Gaetano Donizetti

(1797-1848)

Zoraïda di Granata

Melodramma eroico in 2 Atti di Bartolomeo Merelli, tratto dal romanzetto "Gonzalvo" di Florian, rappresentato a Roma (Teatro Argentina) il 28 gennaio del 1822

Personaggi

Almuzir (Tenore), Almanzor (Basso), Zoraide (Soprano), Abenamet (Contralto), Ines (Mezzosoprano), Alj Zegri (Basso); Abenceraghi, Zegri, guerrieri, soldati, schiavi e schiave

ATTO PRIMO

Gran piazza di Granata. In fondo a sinistra porta della città con ponte levatoio, ed in prospetto il famoso tempio di Abderamo. Tre gradinate di marmo bianco
conducono all'Alhambra, palazzo di delizia del re de' Mori, che si vede a sinistra.

Scena prima

All'alzar del sipario si vede il popolo diviso in vari
gruppi in atto di desolazione.

CORO
Ah! patria un di sì forte!...
Ah! luoghi un dì felici!...
Ah! vi darà la sorte
in preda dei nemici
or che depresso geme
il vostro difensor.

Contro la possa ispana, che d'ogni parte inonda,
ardir, o forza è vana;
né v'ha chi omai ci asconda
al turbine che freme,
che c'empie di terror!
Oh, Abenamet... ah, patria!
Che più a sperar ci resta!...

Scena seconda

Almuzir dall'Alhambra seguito da guardie zegre, e detti.

ALMUZIR
Vili!... Che intendo!... Qual mestizia è questa?
D'argini, e mura intorno
è ben cinta Granata, e in sua difesa
vegliano i prodi. Abenamet non merta
guidarli al campo. All'amor mio rubelle
per Zoraida avampando osò l'indegno
del suo monarca provocar lo sdegno.

Pieghi la fronte audace
al mio voler sovrano;
ma se a frenar capace
non è un affetto insano,
l'acciar già pende: ei vittima
dell'ira mia cadrà.

CORO
(sommessamente a parte)
Ah, eroe tradito e misero!
Ah eccesso d'empietà!

ALMUZIR
Crudo amor, che mi dividi
Fra l'affetto, ed il furor,
deh! ti placa... alfin m'arridi...
pace, pace, o crudo amor.

Ma inesorabile
A miei lamenti
Pietà non senti
del mio penar.

Me solo, ahi! barbaro,
vuoi far languire,
solo Zoraida
non sai ferire,
sol quella perfida
non sai domar.

(Se quell'empia o cieco Dìo
disprezzarmi ancor vorrà.
Tremi, tremi... L'amor mio
in furor si cangerà.)

CORO
(a parte come sopra)
(Ov'è mai l'onor natio!...
Cara patria, ah, che sarà!)
(il coro mesto si allontana)

Scena terza
Alj, Guardie e detto.

ALMUZIR
Alj, che fa Zoraida! E ancor ricusa
i miei voti appagar?

ALJ
De' suoi lamenti
assorda l'acre, e di calmarla invano
Ines tentò l'ispana schiava. Ah! sire
l'acquisto di quel core a te contende
il solo Abenamet, e finché vive
l'abencerago altero...

ALMUZIR
(con ferocia)
No: molto ancora ei non vivrà, lo spero.

ALJ
Ma t'è d'uopo indugiar. Troppo sicuro
lo fa l'amor del volgo, e periglioso
esser potrebbe al tuo novello regno.

ALMUZIR
Ah, che io son giunto a segno
da sprezzar tutto; e la mia fiamma in seno
più ritegno non soffre…

ALJ
Pensa...

ALMUZIR
Ebbene
l'unico mezzo io voglio
di scampo offrirgli...
Ah! ch'io lo vegga... Ah, tremi,
se a voti miei non cede:
se della data fede
non discioglie Zoraida, e ad altro suolo
non volge il piè. Vanne, t'affretta.

ALJ
Io volo.
(parte in fretta, ed Almuzir entra nell'Alhambra)

Interno del palazzo detto l'Alhambra. Magnifiche
colonne d'alabastro ne sostengono le volte, e l'oro
risplende da per tutto.

Scena quarta
Coro di schiavi, indi Zoraida ed Ines con varie schiave.

CORO
Vieni, ah vieni, o del sole più bella,
deh, ti mostra, o d'amor vago raggio:
di nostr'alme ricevi l'omaggio
chiama in viso il sorriso dei cor.
Per te tutto qui ride, e s'abbella,
qui si adorna di nuovo splendor.

ZORAIDA
Ah! di speme un raggio amico
Nel mio seno invan s'accende.
Fra l'orror di rie vicende
segua l'alma a palpitar.
Oggetto amabile che tanto adoro
In duol sì barbaro te solo imploro
sol per te misero sospira il cor.
Tu le mie lagrime puoi solo tergere,
tu mi puoi rendere la pace al cor.
Tacete. Un breve istante
sola io bramo restar.
Ancor gran parte
(al coro che parte)
de'mali miei t'è ignota! ... In questi luoghi
tu sei straniera, e pochi giri il sole
fra noi ti scorse in schiavitude avvolta.

INES
Deh, ti spiega… mi narra…

ZORAIDA
Ebben, m'ascolta.
Nella mia prima etade un pari affetto
al giovanetto Abenamet mi seppe
unir soavemente:
quella fiamma innocente
crebbe cogli anni, e l'approvò mio padre
grato all'eroe, che in libertà l'ha tratto.
Prigionier degl'Ispani il suo riscatto
chiedeva indarno il re Mulei; ma innante
vola a Gonzalvo Abenamet: se stesso
offre in cambio del padre, e sue catene,
con raro esempio di spezzare ottiene.

INES
Ah, sì: di ciò suonò la fama. Io stessa
so che il gran duce se lo strinse al petto,
sdegnò l'offerte, e gli promise affetto.

ZORAIDA
Una si bella prova
chiedea mercé: le nostre destre unite
esser doveano, condottier supremo
Abenamet fu scelto;
quando l'empio Almuzir, che un cieco ardore
per me nutria, distrusse
la nostra sperne, ed usurpando il soglio
del buon Mulci, trasse alla tomba, ahi crudo!
Il padre mio, che per crudel ferita
precedendo il suo re, lasciò la vita.

INES
Oh, che mi narri!

ZORAIDA
Abenamet depresso
fu da Almuzir. Di non vederlo il cenno
m'impose, il sai.

INES
Qual empietà! ... ma parmi...
a sì è desso, che vien.
(osservando)

ZORAIDA
Oh Dio!… si fugga.
Orribile, funesta
m'è la presenza sua.
(incamminandosi)

Scena quinta
Almuzir e dette.

