Gaetano Donizetti

SinfoniaListen to MIDI: Gaetano Donizetti
di Gaetano Donizetti, arrangiamento di Luca Bianchini
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le opere
Zoraida in Granata

Alfredo il Grande

Il fortunato inganno

 

1823

Gaetano Donizetti

tutti i Libretti, Liriche

1822 - 1824

    Il soggiorno napoletano impose al compositore un ritmo massacrante: dopo la Cantata per l'onomastico del re, il 2 luglio Donizetti debuttò al San Carlo con l'opera Alfredo il Grande su libretto del Tottola. Il testo derivava dal libretto che Bartolomeo Merelli aveva realizzato qualche anno prima per il melodramma serio in due Atti Alfredo il Grande, re degli Anglosassoni di Johann Simon Mayr, rappresentato a Bergamo nel 1820. L'opera di Donizetti non incontrò il gusto napoletano e l'esito fu assai deludente. Non andò meglio neppure l'opera buffa Il fortunato inganno allestita il 3 settembre al Teatro Nuovo. Il compositore attraversava un momento di crisi, dovuto forse ai pressanti ritmi di lavoro, alle difficoltà economiche che non gli consentivano di rifiutare i libretti mediocri per non lasciar cadere nessuna proposta di contratto.
Il 4 giugno, un mese prima dell'opera per il San Carlo Donizetti scriveva al suo maestro Mayr:
Parlo sincero (sarà ciò che sarà ) ma io non so far di più .

- a Roma -

Lo attendevano due impegni: il rifacimento parziale della Zoraida in Granata e un'opera buffa per il Teatro Valle. In aprile Donizetti scriveva al librettista Jacopo Ferretti:
Parliamo adunque della povera Zoraide che si andrà a scorticare: Ferretti! Per carità lasciane più che puoi  del second'atto, di più non ti dico.

Ma quando ricevette il libretto, Donizzetti non fu per niente soddisfatto per il troppo lavoro che le numerose modifiche comportavano e il poco tempo che aveva a disposizione.
Inoltre la morte di papa Pio VII avvenuta in agosto causò una certa preoccupazione al compositore perchè i teatri romani restavano chiusi durante il periodo del conclave. Dopo il 5 di ottobre, con l'elezione del nuovo pontefice Leone XII, ripresero i contatti tra l'impresario Paterni e il musicista, che potè finalmente recarsi a Roma per completare la nuova Zoraida.
L'opera andò in scena il 7 gennaio 1824 con esito decisamente inferiore alle aspettative.
Sul giornale romano Le notizie del giorno il caustico abate Celli, soprannominato dal poeta Gioacchino Belli "sor Urtica", che aveva presentato due anni prima il compositore bergamasco come "una nuova lietissima speranza pel teatro musicale italiano" scrisse della Zoraida che:
Senza aver naufragato, veleggia men franca....

1824

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