scena quinta
Don Ruiz, Don Pedro e gentiluomini.

RUIZ
(dal fondo)
(Egli là fia)

GENTILUOMINI
Ma chi s'inoltra?... Vecchio ignoto...
Altero agli atti.

RUIZ
Cavalieri,
in questa giovin corte
giungo stranier: desio
vedere il re.

GENTILUOMINI
T'avanza.

RUIZ
E qual?

PEDRO
Son io!

RUIZ
Voi, don Pedro? Il re voi?

PEDRO
Che bramate?
A che in me così il guardo fissate?

RUIZ
Io lo vedo alla fin quest'augusto...
(con fiera ironia)
degno figlio d'Alfonso il re giusto!
Degli oppressi ecco il forte sostegno,
la speranza, l'orgoglio del regno.
Se d'un Dio sulla terra è l'imago,
vendicarmi egli deve e lo può.

GENTILUOMINI
(Quali accenti!)

PEDRO
Don Pedro sa come
si punisca... Chi siete?... Qual nome?

RUIZ
Il mio nome?... Più nome non ho.

PEDRO
Qual parlar!

RUIZ
Ma so il vostro, e poss'io
rammentarvelo, o re.

PEDRO
Il nome mio?
In Castiglia v'ha un sol che l'ignori?
Il mio nome è flagello dei mori.
Chiedi all'orbe, e di Pedro il valore
udrai l'orbe stupito narrar.
Solo i vili, cui sono terrore,
me crudele fra i regi nomár.

RUIZ
Pure il nome che solo vi spetta
tal non è.

PEDRO
Qual fia dunque? Parlate.

RUIZ
Vile, infame!

PEDRO
E tant'osi?...

GENTILUOMINI
Vendetta!
(cavando le spade ed avventandosi)

RUIZ
Oh! qual nobil furor!... Vi calmate:
tante braccia a scavare una tomba?
Sono inerme, alti prodi... mirate.
La mia spada alle soglie deposi...

PEDRO
E qui osasti?...

RUIZ
E più ancora oserò.
Dell'oltraggio la macchia nefanda,
vuol che il sangue d'un vile si spanda.
Re!... se hai cuore... una gelida mano
t'offre il guanto.
(gettandogli il guanto sul petto)

PEDRO
Una spada!

GENTILUOMINI
S'uccida!

RUIZ
Oh, mia gioia!

PEDRO
Vendetta farò.
Sovra il vil che m'ha insultato
tutto irrompa il mio furore.
Il mio brando nel suo core
colpi a colpi addoppierà.
Ti vedrò cader spirante,
né placarmi tu potrai,
senza prece e tomba, errante
il tuo cenere n'andrà.

RUIZ
Allorché dal ciel guidato
il mio brando punitore,
nel ferir quell'empio cuore
la sua rabbia spegnerà,
solo allor dirò il mio nome:
nell'udirlo agghiaccerai!
Sulle fulgide tue chiome
onta eterna allor cadrà.

GENTILUOMINI
(a Don Pedro)
La tua vita è sacra al regno.
Noi punir saprem l'indegno;
ei morrà...

RUIZ
Ma non inulto!
(poi volgendosi a Don Pedro)
lava or tu, se il puoi, l'insulto.

PEDRO
Sciagurato! Sien le verghe
il supplizio del demente.

RUIZ
Vile! un ferro tu paventi?
Date un ferro... un ferro...

PEDRO
Olà.

Avanzano le guardie.

RUIZ
E la folgore del cielo
te primiero non colpisce,
ed ancora non punisce
de' regnanti il disonor?
Va, quest'anima è maggiore
di una barbara vendetta,
fia tua vita maledetta
nell'infamia, nel rossor.

PEDRO
L'ira già d'un rege offeso
in te piomba e ti colpisce
sempre il cielo ai re s'unisce
contro ai vili traditor.
Sol per piangere vivrai
sovra l'onta che t'aspetta;
tu vorrai dal ciel vendetta,
ma fia sordo il cielo allor.

Don Ruiz è trascinato dai soldati.

Scena sesta
Don Pedro, gentiluomini, dame, cavalieri,
indi Donna Maria, Donna Ines, poi il duca.

CORO
Vada, soffra, quel protervo,
degna pena a tanto ardire.