(ad un suo cenno Ines partirà)

ALMUZIR
(con impeto)
Donna, t'arresta.
(affetta calma)
Tanto odioso ti son? Non io condanno
il tuo rigor: sai quanto
è a me fatal, pur de' miei danni ad onta
mentre d'amor deliro
la fede tua, la tua costanza ammiro.

ZORAIDA
(fiera)
Se del tuo cor son questi
i sensi, o Almuzir; se non mentisce
il labbro tuo; se giungo
elogi a meritar; perché non cessi
dal tormentarmi?

ALMUZIR
Ingrata! E fino a quando
l'odio tuo durerà?

ZORAIDA
(con impeto)
Chiedilo al cielo.
io dirtelo non so. Chiedilo a quella
furia crudel, che per coprir di lutto
questo misero suol, d'amor le faci
volle accenderti in sen. Chiedilo…

ALMUZIR
(interrompendola con furore)
Ah! taci
a rispettarmi impara:
sai che qui regno in soglio,
che a me la sorte avara
de' doni suoi non è.
Trema: quel folle orgoglio,
è inutile con me.

ZORAIDA
Sai che non sogno un trono,
che son d'un altro amante,
che tua nemica io sono,
che il cor tremar non sa.
Quest'anima costante
sprezzarti ognor saprà.

ALMUZIR
Ma sai che t'amo?

ZORAIDA
Invano.

ALMUZIR
E il mio rival...

ZORAIDA
L'adoro.

ALMUZIR
(E di furor non muoro?
Oh, mia fatalità!
Vorrei punir l'altera,
essere vorrei tiranno;
ma l'ire mie non sanno
per lei le vie del cor.)

ZORAIDA
(Ah, che pietà non spero
dal mio destin tiranno,
è sempre, oh Dio! più fiero
m'opprime il mio dolor.)

ALMUZIR
Zoraida, ah, placati...
Alfin t'arrendi;
il soglio ascendi,
regna con me.

ZORAIDA
Ah, vanne... ah, lasciami
orror mi fai:
non mi vedrai
mancar di fé.

ALMUZIR e ZORAIDA
Che abisso funesto
d'angoscia è mai questo!
M'opprime l'amore.
M'uccide il (furore/dolore).

ALMUZIR
Ingrata, sei nata
per farmi penar.

ZORAIDA
Spietato, sei nato
per farmi penar.
Partono per lati opposti.
Delizioso giardino attiguo all'abitazione di Abenamet
diviso in vari viali.

Scena sesta

Guerrieri abenceraghi, che si avanzano da un viale,
cercando Abenamet, che poi profondamente
oppresso si presenta dal fondo.

CORO
Dov'è, dov'è quel forte?
Su la cui spada orribile
la morte sta? Dov'è?

Tremendo, ed infallibile
è il colpo di sua mano.
Se pugna con l'ispano
la patria vincerà!
Ei vien ... gemente... pallido...
misero! ... fa pietà!
Guerrier, chi sei ricordati:
rammenta i tuoi trofei.
Piangere, no, non dèi:
il ciel si cangerà.

ABENAMET
No: non si cangia mai quando tiranno
ha giurato il destino
che un desolato cor manchi d'affanno.
Zoraida, anima mia, mia sola speme,
mio contento, mia vita,
chi da questo mio cor, chi t'ha rapita?
Un barbaro, un ingrato… ed io non corro,
io non volo a svenarlo? Ho cor che basta,
per farlo palpitar… ma che deliri!
che sogni, Abenamet?… Misero io sono;
quasi schiavo qui vivo, ed egli è in trono.
Era mia... mi amò... l'amai.
Giurò fede, e fé giurai.
Oh! momento di contento!
Oh! piacer ch'egual non ha!
(delirando)
Se Zoraida sarà mia
Non invidio un scettro, un soglio;
quella man, quel core io voglio,
sola mia felicità!
Ma che sogno... un empio... un perfido
sventurato oh Dio! mi fa.
(si abbandona sopra un sasso)

CORO
Ei delira... geme... palpita
più conforto in sen non ha.

ABENAMET
Che mi giovò l'alloro,
le palme, ed i trofei,
se il caro mio tesoro
perder dovea così?
Ah! fulminate, o Dei,
l'empio, che la rapì.
Dov'è l'amato bene?
Chi mai lo rende a me?
Di tante, e tante pene
capace il cor non è.

CORO
Che regga a tante pene
possibile non è.

ABENAMET
Lasciatemi, partite, Abenceraghi.
L'aver di me pietà sarà delitto
se lo scopre Almuzir. E’ dei tiranni
il barbaro tenore
punir gli affetti, che non hanno in core.

Il coro esce per parti opposte.

Scena settima
Almanzor e detto.

ALMANZOR
Abenamet...

ABENAMET
Fido Almanzor...

ALMANZOR
Deh, amico
se libertà ti cale
fuggi.

ABENAMET
Che dici mai!
lo fuggir?

ALMANZOR
Si lo chiede
la tua salvezza, il comun bene: è al colmo
lo sdegno d'Almuzir, perché ricusa
Zoraida la sua destra...

ABENAMET
Oh gioia!...

ALMANZOR
Incolpa
del rifiuto te sol, e il crudo cenno
di guidarti all'Alhambra
già fu dato ad Alj

ABENAMET
(con trasporto)
Fia vero? Oh, cara
parte di questo cor. Dunque vederti
potrò ancora una volta?...

ALMANZOR
Oh Dio!... Che parli?
Deh! fuggi per pietà... L'unico è questo
mezzo a salvarti, a migliorar tua sorte.

ABENAMET
T'inganni: altro ve n'ha.

ALMANZOR
Qual mai?

ABENAMET
La morte.

ALMANZOR
Morte! Oh Dio! ...

ABENAMET
Che! a tal nome
Trema un abencerago?

ALMANZOR
Ah, come... come
pensar tu puoi...

ABENAMET
La mia crudel sciagura
è giunta a tale estremo,
ch'ora la vita è il maggior mal, ch'io temo.

ALMANZOR
Pur...

ABENAMET
(osservando)
Ma che veggio! In queste soglie ardito
osa un zegri aborrito
il piè inoltrar?

Scena ottava
A lj e detti.

ALJ
Perdona
se il regio cenno ad eseguire astretto...

ABENAMET
So che vuoi dir: ti seguo. Amico, addio.
(Alj parte)

ALMANZOR
Dammi l'estremo amplesso.

ABENAMET
E che tu pensi...
io son tranquillo. Non temer. Disprezzo
della sorte il tenor. Con fermo ciglio
Abenamet incontra ogni periglio.
(parte)

ALMANZOR
Sopra lui veglierò! Forse l'incauto
s'affretta alla sua morte;
ma divider con lui saprò la sorte.
(parte)

Interno dell'Albambra come prima.

Scena nona
Almuzir, guardie zegre, indi A lj, poi Abenamet.

ALMUZIR
Sì quell'empio rivale
s'involerà dagli occhi miei. Zoraida
si cangerà: lo spero! Il mio disegno
è sublime, e sicuro
lo compirò. Parla; eseguisti?

ALJ
Il cenno
ei s'affretta a obbedir.

ALMUZIR
Qual t'è sembrato?

ALJ
Fiero, ed ingombro da crudele ambascia.

ALMUZIR
Oh gioia!

ALJ
Ecco ch'ei vien.

ALMUZIR
Secco mi lascia.

Alj parte.

ABENAMET
Al tuo cospetto odiato
a che mi chiami?

ALMUZIR
Onde alla mia clemenza
adito aprirti...

ABENAMET
Un nuovo inganno forse
l'empio tuo cor raggira?
Parla, che vuoi?

ALMUZIR
Che poni un freno all'ira.
Odi: le andate cose
rammentar non è tempo. Il mal presente
ti giovi riparar. Se la tua sorte,
se il comun ben ti cale,
io t'offro il mezzo a stabilirli.

ABENAMET
E quale?

ALMUZIR
Dei mio favor adorno
ricolmo di splendor, l'affrico lido
mio ministro ti vegga... in brevi istanti
tu partirai; ma in pria
(gli dà un foglio)
questo foglio soscrivi, e i diritti tuoi
di Zoraida sul cor mi cedi...

ABENAMET
Arresta.
Intesi assai... La mia risposta è questa.
(lacera il foglio)
Tanto propormi ardisci?
Tanto t'acceca amore?
Qual diritto hai su quel core
onde rapirlo a me?

ALMUZIR
Del mio voler supremo
giammai ragione io rendo:
pensa, che or or tremendo
scoppia il furor di un re.

ABENAMET
Saprò sfidarlo ...

ALMUZIR
Incauto!...
(freme)

ABENAMET
Non so tremar ...

ALMUZIR
Rammenta...

ABENAMET
(minacciando)
Tiranno! Il ciel paventa...

ALMUZIR
(alle guardie)
Folle!... Si sveni... Olà?

Scena decima
Entra precipitosamente Zoraida, e corre a far scudo
ad Abenamet col proprio petto esclamando:

ZORAIDA
Ferma... il crudel consiglio,
deh, cangia. Oh Dio!... sospendi...
La tua barbarie ammendi
quest'atto di pietà.

ALMUZIR
Che chiedi?

VOCI DI DENTRO
All'armi, all'armi.
Abenamet ci guidi...

ALMUZIR
Che sento mai?

ABENAMET e ZORAIDA
Quai gridi?

ABENAMET, ZORAIDA e ALMUZIR
(Come mi(gli batte il cor.)

Scena undicesima
Alj frettoloso e detti.

ALJ
Signor, l'ispan terribile...
piomba su noi.

ALMUZIR
Che ascolto?

ALJ
(Freme d'intorno il popolo;
(piano ad Almuzir)
che Abenamet gli è tolto,
niega pugnar l'esercito
s'ei non lo guida ancor.)

Breve sospensione. Almuzir resta colpito, Zoraida,
ed Abenamel sembrano godere di una lieve speranza.
ALJ attende gli ordini del re.

ALMUZIR
Ah mie furie! Oh avverso fato!
Che farò? Qual fiero evento!
Voglio oprare, e poi mi pento...

ALJ, ALMUZIR, ABENAMET e ZORAIDA
M'ange l'ira, ed il timor!

ABENAMET e ZORAIDA
In qual mai ci unisce il fato
ficro punto, e rio cimento!
Con angoscia di spavento,
idol mio, ti stringo al cor.

ALJ
Che risolve! Ha il sen turbato.
Che mai pensa in tal momento.
Di consiglio, e d'ardimento
or lo priva il suo terror.

ALMUZIR
(Sì decisi.)
(dopo un istante di riflessione colpito da un pen siero)

ABENAMET e ZORAIDA
(Oh Dio! che pena!)

ALMUZIR
Vanne tosto: m'intendesti
A lj parte dopo aver ricevuto un ordine in segreto.
donna, alfin ti rasserena
nel mio sen lo sdegno arresti.

ZORAIDA
Che mai sento!… e il ver dicesti?

ALMUZIR
Sì, depongo il mio furor.
Ma un tal prezzo è la tua mano
che al valor solo si addice.
Ch'ei combatta, e al fiero ispano
prema alfin la possa ultrice;
ch'egli salvi patria, e soglio,
e tua man gli sia mercé!

ABENAMET
Ah, invincibile mi rendi.

ZORAIDA
(Qual terrore io provo in me!)

ALMUZIR
Primier duce io qui t'eleggo:
(dandogli lo stendardo)
ecco, omai la sacra insegna,
(Almuzir osserva Abenamet con finta bontà. Alj
ritorna portando un ricco stendardo sul quale è
dipinto un granato)
che confido al tuo valor.
La sua perdita, lo sai
costa vita...

ABENAMET
Mi vedrai
ritornar col sacro pegno
de' nemici vincitor.
(Abenamet ebro di gioia prende lo stendardo e
corre da Zoraida, che tenta nascondere la sua
tristezza e timore. Essa si stacca dal fianco una
ricca sciarpa, e la porge ad Abenamet dicendo:)

ZORAIDA
Vanne a combattere,
vola al cimento,
di me ricordati
qualche momento,
è ognor Zoraida
t'invocherà.

ALMUZIR e ALI
(Mentre l'incauto
vola al cimento,
sarà la vittima
di un tradimento:
l'insegna perdere
tua/sua man dovrà.)

ABENAMET
Vado a combattere,
volo al cimento,
cara, sovvengati
del bel momento,
che al cor più tenero
ti renderà.

Almuzir, Abenamet ed Alj partono con le guardie, Zoraida per
altra parte.

Scena dodicesima
Ines, indi Almanzor.
(s'odono i segnali delle trombe di guerra in lontano)

INES
No, non m'inganna il cor; questo, si questo
è quel segno funesto
che i forti all'armi invita. Ah, veder parmi
il lampeggiar dell'armi,
il correr de' destrieri; udir mi sembra
con fremito indistinto
gl'inni, e i sospir dei vincitor del vinto.
Perché peno? E per chi? L'empia fortuna
congiura a danni miei:
che pavento, che spero, io non saprei.
Cede l'ibero, e della patria sorte
agghiaccio sul destino; e se dei Mori
vacillerà il valore; e cade in campo
il prode Abenamet pugnando, spento,
di Zoraida che fia? Morir mi sento.
Del destin la tirannia
no, più fulmini non ha.
Desolata l'alma mia
Cosa speri ancor non sa.
L'incertezza dell'affanno
più tiranno fa il tormento,
per me barbaro è il cimento
sia qualunque il vincitor.
Ad un fato sì spietato
più non regge in petto il cor.
(nel partire incontra Almanzor)

ALMANZOR
E Zoraida dov'è?