PEDRO
De' piaceri che ha turbato
ora tornisi a gioire.
(osservando)

CORO
Della festa la regina ecco a noi...

PEDRO
(incontrandola)
Maria!

MARIA
Mio sire!
Odo pianto, grida intorno...
Chi funesta un sì bel giorno?
A quei mesti lunghi gemiti
agghiacciarmi intesi il cor.
Grazia chiedo.

PEDRO
Un veglio altero,
sconosciuto... tu non sai...

MARIA
Ve ne prego.

DUCA
Tardi omai,
(movendo verso Maria)
figlia incauta, per tuo padre
la pietà ti scende in cor.

MARIA
Padre?

INES
Padre!...

MARIA e INES
Che mai dice?

DUCA
Egli è vittima infelice
di supplizio infame e rio.

MARIA
Oh, mio padre!

INES
Oh, padre mio!

PEDRO
(Che mai feci in mio furor!)

MARIA
Ma le luci al suolo hai fisse...
Dunque il vero il vero ei disse?

PEDRO
Nol conobbi e di sfidarmi
stolto ardiva...

MARIA
E l'odo ancor?
Ah! scatena sul mio capo,
giusto Dio, la tua vendetta:
a me sola, a me s'aspetta
tanta infamia e tanto orror.
Più perdon da un padre oppresso,
più mercé sperar non lice...
Già la figlia ei maledice,
ah!... ch'io moro di dolor.

INES
Maledetto sia quel giorno
che ti vide, e a te cedea.
Obbliava, per te rea,
cielo, fama e genitor.
Io vendetta invoco a Dio
del suo pianto, del mio duolo.
Sien tuoi giorni un giorno solo
di rimorso e di terror.

PEDRO
Calma, oh! calma que' trasporti,
m'acciecava estremo sdegno:
il tuo padre del mio regno
fia che torni ai primi onor.
E mentr'io gl'insulti oblio,
tu dimentica il furor;
pagherei col sangue mio
questo istante di dolor.

DUCA
(Fosco già tramonta il giorno
de' piaceri, della festa;
e vicenda sì funesta
presentito aveva il cor.
Per lei vedo giunta l'ora
dell'estremo suo rossor.
Fra l'orror che regna intorno
trionfare spero ancor)

CORO
Fosco già tramonta il giorno
de' piaceri, della festa;
a vicenda sì funesta
ansio pende incerto il cor.
(seguono sempre di dentro festivi suoni)
Là concenti, gioia ancora:
qui vendetta impreca amor.
Qual s'addensa nembo intorno
di sciagura e di terror!

PEDRO
M'odi!

MARIA
Lasciami!

PEDRO
Tuo padre!

MARIA
(con fermezza)
Tu lo nomi?

INES
Vieni.

MARIA
Sì.
(si spoglia con dispetto delle gemme e degli
ornamenti gettandoli a'piedi di Don Pedro)
Ite al suolo, infausti doni
dell'amore d'un tiranno:
rie memorie a me d'affanno,
pegni vili di rossor.
Io ti fuggo, o rio soggiorno
dell'infamia del terror.
Maledetto sia quel giorno
(a Don Pedro)
che per te m'accese amor.

INES
(a Maria)
Meco vieni, o sventurata:
l'egro padre assisteremo:
nostre lagrime uniremo
a conforto del suo cor.
Fuggi, ah! fuggi dal soggiorno
dell'infamia e del terror.
Maledetto sia quel giorno.
(a Don Pedro)
Che per te l'accese amor.

Maria e Donna Ines traversano la folla e fuggono:
Don Pedro resta concentrato: il duca l'osserva. Il
Coro rimane in gruppi analoghi.

ATTO TERZO

Modesto appartamento di Don Luigi d'Aguilar. Due porte
laterali. Un tavolino con recapito da scrivere, libri, carte,
ecc. Sedie.

Scena prima
Donna Maria semplicemente vestita avanza timidamente
e triste fermasi in atto d'ascolto presso una porta.
Poi Donna Ines e Don Luigi.

MARIA
È quiete profonda,
forse ei riposa ancora...
Povero padre mio!
E scorda intanto i suoi dolor? Non io
istante di riposo
giungo a trovar... e il merito? Non oso
colà innoltrar... Ines!... Ebben?...