INES
Vieni dal campo?

ALMANZOR
Dal campo io riedo.

INES
E rechi?

ALMANZOR
Le vittorie, e i trofei.

INES
Ma il vincitore?

ALMANZOR
É Abenamet. Come leon ferito
si scagliò fra le schiere. Al fianco suo
pugnò la morte. Egli mietea col brando;
atterriva coi sguardi!
Fra un turbine di dardi
immoto guerreggiò. Lo stuol nemico
sconfitto alfin gli rivolgea le spalle;
dei cadaveri suoi piena è la valle.

INES
Ei riede?

ALMANZOR
Sull'istante. E me qui a volo
a Zoraida inviò. Guidami a lei.
Saran cari a quel core i suoi trofei.
(partono)

Piazza de' leoni.

Scena tredicesima
Soldati con trofei militari tolti ai spagnoli
marciando, indi Zoraida.

CORO
Inni al forte guerriero invincibile,
a cui innanzi volò lo spavento.
Mosse in campo l'ibero terribile;
ma l'orgoglio fu polvere al vento.
Come nembo di scempio foriero,
più veloce di lampo, e pensiero,
improvviso, fremente piombò.
Inni al forte, che venne, e trionfò.

ZORAIDA
Sarà ver?... Non è un inganno?
Non è un sogno del mio core?
Ah! sarebbe amor tiranno
in deludermi così.
Voi vedete ch'io deliro
intendete il mio sospiro?
Il mio bene... rispondete:
vincitor ritorna?

CORO
Sì.
Fu leon, che su gli armenti
infrenabile si getta;
atti, e passi, sguardi, e accenti
respiravano vendetta.
Il suo brando parve un fulmine,
che l'ibero alfin domò!

ZORAIDA
Ah! tacete ... intendo... intendo.
Egli vinse? ... Qual contento!
Ei ritorna? ... Ah! sì... comprendo;
di piacer mancar mi sento...
ma perché, perché non viene.
Tanti affanni, tante pene,
tante smanie a consolar?

Scena quattordicesima
Ines, Almanzor con seguito di schiavi ed Almuzir
con guardie da un lato, dall'altro Abenamet e detti.

ABENAMET
Sei mia, son tuo! ... che gioia!
Sì: vincitor son'io.
Piacere, eguale al mio
chi mai potea sognar?

ZORAIDA
idolo mio!

ALMUZIR
M'abbraccia.
(con finto giubbilo abbracciandolo)
Tu mi salvasti il trono:
appien contento or sono.
(da sé marcato)
Che pena il simular!
Istante beato
deh! vola, t'affretta.
Lo stral preparato
Tu vibra, o vendetta.
Mia sposa è Zoraida.

ABENAMET, ALMUZIR e ZORAIDA
Quell'empio morrà.

ZORAIDA e ABENAMET
(fra loro con contento)
Istante beato deh! vola, t'affretta.
Ho troppo penato, mia
speme diletta.
La fida Zoraida
(tua/mia) sempre sarà!

ALMUZIR
Ma il sacro vessillo,
quel pegno d'onore,
con te vincitore
perché non tornò?

ABENAMET
Dall'impeto ostile
salvai la bandiera
dei nostri una schiera
l'accolse, e spiegò.
Fra pochi momenti
Qua giunge...

Scena ultima
Alj frettoloso e detti.

ALJ
Tu menti.

ZORAIDA
Che ascolto?

ABENAMET
Che dici?

ALJ
Gl'ispani nemici
su i nostri piombarono
con rapido assalto
l'insegna involarono.
Già sventola in alto
in man dell'ibero,
che altero ne va.

TUTTI
Ah colpo fatale!
ch'eguale non ha!

ABENAMET e ZORAIDA
(fra loro)
(Son/Sei) tradito. Io fremo io palpito
brilla l'empio alla mia pena.
Freddo orror di vena in vena

ABENAMET, ALMUZIR, ALJ, INES, ZORAIDA e
ALMANZOR
scende l'anima a gelar.

ALMUZIR e ALI
(ciascuno da sé marcato assai)
Io trionfo. Ei freme, ei palpita
brilla il core alla sua pena
per la gioia in petto appena
può quest'alma respirar.

INES e ALMANZOR
É tradito. Freme, palpita.
Brilla l'empio alla sua pena.
Freddo orror di vena, in vena
scende l'anima a gelar.

ALMUZIR
Incatenate il perfido
(i soldati eseguiscono)
dell'onta nostra autore,
e poi sul traditore
la legge parlerà.

ZORAIDA
Signor... signor, sospendi...
(in ginocchio ad Almuzir)
pietà delle mie pene...
togliermi il caro bene
è troppa crudeltà.

ABENAMET
Non t'abbassare al vile
cagion de' nostri affanni;
al core dei tiranni
è ignota la pietà.

ALMUZIR
Pompa d'orgoglio ostenti?

ABENAMET
Non treman gl'innocenti.
(generoso)
Zoraida è mia: ti sfido.

ZORAIDA
(con espressione di tenerezza e risoluzione)
Si, sempre tua sarò.

ALMUZIR
No: più soffrir non so.
Dal suo fianco lei strappate,
(con eccesso di sdegno)
in prigion lui trascinate.
Tremi ogn'empio. Son chi sono.
(ad Ines ed Almanzor che vogliono prostrarsi)
Chi mì parla di perdono,
chi mi parla di pietà,
m'è nemico, e al piede mio,
fulminato resterà.

ZORAIDA e ABENAMET
AhI per sempre... sempre addio.
Ma a te fido il cor sarà.
(dividendosi)

ALMUZIR e ALJ
Quei sospir, quei tronchi accenti,
quanta gioia al cor mi danno,
già vedendo il loro affanno
m'incomincio a vendicar.
Sono inutili i lamenti,
vi dovete separar.

ZORAIDA e ABENAMET
(fra loro)
La mia fè se tu rammenti
riderai di quel tiranno.
(ciascuno da sé)
Io mi scordo d'ogni affanno,
gelo solo al tuo'penar.
V'affrettate, oh Dei clementi,
tanti pianti a vendicar.

INES, ALMANZOR e CORI
Chi non piange a quei lamenti
ha nel petto un cor tiranno
ride il crudo al loro affanno;
par ch'esulti a quel penar.
Ma v'è in ciel chi gl'innocenti
poi s'affretta a vendicar.

Almuzir strappa Zoraida dalfianco diAbenamet,
e la trascina seco, mentre Abenamet va fra i soldati.

ATTO SECONDO

Interno del palazzo dell'Alhambra.

Scena prima
Almanzor, Abenceraghi, indi Alj.

CORO e ALMANZOR
Fior d'ogni bella,
ch'hai vaga l'anima
più della stella
nunzia del dì,
pietà Zoraida
per quell'invitto,
che ti ferì.
Non ha delitto
fuor che l'amarti;
ma nel mirarti
chi reo non è?
La colpa è in te.
Cangia il cor d'Almuzirre sdegnato,
spezza i ceppi del duce sovrano...

ALJ
(entrando con amara ironia)
Alme sacre a viltà piangete invano.
Si vi tradì la sorte.
Zoraida è al re consorte.
La femmina incostante
l'amante abbandonò.

CORO
Stelle! qual colpo! ahi misero!

ALJ
Dal tempio ove giurò...
ad Almuzir fè stabile
Zoraida già tornò.
(Furia mia, che nel petto profondo
già tant'anni fremendo frenai,
(da sé con gioia feroce)
or contenta esultare potrai;
più rival la mia gloria non ha.
La fortuna volubile alfine.
nel sentier dei trofei l'abbandona,
la corona che aveva sul crine
la mia chioma ad ornar passerà.)

ALMANZOR e CORO
Ma l'eroe che la patria ha salvata,
il guerrier nostro duce?

ALJ
Morrà.
Di quel sangue alla vista bramata
l'alma mia di piacer brillerà.

ALMANZOR e CORO
Sei contenta, fortuna spietata?
Che sperar? Se quel duce cadrà?

ALJ
Tremate, Abenceraghi. Il vostro orgoglio
è quella quercia altera,
che si famosa un giorno
spandea le frondi, e i larghi rami intorno,
ma crollò sul terreno
per un colpo di vento,
e le và sopra ad insultar l'armento.
Partite, e il ciglio basso,
ed il passo smarrito
dica, che il regno vostro oggi è finito.
(parte)

ALMANZOR
E Zoraida... Zoraida a questo segno
tradisce il caro amante?

Scena seconda
Ines e detti.

INES
Zoraida generosa
per salvare l'amante all'empio è sposa.

ALMANZOR
Ines! che narri mai?

INES
Pregò, piangea
la sventurata donna.
Già il colpo inevitabile pendea
sovra l'idolo suo; l'empio tiranno
sposa la volle; a questo patto solo
d'Abenamet la vita a lei giurava.

ALMANZOR
Ma il giuro serberà?

INES
Fra pochi istanti
del guerriero cadranno le ritorte.

ALMANZOR
Per quel povero cor meglio era morte.
(partono)

Carcere sotterraneo debolmente illuminato da una
lampada sospesa in alto.

Scena terza
Abenamet incatenato seduto sopra un sasso,
indi Almuzir con abito da soldato preceduto da
un soldato zegro; dipoi sei zegri con faci.

ABENAMET
Questo dunque è il mio brando? Il mio vessillo!
Vil pesante catena,
gelido sasso, ignoti
alla luce del giorno antri funesti,
premi dovuti al valor mio son questi?
Traditori!… A chi parlo? In queste oscure
taciturne di morte ombre profonde,
sola, al mio lamentar l'eco risponde.
Ma mi tolgan la vita
non mi tolgan Zoraida. Ella frattanto
per me si scioglie in pianto.
In pianto!… Ah! Forse…forse disperata
cede alla sorte, e sposa a quel crudele
Ma qual cupo, e indistinto
repentino fragor! ... Stridon le porte
finito ho di penar. Ora è di morte.

ALMUZIR
Abenamet, ascolta.

ABENAMET
Che pretendi,
venal soldato d'un tiranno! Taci,
vibra il tuo ferro, e tronca le mie pene.

ALMUZIR
Anzi io vengo a spezzar le tue catene.
(il soldato toglie le catene ad Abenamet)
Non brami libertà?

ABENAMET
Sì la sospiro;
ma sospetto è il suo dono.
Orgoglioso fra i ceppi ancora sono.
A viltà non son'uso;
se dono è d'Almuzir, io lo ricuso.

ALMUZIR
(Superbo!) No: t'inganni. E
dono di Zoraida.

ABENAMET
(sorpreso)
Di Zoraida,
tanto ella può?

ALMUZIR
Sovrana
regna su queste sponde.

ABENAMET
(Io gelo.)

ALMUZIR
Sposa è d'Almuzir.

ABENAMET
Che parli tu?

ALMUZIR
(risoluto con energia)
Sì; sposa...
Già nel tempio giurò; ma generosa
dal regnante consorte
implorò di spezzar le tue ritorte.
Il pietoso Almuzir che a torto insulti...

ABENAMET
Non mi parlar di lui... Segui.

ALMUZIR
Zoraida
ti torna in libertà; ma corri, fuggi,
di Zoraida son queste le parole:
non ti trovi in Granata il nuovo sole.

ABENAMET
Zoraida
a me spergiura! Ah! no: quel core non
conosce viltà. M'ama fedele,
m'amerà nella tomba.

ALMUZIR
Ah! delle donne tu non
conosci il cor.

ABENAMET
Quel di Zoraida
lo conosco, e mi basta.
Va, non ti credo.

ALMUZIR
In pegno
di quanto dissi, la sua gemma or vedi.
(mostra l'anello di Zoraida)

ABENAMET
Va: non ti credo ancor.

ALMUZIR
A me lo credi.
(batte le mani, entrano sei zegri, con faci accese,
si apre l'abito, e si svela)
Là nel tempio, innanzi al nume
mi giurò costanza, e amore;
e in compenso del suo cuore
la tua vita domandò.

ABENAMET
Sventurato! Oh, come sogna
Alle femmine chi crede!
Dove mai trovar più fede
se Zoraida m'ingannò.

ALMUZIR
Freme incerto!

ABENAMET
Che risolvo!

ALMUZIR
Insidioso è il dono mio.

ABENAMET
Senza dirle: ingrata! Addio!

ALMUZIR
Trema incauto.

ABENAMET
Che farò?
(Fingerò: finger conviene.
Le mie vesti mentirò.
La cagion di tante pene
cercherò,... ritroverò
e a suoi piedi poi morrò.)
(ciascuno da sé inarcato assai)

ALMUZIR
(Fingerò, finger conviene.
Tutto a lui mi fiderò.
Ma se fé non mi mantiene
veglierò... Lo scoprirò,
e mia vittima l'avrò.)

ALMUZIR
Che risolvi?

ABENAMET
Al fato io cedo.

ALMUZIR
Parti?