INES
Lo stesso.
Dal furibondo e lagrimoso accesso
che minacciò rapircelo ei rinvenne,
dopo lungo sopor, calmato appieno.
Il suo viso è sereno.

MARIA
(con effusione)
Grazie, pietoso Iddio!

LUIGI
Ma un solo accento ancora
non ha profferto da tre giorni.

MARIA
E pensi
che s'io mi presentassi... a' piedi suoi
pentita, fra le lagrime... feroce
ei mi sarebbe?...
(odesi dalla stanza a destra la voce di Don Ruiz)

RUIZ
(di dentro e triste)
O figlia!

MARIA
(con grido represso)
Ah! la sua voce...
L'udiste?...

INES
E col tuo nome
agli accenti l'ha sciolta.

MARIA
Col mio! Lo credi?

RUIZ
(come sopra)
Ove sei... figlia?

INES
(a Donna Maria che vorrebbe parlare)
Ascolta.

RUIZ
(come sopra)
Sento ad ogn'ora estinguersi
la vita mia dolente;
fa' che una volta stringere,
figlia, ti possa al cor.
D'un bacio tuo confortisi
il genitor morente,
e in pace spiri l'anima
che visse nel dolor.

MARIA, INES
Per/te me lamenta il misero!
Ei mi/ti perdona e chiama;
le sue ginocchia stringere
potrò/potrai ... l'odi!... ancor m’ama/t’ama...

MARIA, INES e LUIGI
Ah no!... per noi déi vivere,
padre... e felice ancor.

MARIA
Tace.

LUIGI
(osservando verso la stanza)
Si scosse!

INES
A questa parte ei muove.

MARIA
Oh, come tremo!...

INES
Vuoi che teco io resti?

MARIA
No; sola mi lasciate.
In tal punto solenne che decide
per sempre il destin mio,
fra il padre e me non deve star che Iddio.

Don Luigi e Donna Ines s'allontanano.

Scena seconda
Don Ruiz in lunga veste stretta ai fianchi, avanza
lentamente colla testa curva sul petto, e Donna
Maria.

MARIA
Su quella fronte dal dolor chinata,
nelle pupille sue torbide, meste,
minacciosa vegg'io l'ira celeste...
(si prostra ai piedi di Don Ruiz)

RUIZ
A' piedi miei?... V'alzate. Che volete?

MARIA
Perdono.

RUIZ
(fissandola)
Voi?

MARIA
Quale mi credete, io rea non sono.

RUIZ
Chi ti parlò di verghe?... Che?... Battuto!...
(dopo averla fissata)
Io?... Non è ver.

MARIA
(alzandosi e guardandolo con sorpresa
e terrore)
Che ascolto!... Quale sguardo!
Padre!...

RUIZ
Prence codardo!
In tal modo ti vendichi? Vuoi sangue?
Vieni, te l'offro.

MARIA
(dopo averlo esaminato)
(con angoscia)
Oh ciel!

RUIZ
Timor ti prende?

MARIA
Padre! Son io.

RUIZ
T'avanza!

MARIA
(sconfortata)
Non m'intende.

RUIZ
(sorridendo)
Oh gioia!... a vil timore
il coraggio succede.
Squillin le trombe. Cavalieri; a voi,
o giudici del campo: è Dio con noi.

MARIA
Misero!

RUIZ
Ah! Chi m'afferra? Indietro?... aita!...
(cade su di una sedia)

MARIA
(desolata)
E fia dunque smarrita
per sempre sua ragion?... Oh! fa, gran Dio,
che un lampo di tua luce a lui sorrida;
mi riconosca ancora e poi m'uccida.
Padre, padre... oh, rio dolore!
Ravvisate vostra figlia.
Deh! calmate quel furore,
serenate omai le ciglia;
si riapra il vostro core
alla voce sua gemente...
Vendicatevi, uccidetela...
Ma la misera è innocente.
Sopportò l'obbrobrio, è vero,
ma giurato avea un mistero.
All'amor cedé il cor mio,
ma fedel restò all'onor.
Sì lo giuro innanzi a Dio,
di voi degna io sono ancor.

RUIZ
Com'è bella! Il sai?... si bella
(fissandola)
era un dì mia figlia anch'ella.
Tale il guardo... sin la voce
cosi dolce! La ricordo
allorché in soave accordo,
sul liuto armonioso,
mi cantava l'amoroso
d'Andalusia pescator.