ABENAMET
Parto.

ALMUZIR
(Non ti credo.)
Tutto scorda.
(con finta preghiera)

ABENAMET
Tutto oblìo.
(con finta generosità)

ALMUZIR
Un amplesso.

ABENAMET
(Indegno!)
(abbracciandolo)

ALMUZIR e ABENAMET
Addio.
(L'ira mia più fren non ha
ma fra poco esulterà.)

ABENAMET
Più dell'usato rapidi
momenti, Oh Dio! volate
Furie, da quella perfida
i passi miei guidate.
Voglio chiamarla... barbara...
infida... e poi spirar.

ALMUZIR
Più dell'usato rapidi
momenti, oh Dio! volate
Furie, a quell'alma perfida
consigli rei spirate.
Tace sospeso il fulmine
ma lo saprò sfrenar.
(partono)

Boschetti di aranci, di mirti, di olivi, disposti in guisa,
che svelano in lontana prospettiva i palazzi, e i
monumenti architettonici di Granata. Dall'alto d'una
rocca si precipita una caduta d'acqua, che poi si perde
nei boschetti. Da un lato una pianta di rose, che è vicina
ad appassire: e sotto un sedile d'erba. Notte con luna.

Scena quarta
Zoraida e Ines.

ZORAIDA
Lasciami: invan pretendi
col tuo pianto cangiarmi.
Rispetta il mio dolor. Sola qui voglio
gemere in libertà.

INES
Ma guarda... mira
tutto è deserto il bosco;
alta, e profonda
cade l'ombra notturna.

ZORAIDA
Ombra, e silenzio
son cari a questo cor. Lasciami: io voglio
fra le dolci memorie
del mio tenero amor, la volta estrema
qui sospirar. Un aborrito nodo
sai che m'aspetta intanto,
e perderò la libertà del pianto.

INES
Ma pensa...

ZORAIDA
E tu vorresti
togliere a un cor trafitto
questo conforto estremo!
Parti, mi lascia: io te l'impongo.

INES
Io tremo.
(parte)

ZORAIDA
(dopo qualche momento di silenzio)
Questo, sì questo è il bosco ove sovente
fra il tacito notturno amico orrore
io sospirai d'amore...
comme tutto cangiò! Sospiro, e piango;
ma disperato duol l'alma m'agghiaccia.
Ove guardo, s'affaccia
qualche cara memoria.
Là piangere la intesi:
qui... qui amor mi giurò. Fu sotto questi
già fioriti, e ridenti
vaghi rami di rose,
che ai nostri giuramenti eco rispose,
ah! dolci a un core amante,
fresche odorose piante,
quelle di pria non siete:
e forse al mio dolor, meste piangete,
rose, che un dì spiegaste
sì vivido colore,
simbolo dell'amore
emblema della fé.
Perché la viva porpora
oggi più in voi non è?
All'ombra vostra
dilette piante,
giurai, giuravami
il caro amante,
e un casto zeffiro
placido, placido,
facea le tremule
fronde agitar...
quasi volessero
d'amor parlar.
Rose, su i vostri rami
all'alba mattutina
la rugiadosa brina
pioveva amico il ciel.
E vi nutriva il limpido
tributo del ruscel.
Già da quest'alma
sparve ogni incanto
o rose, bagnavi
solo il mio pianto.
Voi siete languide
pallide, pallide!
Quanto v'invidio
pronte a mancar;
invano io misera
vorrei spirar.
(nell'eccesso della disperazione si abbandona sul
sedile)

Scena quinta
Abenamet in abito da schiavo con pugnale al fianco
e sciabola a la cintura seguito da Alj, tacitamente,
si avanza guardingo e sospettoso osservando qua
e là.

ABENAMET
La ritrovai... spergiura! Ad ogni sguardo.
In queste spoglie m'involai.

ALJ
(T'inganni. Io ti scopersi, e basta.)
(si cela fra gli alberi, ed osserva)

ZORAIDA
Udir mi pare
incerto calpestìo!
Uno schiavo!... Abenamet sei tu!

ABENAMET
Son'io.

ZORAIDA
Sei tu?... Che vuoi?... Che cerchi?

ABENAMET
Anche il vedermi
è sì grave al tuo cor! Solo un istante
perfida! Tu mi vedi.
Ti rendo il dono tuo, spiro ai tuoi piedi.
(cava il pugnale per ferirsi, Zoraida glielo strappa
mettendo un grido,- indi se lo pone alla cintura)

ZORAIDA
Barbaro! A questo segno
insulti i mali miei?

ABENAMET
Ma d'un altro non sei?

ZORAIDA
Ma non vivi per me?

ABENAMET
Dono funesto
se il perderti n'è il prezzo.

ZORAIDA
In altra guisa
salvarti non potea!

ABENAMET
M'era più dolce
se a morte rea mi condannava il fato.

ZORAIDA
Mi rimproveri ancor!

ABENAMET
Sentimi.

ZORAIDA
Ingrato!

ABENAMET
Vieni, fuggi con me. Sia questo il segno
che fida tu mi sei, che non t'abbaglia
la speranza d'un trono.
(prendendola per mano)

ZORAIDA
Che mi chiedi crudel! D'un altro io sono.

Alj fa cenno di meditata vendetta e parte.

ABENAMET
Amor ti fece mia.

ZORAIDA
Dover d'amante
per involarti a morte
mi fe' d'un altro.

ABENAMET
E vuoi!

ZORAIDA
Obbedire all'onor.

ABENAMET
Dunque!

ZORAIDA
Se m'ami
va, t'invola, ti salva; il sai, qui tutto
freddo sospetto ispira; e il bosco istesso
fra gli antri, fra le fronde...
Ah! trema... ah fuggi, un delator nasconde.

ABENAMET
Ma lasciami morir.
(vuol riprendere il ferro)

ZORAIDA
Vivi: lo voglio,
e sia l'ultima questa
non inutil preghiera
che Zoraida ti fa.

ABENAMET
Vivere!... E forse
forse non m'ami più!

ZORAIDA
Sai che nel tempio…

ABENAMET
Ma il tuo cor!

ZORAIDA
Parti.

ABENAMET
Ah no. Se tu non parti,
se il tuo cor non mi sveli,
se non dici che m'ami,
e ch'io parta, e ch'io viva invan tu brami.

ZORAIDA
T'amo sì, t'amai costante,
t'amerò nell'urna ancora.
Senza amarti un solo istante
l'alma mia viver non sa.

ABENAMET
Dunque m'ami? Oh, caro accento,
che rapisce, ed innamora!
Il destin più non pavento,
più la morte orror non ha.

ZORAIDA
(con dolce impero)
Vivi: il voglio.

ABENAMET
Ah! no: mio bene.
Perché vivere alle pene!

ZORAIDA
Vivi...

ABENAMET
Ah! no: tu sai...

ZORAIDA
(con tenerezza)
Crudele!
A Zoraida il puoi negar!

Scena sesta
Almuzir fremendo da lontano, si è avanzato a poco a poco
osservando le tenerezze di Zoraida e del rivale.

ABENAMET
E mi lasci!

ALMUZIR
(Il rivale?)

ZORAIDA
Ah! pensa!

ALMUZIR
(Oh rabbia!)

ABENAMET
Ascolta.
Non fuggir.

ZORAIDA
Che vuoi!

ABENAMET
Se m'ami,
ah, mia vita, un'altra volta
me lo torna a replicar.

ALMUZIR
Perfidi!

ZORAIDA
Ahimè!

ABENAMET
Qual vista!
(snuda il ferro)

ALMUZIR
Fia breve il vostro riso;
che il fulmine improvviso
empi! su voi piombò.
Mori.
(s'avventa ad Abenamet colla spada)

ZORAIDA
T'arresta. Salvati.
(frapponendosi, e gridando prima ad Almuzir,
poi ad Abenamet)

ALMUZIR
Invan lo speri.

ZORAIDA
Vedi!
(cava il ferro tolto ad Abenamet)
se un cenno dai...

ALMUZIR e ABENAMET
Zoraida?

ZORAIDA
Ti cado esangue ai piedi.
Fuggi. Tu taci; io vittima
del tuo furor sarò.

ALMUZIR e ABENAMET
E dovrò?

ZORAIDA
(ad Almuzir, poi ad Abenamet)
Tacer. Fuggire.

ABENAMET
Né potrò morirti al lato!

ZORAIDA
M'abbandona in braccio al Fato.
(con risolutezza)
Così voglio.

ABENAMET
É crudeltà.

ALMUZIR
(da sé concentrato)
(Fuggi pur; tu fuggi invano
l'ira mia più non ha freno,
negl'abissi all'ombre in seno
l'ira mia ti troverà.)

ABENAMET
Ch'io ti lasci! Oh Dio! che affanno!
Combattuto è il core in seno.
Ah! proteggi, o cielo, almeno
la sua bella fedeltà.

ZORAIDA
(ad Abenamet)
Va, t'involi: oh! qual cimento!
(ad Almuzir)
Ferirai, questo è il mio seno.
Io morrò, ma lieta almeno
se il mio ben si salverà.
(Zoraida viene trascinata da Almuzir da una parte,
mentre Abenamet esce dall'altra)

Scena settima
Ines sola dal fondo del boschetto.

INES
Che vidi! che ascoltai! dunque Zoraida
vittima disperata
d'un generoso amor dell'empio in preda
misera resterà! Sorda al suo pianto
la natura sarà! Sorte crudele,
con un'alma fedele
tu sfoghi il tuo rigore!
Ah! se il barbaro amore
rende questa mercede a un cor pietoso;
tremar dovranno i rei.
Ah! il maggior dei tiranni, amor tu sei.
(parte)

Interno dell'Alhambra come nell'Atto Primo.

Scena ottava
Alj solo, indi coro di zegri, che precede Zoraida,
poi Almuzir.

ALJ
Mi sorride fortuna; a miei disegni
mi si spiana la via. Fuggi, sì fuggi
superbo Abenamet. L'ira gelosa
d'un possente rivale
per seguirti avrà l'ale. E se t'involi
al giurato furor, fra queste mura
tu più non porti il piè. Tu pur cadrai,
orgogliosa Zoraida! Eri d'inciampo
ai passi miei. Sul core
del possente Almuzir regnar vogl'io.
E voglio solo il regno.
Valgan per ottenerlo arte, ed ingegno.

CORO
Tetro dì. Dì feral, sepolcral
duro ciel, ciel crudel, fè spuntar.
Infedel la beltà si trovò.
Perirà. Lei salvar chi mai può?
Viene il re. Tutto amor più non è.
Gli arde il sen di furor, di velen.
Chi giurò poi mancò. Morirà.
S'ecclissò, s'involò la pietà.

ALMUZIR
Donna rea! Piangi invano.
(trascinandola per mano)

ZORAIDA
Io! no: non piango.
Non piange l'innocenza.

ALMUZIR
Osi vantarla
mentre fra l'ombra scura
coll'odiato rivale
forse ad ordir contro di me congiura.
Io stesso ti rinvenni; e udiva io stesso
come l'adori ancor? Spergiura! Trema!
Ad Ali ti consegno. I vecchi padri
decideran di te. Tu che vedesti
nel solitario bosco i torti miei,
va: tu la guida: accusator tu sei.
(ad Alj)

ZORAIDA
Innocente son'io. Salvai l'amante;
che mi resta a temer?

ALMUZIR
Perfida! ed osi
insultarmi? T'inganni. Un solo istante
ti serbai fede. Non la merti. Il ferro
ti tolsi; viva io ti volea, che infame
ti si convien la morte. I miei guerrieri
in traccia di quel vile
affrettarono il piè. Va, me la invola,
orror mi fa; fra poco
nel popolo dell'ombre
il tuo ben rivedrai
e indivisa da lui sospirerai.
(con amara ironia: parte Zoraida con Alj, e soldati)
Così bella! E la perdo!… E io stesso… io stesso
la condanna ne affretto!
E soffrirlo potrò! Potrò tranquillo
la sua morte mirar? Io che per lei
avrei dato la vita?
Zoraida! ah! l'amo ancor! Crudel cimento
povero cor, diviso in sen ti sento.
Amarla tanto! e perderla!
Vederla in braccio a morte,
e a cruda morte orribile,
e il cor mi reggerà?
Mi renderà più forte
il mio tradito onore.
Tacer dovrà l'amore,
vendetta parlerà.

CORO
(piano fra loro)
Un resto ancor di affetto
pianger per lei lo fa.

ALMUZIR
Non so risolvere,
non so che bramo:
odio la perfida
l'odio! no, l'amo.
Né sa quest'anima
scordar l'immagine
di quella tenera
cara beltà.

CORO
Ti tradì, ti mancò la crudele,
l'infedele non merta pietà.

ALMUZIR
Sì: vendetta, di rabbia, di sdegno
arde, avvampa, si strazia quest'alma.
Ne' miei lacci cadrà quell'indegno,
la spergiura morire dovrà.
Finché vivon quell'alme spietate
più la calma quest'alma non ha.

Partono tutti.

Gran piazza di Granata: in mezzo steccato, dietro
cui gradinate. Da una parte trono per Almuzir.
In fondo gran palco sul quale un rogo d'accendersi,
con un ministro portante una face accesa.
In lontano porta della città con ponte levatoio praticabile.