MARIA
(animandosi)
Padre!...

RUIZ
Attendi... eccolo... senti.
(come volendo ricordarsi una canzone)
"Della sera la brezza leggera
spira, o Rita: m'invita sull'onda...
a me pensa... "
(si confonde)

MARIA
Ciel! ciel! s'io potessi!...
"A me pensa e un sospir dalla sponda
(con voce commossa)
uno sguardo a me volgi d'amor..."

RUIZ
Sì; così... prosegui...

MARIA
(sforzandosi e singhiozzando)
Ohimè! "Di là, o cara, udrai tenera l'eco..."
(soffocata dalle lagrime non può seguire)
Scoppia il cor.

RUIZ
Piangi? perché?
(guardandosi)
Ah! se ti restan lagrime,
misera appien non sei:
ed io che vorrei piangere,
le mie s'inaridir.
Sappi... arrossisco in dirtelo,
io l'amo ognor colei...
Ah! questo amor... delirio...
Perdonami gran Dio!
Più amarla non degg'io
se l'ho da maledir.

MARIA
Amare son le lagrime
serbate a' figli rei.
E mai qual basti, piangere
potrò sul mio fallir.
Sempre a me caro, credilo,
or più che mai lo sei.
(E di quel suo delirio
la rea cagion son io..)
M'uccidi, o padre mio,
ma non mi maledir.
Prova si tenti estrema.
Leggete questo scritto:
(levando dal seno un foglio
ed offrendoglielo)
prova leal vi sia
dell'innocenza mia.
Lo so che in palesarvelo
tradisco un sacro giuro...
ma questo mio spergiuro
vi possa almen calmar.

RUIZ
Che foglio è quello?

MARIA
Udite:
(spiega il foglio e lo legge)
"Attesto avanti Iddio
che giurai la mia fede all'onorata
donna Maria Padilla,
mia consorte legittima! "
Segnato qui, vedetelo...
"Don Pedro di Castiglia"

RUIZ
Don Pedro hai pronunziato?
(colpito e con impeto)
Don Pedro!

MARIA
(porgendogli il foglio)
Eccolo.

RUIZ
(raccogliendo con fierezza fra le mani)
Ah! come...
E foglio e cifra e nome...
(lacerandolo)

MARIA
Ah! padre, no...

RUIZ
Vorrei
scempio qui far del perfido.

MARIA
(disperatamente)
Le prove, i dritti miei!...

RUIZ
Lascia!... Ogni rea memoria
d'amor, d'inganni e infamie
distruggasi così.
(spargendone i pezzi e calpestandoli)

MARIA
Cielo!

RUIZ
Contento or sono.

MARIA
Ah padre!...

RUIZ
Che volete?
Che fate voi costì?

MARIA
Uno sguardo... un detto ancora! ...
Per pietà non mi scacciate.
Vostra figlia che v'implora,
che v'assista, deh! lasciate.
Se non calmo il vostro duolo
voglio almen con voi morir.
La pentita all'ora estrema
vorrà il cielo benedir.

RUIZ
Ite omai: non vi conosco...
La mia mente si smarrisce.
M'arde il core... il ciglio è fosco...
Tutto omai per me finisce...
Oh! lasciatemi qui solo:
solo io voglio qui morir.
No, non tema all'ora estrema
non sa un padre maledir.

Odonsi improvvisamente di dentro grida e suoni festosi.

CORO
(didentro)
Viva Bianca! di Francia l'onore,
che Don Pedro a sua sposa innalzò!

MARIA
Che mai sento?... Quai grida?... Oh, furore!
Bianca sposa?... e soffrirlo dovrò?
Vieni, o padre, non scacciarmi:
questa è l'ultima preghiera.
Il mio pianto ti disarmi
ed avrai vendetta intera.
La tua figlia, no, non trema
all'aspetto del morir.
La pentita all'ora estrema
vorrà il cielo benedir.

RUIZ
Mi lasciate... all'ora estrema
io son tratto dal soffrir.
(Donna Maria trascina seco a forza Don Ruiz
che cerca invano sciogliersi da lei)

Scena terza
Francisca sola.