Scena nona
Alj con sentenza in mano,
Almuzir va in trono intanto che si canta il seguente

CORO
Nel fior degl'anni tuoi,
o raggio di beltà,
dunque la morte a noi,
oggi t'involerà?
Oh ciel, se l'alma ha candida,
come dal ciglio appar.
Sorte Zoraida sostenuta da Ines, Almuzir e seguito.
Desta, solleva un vindice.
L'affretta a trionfar.

ALJ
I padri della patria udir le accuse,
e la sentenza pronunziar.

ALMUZIR
S'ascolti!

ALI
(legge)
Zoraida è rea. Nel real bosco l'empia
col vile Abenamet sola fu vista
aggirarsi fra l'ombre,
e immemor, che il suo core
era già d'Almuzir, parlar d'amore!

ALMUZIR
Perfida, che rispondi?

ZORAIDA
Innocente son'io!

ALJ
Solo rimane
il giudizio dell'armi, e se nessuno
per lei combatterà, quando dall'alto
della vicina torre il vigil bronzo
nunzierà l'ora quarta,
per Zoraida sarà l'ora funesta,
ella morrà!

ZORAIDA
Poco a soffrir mi resta.

ALI
Ecco, il mio brando snudo,
accusator di lei nel campo io scendo,
chi difender la vuole; io qui l'attendo!
(silenzio universale)

ZORAIDA
Tutto è silenzio, e tutto
tacendo, orribilmente
mi condanna a morir. Ebben, si mora!
Bello è il morir con l'innocenza in petto,
gli altri temon la morte, ed io l'aspetto.
Ines, diletta amica, il cener mio
bagna di qualche lagrima pietosa;
sfronda alla tomba mia, sfronda una rosa,
ricordati di me... Sì lo protesto
alla terra, ed al cielo,
e chi muore non mente,
sì tradita son'io: moro innocente!

La campana suona le quattro. Movimento universale.
Si accende il rogo. Zoraida vi s'incammina,
abbraccia Ines, e dice:

ZORAIDA
Addio... per sempre addio.

Di dentro suono di tromba.

TUTTI
Qual suon! Chi viene?

Si cala il ponte levatoio, e comparisce Abenamet
vestito alla moresca con visiera calata,
e si presenta avanti al trono di Almuzir.

ALMUZIR
Parla, guerrier: chi sei,
che muto ti presenti al trono mio?

ABENAMET
Dell'innocenza il difensor son'io
d'un anima innocente
odo i sospiri, e volo:
ah! chi pietà non sente
il cuore in sen non ha.
L'accusator mendace
scenda, se l'osa, in campo;
di questa spada al lampo
forse tremar dovrà.

ALMUZIR
S'apra, olà, lo steccato.

ABENAMET
Io gitto il guanto.
(getta il guanto)
L'accusatore io sfido.

ALJ
(raccoglie il guanto)
Ed io nel campo
d'un 'empia accusator, lieto discendo.

ZORAIDA
Cielo! Del mio campion dà forza al braccio;
pugna per l'innocenza.

ABENAMET
All'armi.

ALJ
(Qual gelo ho in cor!)
All'armi.

ABENAMET
Di trionfar già parmi.
(dopo breve combattimento
Alj resta ferito, e disarmato)
Cedi: sei vinto.

ALJ
Ah! ferma.

ALMUZIR
(Oh, rio destino!)

ABENAMET
Se non sveli ogni trama, io qui t'uccido.

ALMUZIR
Che mai dirà?

ALJ
Innocenti
sono Zoraida, e Abenamet.

ALMUZIR
(Ah, rabbia!)

ABENAMET
Segui, segui, o ti sveno.

ALJ
Ebben, protesto
a Granata, ed al mondo,
che fu tradito Abenamet; che il sacro
stendardo della patria al campo ispano
recai per cenno d'Almuzir.

ALMUZIR
Ah! invano
ci cerca fé.

Alj è condotto via ferito.

ZORAIDA
Tiranno! Finalmente
il ver si palesò; sono innocente;
ma il fido Abenamet, l'idolo mio,
dov'è? Dov'è? Crudele,
svelalo all'amor mio.

ALMUZIR
Già cadde estinto
lo raggiunsero i miei.

ABENAMET
Perfido!

ZORAIDA
Ah, colpa!
Ah, scellerato! Ah, mostro!

CORO
Mora, mora.

Il Popolo si affolla al trono di Almuzir.

ABENAMET
Fermate: egli è il re vostro.
Non vogliate in tal giorno
d'un delitto macchiarvi. Io, sì, dovrei
per mia giusta vendetta
trabalzarlo dal trono,
ma l'ira non ascolto, e gli perdono.

CORO
Mora: è reo; ci tolse il forte,
che per noi cangiò la sorte;
Mora; è reo.

ABENAMET
Figli: tacete.
No: ragion non avete
di snudar contro lui la spada ultrice,
s'io che vittima fui del suo furore
la voce di vendetta or non intendo.
Popolo! Ei viva... ei regni... io lo difendo.
Sorpresa generale nel momento che Abenamet
alzando la visiera si svela.
Almuzir scende dal trono.
Zoraida nell'eccesso della gioia corre ad abbracciarlo.
Quando un alma generosa
d'un guerrier sfavilla in petto,
la vendetta è un basso affetto,
e più dolce è il perdonar.
Pensa sol, sedendo in trono,
che per me torni a regnar.
(abbraccia Almuzir, che resta confuso)

CORO, INES e ALMUZIR
Quell'amplesso, quel perdono...
arte è nuova di trionfar.

ZORAIDA
Tu sei vivo! Lieta io sono.
Non mi resta che bramar.

ABENAMET
Bella Zoraida. Ti salvo, e moro.
Tanto tesoro non è per me.
Cara non piangere, d'un altro sei;
gli affetti miei son sacri a te.

ALMUZIR
Tardo rimorso ammendi
il mio rigor tiranno.
Calma il tuo lungo affanno.
Zoraida è tua. Lo voglio.
Essa è tua sposa.
(unisce la destra di Zoraida con quella di Abenamet)

CORO, INES e ALJ
Oh, grande!
Or degno sei del soglio.

ZORAIDA e ABENAMET
Ah, mia felicità!

ABENAMET
Da un eccesso di tormento
il passare a tal contento,
di piacer soave è un'estasi,
che spiegare non si sa.
Poi vicino al caro bene
scorderò palpiti, e pene;
t'amerò, tu m'amerai;
sarò tuo, tu mia sarai;
tanti pianti come un sogno
l'alma mia rammenterà.

CORO
Dissipato è il nero turbine
torna in ciel serenità.
All'eccesso della gioia
l'alma reggere non sa.

FINE

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