FRANCISCA
Che avvenne mai?... Che fia?...
Qual fuor di sé, Donna Maria traggea
seco il padre; la suora, ed il consorte
cercavan trattenerla. Me seguite
(Ella disse) alla reggia... alla vendetta.
Incerti, tristi, al par di me, tremanti
essi l'hanno seguita.
Ah! forse è già vicino
a compiersi il funesto suo destino.

Parte.

Luogo interno del palazzo reale, parato per
l'incoronazione della regina. Due gradinate laterali vi
danno ingresso. Guardie reali disposte intorno. Trono.

Scena quarta
Dalle gradinate a destra procede la banda reale, le
guardie, gli araldi, gentiluomini, deputati, grandi della
Castiglia e di Leone, tutti in grande costume. Il
presidente ed il maresciallo di Castiglia ciascuno
portando ricco cuscino: su di uno è la corona, sull'altro
lo scettro. Il Duca in gran costume, poi in mezzo a vari
grandi Don Pedro in abito reale, seguito da paggi,
scudieri e guardie.

CORO
Come rosa che s'apre al mattino,
è simile la sposa gentile,
qual lo sposo non v'ha cavaliero
più prestante nel ludo guerriero.
Sfavillante del nuovo destino
plaude il regno alla coppia regal.

PEDRO
Ora fatal, giungesti. Io che di lei
vendicarmi credei...
E l'amo or più che mai!
E il foglio che quel giorno io le segnai!...
Io gliel dovea. Rapito
in ebbrezza ineffabile, premiava
giusto allora il mio core
la fé più bella, il più sublime amore.
Ah! quello fu per me
di paradiso un dì;
un'anima non v'è
che sappia amar così.
Io la rammento allor
che a me s'abbandonò...
che tutto m'immolò:
fama, dovere, onor.
Più non verrà per me
d'amor, di gioie il dì.
Un'anima non v'è
che sappia amar così.
E l'ho tradita... cielo!... e s'ella osasse
disperata?... e ad un'altra adesso...

Squillo di trombe.

DUCA
Sire,
col suo real corteo
la regina s'avanza.

PEDRO
(superando l'interna agitazione che lo governa)
Ricevasi.

DUCA
(Io trionfo)

PEDRO
(Alma, costanza)

Dalla gradinata a sinistra, scenderanno le guardie
reali, i paggi e scudieri reali coi gentiluomini di corte;
indi i paggi, scudieri, gentiluomini e dame francesi e
castigliane, fra le quali avanzasi Bianca di Francia in
abito reale presa a mano da Don Pedro.

CORO
Qual astro novello, sì puro, sì bello
sull'Ebro scintilla di tanto fulgor?

DONNE
È l'astro di Bianca, è l'astro d'amor.

TUTTI
T'onora, t'adora, bell'astro, ogni cor.

UOMINI
Diffonde le gioie tuo raggio vivace:
a te consolata sorride la pace.

DONNE
E l'aura nel molle più dolce suo spiro
or sembra sospiro di tenero amor.

TUTTI
Bell'astro di Bianca, adora ogni cor.

DUCA
Don Pedro, alto sovrano
di Castiglia e Leone,
a Bianca di Borbone, vostra sposa,
della real corona
cingete il fronte e fausto il ciel vi sia...
(sta per prendere la corona dal cuscino)

Scena ultima
Donna Maria scende rapidamente dalla gradinata
a sinistra seguita da Donna Ines e Don Luigi,
fra i quali è Don Ruiz. Maria irrompe fra la folla, e
grida con voce terribile, ponendo fieramente la mano
sulla corona.

MARIA
Fermate!... olà!... Questa corona è mia.

TUTTI
Ah!... La Padilla!... Oh eccesso!

PEDRO
Maria!

MARIA
Tu tremi adesso!

PEDRO
Io fremo al tuo delitto.

MARIA
Sostengo il mio diritto.

DUCA
Soldati, si discacci.

MARIA
(dignitosa)
Sai tu, sai chi minacci?
Giurata innanzi a Dio
la sposa sua son io.
Scacciar la sua regina
fra voi chi osar potrà?
(cingendosi la corona. Bianca, ch'era
agitatissima, sviene ed è sorretta dalle dame
e circondata da'suoi gentiluomini frementi)

CORO
Svenne e l'oltraggio soffresi!

PEDRO
(Ah! tutto è ormai svelato)
(additandole Bianca)
Vedi che festi, incauta!

MARIA
(segnandogli Don Ruiz che avanza fra Donna Ines e
Don Luigi)
Mira! Opra tua, spietato!

CORO
Quel vecchio egro...

Don Ruiz volge intorno lo sguardo incerto e stupido.

PEDRO
Ciel!

MARIA
Guardalo.

PEDRO
Traveggo?

RUIZ
Ove son io?

INES e LUIGI
Oh istante!

PEDRO
E ver sarà?

Bianca è trasportata altrove.

CORO
Ah, che sarà!

MARIA
Ravvisa la tua vittima:
ragion per te ha smarrita
chiama la figlia in lagrime
dolente genitor.
La figlia... ch'ora, o perfido,
da te venia tradita,
che a te sommessa e tacita,
soffriva il disonor.
La fé giurata or serbami,
e rendimi all'onor.

PEDRO
(Ah! sulla trista vittima
il ciglio alzar non oso.
De' giusti suoi rimproveri
sento la forza al cor.
Più fiero intanto straziami
rimorso tormentoso;
d'uno spergiuro arrestami...
spaventami l'orror!)

RUIZ
Sento ad ogn'ora estinguersi
la vita mia dolente.
Vien, che una volta stringere,
figlia, ti possa al cor.
D'un bacio tuo rallegrisi
il genitor morente;
e spiri in pace l'anima
che visse nel dolor.

LUIGI e INES
Dell'onta trista vittima
ha la ragion smarrita.
Chiama la figlia in lagrime
dolente genitor.
Rimorda a chi del misero
sì funestò la vita;
e forse qui riserbane
il fato a nuovo orror.

DUCA
Ah! l'esecrata vittima
ancor non è colpita;
incerto ancora fremere
sento agitato il cor.
Del re nel sen contrastano
cure angosciose estreme;
cimento fier, terribile
d'amor, di fé, d'onor.

CORO
(osservando Don Ruiz)
Odi... natura esprimesi:
paterno amor che geme...
Vedi... un sorriso...
l'anima ricade nel dolor.
Del re nel sen contrastano
cure angosciose estreme.
Cimento fier, terribile,
d'amor, di fé, d'onor.

CAVALIERI FRANCESI
Il silenzio in che t'ostini
per la Francia è insulto audace!
Il tuo regno avrà la pace
se costei punisci, o re.

PEDRO
Troppo ardire, o cavalieri,
voi spiegate innanzi a me.

CAVALIERI CASTIGLIANI e IL DUCA
Lo comanda a te l'onore,
la salvezza del tuo regno.
Può temprare il nostro sdegno
solamente il suo morir.

PEDRO
Con superbi e vani detti
tema in me destar pensate?
Questa donna che oltraggiate
è il desio de' miei desir.
Le giurai dell'ara al piede
santo amore, eterna fede:
or dal trono ov'io l'alzai
chi di voi balzar la può?
Se la Francia e la Castiglia
sa tentarlo... aspetterò.

CAVALIERI FRANCESI, CASTIGLIANI e IL DUCA
Quale eccesso!

GLI ALTRI
Oh, estrema gioia!

CAVALIERI FRANCESI, CASTIGLIANI e IL DUCA
L'ira mia frenar non so.

PEDRO
Torna, ah torna, questo seno!
(deliberato con trasporto)
Meco al trono ascendi omai;
ti tradia, soffristi assai,
alta meriti mercè.
Ceda omai ragion di stato
alla fè ch'io t'ho giurato;
la mia sposa, la regina
l'universo adori in te.
(conducendola verso il trono)

MARIA
(volgendosi a Don Ruiz con trasporto)
L'odi, o padre? Egli è mio sposo...
A me rende e fama e trono;
qual credesti, io rea non sono,
sempre degna io fui di te.
Al piacer che il cor m'inonda
la tua gioia alfin risponda.

INES
D'esultar fra le sue braccia,
padre mio concedi a me.

Maria soprafatta dalla gioia, vacilla, va mancando e
muore ai piedi del padre.

PEDRO
Ella è morta!

RUIZ
(colpito e riconoscendola)
Morta?... ah, figlia!

PEDRO
L'infelice più non è.

CORO
Ah, la gioia il cor le oppresse!
Infelice! più non è.
Gruppi analoghi d'amore e di commiserazione.

FINE

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